Ormai è nota la mia passione incondizionata per il mondo dei vini rosati, tanto bistrattato in passato quanto in costante crescita in termini di produzione e qualità, ergo di attenzione, in Italia.
La crescita dei Rosati in Italia
Un’Italia in cui sembra che, finalmente, rosati siano riusciti a scrollarsi di dosso, almeno in parte, la polvere di retaggi culturali tutti nostrani che portavano alcuni a definirlo addirittura un “non vino” o, comunque, un prodotto di second’ordine! Una categoria, a mio modo di vedere, che meritava alcuni dei pregiudizi maturati in tempi in cui il Rosato – da salasso – era davvero visto da molti produttori come il risultato della necessità di concentrazione delle basi in rosso. Dopotutto è proprio così che i rosati nascono in Puglia, quando le basi, probabilmente di Primitivo e Negroamaro, venivano salassate prima di essere spedire in cisterne al nord, dove andavano a “conciare” i più esili e scarichi vini di alcuni dei più noti areali vitivinicoli italiani e francesi. Oggi, però, la tecnica e la consapevolezza dei produttori italiani, unitamente a dotazioni tecniche di cantina che, in molti casi (fatta eccezione per alcune eccellenti produzioni che fanno a meno di moderne presse e controllo della temperatura), aiutano nella produzione di Rosati più scarichi di colore, nitidi e fini nei profumi, anelando alle esemplari produzioni provenzali. Provenza che ha fatto scuola ma che, per certi versi, ha rappresentato un modello che in troppi, in Italia, hanno cercato di “replicare” dando più importanza alla resa meramente “estetica” che all’identità e alla personalità dei propri vini Rosati.
Per fortuna, negli ultimi due anni, si nota un’inversione di tendenza volta a rispettare molto i varietali, l’annata e un’idea personale di Rosato, avulsa dall’emulazione cromatica e stilistica provenzale.
I Rosati italiani si stanno dimostrando, quindi, vini sempre più interessanti in termini di espressività e trasversali in quanto a potenziale di abbinamento.
Qualche nozione sui vini Rosati
Sfatiamo sin da subito la convinzione diffusa fra i consumatori che vorrebbe il vino rosato come frutto di un uvaggio o un blend di mosti di uve a bacca rossa e mosti di uve a bacca bianca, in quanto questa tecnica è vietata per legge in tutti i paesi produttori di vino (fatta eccezione per gli spumanti rosé, ma questa è un’altra storia…).
Anche se non è propriamente giusto parlare di tradizione in senso stretto, ci sono alcuni areali italiani nei quali il vino rosato è stato in grado di radicarsi nelle abitudini produttive e enogastronomiche locali e sono stati proprio questi distretti a siglare un patto che mira a valorizzare questa tipologia di vino a livello nazionale ed internazionale: Bardolino, Valtènesi, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte e Salice Salentino.
Eppure, negli ultimi anni, in Italia la produzione di rosati è in crescita praticamente in tutte le regioni con la Toscana ad aver manifestato un interesse sempre più marcato nei confronti delle vinificazioni in rosa del Sangiovese e non solo.
Per quanto concerne la modalità di vinificazione il Rosato prevede l’utilizzo di sole uve a bacca rossa trattate in principio come verrebbero trattate per la produzione di un vino rosso per poi proseguire con pratiche comuni alle vinificazioni in bianco. Si procederà, quindi, con macerazioni brevi (da poche ore a un paio di giorni) in base alla tipologia di uva (e alla sua capacità colorante) e all’annata (determinante per definire spessore e qualità delle bucce). Esistono vari metodi di vinificazione in “rosa”, ma i principali utilizzati in Italia sono:
– la vinificazione in bianco: si applicano le medesime tecniche enologiche di produzione di vini bianchi utilizzando uve a bacca rossa. Le macerazioni possono essere identificate nei “Vini di una notte e Vini di un giorno”. Con macerazioni di 6-12 ore, il vino viene definito “vino di una notte”, con macerazioni di 24 ore ca. il rosato verrà definito “vino di un giorno” (è possibile spingere le macerazioni anche oltre le 36 ore). La fermentazione verrà lasciata partire (dapprima generalmente bloccata dalla SO2) solo dopo la sosta del mosto sulle bucce.
– il salasso o saignée: tecnica utilizzata dai produttori di vini rossi, che ha una duplice utilità: quella di permettere la produzione di un vino rosato prelevando una più o meno importante quantità di mosto dalla vasca o dal tino di macerazione che poi verrà vinificata in bianco mantenendo solo parte della sua colorazione; quella di rendere il vino rosso che si andrà a produrre più concentrato e più strutturato. Questa scelta si rivela molto utile in annate difficili, in termini di struttura potenziale, come la 2014. Non a caso molti rosati prodotti da aziende a trazione rossista sono nati proprio nel 2014 o comunque in annate “magre”.
Per quanto concerne l’estero. molto diffusi sono i vin gris (vini dal colore rosa tenue, prodotti evitando la macerazione sulle bucce. Per produrre un Vin Gris vengono utilizzate uve con capacità colorante molto bassa, come il Cinsault Rose, Cinsault Gris e Cinsault ecc…) e i Blush Wines (sono l’interpretazione dei “Vini Grigi” nel Nuovo Mondo e in particolare negli USA, dove le macerazioni sono ridotte al minimo e i vini prodotti hanno un percettibile residuo zuccherino e risultano petillant).
30 Rosati da mettere in frigo a Ferragosto e non solo!
Osa “Questo non è un vino tranquillo” Frappato Rosato Terre Siciliane Igp – Paolo Calì
Cerasa Salento Rosato Igp 2021 – Michele Calò & Figli
Tenuta Paraida Rosato Copertino Igp 2021 – Az. Vitivinicola Marulli
Hanami Rosato Terre Siciliane Igp 2021 – Cantine Fina
Marosa Rosato Aglianico del Taburno Docg 2021 – Nifo Serrapocchiello
Mavì Vino Rosato 2021 – Barone Ritter de Zahony
Granatu Rosato Calabria Igt 2021 – Casa Comerci
Rosa del Castagno Rosato Toscana Igt 2021 – Fabrizio Dionisio
A Pois Rosato Marche Igt 2021 – Cantine Fontezoppa
Codazzo Rosato Marche Igt 2021 – Terracruda
Chiaretto Bardolino Doc Classico 2021 – Bigagnoli Wines
Valtènesi Riviera del Garda Chiaretto Classico Dop 2021 – Tenute del Garda
La Prima Volta Vino Rosato 2021 – Fattoria Uccelliera
Petrera Rosato Terre degli Osci Igt 2021 – Cantine Catabbo
L’Altro Punto di Vista Rosato Toscana Igt 2021 – Podere la Chiesa
Rosatico Rosato Toscana Igt 2021 – Poggio al Grillo
U Mei Vino Rosato 2021 – Roberto Rondelli
Sciac-trà Ormeasco di Pornassio Doc 2021 – Cascina Nirasca
Ophrys Rosè Rosato Veneto Igt 2021 – Il Filò delle Vigne
Francesca Rosato Canavese Doc 2021 – Le Masche
Aura Florum Rosato Piemonte Doc 2021 – Cantine Sant’Agata
Merendendi Vino Rosato – vinTage Azienda Agricola
Dandy Rosato Nero di Troia Murgia Igp 2021 – Az. Agr. Mazzone
La Via delle Rose Lazio Rosato Igt 2021 – Riserva della Cascina
Etna Rosato Doc 2021 – Girolamo Russo
Cipria Rosato Isola dei Nuraghi Igt 2021 – Carpante
Amore Rosato Umbria Igt 2021 – Barberani
La Gazzara Rosato Toscana Igt 2021 – Castell’in Villa
Fosso Cancelli Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2021 – Ciavolich
Alema Rosè Epomeo Rosato Igt 2021 – Viticoltore Antonio Mazzella
Ovviamente quello del Ferragosto alle porte è solo un pretesto per consigliarvi qualche buon Rosato che, a mio parere, può e deve essere preso in considerazione lungo tutto l’arco dell’anno, destagionalizzando una tipologia che ha proprio nella possibilità di giocare con la temperatura di servizio e con le percettibili evoluzioni sul breve periodo la propria carta vincente.
Da par mio continuerò ad assaggiare i Rosati 2021 e le uscite ritardate per la mia consueta selezione di fine anno, con la speranza di poter continuare a scoprire, anche in questo 2022, dei vini in grado di confermare la grande crescita dell’Italia “rosatista”, constatata negli ultimi 10 anni.
F.S.R.
#WineIsSharing