Luigi Fenoglio, coordinatore nazionale FIVI, amante del vino e badante dei vignaioli.
E’ la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, un’associazione che si occupa di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni. Un consiglio direttivo composto da 15 vignaioli volontari, un coordinatore e quasi mille associati.
La mission è appunto quella di rappresentanza. Possono far parte della FIVI i vignaioli che coltivano le loro vigne, trasformano l’uva in vino, vinificano, etichettano e vendono sotto la propria responsabilità. La FIVI si occupa di intervenire là dove si fanno le leggi, a Roma come a Bruxelles, attraverso la CEVI (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti). Attenzione però perché la FIVI non è un’associazione di categoria: la FIVI è La Categoria. Niente intermediari, sono i vignaioli stessi ad autorappresentarsi, coscienti dell’importanza che ha il loro lavoro a livello culturale, economico e di tutela e presidio del territorio.
- Come si può entrare a far parte della FIVI?
- Molti riconducono, erroneamente, la FIVI ad un associazione correlata alla conduzione in vigna ed alle certificazioni bio e/o “naturali”. Quali sono le linee guida della Federazione in tal senso?
Nessuna linea guida, nel senso che la FIVI lavora a monte. Si occupa di rappresentare un modello produttivo (il vignaiolo) indipendentemente dallo stile produttivo (Biologico, biodinamico, convenzionale…). Occuparsi solo dello stile produttivo, per quanto importante, significa dare in qualche modo per scontato che si sarà vignaioli sempre, e questo invece non è detto. La FIVI è nata perché se ne è sentito forte il bisogno, per cercare di alleggerire il peso burocratico che pesa sulle aziende, per portare sui tavoli dove si decidono le leggi la voce di chi ha le mani nella terra, la voce dei vignaioli indipendenti.
Attività di rappresentanza istituzionale. L’ho già detto? A parte tutto, questa è davvero la sua attività principale. C’è poi il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti che si tiene ogni anno a Piacenza e che quest’anno è ormai giunto alla settima edizione. Lo stesso Mercato verrà replicato il 13 e il 14 maggio per la prima volta a Roma, in forma ridotta.
- Quali sono gli obiettivi già raggiunti?
L’obiettivo più grande è l’enorme sentimento di identità che si è diffuso tra i vignaioli di tutta Italia, la grande consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo e della necessità di fare rete. A livello istituzionale molto di quello che si trova nel nuovo Testo Unico arriva direttamente da quanto suggerito nel nostro Dossier Burocrazia (
www.fivi.it/wp-content/uploads/2012/01/Proposta-di-semplificazione-normativa_Finale), ma al di là di questo uno degli obiettivi più importanti è che i vignaioli indipendenti sono oggi una realtà conosciuta e riconosciuta dai consumatori, sempre più attenti non solo al vino, ma anche a chi sta dietro alla bottiglia.
- Qual è il “segreto” del successo della FIVI e del Mercato dei Vini?
Mah… mica facile rispondere. In realtà però non è neppure così difficile. La FIVI funziona perché c’è grande serietà e sostanza, perché è una squadra formata da volontari che sanno esattamente di cosa parlano, è il loro lavoro, e che hanno un solo interesse, fare bene le cose.
Il Mercato merita un discorso a parte. Facendo i dovuti scongiuri e incrociando l’incrociabile perché duri, il Mercato funziona perché i vignaioli si sentono a casa. Non è cosa da poco. Banchetti tutti uguali, nessuna personalizzazione dello stand, posizione estratta a sorte in modo che non si creino corsie preferenziali legate a una regione piuttosto che a un’altra, possibilità di confrontarsi con il proprio vicino (ogni anno diverso) e occasione di scambiare esperienze e punti di vista, l’emozionante assemblea dei soci della domenica mattina; tutto questo contribuisce a creare armonia e senso di appartenenza. Venire al Mercato di Piacenza è come andare a trovare un vignaiolo a casa sua, e a casa sua un vignaiolo ti accoglie con il sorriso.
- Perché un vignaiolo dovrebbe entrare a far parte della FIVI?
Per contribuire a sostenere e a far crescere una realtà che lavora per lui e da cui già trae beneficio. Se un’iniziativa FIVI ha successo questo va a favore di TUTTI i vignaioli d’Italia, indipendentemente dal fatto che siano soci o non soci. Perché non farne parte allora?
Difficile dirlo in poche parole. E’ un bel viaggio, un viaggio che ho intrapreso da un sacco di tempo e che spero prosegua a lungo.
Ringrazio Luigi per la grande disponibilità e per aver chiarito in modo breve e conciso alcuni punti focali riguardanti federazione dei vignaioli indipendenti.
La mia opinione riguardo la FIVI e ciò che stia facendo negli ultimi anni la sapete già, ma non posso che concludere con l’augurio che la sua marcia incontrastata verso un’identità spontanea tra umanità e professionalità, fra rispetto per il vignaiolo e rispetto per la vigna ed il vino, continui imperterrita, senza intoppi. Qualcuno critica la sua crescita in termini di adesioni, ponendola come indice di minor selettività o, addirittura, abbassamento dell’attinenza delle cantine socie ai principi FIVI, ma non credo sia così, in quanto il numero di soci, per quanto possa sembrare grande, è ancora contenuto e nell’ultimo mercato dei vini si è palesato un ulteriore ed evidente abbrivio verso un’ancor più forte coesione ed un’ancor più elevata qualità dei vignaioli e dei vini presenti.
Inoltre, se la FIVI vuole (e lo sta già facendo) poter cambiare le cose, specie a livello burocratico in ambito nazionale ed europeo, ha bisogno dell'”unione che fa la forza”, quindi non è assolutamente il numero di soci che dovrebbe preoccuparci.
Inoltre, con il
mercato dei vignaoli e l’area fivi del Vinitaly, credo che la FIVI abbia dimostrato ampiamente la sua concretezza e la volontà di trasformare questo forte senso di identità, di condivisione e confronto in qualcosa di propositivo e di costruttivo.
Non vi nego che, ogni volte che mi capiti di trovare il logo FIVI sulla capsula di una bottiglia, la sensazione che ho è quella di maggior serenità e sicurezza, molto più di altri loghi che, invece, sempre più inducono in me un principio di interlocutorio dubbio.
Io sono molto positivo a riguardo e sarei ipocrita se nascondessi che ho invitato più di un/a vignaiolo/a che stimo e che rientri nei criteri di selezione, ad entrare a far parte della FIVI ed ancora mi ringraziano. 😉
F.S.R.
#WineIsSharing