Dopo qualche mese di latitanza dall’Alto Adige, dalle sue suggestive e vocate vigne e dai suoi virtuosi vignaioli, torno a scrivere di questa regione condividendo con voi le gesta di una piccolissima realtà che merita grandissima attenzione: la Weingut Oberstein.

Quando la conoscenza tecnica incontra il talento nel far vigna e nel fare vino (come in altri settori) tutto entra in una dimensione diversa… sorprendente! Joachim Wolf sa di vigna e di vino e proprio per questo può permettersi di cucire addosso alle sue vigne, a Cermes, un sistema di allevamento al quale aggiungere una serie di accorgimenti agronomici che sembrano voler coniugare le migliori doti di vari sistemi, compresa – ovviamente – la pergola. Un approccio tanto ragionato quanto libero dai paradigmi di una viticoltura, a volte, troppo poco malleabile in termini concettuali e pratici.





Una vera e propria “semi-arena” quella in cui ci si ritrova quando, dal basso, si ruota il collo a 180° per scorgere le ripide vigne, tra i 400 – 500 m s.l.m. ca., in cui Joachim alleva Pinot Bianco, Sauvignon, Schiava e Pinot Nero.
Piante che affondano le proprie radici in terreni leggeri, permeabili, dalla pedologia particolare, in cui limo e sabbia si mescolano con materiale granitico poroso e scistoso. Questa particolare matrice pedologica è dovuta allo scontro tra la placca tettonica eurasiatica e quella africana che provocò la rottura e il disfacimento della dura roccia granitica che, assieme a quarzite, feldspati e mica.
Ne scaturiscono vini dai parametri analitici che ricordano la Mosella per acidità e pH ma che, con maturità complete, date dall’esposizione ottimale e dall’accurata gestione delle potature, della parete fogliare e delle rese, godono di un’opportuna dotazione materica e strutturale. Nonostante anche queste zone stiano accusando gli esiti dei cambiamenti climatici, l’armonia dei vini di Joachim Wolf e della sua Tenuta Oberstein fa ben sperare per un futuro in cui potremo ancora bere vini orientati alla finezza e alla tensione, senza lesinare materia e concreta profondità.
“Non siamo noi a decidere quando è giunto il momento della maturazione, ma il tempo” J. W.




Ciò che fa la differenza, infatti, è proprio l’intensa e profonda progressione salina che ogni vino di Joachim porta in dote di sorso in sorso. Equilibri rari che raggiungono l’apice di eleganza, slancio, concretezza e tessitura minerale nel Sauvignon “Salis” 2018. Il nome la dice lunga su questo Sauvignon che affina in parte in botti di legno e in parte in acciaio per quasi un anno. Frutto nitido con la componente tiolica ben dosata, fresca ma non eccessivamente vegetale. Un naso solare e ventoso. In bocca entra fiero per poi distendersi con grande agilità e tensione acido-minerale. Lunghissimo il finale salino.



Ottimi anche gli altri vini, con il “Lapis” Pinot Bianco 2019 a mostrare grande raffinatezza, nonostante non lesini polpa e matericità. Un vino buono oggi ma dall’indubbio potenziale evolutivo. Infine, le due versioni di Schiava che vogliono mostrare, diversificando ma non contrapponendo, le due anime del vitigno: la Versal 2018, l’animo più agile e l’Arena 2018 (con un piccolo saldo di Lagrein) quello più profondo di questa varietà così versatile e identitaria, capace di tradurre ogni vigna con onestà e di esprimere la cifra stilistica del proprio interprete senza perdere la propria radicata aderenza territoriale.

In cantina ci sono già balzi in avanti su tutta la linea con una manciata di litri di Pinot Nero da vigne giovanissime già grande… grande davvero!


Un esempio di arte “scultorea” enoica, in cui il fare e il decidere vanno di pari passo con il togliere consapevole.
Unico “problema”? Le tirature sono limitate ma la prospettiva di vigna potrebbe portare a una produzione totale di qualche migliaio di bottiglie in più delle ca. 4mila prodotte nella prima annata.
Se è vero che la semantica è uno dei più grandi problemi della comunicazione enoica e che termini come “mineralità” e “verticalità” sono, spesso, utilizzati in maniera fuorviante, quando assaggerete i vini di Joachim difficilmente le vostre sinapsi non accompagneranno i vostri sensi in quella direzione.
Un talento, come non ne incontravo da un po’. Luminoso!
F.S.R.
#WineIsSharing
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