Benvenuto Brunello – I miei assaggi da ricordare dell’annata 2012

Anche quest’anno Montalcino diventa una
seconda casa per 4 giorni, dedicati ad incontri, assaggi, passeggiate
in vigna e visite in cantina per valutare l’annata in anteprima e le
nuove annate in botte.
Le annate presentate, in occasione del Benvenuto Brunello 2017, sono state la 2012
per il Brunello di Montalcino e la 2015 per il Rosso di Montalcino
,
eccetto qualche 2014 portata da cantine che non hanno prodotto
Brunello in un’annata così difficile (seppur non ovunque) o che per
scelta hanno voluto portare quest’annata piuttosto che la 2015.
Un’annata, la 2012, che credo trovi nella
sua atipicità un suo tratto distintivo, che metta in risalto il costante ed imperterrito cambiamento climatico ed il conseguente spostamento verso l’alto degli equilibri
fra freschezza e struttura. Seguendo ciò che sostengo ormai da
qualche anno, in relazione alla maggior fruibilità in anteprima dei
vini con acidità più spiccata, enfatizzata da buona
mineralità/sapidità, ma volendo avere riscontri concreti in
comparazione, i miei assaggi si sono orientati verso le aziende con i
vigneti posti a maggior altitudine senza, però, snobbare le aziende
che pur avendo vigneti in zone più “classiche” hanno saputo
mantenere e sublimare la potenziale freschezza data dalle escursioni
termiche della 2012 e dotate di una buona dose di calcare attivo nei
propri terreni.

migliori brunello 2012
Esistono vigneti, ancor prima che
cantine e uomini, in grado di dare grandi risultati in questi termini
e di autoregolarsi in annate atipiche nel bene, come nella 2012, e
nel male, come nella 2014. Parte dei miei assaggi – con importanti eccezioni che meritavano grande attenzione in ottica comparativa – è stata orientata
proprio verso quei vigneti condotti in maniera rispettosa e posti più in alto, con maggiori escursioni
termiche, con a disposizione più calcare attivo nei propri terreni e
sono sempre più convinto che il presente ed il futuro del Brunello,
del “mio” Brunello, sia proprio quello dalla maggior spinta
verticale. Vini che non sono “pronti”, ma che di certo si
fanno apprezzare sin dal momento in cui puoi acquistarne una
bottiglia e versarla nel tuo calice… cosa scontata, vero?! Non lo
era per il Brunello… oggi lo è sempre di più. Vini che grazie a
questa spina dorsale non temono il tempo
e possono evolvere con grazia e finezza, senza pesantezza, pur
mantenendo una buona struttura. Freschezza che, infatti, attraversa
una struttura solida, ma non granitica, che sappia camminare con
incidere netto, sicuro, ma mai con fare eccessivo ed ingombrante.

Per quanto concerne la totalità degli assaggi, è doveroso premettere che il livello di quest’anteprima sia stato davvero alto. Percezione enfatizzata dalla scorsa edizione nella quale erano presenti due annate sicuramente molto minori come la 2011 per il Brunello e la 2014 per i rossi (che in alcuni casi è stata riproposta in questa edizione con risultati davvero interessanti in alcune zone). La sensazione è che il Brunello dell’annata 2012 possa essere superiore a quello della mitica 2010.


Come sapete non amo le classifiche e non assegnerà alcun punteggio agli assaggi, ma ci tengo a condividere con voi le mie personali impressioni su alcuni degli assaggi che in assoluto mi hanno dato le sensazioni più positive. Si tratta di una selezione fatta su oltre 150 assaggi, posta senza alcun ordine di merito.

Le certezze

Salvioni – Brunello di Montalcino 2012: da quando
conosco quest’azienda non sono ancora riuscito a trovare un’annata
capace di farmi ricredere sulla qualità del connubio fra la terra da
cui viene e chi questo vino lo fa. Vino completo, come pochissimi
altri. Il Totem del Brunello che nelle annate più calde si fa
apprezzare ancora di più per la sua capacità di abbinare
all’importante struttura una spina dorsale dritta come un palo
attorno al quale ruotano passione e sale.

Il Marroneto – Brunello di Montalcino 2012: quando un Brunello riesce a rispecchiare l’annata, a rispettare il varietale in tutta la sua primaria espressività, ad avere identità territoriale e nel contempo a mantenere tratti distintivi della propria ineguagliabile personalità il cerchio si chiude e la bocca di apre, il vino scorre ed il cuore si colma di gioia. Un vino che sa essere così diretto e preciso da non poter essere frainteso, pur contemplando una complessità unica e propria solo di questo terroir.

Il Marroneto – Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2012: questa vigna continua ad essere una fuoriclasse e con essa il Marroneto in tutta la sua semplice complessità. Una cantina in cui ogni cosa sembra scorrere in maniera così spontanea e priva di forzature e così è, pur mantenendo un’attenzione maniacale ad ogni aspetto della produzione, dalla vigna alla cantina. Vino di grande intensità e carisma, che gioca con i sensi e sembra voler svelare in maniera graduale, ma sicura, il suo grande potenziale. Freschezza, struttura e mineralità suonano all’unisono una melodia dal climax tendente a vette alte… molto alte! Vino che meriterebbe una categoria a parte, ora come ora.

Le Potazzine – Brunello di Montalcino 2012: siamo sempre in alto, dove il Brunello, oggi, non solo si fa, ma si
fa grande! Uno dei sorsi più identificativi del potenziale delle
vigne “alte” a Montalcino. Vino di struttura, ma capace di uno sorso di impressionante profondità. Corpo presente, ma mai imponente, reso snello ed elegante da una acidità perfettamente integrata  e da una mineralità che rappresenta al meglio i vigneti dell’azienda. Pulizia ed eleganza, si
perpetrano ormai negli anni con rara costanza.



Pietroso – Brunello di Montalcino 2012: una delle aziende più “alte” di Montalcino, che continua a crescere in maniera disarmante ed alla luce di ciò che ho assaggiato da botte, non accenna a voler smettere. Questa 2012 mette d’accordo palati classici e palati più contemporanei, grazie ad una dinamica al sorso fatta di sole e di vento, di materia e di freschezza. Un grande vino oggi, che sarà grandissimo domani.

Le Ragnaie, Fornace – Brunello di Montalcino 2012: anche sta volta il Fornace non lesina le sue peculiarità e non si
nasconde dietro l’annata atipica. Passo a due elegante fra forza e
dinamica, con la sua imprescindibile sapidità a rendere inerziale il
sorso.

Fattoi – Brunello di Montalcino 2012: connubio
impeccabile fra precisione tecnica e tradizione. Vino pulito, di
grande equilibrio fra struttura e freschezza. Un assaggio concreto,
di quelli che non dividono, ma compattano il giudizio di pochi e di
molti.

Baricci – Brunello di Montalcino 2012: azienda che
sa di storia e di famiglia, di passione e di dedizione, ma
soprattutto sa di Brunello! Ineccepibile nella sua valorizzazione di
varietale e territorio integri ed espressivi. Un assaggio di quelli che ti ricordi durante tutti gli altri che verranno dopo, in quanto sarebbe impossibile non prenderlo come metro di comparazione.
Sorso che farebbe
diventare premunitore anche un neofita tanta è la sua spinta verso
una vita lunga e priva di intoppi.

Paradiso di Manfredi – Brunello di Montalcino 2012: un Brunello che sa di terra e di mare. Quando riesce ad esprimersi con questa pulizia è un gran bel bere. Frutto di una viticoltura rispettosa e di tecnica tradizionale, con quel quid di artigianalità che se in alcune annate poteva sfocare in tonalità più “rustiche”, oggi diviene un bel gioco di sottili equilibri.

Podere Le Ripi – Lupi & Sirene – Brunello di Montalcino 2012: molto interessante e distinguibile dalla massa. Un Brunello che rende più apprezzabile l’importante concentrazione grazie a tonalità mediterranee e balsamiche al naso e buona mineralità al sorso. Vino che divide, ma intriga.

Le sorprese di ieri, oggi grandi
conferme

Col Di Lamo – Brunello di Montalcino 2012: se fino ad ieri Giovanna Neri e la sua cantina tutta al femminile mi avevano stupito con la qualità delle ultime annata prodotte, lasciandomi, però, con un quesito in sospeso riguardo il margine di miglioramento possibile, date le vigne ancora giovani, la conversione biologica e la nuova cantina, oggi posso dire che di margine ce n’era e con questa 2012 Col di Lamo ha raggiunto il suo picco. Eppure, qualcosa mi dice che ci sia ancora tanto margine, perché questa realtà ha la stoffa per diventare un riferimento in termini di identità.

Sanlorenzo – Brunello di Montalcino “Bramante” 2012: ero
indeciso se metterlo fra le certezze, dato che Luciano Ciolfi la sua
gavetta ormai credo l’abbia fatta tutta con grande umiltà e continua
crescita. Oggi la sua 2012 non è semplicemente buona, ma anche
profonda ed elegante, a conferma di una sempre maggiore sicurezza e
di un’evoluzione parallela di vigna e vignaiolo, che danno origine ad
ottimi vini.

Fattoria il Pino – Brunello di Montalcino 2012: una
piccolissima realtà che in pochi anni ha saputo trovare la quadra,
trasformando l’artigianalità in arte vera e propria. Uno degli
assaggi più completi per struttura, freschezza ed eleganza. Un
Brunello da bere oggi con la consapevolezza di apprezzarne solo in
parte la sua complessità. Sarei ipocrita se non dicessi che per il secondo anno di fila questa realtà sia stata la mia prima scelta per quanto concerne le dritte date a colleghi ed amici durante l’evento ed i feedback sono stati positivi nella loro totalità.

Castello di Velona – Brunello di Montalcino 2012: è
un piacere assaggiare, oggi, questo vino sul quale avevo tanto
sperato e tanto creduto e trovarlo privo di difetti, lineare e
bilanciato. Uno di quei vini che non ti limiti a descrivere con frasi
del tipo “è fatto bene”, ma che piuttosto non descrivi, perché
sei occupato a berlo ed a contemplarne l’armonia. Una cantina da seguire con grandissima attenzione.

Tricerchi – Brunello di Montalcino 2012: una realtà che sta facendo sempre meglio e che si è fatta apprezzare molto sia con il rosso che con il Brunello in anteprima, grazie ad un’indubbia espressione di attenzione e dedizione in vigna e cantina. Sono convinto che alla cieca farebbe scomodare paragoni illustri.

Podere San Giacomo – Brunello di Montalcino 2012: cantina che continua a non deludermi per continuità e capacità di interpretare le annate in maniera molto equilibrata e senza sbavature, mantenendo salda la propria personalità. Sorso intenso, dalla trama elegante e concreta. 

Cerbaia – Brunello di Montalcino 2012: un Brunello di carattere, sempre molto riconoscibile con la sua pienezza ed i toni balsamici.  Ancora agli albori del suo potenziale, ma si lascia guardare per quel che è e quel che sarà. La tradizione che torna ad essere contemporanea.

Albatreti – Brunello di Montalcino 2012: Gaetano
Salvioni è un tipo di quelli che non dimentichi, con la sua lunga
barba canuta, ma neanche il suo vino è facile da dimenticare! Un
Brunello che sembra la più coerente rappresentazione liquida di chi
lo produce. Una delle beve più agili, ma non per questo da sottovalutare in termini di complessità evolutiva.
Ferrero – Brunello di Montalcino 2012: piccola
grande scoperta, che si fa apprezzare per l’armonia fra corpo e
volume e per la buona integrazione del legno. Non vanta la freschezza
delle aziende più “alte”, ma si lascia bere con buona
piacevolezza. Uno di quei vini sul quale scommetterei in prospettiva
di cantina.

Le Macioche – Brunello di Montalcino 2012: step by step questa realtà nuova, che attinge al passato, si sta facendo strada a suon di buone performance che sanno di territorio in maniera pulita e convincente. Ancora qualcosina da limare, ma la crescita è indiscutibile.

Oggi io, come immagino molti di voi, cerco un Brunello che, oltre ad essere pulito, fine al naso – e con questo non intendo sterile di carattere – in bocca vibri di vita e che sappia spingere il sorso fino in fondo all’anima, sulle ali della sua freschezza, insomma… un Brunello che sappia avere struttura, ma anche una buona dinamica fresca e minerale. Ovviamente con le dovute eccezioni e dato che molti di voi mi confidano di essere spinti ad assaggiare i vini di cui condivido le mie impressioni, è stato importante trarre conclusioni oculate dopo aver assaggiato anche ciò che potessi ritenere non completamente nelle mie corde.
Inutile nascondere che dietro questi vini non ci sia solo tecnica, bensì individui e storie che meriterebbero di essere raccontate una per una, prima di stappare ogni loro bottiglia, ma data l’impossibilità della cosa, io proverò, nel mio piccolo, a raccontarvi quanto più possibile di quelle aziende che mi hanno affascinato non solo con i propri vini, ma anche con il loro lato umano. Perché Montalcino è uno di quei luoghi che vive di contrasti tra lusso e semplicità, fra business e grande generosità, ma è prima di tutto un luogo dove c’è ancora tanta umanità e si possono conoscere persone davvero speciali.

Concludo dicendo che l’anteprima Benvenuto Brunello si è dimostrata ancora una volta un’eccellenza nel panorama delle anteprime italiane, con notevoli migliorie apportate dall’organizzazione, ma a prescindere dall’aspetto organizzativo, ribadisco l’indiscussa qualità del lavoro dei produttori presenti, con una diminuzione drastica di difetti e picchi in negativo, seppur non priva di qualche illustre delusione. In linea di massima il Brunello di Montalcino si conferma la denominazione con la qualità media più alta, specie nelle buone annate come la 2012 in cui anche le aziende di dimensioni notevoli riescono a contribuire con vini non solo tecnicamente corretti, ma anche di personalità, tra tutte ci tengo a citare Il Poggione e Col d’Orcia, che hanno presentato entrambe delle 2012 degne di nota e non solo, ma ne parleremo più avanti nell’articolo che dedicherò ai Rossi di Montalcino appena presentati.

F.S.R.
#WineIsSharing

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