Siamo a Motta di Livenza, presso l’Azienda Corvezzo, risalente agli albori del ‘900, ma riportata in auge solo negli anni ’90, dal nipote del fondatore Giuseppe, Renzo Corvezzo. Oggi alla guida dell’azienda ci sono Giovanni e Katia, figli di Renzo, che hanno saputo guardare dritto al futuro, senza dimenticare mai le profonde radici che affondano in un passato prospero e ricco di insegnamenti agricoli, culturali ed umani.
Ciò che colpisce sin dal principio dell’Azienda Corvezzo e senza dubbio la commistione fra passato e modernità, che coesistono in un’insolita, ma apprezzabilissima armonia, che si ritrova in ogni calice dei Vini prodotti in queste terre tutelate dall’itinerario enoculturale della Strada dei Vini del Piave.
Un complesso ecosostenibile ed ecocompatibile, alimentato da impianto fotovoltaico e che guarda avanti, pensando già alla biomassa come fonte di energia termica.




L’attacco in bocca è prorompente, ma subito tenuto a bada da un buonissimo equilibrio. Nonostante il vitigno non lo lasci auspicare, l’Ikaro è persino elegante, nella sua consapevolezza di sè… un vino duttile e di grande piacevolezza.




Alla vista si palesa di un giallo paglierino impreziosito da aurei riflessi.
Il naso è giovane, fresco, tropicale! Grazie alla criomacerazione aromi e gusto acquisiscono un’intensità notevole ed in particolare in bocca a stupire è l’equilibrio fra nota salina, quasi umami, ed un accenno di fruttata dolcezza.
Davvero fine e complesso! Un bianco mai scontato, da provare assolutamente!





Ormai di Refosco dal P.R. ne ho bevuti diversi e questo Ponente entra di diritto nella Top 10. L’unghia ne tradisce la giovinezza, ma è comunque un Vino che si fa bere anche se parliamo di una 2012.
Erbaceo, con profonde sfumature speziate, varietale come non molti e decisamente complesso al naso. Il sorso è avvolgente, a tratti grasso, con una vena acida davvero interessante.
Un vento che non puoi fare a meno di sentire sulla pelle…a lungo!
Devo ammetterlo, i Pinot “Noir” nostrani non mi entusiasmano mai, perché sono, spesso, troppo “poveri”, corti e se ad un Vino, che già fa del suo colore scarico e della sua “trasparenza” delle peculiarità, non aggiungi almeno un po’ di sano “sfarzo” e di riflessiva persistenza, non puoi dire di aver fatto un buon lavoro. In questo caso, Renovatio, un nome che ne vuole preannunciare la personalità, mi ha piacevolmente colpito per un bouquet giustamente speziato, nel quale il legno piccolo ha avuto modo di accentuare una notevole complessità, tirando fuori originali note di sigaro toscano e radice di liquirizia.
Ottimo il sorso, che sprigiona un intenso gusto, in cui prevale ancora la nota speziata, ma con grande finezza. Lungo…davvero lungo per essere un Pinot Nero made in Italy!
Le mie considerazioni riguardo la Cantina Corvezzo sono le seguenti:
- Tradizione: sempre presente e costantemente ricorrente in ogni scelta aziendale
- Modernità: una spinta progressiva e progressista verso un futuro che è già qui e che Corvezzo ha intuito da diversi anni proponendo Vini di slancio, con una beva sempre piacevole nonostante la complessità di alcune etichette;
- Qualità: l’attenzione all’ambiente sia in vigna che a livello aziendale, ne denota una visione davvero coerente con tempi in cui viviamo e fa di questa azienda un esempio da seguire, Bio o non Bio…
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