La Cantina Le Lase entra di diritto nel novero delle realtà, meno conosciute, che vale la pena scoprire al fine di scoprire attraverso questi vini le potenzialità di un territorio che merita sicuramente più attenzione.
Cantina Le Lase – Una realtà tutta al femminile nella Tuscia Viterbese

Oggi vi porto nel Lazio, una regione di cui – mea culpa – non ho avuto modo di scrivere molto negli ultimi anni, ma che sono sempre più curioso di approfondire specie per quanto riguarda un areale, in pieno fermento enoico, come quello di cui vi parlerò oggi: la Tuscia.
Tra le numerose piccole realtà della Tuscia viterbese la cantina in cui vi accompagnerò oggi vanta delle peculiarità che la rendono particolarmente interessante sia dal punto di vista pedoclimatico che per quanto concerne il lato prettamente umano dell’azienda.
Parlo della Cantina Le Lase, un progetto tutto al femminile all’interno dell’Az. Agr. Le Querce Antiche con sede a Orte.
Ai più avvezzi allo studio delle Mitologia romana, il nome “Le Lase” sarà già indicativo di una delle caratteristiche fondamentali di questa realtà: le Lase erano divinità alate femminili etrusche, che rappresentavano l’ingegno e la famiglia. Essendo i vigneti ubicati in quella che rappresentava l’ultima città della dodecapoli etrusca, ed essendo l’azienda guidata da quattro sorelle – Benedetta, Chiara, Giada e Marta Ceccarelli – il nome è sembrato più che opportuno per coniugare e raccontare al meglio il legame fra il territorio e questa famiglia. Nata nel 2004 con l’impianto delle prime barbatelle, la prima vendemmia risale al 2007, quindi parliamo di un’azienda relativamente giovane, con vigneti che nel corso degli anni sono andati ampliandosi sia come superficie che come varietali.
Vitigni che si dividono fra italiani (autoctoni e non) e vitigni internazionali: da un lato Sangiovese, Violone (nome laziale del Montepulciano d’Abruzzo), Incrocio Manzoni, Canaiolo Nero e dall’altro Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Pinot Bianco e Pinot Grigio.
Quello fra queste quattro sorelle e la loro terra è un rapporto forte, che attraversa varie fasi e solo grazie alla scelta del padre di intraprendere questa nuova avventura sfocia nella viticoltura e nella produzione di vino. Non si tratta di una famiglia con un grande storico nel mondo vitivinicolo, dunque, eppure la voglia di far crescere in termini di qualità e di notorietà l’areale della Tuscia e di creare sinergie con le aziende limitrofe, unite dal filo conduttore della qualità e dell’identità, fanno de Le Lase un riferimento.
Lo testimoniano i vini che ho avuto modo di assaggiare e in particolare:
Zefiro – Bianco Lazio Igp (Incrocio Manzoni) – 2016: insolito, ma non troppo, trovare l’Incrocio Manzoni 6.0.13 fuori dal Veneto. Un vitigno che ho avuto modo di apprezzare in molteplici interpretazioni ma quella de Le Lase, di certo, ne rappresenta una nuova, non ricalcandone alcuna assaggiata sino ad ora. Il frutto è integro, fresco, fragrante ma è l’equilibrio fra struttura, verticalità acida e toni minerali a rendere dinamica e prospettica la performance di questo vino nel bicchiere. I due vitigni che danno origine all’incrocio, ovvero Pinot Bianco e Riesling vedono enfatizzare le proprie peculiarità da un lato grazie alle forti escursioni termiche di cui godono i vigneti e dall’altro per merito di terreni che spingono molto e conferiscono forza, maturità e complessità al vino senza necessità di un troppo lungo affinamento in bottiglia.
Una bottiglia che fa dell’incosuetudine un fattore al quale è molto facile abituarsi.
Terra – Rosso Lazio Igp (Sangiovese e Violone) – 2012: un rosso sulla falsa riga dei vini del Piceno, dato l’uvaggio (Montepulciano/Violone 60% e Sangiovese 40%), ma che anche in questo caso mostra una sua peculiarità identità: frutto e fiore tipici dei due vitigni si fondono in un contesto aromatico più ampio e complesso di spezia dolce e sottobosco; il sorso è dritto, sferzante, senza lesinare corpo e un’opportuna trama tannica, buona anche la persistenza.
Un nitido esempio di quanto di buono si possa fare in questo areale, interpretando il territorio ancor prima dei vitigni, con estremo rispetto, umiltà e semplicità. Valori, questi ultimi, che possono e sanno tradursi in profonda eleganza.
F.S.R.
#WineIsSharing
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