La Giostra del Vino – Vini d’eccellenza da selezionati “cru” in Italia, Slovenia e Argentina

Poco più di un anno fa ricevetti una mail in cui mi si “offriva l’opportunità” di assaggiare in anteprima i vini di un progetto molto particolare che ancora non era stato presentato ad alcun degustatore/comunicatore in Italia. La mia curiosità era molta ma riuscì a dedicarmi ai primi assaggi non prima dell’autunno del 2020. Gli esiti furono positivi e mi ripromisi di approfondire le dinamiche legate alla produzione di quei vini incontrandone gli artefici.

I vini in questione fanno parte di un progetto denominato “La Giostra del Vino” che contempla produzioni di nicchia nei Colli Orientali, Collio, Brda, Vipava e Colli Euganei per quanto riguarda l’Europa (Italia e Slovenia), Mendoza per quanto riguarda l’Argentina.A dirigere il tutto c’è l’enologo Giuseppe Franceschini, padovano con il Friuli nel cuore e l’Argentina come patria adottiva.  Assieme a lui l’olandese Jacques Hoogeveen (che si occupa di logistica e commercializzazione) e Dario Maurigh (per la parte agronomica).L’idea è quella di selezionare vocate parcelle di vigneto da prendere in gestione al fine di ricavarne piccole tirature di vini identitari d’eccellenza.

Le scelte riguardo gli areali sono state concepite seguendo da un lato la componente affettiva ed esperienziale e dall’altro delle peculiarità ampelografiche e pedoclimatiche che permettessero interpretazioni distintive dei singoli micro-areali. Lo stesso Giuseppe mi spiega che “quando piove in Collio difficilmente piove in Vipava, quando c’è bora media in Vipava in Collio non tira un alito di vento. Per questo motivo trovo estremamente interessante vedere come l’influenza del clima e dell’esposizione influisce sulle caratteristiche dei vini. Il Collio dista dal mare 35 km circa ma è più distante dalla montagna visto che ha diverse linee di colline dietro a sé e questo fa si che sia più esposto al calore della pianura e meno ai venti montani. La BRDA è un po’ più vicina alla montagna e un po’ meno esposta alla pianura, mentre la Vipava è molto più aperta alle Alpi ed è protetta dal Carso nella parte che da verso il mare, questo fa si che sia il più “continentale” tra i tre microclimi. C’è anche da dire che la Vipava oltre ad avere marne eoceniche ha anche presenza di roccia Carsica, specialmente dove abbiamo i nostri vigneti e questo influisce moltissimo su acidità, tessitura e salinità.”

Il progetto iniziò con un Malbec, il Bacàn Clasìco prodotto da Giuseppe in Argentina (nell’areale di Mendoza tra i 1100 e i 1200m slm), sua terra adottiva (in cui gestisce la sua piccola realtà vitivinicola di famiglia e porta avanti importanti consulenze enologiche per aziende del territorio), per poi sbarcare anche in Europa nel 2009 dove, fin dal principio, l’idea fu quella di produrre vini tesi e longevi, cosa non scontata dati gli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sulla viticoltura, ad esempio, del Friuli. Al global warming si è unità, a cavallo fra vecchio e nuovo millennio, la ricerca, a tratti estrema, dell’estrazione e della densità, fattori non coerenti con la filosofia produttiva di Giuseppe e dei suoi compagni di viaggio.
Per questo il progetto dei 3 appassionati è incentrato su gradi di maturazione meno importanti, ergo concentrazioni zuccherine non eccessive (meno alcol) e, soprattutto, il tentativo di preservare un nervo acido che desse slancio a ogni referenza.
Parole d’ordine: tensione, equilibrio, finezza e longevità.

giuseppe francheschini enologo

Ho avuto modo di assaggiare molte delle microvinificazioni (tutte a fermentazione spontanea) effettuate da Giuseppe partendo dalle ultime annate e andando a ritroso, qua e là, per farmi un’idea più concreta di quelle che sono state le evoluzioni effettive del progetto e quali fossero i comuni denominatori sin dal principio.

Bene, ora saltiamo sulla giostra e iniziamo a girare di calice in calice:
Saltimbanco Bianco 2018 COLLIO DOC: 70% Friulano di Brazzano, sud Braida, verso fondo valle, 20% Malvasia di Zegla, sud-est ultime terrazze verso fondo valle, 10% Ribolla di Oslavia, sud-est ultime terrazze quasi dorsale collina. Un compendio di quelle che potrebbero essere considerate alcune fra le migliori zone in assoluto per il singolo varietale. Tutto su ponca. Vino che gode della cofermentazione in uvaggio di Friulano e Malvasia e del taglio con la frazione di Ribolla vinificata con un’accorta macerazione. Un naso fortemente territoriale, in cui i varietali si completa vicendevolmente per frutto, fiore e tonalità minerali. Il sorso è luminoso, fiero e dinamico. Agile ma non esile. Sapido. 2000 bottiglie per un vino che sembra avere il gps per la sua capacità di geolocalizzarsi. Da seguire anche la 2019 ancora in divenire.Saltimbanco Sauvignon Blanc 2016 BRDA: da vigne di Biljana, ultime terrazze ad est, su fondo valle, su argille rosse (ferretti), sostanzialmente marne decalcificate che prendono questa colorazione dalla precipitazione di metalli, principalmente ossidi di ferro e magnesio. Al netto della presa di legno, un Sauvignon equilibrato, senza eccessi tiolici e/O pirazinici, più orientato alla finezza. Il sorso è longilineo ma non manca di materia. Il finale sapido da abbrivio alla beva. 1000 bottiglie per questa annata. L’anteprima della 2019 promette molto bene, con un legno dosato ancor meglio e una maggior tensione.
Saltimbanco Malvazja 2016 BRDA: anche in questo caso siamo nella zona di Biljana, ultime terrazze a mezza collina con esposizione est, sud-est su ponca (opoka in sloveno). Intensa ma non troppo, fresca grazie a folate mentolate e accenni di spezia bianca e zenzero. Vino non giocato sull’alcol e sulla grassezza come molte Malvasie, bensì sull’equilibrio fra struttura e acidità. La percezione fresca è amplificata dal sale in chiusura. Anche in questo caso un migliaio di bottiglie. L’anteprima della 2019 promette un’eleganza e una sapidità ancora maggiori.
Saltimbanco Belo (bianco) 2018 VIPAVA: da uve 33% Pinela, 33% Sauvignon Blanc, 33% Rebula, sud altitudine 280 mslm, dal vigneto di Smarje. Un vinaggio in cui il Sauvignon esalta gli aromi, la Rebula da energia e la Pinela tende il sorso. Equilibrato al naso e vibrante al sorso, che chiude anch’esso sapidissimo. 2000 bottiglie prodotte di questa annata.
Saltimbanco Pinot Nero 2018 VIPAVA: di nuovo a Smarje, esposto a sud a 270m slm, su opoka e soudan (ponca con intrusioni di roccia carsica). Il Pinot Nero che non ti aspetti, ancora scalpitante, nervoso e da attendere, ma già nitido nell’espressività varietale e nella sua volontà di stupire con una spina dorsale dritta e slanciata e un tannino fine ma ben delineato sinonimo di un utilizzo ponderato del grappolo intero. Un produzione di 1500 bottiglie per quest’annata. In divenire la 2019 e la 2020 che dalle prove di botte promettono bene, con una 2020 che brilla per completezza e finezza.
Saltimbanco Refosco Riserva 2011 Colli Orientali del Friuli Doc: da un vigneto di Buttrio, 200m slm, esposizione sud est, sud, su ponca. Integro nel frutto, velato nel fiore e intrigante nella spezia, lievemente balsamico. Il sorto ha materia e nerbo, è profondo e saporito. Il tannino è ancora in tiro, ma fitto e privo di sgranature. Purtroppo solo 600 bottiglie prodotte di un vino che ha ancora tanto da dare e da dire.

Fuori concorso un Pinot Nero 2013 prodotto a 1200m slm in Argentina (50% raspo), su suoli alluvionali con grande presenza di scheletro e carbonati, con poca argilla e sabbia. Naso che porta nella terra natìa del Pinot Noir con luminosa eleganza, per poi catapultarti a Mendoza con un sorso energico e profondo, giustamente tannico ed ematico.In attesa del mio prossimo viaggio in Argentina, magari per riuscire finalmente le famose “due vendemmie” in un anno, vi consiglio di tenere d’occhio i vini di questo trio di professionisti del mondo del vino che non hanno preso la strada più facile basando il progetto sul concetto di private label, bensì hanno impostato tutto su una gestione agronomica coordinata e vinificazioni tese all’esaltazione del territorio. Un territorio in cui i paradigmi della viticoltura del vecchio mondo non contano, con vigne che si spingono oltre i 2000m slm e delle condizioni pedoclimatiche uniche di cui vi parlerò prossimamente.Interessante anche altre anteprime quali la Ribolla 2020 ma ritengo prematuro segnalarle.Nel complesso i vini degustati con Giuseppe e Dario hanno rispecchiato quella che è la loro ricerca di identità in “sottrazione”, senza orpelli o sovrastrutture ma con il pieno rispetto dei tempi necessari al raggiungimento della massima espressività di ciascuna referenza in base a predisposizione varietale, territorio e idea enologica. Vini sicuramente longevi ma dei quali apprezzo molto la freschezza e la dinamica sin da “giovani”. Una vera e propria “giostra” che si diverte a farci girare in tondo senza apparenti punti di riferimento ma con un centro ben definito: la territorialità.
I vini non sono distribuiti in Italia, ma cercando online qualcosa potreste trovare. In alternativa vi rimando al sito del progetto www.lagiostradelvino.com dove troverete qualche info aggiuntiva e i contatti.

F.S.R.

#WineIsSharing

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