Cantina Medici Ermete – The Lambrusco Ranaissance

C’è un vino in Italia che, da sempre, fa parlare di sè a causa di pregiudizi più o meno fondati. Questo vino è il Lambrusco e, oggi, vorrei cercare di dipanare i dubbi di molti in merito a questo pezzo di cultura enologica nostrana, ma non proverò a tesserne le lodi in termini di convivio e abbinamento cibo-vino, bensì lo farò accompagnandovi attraverso l’epopea enoica della cantina che ne ha fatto e ne sta facendo la storia.
Parlo della Cantina Medici Ermete, che deve la sua nascita a Remigio Medici, padre di Ermete a cui è dedicato il nome dell’azienda, che fondò la sua cantina per vinificare una piccola produzione di bottiglie per quella che, allora, era una piccola osteria di sua proprietà. Ebbe così inizio una storia che ha portato, quella che ora è a tutti gli effetti la famiglia più importante nella storia del Lambrusco, ad impegnarsi con rigorosa costanza ed estrema passione nella produzione di un vino così radicato nella cultura di un territorio e di un popolo.
lambrusco ermete medici
La mission della Medici Ermete ha sempre avuto un obiettivo ben preciso, ovvero quello di riuscire ad offrire a chiunque si ritrovi un vino uscito dalle porte di questa cantina nel proprio calice un prodotto elevatissima qualità e questa volontà poteva essere concretizzata solo creando un fortissimo legame tra singoli vigneti e vini prodotti, con una rigida selezione delle uve, a costo di una resa per ettaro inferiore anche del 30-40% rispetto al disciplinare delle denominazione. Sì, parliamo proprio del concetto di “Cru”, che fino a quel momento era impensabile per quella che era considerata dagli americani “the Italian coca cola”.
La Medici Ermete è stata, infatti, assieme a pochissimi altri produttori illuminati, l’azienda che negli ultimi anni ha saputo convertire l’opinione comune e l’immagine di un prodotto ormai bistrattato come il Lambrusco, in un’eccellenza del made in Italy a tutti gli effetti, capace di toccare vette tanto impensabili quanto palesemente apprezzabili attraverso vini fatti con coscienza e consapevolezza.
La storia del Lambrusco mi ha sempre affascinato, ma sarei ipocrita se non ammettessi che io stesso ho avuto limiti pregiudiziali indotti e pregressi che mi hanno portato ad assaggiare poco in confronto alla miriade di vini provenienti da altri areali e da altre denominazioni che costantemente ho modo di ritrovarmi nel calice. Per fortuna, però, sto avendo modo di riappacificarmi con il mondo dei Lambruschi anche e soprattutto grazie a realtà come quella che vi sto raccontando oggi che hanno avuto l’ardire e la saggezza per portare questi vini a poter scomodare descrittori come “fine” ed “elegante” impensabili fino a qualche tempo fa per un Lambrusco.

Comunque, digressioni a parte, possiamo racchiudere la storia del Lambrusco in due fasi focali: il grande boom che va dal 1970 al 1985, in cui due grandi cooperative riuscirono ad esportare negli Stati Uniti milioni di bottiglie e la decadenza che nel 1987 vede i rubinetti del Lambrusco chiudersi in concomitanza con quelli dei mercati che ne avevano condotto l’ascesa e fatta la fortuna. Da prodotto di moda (persino James Bond in una sua biografia del 1973 ordinò un Lambrusco al posto del classico champagne) a oggetto di scherno e paragoni infelici, come, appunto, quello con la coca cola, per il Lambrusco non è stato semplice riprendersi da quel periodo buio. Quando Alberto, il padre di Alessandro Medici (quinta generazione della famiglia Medici, che ci tengo a citare perché è con lui che ho avuto il piacere di interagire per la stesura di questo articolo e perché sono certo che rappresenterà nuova linfa per questa già fortemente vitale famiglia), prese in mano le redini dell’azienda, nessuno possedeva terreni vitati poiché tutti i “produttori” acquistavano le uve dai grandi gruppi cooperativi con rese in vigna altissime e vini “amabili” di bassissima qualità.
Mio padre, allora, decise di investire in vigneti abbassando le rese per ettaro di un 30-40% rispetto al disciplinare creando così nel 1993 quello che viene considerato tra i primi Lambruschi secchi di qualità, il “Concerto. Nel 94 il concerto sarà il primo Lambrusco secco ad essere esportato negli Stati Uniti. Per anni mio padre è andato in giro per il mondo combattendo una “battaglia” che sembrava impossibile da vincere. Nessuno in giro per degustazioni voleva avvicinarsi al nostro banchetto. Il Lambrusco era bandito da tutti i ristoranti e nessuno voleva assaggiare il nostro prodotto. Dopo anni di grandi fatiche sono arrivate finalmente grandissime soddisfazioni…” mi confida Alessandro, che sente forte l’attaccamento a radici che si sono fatte strada in una terra dura, ostica, a volte arida, ma che hanno saputo trarne il meglio, come la vite dall’apparato radicale più fittonante.
Come sapete, in questo Wine Blog, il focus è sempre stato quello della “scoperta” di piccole e, spesso, giovani realtà ma, proprio per dare valore alla mia ricerca è impensabile per me non conoscere e non condividere le mie impressioni riguardo realtà storiche che, seppur grandi nei numeri, sono capaci di mantenere la loro dimensione umana e concettuale nella gestione aziendale. Nello specifico la Medici Ermete dispone di circa 79 ettari di vigneto e sta terminando la conversione biologica, scelta ancor più ardua e virtuosa date le dimensioni e la disposizione dei vigneti (non in un corpo unico).

vigne lambrusco bio

Qui di seguito vorrei riassumere le peculiarità che mi hanno spinto a scrivere di questa realtà:

  • gestione familiare e valori umani e di responsabilità che ne conseguono;
  • attaccamento al territorio e volontà di valorizzarne e/o rivalorizzarne i prodotti;
  • capacità di fare qualità sia nei prodotti di ampio respiro, che nelle piccole tirature di vini d’eccellenza, vinificati con l’attenzione tipica di un produttore artigianale;
  • rispetto per il contesto ambientale e per il consumatore, attraverso un approccio etico e “pulito” in vigna e in cantina.
Ora, però, passiamo ai Vini che ho avuto il piacere di degustare e che, come pochissime volte, mi hanno visto sbalordito dagli esiti degli assaggi:
vini ermete medici lambrusco
Phermento (Lambrusco di Modena Secco 100% Sorbara): un rifermentato in bottiglia divertente per nulla scontato. Alla grande integrità del frutto il Phermento aggiunge una divertente dinamica di beva dritta e minerale. Un ancestrale capace di tirar fuori inattese finezze. Quando una realtà come questa decide di “osare” il rischio di andare fuori dal seminato è tanto ma, al contempo, è proprio in questo tipo di sperimentazione che competenza ed esperienza possono fare un’enorme differenza, specie in termini di pulizia e piacevolezza.
Unique (metodo classico rosè 30 mesi sui lieviti. Vendemmia 2012 sboccatura 2015): come vi dicevo, una grande azienda deve, a mio parere, essere capace di dimostrare di sapersi confrontare anche con produzioni di nicchia e questa lo è a tutto gli effetti, nelle sue 5000 bottiglie, frutto di basse rese per ettaro, di uve Lambrusco Marani, una varietà di Lambrusco tipica del territorio di Reggio Emilia, che l’azienda non vuole dimenticare. Se queste sono solo particolarità razionali che non assicurano qualità a priori, non ho alcuna remora nel confidarvi che, già a primo naso, quello sul mio volto, misto ad un sorrisetto di quelli che si fanno quando non ci si aspetta un’emozione positiva, era vero e proprio stupore. Stupore dovuto alla finezza nel calice ed al naso, all’eleganza della entrata in bocca ed all’equilibrio costante e mai in bilico fra frutto, lieviti e mineralità. Un Metodo Classico fatto con garbo ed attenzione, senza eccessi, capace di grande finezza e di notevole persistenza. Curioso di riassaggiarlo tra qualche anno, in quanto qualcosa mi dice che ci sono bei margini in termini di longevità!
I Quercioli (Lambrusco di Sorbara Doc Secco): il Lambrusco a cavallo del tempo. Il meglio della tradizione con i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo dritto verso il futuro. Un vino affabile nell’approccio ma che vede nella sua estrema duttilità una qualità non più così scontata nei Sorbara odierni.
Concerto 2017 (Lambrusco Reggiano Doc): da rese bassissime di Lambrusco Salamino, nasce il vino che ha fatto la storia della Medici Ermete, capace di grandi exploit in Italia e nel mondo e di farsi condottiero di quella che venne chiamata “The Lambrusco Renaissance” e che a me piace vedere come la nascita del Lambrusco 2.0, in cui 2.0 sta per presa di coscienza volta ad una profonda ricerca di qualità e ad un’evoluzione che prende una strada completamente differente da quella intrapresa dai fautori della disfatta del Lambrusco 1.0. Tornando al Vino, nel calice ho trovato Il mix armonico di frutto e fiore, in un passo a due romantico ed a tratti sensuale nel quale freschezza e morbidezza non si pestano mai i piedi. Avvolgente e coinvolgente ed elegante come una di quelle ballate rock nelle quali la melodia orecchiabile accompagna un testo di grande trasporto e profondità.
Nebbie d’autunno (Malvasia di Candia in purezza dolce e spumantizzata con metodo charmat): 4 gradi di morbido e godibile piacere. Una coccola per il naso ed una carezza al palato! Mai stucchevole e, con il giusto abbinamento, o meglio con il giusto interlocutore, impossibile pensare che ne resti anche solo una goccia, a fine chiacchierata. Meglio di molti moscati e decisamente da sconsigliare a chi ha poca forza di volontà, in quanto provoca davvero dipendenza!
Ci sarebbe anche il Gran Concerto, solo 3000 bottiglie di un metodo classico, ottenuto dalle stesse uve del Concerto, con rifermentazione in bottiglia per 30 mesi a contatto con i lieviti. Dato che ho avuto modo di assaggiarlo solo durante un’importante fiera internazionale attendo di riassaggiarlo con maggior calma e attenzione per darvi un mio parere a riguardo.
Concludo dicendo, senza timore alcuno, che io stesso avevo delle remore qualche anno fa sul Lambrusco in merito a dinamiche legate al rispetto in vigna e alla possibilità di fare qualità diffusa, ma è proprio grazie alla famiglia Medici e alla loro costanza che ogni mio dubbio si è dipanato. Oggi, sono lieto di vedere attorno a questa realtà molte altre cantine in grado di portare il Lambrusco di qualità sulle tavole italiane e del mondo sfatando ogni preconcetto e cancellando in un sol sorso ogni pregiudizio a riguardo.
E’ proprio per questo che il mio viaggio alla scoperta di questo vino dalla storia così affascinante e dall’animo così anticonformista, seppur iniziato qualche anno fa, è solo all’inizio.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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