Il Roero della Cantina Deltetto – Rispetto in vigna e lungimiranza in cantina per vini di grande eleganza

Durante il mio ultimo viaggio enoico in Piemonte ho voluto fortemente tornare in un areale che, a mio modo di vedere, sta vivendo un periodo crescita importante sia in termini di consapevolezza delle proprie potenzialità che di rispetto per quella che è la fondamentale biodiversità che in quelle terre, più che in altre, è stata minata dall’operato poco assennato dell’uomo.

cantine deltetto roero
Parlo del Roero, a due passi dalle Langhe, eppure in un contesto di più ampio respiro, in cui è ancora molto presente l’alternanza fra boschivo, seminativo e vigna e i vignaioli si sentono prima di tutto veri contadini.
La realtà che sono andato a trovare affonda le proprie radici temporali nella fine dell”800, quando il trisavolo della famiglia Deltetto iniziò a produrre le prime bottiglie di Nebbiolo e di Barbera.
Ma è nel 1953 che nonno Carlo, per tutti Carlin, insieme alla moglie Caterina, decide di fondare la sua cantina a Canale, nel cuore del Roero, portando avanti la tradizione di famiglia.
Nel 1977 un giovane Antonio Deltetto, appena diplomato alla scuola enologica di Alba, decide di seguire le orme del padre coniugando alla tradizione la sua passione per i vini bianchi e gli spumanti.
Da qui nascono le prime bottiglie di Arneis dal vigneto San Michele e i suoi primi spumanti a base Nebbiolo e Arneis che iniziano a segnare fortemente il percorso dell’azienda nello stile e nell’attitudine.
Vent’anni dopo, nel 1997, vengono piantate per la prima volta in azienda Pinot Nero e Chardonnay e da queste uve nel 2000 vede la luce il primo Spumante Metodo Classico prodotto con i vitigni classici degli champenoise d’Oltralpe.
Oggi Carlo, Cristina e Claudia, insieme con la mamma Graziella e il papà Tony, portano avanti questa grande tradizione di famiglia, con profondo rispetto in vigna e grande lungimiranza in cantina come nonno Carlin ha sempre insegnato.

Il Roero è una Docg particolare, che ha voluto valorizzare allo stesso modo entrambi i suoi vitigni autoctoni storici: l’Arneis e il Nebbiolo.

Un’anima bianca e una rossa di una stessa terra di grande vocazione: esso ha caratteristiche che lo rendono unico e diverso anche da zona molto vicine. E’ un territorio di origine marina, dove le sabbie, le cosiddette arenarie, fanno da padrone. Terreni molto drenanti che evitano problemi di ristagno e di umidità (con tutte le conseguenze sulla sanità delle uve) anche in annate piovose.
Nelle annate calde e siccitose, invece, ad aiutare i vigneti della famiglia Deltetto ci sono le numerose falde acquifere profonde che consentono alle piante di rifocillarsi e di mantenere un buon equilibrio vegetativo.
Altri vitigni autoctoni coltivati sono la Barbera e la Favorita, ma ciò che ha segnato la svolta nella storia della Cantina Deltetto è stata, senza tema di smentita, la scelta di Antonio Deltetto di investire tempo, denaro, impegno e pazienza nella coltivazione del Pinot Nero e dello Chardonnay da affiancare al Nebbiolo per la produzione di Metodo Classico.
Fu proprio un giovanissimo Antonio Deltetto, infatti, a voler perseguire la strada della spumantizzazione. Appena diplomato alla scuola enologica di Alba, decide di seguire le orme del padre coniugando tradizione ed innovazione e cimentandosi con la produzione dei primi metodo classico, che tanto aveva ammirato e apprezzato in Champagne, ma con le uve che aveva a disposizione a quell’epoca, ovvero Nebbiolo e Arneis.
Vent’anni dopo, nel 1997, la grande scommessa: vengono piantate per la prima volta in azienda Pinot Nero e Chardonnay e con queste uve, nel 2000, viene prodotto primo Spumante Metodo Classico prodotto con i due vitigni francesi tradizionali.
“Ricordo ancora le mie prime bottiglie di Spumante, ne avevo prodotte non più di 1200 e le avevo donate ad amici e clienti. Fu stupefacente quante persone mi chiamarono per ringraziarmi e per dirmi di proseguire su quella strada.” Tony Deltetto.
metodo classico roero deltetto
Ciò che mi ha colpito ancor più dell’attenzione dedicata alla spumantizzazione della quale già avevo avuto modo di appurare i risultati, è stata la volontà di andare oltre la “scommessa” del metodo classico, alzando l’asticella e intentando anche la strada della vinificazione in rosso di un vitigno tanto nobile quanto ostico come il Pinot Nero.
Tanto che ad oggi Deltetto è l’unica realtà a vinificare Pinot Nero in rosso nella zona del Roero, unicum che si va ad aggiungere alla rarissima possibilità (concessa solo a due cantine) di vinificare Barolo nelle proprie cantine storiche a Canale, grazie al diritto acquisito dal lungimirante nonno.
vigne roero arneis deltetto
Una vera e propria azienda di famiglia nella quale ad occuparsi di vigna e cantina sono padre e figlio, Antonio Deltetto e Carlo Deltetto.
Un approccio rispettoso che parte dalla vigna e segue gli insegnamenti e le scelte del nonno, che mai aveva usato diserbo chimico e che mai ha concepito l’intervento dell’uomo a protocollo. E’ proprio grazie al lascito culturale e colturale di nonno Carlin che la famiglia non ha fatto alcuna fatica nell’ufficializzare ciò che già facevano da sempre con la certificazione biologica.
Se in vigna la prerogativa è il rispetto lo è altrettanto in cantina dove la volontà è quella di permettere ad ogni varietale di esprimere in maniera nitida le proprie peculiarità esaltando il suo spettro organolettico con tipicità e senza andare a cercare forzature sia nel Nebbiolo che, ancor più, nell’Arneis, sin troppo spesso volutamente fuorviato a livello olfattivo da approcci dettati da mere dinamiche commerciali.
Dopo una lunga e approfondita perlustrazione dei vigneti e una piacevole visita ai locali di vinificazione e di affinamento sia dei vini fermi che degli spumanti ho avuto modo di assaggiare tutta la linea dei vini dell’azienda Deltetto e ho scelto di condividere con voi le mie impressioni sulle seguenti quattro referenze:

vini roero deltetto

Roero Arneis Docg San Michele 2017: se nella versione solo acciaio (Daivej) l’Arneis dei Deltetto vuole esprimere questo varietale in tutta la sua spontanea e diretta schiettezza nel “Cru” San Michele terreno (sabbie e marne calcaree), l’esposizione e il lieve affinamento in legno conferiscono all’Arneis un piglio più strutturato, sicuro, intenso nel frutto e fine nelle tonalità floreali e velatamente minerali. La forza di questo vino risiede tutta nell’armonia fra ampiezza e tensione acida, fra corpo e freschezza con un allungo netto e deciso che sembra voler rimarcare la vocazione di questo vigneto e il potenziale del vitigno sia in termini di complessità e persistenza che di longevità.
Roero Riserva Docg Braja 2015: se il Roero “classico” mostra quanto il Nebbiolo in queste terre e con questa saggezza sappia esprimersi in maniera più garbata e garantire una maggior prontezza senza però andare ad inficiare il potenziale d’invecchiamento, questo Cru ereditato dal nonno Aldo sito a Santo Stefano Roero e vinificato in modo tradizionale evidenzia il connubio fra potenza ed eleganza che il Roero sa conferire al Nebbiolo. Un vino in grande spinta di frutto e fiore ancora in piena fase embrionale in termini di evoluzione olfattiva. Un sorso forte, maturo, nitido, con un finale privo di ostacoli tannici che fa ben sperare per la sua progressione in vetro. C’è la forza di chi ha creduto in questo territorio e la finezza di chi sa trarne lavori di cesello che nulla hanno da invidiare ai cugini langhetti.
Pinot Nero 777 Langhe Doc 2016: deve il suo nome al celebre clone 777 che in questi terreni marnosi, ricchi di calcare attivo, trova una sede ideale per esprimersi in maniera profondamente territoriale. Sì, perché l’errore più grande sarebbe da un lato – quello del vignaiolo – pensare di poter emulare o scimmiottare i borgognoni e dall’altro – quello di chi assaggi – approcciarsi a questo calice con preconcetti, pregiudizi e pretese slegate dall’espressione di un’identità varietale legate al territorio e non ad altri termini di paragone. Nel vigneto in zona San Michele, infatti, questo Pinot Nero riesce ad acquisire concentrazione e forza senza perdere lo slancio fresco e minerale donato da una longilinea spina dorsale e da un finale di sale e di ferro lungo e saporito. Questo sodalizio roerino fra forza ed eleganza si riconferma come firma territoriale anche in questo Pinot Nero piemontese.
Metodo Classico Extra Brut Millesimato 2012: Deltetto è una delle pochissime realtà fuori dalle più note denominazioni spumantistiche italiane in cui parlare di tradizione nella produzione di metodo classico non è poi cosa così azzardata, ma più che di tradizione mi piacere vedere vini come questo in quanto frutto di un percorso di crescita culturale e tecnica che ha coinvolto dapprima Antonio e poi suo figlio Carlo. Nel calice ritrovo un taglio classico dello champenoise Pinot Nero e Chardonnay, con un naso in cui i lieviti denotano il lungo affinamento in maniera intensa ma non eccessiva, dando spazio a note floreali e minerali, a tratti balsamiche, fresche e per nulla noiose. In bocca il sorso entra ampio per poi distendersi con buona tensione e finezza in un finale asciutto e salino. Un esercizio di stile? No, affatto! Un vino con una sua precisa identità e una cifra stilistica che lo rende riconoscibile tra molti.

caveau vino

Molto interessante è stato andare indietro con gli anni sia con l’Arneis, che con il Roero e solo alcuni giorni dopo anche con il Metodo Classico, dimostrando l’attualità e la contemporaneità di un territorio in cui si possono e si sanno produrre vini che vantano il giusto equilibrio fra una pronta espressività e una sferzante freschezza da un lato e una buona complessità unita ad un ottimo potenziale di longevità dall’altro.
Eppure la famiglia Deltetto non merita un plauso solo per la qualità dei vini prodotti, bensì per il rispetto per la propria terra che porta avanti con senno e lungimiranza da anni e che va implementando consci di dover preservare quanto più possibile la biodiversità di questo areale.
Non mancherò di tornare per scoprire gli esiti delle ultime “scommesse” fatte sotto forma di vigna per la produzione di un nuovo Cru di Arneis e di Metodo Classico Alta Langa.

F.S.R.
#WineIsSharing

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