Mitologia enoica – Barbaresco Crichët Pajé 2007 Roagna

Il mondo del vino è fatto di miti, di suggestioni, di leggende e di storie alle quali credere o non credere a nostra personale discrezione e per quanto non esistano verità assolute, a volte, la realtà ti si para davanti con tale forza e concretezza da non poter fare a meno di lasciar cadere ogni dubbio ed ogni preconcetto in un istante.
Una realtà liquida, che si è fatta energia vitale ed emozione sincera, quella che mi sono ritrovato davanti solo pochi giorni fa, per la prima volta. Parlo del mio primo incontro con il Crichët Pajé di Roagna e più precisamente la rarissima annata 2007, della quale sono state prodotte solo 810 bottiglie.
barbaresco roagna crichet pajé
Crichet Pajé 2007 Roagna
Ci sono infiniti tipi di incontri, formali o informali, attesi o inaspettati, forzati o di grande spontaneità, ma ce ne sono solo alcuni… pochissimi… capaci di spostare, seppur di un micron, l’asse della nostra enosfera.
Uno di questi è, sicuramente, quello avvenuto con questo mito in bottiglia, prodotto solo nelle più grandi annate dalla famiglia Roagna, che vede nel padre Alfredo e nel figlio Luca gli attuali cardini aziendali.
Nato come vino di famiglia, da stappare privatamente, intimamente, nelle grandi occasioni, nel 1978 Alfredo Roagna decide di fare un dono all’umanità o meglio a quel ristretto numero di essere viventi, pensanti e “beventi” che avrebbero avuto la possibilità di assaporare il frutto di quella che è una sorta di enclave, un ideale clos, ovvero una micro area all’interno del già vocatissimo vigneto Pajé.
Una minuscola parcella che Giovanni Roagna e la sua famiglia ci hanno messo anni a selezionare, volendone comprendere al meglio le potenzialità e le prospettive, che in termini pedoclimatici lasciavano sin da subito presagire a qualcosa di davvero unico.
Un unicum dato da un equilibrio tra le componenti fondamentali per un vino pensato e prodotto con incorruttibile rispetto e profonda consapevolezza: terreno dall’elevatissimo contenuto di calcare attivo, vigne vecchie e microclima ideale.
roagna luca alfredo
Alfredo & Luca Roagna

Crichët Pajé 2007

Un incontro, questo, capace di scrivere un intero capitolo del romanzo della mia vita enoica e di riscrivere alcune delle certezze sulle quali si possa basare il proprio approccio ad un vino, in quanto parametri imprescindibili come intensità, complessità, eleganza e lunghezza vengono letteralmente sconvolti dall’assaggio del Crichët Pajé 2007. Uno spettro olfattivo dinamico, cangiante, che non smette di arricchirsi e di evolvere ogni qual volta il naso entri nel calice, con quel primordiale accenno di catrame che sembra voler mettere già in chiaro quale sia la stoffa di questo vino.
Eppure, è facile comprenderne la gioventù e la sua solo albeggiante espressività, grazie ad una freschezza viva, dritta, ossea come a voler rappresentare una spina dorsale degna di sostenere un corpo tanto forte quanto longilineo per molti lustri. Una colonna vertebrale che ha come atlante una sapidità in grado di rendere il sorso articolato ed inerziale.
Nobiltà d’animo e di tannino, per un vino fatto facendo tesoro di tutto quanto di buono il passato possa aver insegnato ad Alfredo e Luca, tanto in vigna quanto in cantina, ma con l’estrema consapevolezza di non voler mai cedere all’anacronismo.
Ho avuto modo di camminare fra i filari delle vigne di Alfredo e Luca, vigne che alcuni definirebbero “spettinate” ma in cui io ho trovato l’equilibrio perfetto fra uomo e natura, fra il saper fare e il saper cosa non è necessario fare. La vigna è il luogo in cui Alfredo e Luca vivono in simbiosi con la propria terra senza calcare mai la mano, nella consapevolezza di non dover essere creatori, bensì interpreti di ciò che l’annata consentirà loro di portare in cantina, dove cemento e legno accompagneranno quei frutti nella loro gloriosa metamorfosi.

cantina roagna
Probabilmente se dovessi farmi ibernare in una capsula criogenica per poi risvegliarmi fra 50 anni o più, al mio risveglio, prima ancora di scoprire cosa ne è stato del mondo, vorrei poter scendere in cantina e trovare questa bottiglia e so che qualsiasi cosa dovessi trovare là fuori sarebbe più accettabile, più affrontabile, anche nella peggiore delle ipotesi, perché male che vada lo stato di animazione sospesa mi avrebbe impedito di cedere alla voglia di stapparla prima e, conoscendomi, non saprei resistere!

Qualcuno potrà vedere nel prezzo di questo vino un limite, un assurdo, addirittura qualcosa di inconcepibile e sarei anch’io del medesimo parere, se non fosse per il fatto che in vini come questo io non riesco a non vedere gli stessi valori e le stesse peculiarità capaci di rendere un’opera d’arte scissa dalle normali dinamiche economiche e, in quanto opera d’arte, rara e non replicabile, non posso valutare questo capolavoro per il suo prezzo, ma solo e soltanto per l’emozione che è in grado di donare, per di più con una precisione stilistica estrema ottenuta con sincerità agronomica ed enologica. Una sincerità che si ripercuote in ogni vino prodotto dalla Cantina Roagna.

F.S.R.
#WineIsSharing

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