seconda casa per 4 giorni, dedicati ad incontri, assaggi, passeggiate
in vigna e visite in cantina per valutare l’annata in anteprima e le
nuove annate in botte.
per il Brunello di Montalcino e la 2015 per il Rosso di Montalcino,
eccetto qualche 2014 portata da cantine che non hanno prodotto
Brunello in un’annata così difficile (seppur non ovunque) o che per
scelta hanno voluto portare quest’annata piuttosto che la 2015.
sua atipicità un suo tratto distintivo, che metta in risalto il costante ed imperterrito cambiamento climatico ed il conseguente spostamento verso l’alto degli equilibri
fra freschezza e struttura. Seguendo ciò che sostengo ormai da
qualche anno, in relazione alla maggior fruibilità in anteprima dei
vini con acidità più spiccata, enfatizzata da buona
mineralità/sapidità, ma volendo avere riscontri concreti in
comparazione, i miei assaggi si sono orientati verso le aziende con i
vigneti posti a maggior altitudine senza, però, snobbare le aziende
che pur avendo vigneti in zone più “classiche” hanno saputo
mantenere e sublimare la potenziale freschezza data dalle escursioni
termiche della 2012 e dotate di una buona dose di calcare attivo nei
propri terreni.
cantine e uomini, in grado di dare grandi risultati in questi termini
e di autoregolarsi in annate atipiche nel bene, come nella 2012, e
nel male, come nella 2014. Parte dei miei assaggi – con importanti eccezioni che meritavano grande attenzione in ottica comparativa – è stata orientata
proprio verso quei vigneti condotti in maniera rispettosa e posti più in alto, con maggiori escursioni
termiche, con a disposizione più calcare attivo nei propri terreni e
sono sempre più convinto che il presente ed il futuro del Brunello,
del “mio” Brunello, sia proprio quello dalla maggior spinta
verticale. Vini che non sono “pronti”, ma che di certo si
fanno apprezzare sin dal momento in cui puoi acquistarne una
bottiglia e versarla nel tuo calice… cosa scontata, vero?! Non lo
era per il Brunello… oggi lo è sempre di più. Vini che grazie a
questa spina dorsale non temono il tempo
e possono evolvere con grazia e finezza, senza pesantezza, pur
mantenendo una buona struttura. Freschezza che, infatti, attraversa
una struttura solida, ma non granitica, che sappia camminare con
incidere netto, sicuro, ma mai con fare eccessivo ed ingombrante.
Come sapete non amo le classifiche e non assegnerà alcun punteggio agli assaggi, ma ci tengo a condividere con voi le mie personali impressioni su alcuni degli assaggi che in assoluto mi hanno dato le sensazioni più positive. Si tratta di una selezione fatta su oltre 150 assaggi, posta senza alcun ordine di merito.
Le certezze
conosco quest’azienda non sono ancora riuscito a trovare un’annata
capace di farmi ricredere sulla qualità del connubio fra la terra da
cui viene e chi questo vino lo fa. Vino completo, come pochissimi
altri. Il Totem del Brunello che nelle annate più calde si fa
apprezzare ancora di più per la sua capacità di abbinare
all’importante struttura una spina dorsale dritta come un palo
attorno al quale ruotano passione e sale.
fa grande! Uno dei sorsi più identificativi del potenziale delle
vigne “alte” a Montalcino. Vino di struttura, ma capace di uno sorso di impressionante profondità. Corpo presente, ma mai imponente, reso snello ed elegante da una acidità perfettamente integrata e da una mineralità che rappresenta al meglio i vigneti dell’azienda. Pulizia ed eleganza, si
perpetrano ormai negli anni con rara costanza.
Pietroso – Brunello di Montalcino 2012: una delle aziende più “alte” di Montalcino, che continua a crescere in maniera disarmante ed alla luce di ciò che ho assaggiato da botte, non accenna a voler smettere. Questa 2012 mette d’accordo palati classici e palati più contemporanei, grazie ad una dinamica al sorso fatta di sole e di vento, di materia e di freschezza. Un grande vino oggi, che sarà grandissimo domani.
nasconde dietro l’annata atipica. Passo a due elegante fra forza e
dinamica, con la sua imprescindibile sapidità a rendere inerziale il
sorso.
impeccabile fra precisione tecnica e tradizione. Vino pulito, di
grande equilibrio fra struttura e freschezza. Un assaggio concreto,
di quelli che non dividono, ma compattano il giudizio di pochi e di
molti.
sa di storia e di famiglia, di passione e di dedizione, ma
soprattutto sa di Brunello! Ineccepibile nella sua valorizzazione di
varietale e territorio integri ed espressivi. Un assaggio di quelli che ti ricordi durante tutti gli altri che verranno dopo, in quanto sarebbe impossibile non prenderlo come metro di comparazione.
diventare premunitore anche un neofita tanta è la sua spinta verso
una vita lunga e priva di intoppi.
Podere Le Ripi – Lupi & Sirene – Brunello di Montalcino 2012: molto interessante e distinguibile dalla massa. Un Brunello che rende più apprezzabile l’importante concentrazione grazie a tonalità mediterranee e balsamiche al naso e buona mineralità al sorso. Vino che divide, ma intriga.
Le sorprese di ieri, oggi grandi
conferme
indeciso se metterlo fra le certezze, dato che Luciano Ciolfi la sua
gavetta ormai credo l’abbia fatta tutta con grande umiltà e continua
crescita. Oggi la sua 2012 non è semplicemente buona, ma anche
profonda ed elegante, a conferma di una sempre maggiore sicurezza e
di un’evoluzione parallela di vigna e vignaiolo, che danno origine ad
ottimi vini.
piccolissima realtà che in pochi anni ha saputo trovare la quadra,
trasformando l’artigianalità in arte vera e propria. Uno degli
assaggi più completi per struttura, freschezza ed eleganza. Un
Brunello da bere oggi con la consapevolezza di apprezzarne solo in
parte la sua complessità. Sarei ipocrita se non dicessi che per il secondo anno di fila questa realtà sia stata la mia prima scelta per quanto concerne le dritte date a colleghi ed amici durante l’evento ed i feedback sono stati positivi nella loro totalità.
un piacere assaggiare, oggi, questo vino sul quale avevo tanto
sperato e tanto creduto e trovarlo privo di difetti, lineare e
bilanciato. Uno di quei vini che non ti limiti a descrivere con frasi
del tipo “è fatto bene”, ma che piuttosto non descrivi, perché
sei occupato a berlo ed a contemplarne l’armonia. Una cantina da seguire con grandissima attenzione.
Salvioni è un tipo di quelli che non dimentichi, con la sua lunga
barba canuta, ma neanche il suo vino è facile da dimenticare! Un
Brunello che sembra la più coerente rappresentazione liquida di chi
lo produce. Una delle beve più agili, ma non per questo da sottovalutare in termini di complessità evolutiva.
grande scoperta, che si fa apprezzare per l’armonia fra corpo e
volume e per la buona integrazione del legno. Non vanta la freschezza
delle aziende più “alte”, ma si lascia bere con buona
piacevolezza. Uno di quei vini sul quale scommetterei in prospettiva
di cantina.
Inutile nascondere che dietro questi vini non ci sia solo tecnica, bensì individui e storie che meriterebbero di essere raccontate una per una, prima di stappare ogni loro bottiglia, ma data l’impossibilità della cosa, io proverò, nel mio piccolo, a raccontarvi quanto più possibile di quelle aziende che mi hanno affascinato non solo con i propri vini, ma anche con il loro lato umano. Perché Montalcino è uno di quei luoghi che vive di contrasti tra lusso e semplicità, fra business e grande generosità, ma è prima di tutto un luogo dove c’è ancora tanta umanità e si possono conoscere persone davvero speciali.
Concludo dicendo che l’anteprima Benvenuto Brunello si è dimostrata ancora una volta un’eccellenza nel panorama delle anteprime italiane, con notevoli migliorie apportate dall’organizzazione, ma a prescindere dall’aspetto organizzativo, ribadisco l’indiscussa qualità del lavoro dei produttori presenti, con una diminuzione drastica di difetti e picchi in negativo, seppur non priva di qualche illustre delusione. In linea di massima il Brunello di Montalcino si conferma la denominazione con la qualità media più alta, specie nelle buone annate come la 2012 in cui anche le aziende di dimensioni notevoli riescono a contribuire con vini non solo tecnicamente corretti, ma anche di personalità, tra tutte ci tengo a citare Il Poggione e Col d’Orcia, che hanno presentato entrambe delle 2012 degne di nota e non solo, ma ne parleremo più avanti nell’articolo che dedicherò ai Rossi di Montalcino appena presentati.
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