BRDA home of Rebula – La “Ribolla” stupisce ancora nella sua casa slovena tra grandi assaggi e produttori sempre più coesi!

Quando iniziai a intingere la penna nel calamaio del vino decisi di scrivere solo dei territori, dei vini e delle cantine d’Italia ma negli mi sono concesso qualche digressione geografica e la “regione” che mi ha spinto più volte a varcare la linea di confine è, senza ombra di dubbio, la BRDA slovena.

masterclass rebula brda slovenia

Il perché è molto semplice: non esistono areali vitivinicoli più contingenti in termini pedoclimatici e ampelografici di quelli relativi al Collio Goriziano e alla Goriška Brda appunto!

Un confine politico tracciato dall’uomo che delinea sicuramente due culture e due idiomi differenti – almeno in parte –  uniti, però, da una matrice pedologica comune, ovvero la ponca (nel Collio) o opoka (in BRDA) e da un vitigno, in particolare, la Ribolla (Collio) o Rebula (BRDA).

La Rebula o Ribolla Gialla che sia, merita il titolo di vitigno “cross-border”, ovvero un vitigno in grado di unificare naturalmente due territori separati da un confine nazionale che non ha, però, mutato le peculiarità del Collio che, meglio di qualsiasi altro territorio, dimostra quanto l’identità di terroir non sia legata soltanto a ciò che troviamo in etichetta e, quindi, alle denominazioni, bensì all’insieme dei valori di terroir: pedologia, clima, varietale e uomo, determinante con i suoi approcci agronomici ed enologici.

confine collio brda

E’ proprio attorno a questo varietale che dal 2017 alcuni dei più importanti produttori della BRDA, uniti ad una piccola ma fondamentale rappresentanza del Collio friulano, si riuniscono per dar vita a una manifestazione enoica di alto profilo, capace di attirare a sé media e buyers di rilievo internazionale.

Anche quest’anno, nonostante la situazione pandemica, il consorzio BRDA home of Rebula, capitanato dal presidente Marjan Simčič, ha allestito una Masterclass organizzata in maniera impeccabile che ha dato lustro ai vini del territorio e ad alcuni degli chef neo-stellati sloveni, ponendo l’attenzione sul fortissimo legame che vino, cucina e territorio hanno in questa regione e in tutta la Slovenia.

produttori brda

Sono tredici i produttori coinvolti nella divulgazione dei vini di questo territorio e, attraverso di essi, dell’unicità di un areale che mirano ad unire in un unica denominazione transfrontaliera: Marjan Simčič, Edi Simčič, Dolfo, Ferdinand Wines, Ščurek, Klet Brda, Zanut, Moro, Medot e Erzetič dalla Slovenia e Kristian Keber, Jermann e Gradisciutta dall’Italia.

Io, da par mio, condividerò con voi i migliori assaggi fatti nelle relative categorie alla Masterclass della Rebula 2021:

Ribolla “Classica”

Medoto Rebula Journey

Rebula Journey 2020 – Medot: una Rebula che manifesta sin dal primo naso quella che è l’obiettivo “dichiarato” attraverso le scelte enologiche dal produttore, ovvero quello di portare nel calice un vino nitido nel varietale, fresco, agile e ma capace di rifuggire l’esilità e di mostrare nerbo e persistenza agrumata e sapida. 

Ribolla “Matura”

gradi sciutta ribolla

Sveti Nikolaj Rebula 2018 – Gradis’ciutta by Robert Princic: da vigne in BRDA ma vinificato nella cantina italiana di Robert Princic, questo vino simboleggia la transregionalità della Rebula. Un’espressione del vitigno che anela a una complessità non consueta, raggiungendone già una buona dose che, sono certo, aumenterà con ulteriore evoluzione in vetro. Il frutto è integro, maturo e il fiore ancora fresco; la speziatura è lieve e intrigante e il legno ben integrato. Il sorso è energico in ingresso, per poi distendersi con disinvoltura fino al finale saporito.

klet brda vino

Rebula Bagueri Superior 2018 – Klet Brda: la cantina cooperativa della BRDA dimostra ancora una volta di riuscire a mantenere standard qualitativi notevoli e di poter stupire con coerenza e costanza su referenze come questa, in cui l’attenzione dalla vigna alla bottiglia si percepisce sin dal primo naso. Un vino intenso, fiero della propria identità varietale. Luminoso nel calice e dal piglio sicuro nell’ingresso in bocca. Pieno a centro bocca. si allunga con buona dinamica alla chiusura salina.

edi simcic vino

Rebula Fojana 2018 – Edi Simčič: per molti la Ribolla/Rebula e il legno piccolo non vanno d’accordo in quanto la finezza aromatica del varietale abbinata ad una struttura non eccessiva possono rappresentare fattori di rischio per l’affinamento. Io penso che il legno sia solo uno strumento che se ben utilizzato e gestito possa rappresentare un valore aggiunto nell’interpretazione, anche, di un vitigno come la Ribolla, specie se la scelta (fondamentale) è quella utilizzare le barrique per la vinificazione/fermentazione e non solo per l’affinamento. A testimonianza di ciò c’è questa Ribolla in cui il varietale non è stato occluso dal legno (20% nuovo). Un frutto maturo ma ancora fresco, note balsamiche e speziate appena accennate, che sembrano voler far dare giusto un’occhiata verso la sua prospettiva evolutiva. Il sorso è garbato, con un buon bilanciamento fra struttura e acidità. Il finale è lungo e giustamente saporito.

scurek up rebula

Rebula UP 2018 – Ščurek: un vino che fa da spartiacque fra questa categoria e la successiva (quella dei macerati) in quanto la percezione è quella di trovarsi di fronte ad una Rebula sapientemente gestita nell’attingere alle sue bucce in modo da conferire carica espressiva, cromatica e materico-minerale al calice. Al naso arancia candita, albicocca e spezia bianca fanno da opportuno preludio al sorso fiero, materico nella percezione tattile del tannino e decisamente saporito nel finale. 

Rebula con prolungata macerazione sulle bucce

marjan simcic opoka

Rebula Opoka 2018 Medana Jama Cru – Marjan Simčič: di Marjan Simčič e di quanto questo vignaiolo che ha ereditato la passione e i vigneti dal padre a cavallo fra i due “versanti” del Collio si è già detto molto, ma ciò che non smetterà mai di stupirmi è la sua costante volontà di alzare l’asticella, sperimentando e ricercando nuovi traguardi. Il tutto con il giusto connubio di personalità e umiltà, doti che lo pongono come riferimento non solo per appassionati e addetti ai lavori ma anche e soprattutto per i propri colleghi produttori. Questa Rebula Opoka è l’ennesimo capolavoro di un vignaiolo ormai così tecnicamente consapevole da poter lavorare in maniera artigianale senza lasciare nulla al caso. L’artigianalità consapevole e la sottrazione razionale che portano nel calice vini puliti, nitidi e armonici come questo. Forte di una materia conferita dall’accorta macerazione ma agile nella dinamica di sorso grazie all’acidità spiccata e alla vena minerale che percorre tutta la beva fino alla chiusura salina. Appena accennato il tannino che con finezza terge il palato lasciandolo pulito e pronto al nuovo sorso.

ferdinand cantina vino

Rebula Brutus 2016 – Ferdinand: 12 mesi di macerazione in tonneau gestiti con grande “manico”! Un vino che mantiene con fierezza una percettibile identità varietale. La complessità raggiunta è notevole ma a stupire è la capacità di mantenere una freschezza di frutto difficile da auspicare. Il sorso vanta una struttura non prettamente glicerica grazie all’alcol moderato e ha una postura eretta grazie alla longilinea spina dorsale acido-minerale. Mineralità che torna ancora una volta nel finale fungendo da abbrivio per l’inerzia di sorso.

“Bonus wine”

kristian keber brda vino

BRDA 2018 Kristian Keber: fuori categoria per la base ampelografica coinvolta ma non per la macerazione, questo vino rappresenta la tradizione vitivinicola di questi luoghi in cui (come al di là del confine) i vigneti erano misti e gli uvaggi erano composti da diversi varietali autoctoni. Kristian ha ripreso in mano i vigneti dei nonni recuperando un concetto di uvaggio che sa di BRDA tanto se non più dei vini in purezza a cui oggi l’enologia contemporanea e i mercati ci hanno abituati: Rebula 50%, Zeleni Sauvignon (Friulano) 40% e 10% Malvasia istriana. Interessante la scelta di fermentare naturalmente per un mese in cemento macerando a grappolo intero (con i raspi), per poi elevarsi per 2 anni nella classica botte friulana da 700l (non tostata). Un vino che abbina alla notevole complessità una freschezza luminosa nel frutto e iodata nelle note balsamico-minerali. Il sorso è agile seppur materico, dal tannino per nulla sgarbato (confermando la maturità di uve e raspi e l’ottima gestione della macerazione). Tanto sale nel finale.

Una masterclass che conferma, ancora una volta, la duttilità della Rebula e la sua capacità di tradurre annate, territorio e filosofie produttive differenti con plasticità senza perdere la sua intrinseca identità. Se le versioni più fresche mostrano pulizia, grande agilità di beva e versatilità potenziale in termini di abbinamento, le interpretazioni definite “mature” danno ulteriore credito alla capacità del vitigno di confrontarsi con vinificazioni più incisive e con evoluzioni in botte e in bottiglia degne dei grandi bianchi del mondo. Sono però le versioni macerate quelle che riescono, a mio parere, a rendere pienamente onore a un’uva che ha nella sua buccia una componente fondamentale della sua personalità.  Nonostante la complessità di gestione dei suoi tannini è proprio una consapevole e oculata macerazione a mettere in risalto la completezza della Rebula e l’esperienza dei produttori locali.

Vintage 2020

Alla Masterclass, oltre ai banchi d’assaggio in cui è stato possibile confrontarsi con i singoli produttori, assaggiando anche altre referenze, è seguita la presentazione “en primeur” dell’annata 2020 che secondo vignaioli ed enologi locali è stata una delle migliori annate degli ultimi decenni. Annata che per la Rebula è, addirittura, stata decretata la migliore degli ultimi 50 anni, grazie alle condizioni climatiche ideali in tutto il ciclo vegetativo, dalla fioritura all’impollinazione, dalla maturazione al raccolto. Gli assaggi hanno confermato una qualità media molto alta e una spiccata aderenza varietale e territoriale, con picchi di armonia olfattiva e persistenza sapida che fanno ben sperare sia a breve termine che in prospettiva evolutiva per questa 2020.

brda vigneti

In conclusione, anche questa edizione della Masterclass della Rebula “Exclusive Wine Experience” ha mostrato un territorio coeso e in netta crescita, con una visione sempre più nitida di quello che è il futuro della BRDA quale areale d’interesse internazionale che può puntare sulla Rebula come comun denominatore ma che può e sa stupire con produzioni d’eccellenza anche attraverso altri varietali. L’unione sincera di queste realtà e la volontà di continuare a mettersi in gioco, di annata in annata, non può che meritare un plauso da chi vorrebbe vedere questo tipo di manifestazioni e di lavoro di squadra anche in Italia.

 

F.S.R.

#WineIsSharing

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