Dopo più di un anno dalla mia ultima visita e con un clima decisamente diverso – l’ultima volta era pieno inverno! – torno in quel luogo del vino e dalla vita così magico eppur così poco conosciuto chiamato Val di Cembra.
L’occasione è quella del concorso internazionale del Müller Thurgau, una delle rassegne più longeve d’Italia, che arrivava proprio quest’anno al suo XXX° genetliaco.
Ad accogliere me ed i miei colleghi, c’è Mara Lona coordinatrice dei Cembrani D.O.C., nonché membro del comitato organizzatore della rassegna.
Chi sono i Cembrani D.O.C.? Si tratta di un consorzio di piccoli produttori della Val di Cembra, ovviamente, che hanno pensato bene di unire le proprie forze per comunicare i propri prodotti, ma ancor prima la bellezza, l’unicità e l’identità vitivinicola del proprio territorio. Del consorzio fanno parte 5 cantine e 2 distillerie: Opera Vitivinicola in Valdicembra, Azienda Agricola Simoni, Azienda Agricola Zanotelli, Azienda Vitivinicola Nicolodi Alfio, Azienda Vitivinicola Villa Corniole, Distilleria Paolazzi e Distilleria Pilzer.
Ciò che mi ha stupito di più dei Cembrani D.O.C. è stata ancora una volta la grande sinergia e la sintonia manifestata da ogni produttore coinvolto, con un sentimento di unità ed identità che trascende il mero lavoro ed arriva anche nel calice attraverso vini che di anno in anno diventano sempre più espressivi delle potenzialità di questo meraviglioso territorio.
Una viticoltura eroica quella fatta in questi vigneti che arrivano fino ad oltre gli 800slm., ma che non spaventa i vignaioli di montagna, grandi lavoratori che hanno la forza ed il rispetto di tenere ogni piccola particella come fosse il proprio giardino, cinto da Km e Km di muretti a secco, che mantengono inalterato nel tempo il paesaggi vitivinicolo. E’ stato sorvolando la Val di Cembra in elicottero che ho potuto apprezzare ancor di più quando proprio quei terrazzamenti e quei muretti a secco, unitamente alla cura ed al rispetto in vigna di ogni vignaiolo, esprimessero l’apice della qualità del rapporto uomo-natura. Una natura plasmata dall’uomo, dal lavoro e dalla necessità, eppure resa ancor più bella ed assolutamente mai deturpata. Palese è l’antitesi visiva che si crea guardando le due sponde dell’Avisio, da un lato le cave di porfido vero e proprio oro per gli abitanti del luogo, ma che paga lo scotto dell’erosione di un paesaggio prima incontaminato, e dall’altro le vigne di montagna, tenute davvero come fossero giardini di ogni singolo maso, di ogni singola proprietà.
La Val di Cembra, però, non è solo vino, in quanto è anche la terra della “Rachele” nome in codice della grappa di contrabbando, dove però le nuove distillerie stanno creando prodotti di altissima qualità, prima fra tutti la Pilzer che ho avuto modo di visitare e continua a stupirmi per la capacità di esprimere al meglio un grande equilibrio fra tradizione e modernità.
Fatta quest’ampia premessa, torniamo al motivo per cui ero in Val di Cembra, ovvero il Müller Thurgau, vitigno particolare, ibrido creato dallo svizzero Hermann Müller, di Thurgau per l’appunto, nel 1882, incrociando il Riesling renano con la Madeleine Royale (così sembra, anche se si sono alternate varie correnti di pensiero in merito al secondo vitigno).
Oggi il Müller si coltiva in Trentino, ma anche in Alto Adige, in Austria, Svizzera, Germania e Repubblica Ceca, con sperimentazioni un po’ ovunque in Italia (vedi la Sicilia) e nel mondo (Spagna e Sud America), ma se c’è un’evidenza alla quale questo concorso abbia portato è quella che questo varietale non trovi nell’areale della Val di Cembra la sua casa ideale.
Altitudine, terreni ricchi di calcare attivo, grandi escursioni termiche giorno-notte, sono solo alcune delle peculiarità dei vigneti della Val di Cembra, in grado di dar vita a vini bianchi dalla componente olfattiva di grande impatto ed armonia, ma anche dalla freschezza e dalla mineralità sapida uniche. Tra tutti segnalo quello di Villa Corniole, quello di Alfio Nicolodi. Inutile ricordare che questo è uno degli areali più importanti per la produzione di Metodo Classico da Chardonnay e Pinot Nero (la Cantina Opera Vitivinicola in Val di Cembra è ormai un riferimento in questo ambito con ben 6 referenze di Trento Doc, insieme alla sempre più affermata Villa Corniole con il suo Salisa), con alcune interessanti interpretazioni autoctone come quella di Alfio Nicolodi con il suo Cimbrus Brut da uve Lagarino.
Eppure la Val di Cembra non è solo terra di grandi bianchi (anche il Riesling ed il Kerner si esprimono alla grandissima in questo areale), bensì è uno dei pochi luoghi in Italia in cui si possa pensare di coltivare con successo e soddisfazione – tanto da pensare si possa osare persino qualcosina in più – la bestia “nera”, anzi noir, di tutti i vignaioli, ovvero il Pinot Nero (Ottimi quelli di Zanotelli e del Barone a Prato).
Un areale che ho avuto modo di sorvolare con un elicottero messo a disposizione dall’organizzazione e che si è palesata ancor più bella, maestosa ed impregnata di vocazione naturale alla viticoltura.
Oggi eviterò di parlarvi dei singoli vini, imbrigliandoli in mere descrizioni organolettiche e vi risparmierò persino i miei voli pindarici emozionali conseguenti ai miei assaggi, in quanto credo che un luogo così bello e così poco conosciuto come la Val di Cembra vada visitato, vissuto ed “assaggiato” direttamente, scevri da qualsiasi condizionamento o mio consiglio, perché sarà la terra stessa e saranno i cembrani stessi ad accompagnarvi attraverso la loro storia, la loro identità ed il loro territorio, con un’ospitalità unica e tanta tanta umiltà.
Vorrei condividere con voi un po’ della bellezza di questo territorio attraverso i miei scatti, che troverete qui: www.facebook.com/valdicembra.
“Forse è vero che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene…” (Cit. Paolo Cognetti – Le Otto Montagne)
F.S.R.
#WineIsSharing
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