Sua “altezza” il Brunello delle Ragnaie di Riccardo Campinoti

Siamo a Montalcino, più precisamente sul Passo del Lume spento che, con buone probabilità, è così chiamato perché le carrozze che passavano di qui vedevano spegnersi i propri “lumi” a causa del vento che soffia costantemente in questa zona.
Un vento che soffia ancora ma, a differenza del passato in cui spegneva fiamme, oggi accende e alimenta la passione enoica di Riccardo Campinoti.
cantine le ragnaie montalcino

E’ proprio qui che Riccardo, coadiuvato da sua moglie Jennifer, gestisce l’azienda Le Ragnaie dal 2002, disponendo di alcuni dei vigneti più alti della denominazione situati intorno alla cantina e di altri appezzamenti disposti in diverse microzone di Montalcino.

Vigneti in cui a imperare non può che essere il Sangiovese, che qui trova la sua culla d’elezione. L’approccio agronomico è quello biologico: niente concimi chimici; niente trattamenti sistemici; utilizzo di poltiglia bordolese e zolfo di miniera in polvere ben entro i limiti previsti dall’agricoltura biologica; si pratica il sovescio a base di leguminose, trifoglio e altri miscugli al fine di dare nuovo vigore agli strati di terra appesantiti dalle lavorazioni estive arricchendoli di sostanza organica e penetrandoli in profondità con le radici delle varie specie seminate.
vigneti più alti montalcino
La volontà di Riccardo è quella di mantenere la biodiversità propria di questo luogo e di andare a compiere solo interventi che possano favorire la longevità delle vigneti e la naturale vocazione di questo territorio, proprio come l’inerbimento che impedisce l’erosione superficiale favorendo l’assorbimento dell’acqua da parte del suolo. E’ così che Riccardo si fa custode e non padrone delle sue vigne in cui vige un ecosistema tanto armonico quanto delicato e come tale va preservato e curato.
Da diversi anni, congiuntamente con i miei studi sui cambiamenti climatici e più precisamente sul global warming e gli effetti che esso sta avendo sulla viticoltura italiana e globale, mi sono concentrato sulle realtà ilcinesi che dispongono di vigneti così in alto da essere considerati, in passato, non atti alla produzione di Sangiovese da Brunello perché, per opinione diffusa (e ai tempi sensata, non solo per le condizioni pedoclimatiche ma anche per i sistemi di allevamento e le rese più alte), non adatti a portare ad una maturazione ottimale il vitigno principe della zona. Il risultato del mio focus sta manifestando di cantina in cantina il palese innalzamento delle quote altimetriche dei vigneti più vocati alla produzione di Sangiovese da Brunello e la loro idoneità a rispondere al meglio ad annate estreme. L’altitudine, però, non è tutto in quanto a rendere possibili equilibri di maturazione fenolica e tecnologica un tempo impensabili in questi vigneti è anche il radicale cambiamento della conduzione agronomica unitamente ad una maggior consapevolezza e sensibilità dei vignaioli e dei loro tecnici. Ecco quindi che operazioni come il sovescio, diradamento qualitativo (nelle annate che lo consentono), un’oculata gestione della parete fogliare e più in generale una maggior sensibilità nei confronti dei propri vigneti possono portare a produzioni equilibrate nell’espressività varietale e nel potenziale d’invecchiamento non più considerato solo in base alla struttura, bensì retto dalla spina dorsale acida e minerale che aziende come le Ragnaie sono in grado di mantenere nei propri vini.

cantina ragnaie brunello

Una realtà, questa, che mi ha sempre affascinato ma che solo recentemente ho avuto modo di conoscere più approfonditamente, perché per quanto il calice possa parlare, a mio modo di vedere e di vivere il vino, non si può raccontare una cantina senza essere stati dove tutto ha origine con al proprio fianco chi quel “tutto” cerca di interpretarlo al meglio, di annata in annata.
Esaustiva è stata, quindi, la visita ai vigneti che circondano l’azienda che, anche in un’annata complessa come questa hanno saputo produrre uve sane e di grande spessore qualitativo. Ai vigneti non poteva che seguire la cantina dove le vinificazioni tradizionali con fermentazioni spontanee in cemento e affinamento in botte grande di rovere di Slavonia rappresentano tutto ciò che c’è da sapere. Un sapere esplicato al meglio dagli assaggi da vasca e da botte dei vini che verranno, con una 2016 che già fa ben sperare per una rara armonia fra potenza espressiva, slancio e finezza. Un piacevole confronto quello con Riccardo, grande conoscitore di vino e assaggiatore seriale che si pone con il giusto “blend” di umiltà e consapevolezza di fronte al frutto del proprio lavoro.

Passiamo, però, ai vini che ho avuto modo di assaggiare in bottiglia:

vini le ragnaie brunello
Troncone 2015 IGT Toscana – Le Ragnaie: definirlo “escluso” o “incompreso” potrebbe sembrare riduttivo, invece è proprio così che mi piace vedere questo vino che non è stato accettato dalla commissione d’assaggio per la Docg Chianti Colli Senesi in quanto “non tipico” a causa del suo colore troppo “scarico”. Come spesso accade, non tutto il male viene per nuocere e questa scelta della commissione ha, da un lato, tolto un fregio importante e un motivo d’orgoglio dato dal forte senso di appartenenza che i vignaioli hanno per la propria terra ma, dall’altro, ha conferito al Troncone il fascino del vino ribelle. Sì, perché ultimamente, specie quando si tratta di commissioni d’assaggio, essere ribelli equivale sempre di più ad essere così rispettosi e sinceri da apparire “strani”, “diversi”…
Questa 2015 è luminosa, fragrante, slanciata e dinamica in un sorso per nulla scontato, che ha nell’equilibrio fra beva e finezza la sua peculiarità vincente.
Rosso di Montalcino 2015 Doc – Le Ragnaie: volutamente un rosso che tende più al Brunello che ad un “secondo vino”, sia per la selezione delle uve – attenta tanto quanto quella dedicata al fratello maggiore – sia per l’affinamento in botti grandi per poco più di un anno. A confermarlo è il naso già complesso, fine, profondo nel frutto e nella balsamicità tipica dei vini di Riccardo. Il sorso è pieno, inteso ma teso e vibrante nel suo finale minerale sapido e ferroso. Il tannino da ulteriore senso alle mie prime parole. Uno dei più nitidi Rossi di Montalcino assaggiati.
Brunello di Montalcino Docg 2013 – Le Ragnaie: nasce dall’assemblaggio dei vigneti della Ragnaie e di Castelnuovo dell’Abate.Quindi non è un cru, ma sa di Ragnaie in maniera così identitaria da renderlo, a mio modo di vedere, il vino più “classico” dell’azienda. Una classicità che riesce ad essere sempre contemporanea con uno slancio tale da a fare un balzo a piè pari nel futuro. Vino dalla fine intensità, sottile nel adornare il frutto di spezia e note balsamiche e vegetali. Di grande nerbo e dal tannino fitto per nulla sgraziato, come ogni vino nato dai vigneti di Riccardo.
Stupisce la chiusura ematica, lunga e saporita che da inerzia alla beva. I Queen, i Led Zeppelin’, i Nirvana… decidete voi chi fra questi è il “classico” capace di essere ancora così attuale da far impallidire qualsiasi corrente musicale di questa passiva epoca e qualunque gruppo odierno. Ecco… questo Brunello potrebbe essere per voi come il gruppo che avete scelto e di sicuro suonerà alla grande per molto altro tempo ancora!
Il Brunello V.V. Docg 2013 – Le Ragnaie: inizialmente austero, capace poi di esprime un grado di complessità che solo pochi grandi vini possono pensare di eguagliare. Vino integro, profondo, che gode della consueta freschezza che questi vigneti, specie in un’annata come la 2013, sanno donare al vino grazie alla loro altitudine e al pedoclima favorevole. Vigne che sanno attingere all’anima di questa terra che marca ogni suo vino con un tratto distintivo che diviene più nitido e percepibile col fittonare più in profondità delle radici delle viti che la abitano. Il marcatore, in questo caso, è il sottobosco puro, elegante a tratti borgognone. Dinamiche che sfociano in un’eleganza che continuerà a crescere in vetro.
Riccardo Campinoti, in poche annate, ha già di-mostrato la vocazione dei propri vigneti, ma ancor più la sua personale vocazione ad interpretarne in maniera e fortemente identitaria i frutti. Vini inconfondibili per slancio, finezza e personalità che, sono convinto, non smetteranno di stupire, specie con la nuova particella vinificata da Riccardo in zona Montosoli. Shhh… io non vi ho detto nulla!
F.S.R.
#WineIsSharing

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