La Cantina di Paolo Calì – Una “Vittoria” in eleganza e stile

Durante il mio ultimo viaggio in Sicilia mi sono imbattuto in paesaggi, terre e persone molto differenti fra loro, ma aventi come filo conduttore il nostro amato vino e tra queste, oggi, vorrei parlarvi di Paolo Calì.
Siamo a Vittoria, più precisamente
nella contrada Salmé, dove Paolo ha deciso di trasformare la storica
tenuta di famiglia, ereditata dal padre, in una realtà vitivinicola
davvero pregevole.
Un luogo all’interno dell’areale tipico del Cerasuolo, dove l’equilibrata commistione dei vari fattori
pedoclimatici rappresenta una naturale vocazione all’allevamento di
varietali storici come il Frappato ed il Nero d’Avola.
paolo calì vini
Cantina Paolo Cal
L’idea di Paolo è stata sin da subito
quella di attuare un approccio rispettoso e sostenibile in vigna e di
dotare la cantina di tutto quanto potesse coadiuvarlo nella
produzione di vini espressivi del territorio e del vitigno senza
sporcature di sorta.
Aggirarsi in quella che mi piace
definire “cantina diffusa” – data la dislocazione dei vari locali nei
diversi fabbricati della tenuta – è come poggiare i piedi, uno ad
uno, passo dopo passo, sul passato guardando un presente con un
grande slancio al futuro, senza mai perdere quel contatto con la
tradizione, rappresentata a pieno dall’antico palmento ritrovato e
ristrutturato, ora fulcro vitale e simbolico della cantina.

Ciò che mi ha affascinato di più – oltre alla grande ospitalità di Paolo -,
però, non sono stati i locali di vinificazione ed affinamento, per
quanto suggestivi e ben tenuti, bensì è stata la camminata in
quella che sembrava essere una vera e propria spiaggia in cui una ad
una, come una miriade di piccole oasi nel deserto, spuntavano viti di
Frappato e Nero d’Avola.
E’ proprio in queste dune, dove la tentazione di togliersi le scarpe è inibita solo dal calore che riscalda le sabbie – tanto da renderle in grado di controbilanciare le escursioni termiche notturne al meglio -, che nasce il cru aziendale, il vino che più di ogni altro Paolo Calì ha saputo attendere e contemplare: il Forfice.

Prima di passare alle mie impressioni circa l’assaggio del Forfice, vorrei soffermarmi qualche istante su un altro vino di Paolo Calì, che ha saputo divertirmi e stupirmi nel giro di pochi assaggi. Sto parlando del Rosato da uve Frappato “Osa”, che come recita l’etichetta “…non è un vino tranquillo”, per via di una leggerissima carbonica che si può avvertire nei primi mesi dall’imbottigliamento, ma destinata ad integrarsi con gli anni. Qualcuno di voi starà pensando “Ma è un rosato e tu parli di anni?!” ed io posso rispondere con un semplice “Sì!”, indotto dall’assaggio di una verticale di Osa 2016-2010 che non solo è stata capace di stupirmi con una tenuta ottimale in termini di longevità, bensì per la complessità raggiunta con l’affinamento in bottiglia, senza mai perdere la sua grande sapidità, fondamentale per agevolarne la beva.
Eccoci al cru Forfice, un Cerasuolo di Vittoria DOCG Classico 2013 di rara intensità e nobiltà, che incanta per armonia al naso fra un accenno di terziarizzazione, tocchi di fresca balsamicità su uno sfondo pienamente mediterraneo/isolano tra erbe e agrume. Il sorso è profondo, coerente, elegante e dal tannino per nulla insistente, benché presente. Bella la spina acida che, come un fiume, sfocia nella salinità del mare. La forza ed il carattere del Nero d’Avola vengono smussati ed ingentiliti dalla finezza e la freschezza del Frappato, in un gioco di tonalità mai in contrasto, che fondono frutto e fiore, struttura e acidità in maniera egregia.
Un grande vino di Sicilia, un grandissimo Cerasuolo di Vittoria, unica docg siciliana con merito.
Ottime le interpretazioni di Frappato e Nero d’Avola sia in blend nel Cerasuolo di Vittoria Classico docg “Manene” e nell’IGT Terre Siciliane “Jazz”, entrambi giocati su equilibri piacevolmente dinamici fra acidità e calore, profondità e beva, ed in purezza nel “Mandragola” (Frappato 100%) molto lineare, scattante e godibile con il suo finale salino, e nel “Violino” (Nero d’Avola 100%) dal corpo più importante ed il tannino elegante, con una buona spinta acida che rinfresca il sorso.
In ultimo il Grillo “Blues – Un Grillo per la testa”, luminoso e fresco come un’alba in riva al mare di quelle che sembrano intrise di sole e di sale.

Nel complesso la visita a Paolo Calì e suo figlio Emanuele (Manene) è stata una vera full immersion in un contesto che merita grande attenzione per quanto stia facendo in termini di qualità e, soprattutto, di eleganza. Un’eleganza che dato il caldo che fa da quelle parti non mi aspettavo così profusa su tutta la linea, ma che è resa possibile dall’ottimo lavoro di squadra fra Paolo, l’enologo Emiliano Falsini e la sua terra, così difficile eppure così vocata a tradurre le difficoltà in equilibrio ed armonia.


F.S.R.
#WineIsSharing

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