Corvezzo – Una Cantina fra tradizione, modernità ed ecosostenibilità

Se è vero che il Vino è frutto del connubio fra Natura & Uomo, oggi mi sono reso davvero conto di quanto questa danza, a volte impacciata, ma altre così naturale e coordinata, possa esprimere al meglio qualcosa di imprescindibile, come lo è appunto l’agricoltura e nello specifico la viticoltura.

Siamo a Motta di Livenza, presso l’Azienda Corvezzo, risalente agli albori del ‘900, ma riportata in auge solo negli anni ’90, dal nipote del fondatore Giuseppe, Renzo Corvezzo. Oggi alla guida dell’azienda ci sono Giovanni e Katia, figli di Renzo, che hanno saputo guardare dritto al futuro, senza dimenticare mai le profonde radici che affondano in un passato prospero e ricco di insegnamenti agricoli, culturali ed umani.

Ciò che colpisce sin dal principio dell’Azienda Corvezzo e senza dubbio la commistione fra passato e modernità, che coesistono in un’insolita, ma apprezzabilissima armonia, che si ritrova in ogni calice dei Vini prodotti in queste terre tutelate dall’itinerario enoculturale della Strada dei Vini del Piave.
Un complesso ecosostenibile ed ecocompatibile, alimentato da impianto fotovoltaico e che guarda avanti, pensando già alla biomassa come fonte di energia termica.

La mentalità “green” si ritrova anche nella scelta di etichette ed imballaggi in carta riciclata, oltre all’utilizzo di bottiglie in vetro “alleggerito” meno inquinanti e più leggere.
Vigneti antichi per una terra dall’indubbia vocazione agricola, che vede nella produzione vitivinicola la sua massima espressione.
Passiamo ai Vini che ho avuto modo di degustare e che, vi anticipo, mi hanno colpito a modo loro, tutti e 6!
Non il solito Prosecco! Ecco la prima frase che mi viene in mente per questo Terre di Marca di Corvezzo (Prosecco Biologico Spumante Extra Dry DOC Treviso), che a prescindere dal “BIO”, mi ha quasi riappacificato con la sua denominazione, che spesso…troppo spesso… mi ha lasciato impassibile, se non addirittura perplesso.
Colore classico dei veri Prosecco, con una bollicina degna di questo nome, che ne denota già una buona finezza.
Ciò che mi ha intrigato di più è quella nota inconfondibile di Pera, con un leggero accenno floreale, che se pur ricorrente negli charmat a base glera, qui raggiunge un’ottima armonia.
In bocca è asciutto, elegante e capace di sostenere abbinamenti, fuori dagli schemi, oltre ai “soliti noti” piatti di pesce ed all’ormai “trendy pairing” con il  prosciutto crudo (meglio se San Daniele). Io l’ho provato con il ciauscolo marchigiano!


Un Metodo Classico nella sua veste più femminile ed elegante, col suo rosa antico con riflessi aranciati. Un Rosè ottenuto da uve Raboso, vitigno spesso denigrato e considerato adatto solo a vini di pronta beva, che vede, altresì, inq questa interpretazione di Corvezzo, un’eleganza che parte dal colore, prosegue con un prezioso perlage, per arrivare ad un naso “boulangerino” tipico dei grandi M.C, fino al palato, che da bravo Casanova dovrebbe sedurre solo le Donne, ma invece… mi tocca ammetterlo… ha sedotto anche me, con il suo fruttato leggero. Aperitivo? Sì, ci può stare, ma io, che sono notoriamente godurioso, l’ho stappato con una grigliata di crostacei… mica scemo!
Raboso (Spumante Dry IGT Delle Venezie)... c’è chi lo paragona ad una bonarda, chi ad un Lambrusco…ma non ha nulla a che vedere con questi 2 noti vini rossi spumantizzati. Ikaro è un vino di grande fascino, unico nel suo genere…che ha saputo tenere a bada l’irruenza di un vitigno “selvaggio” come il Raboso, per elevarla ad un concept più moderno, piacevole e, sicuramente, accattivante.
Violaceo, fragoloso, con sentori  di frutti di bosco ed una punta di Rosa canina.
L’attacco in bocca è prorompente, ma subito tenuto a bada da un buonissimo equilibrio. Nonostante il vitigno non lo lasci auspicare, l’Ikaro è persino elegante, nella sua consapevolezza di sè… un vino duttile e di grande piacevolezza. 



Il Manzoni Bianco (DOC Piave) è, di certo, l’etichetta più rappresentantiva della filosofia di Corvezzo, che mira alla valorizzazione del territorio e dell’uva in sè, senza il timore di essere moderni, freschi ed innovativi.
Alla vista si palesa di un giallo paglierino impreziosito da aurei riflessi.
Il naso è giovane, fresco, tropicale! Grazie alla criomacerazione aromi e gusto acquisiscono un’intensità notevole ed in particolare in bocca a stupire è l’equilibrio fra nota salina, quasi umami, ed un accenno di fruttata dolcezza.
Davvero fine e complesso! Un bianco mai scontato, da provare assolutamente!

Ormai di Refosco dal P.R. ne ho bevuti diversi e questo Ponente entra di diritto nella Top 10. L’unghia ne tradisce la giovinezza, ma è comunque un Vino che si fa bere anche se parliamo di una 2012. 
Erbaceo, con profonde sfumature speziate, varietale come non molti e decisamente complesso al naso. Il sorso è avvolgente, a tratti grasso, con una vena acida davvero interessante.
Un vento che non puoi fare a meno di sentire sulla pelle…a lungo!

Devo ammetterlo, i Pinot “Noir” nostrani non mi entusiasmano mai, perché sono, spesso, troppo “poveri”, corti e se ad un Vino, che già fa del suo colore scarico e della sua “trasparenza” delle peculiarità, non aggiungi almeno un po’ di sano “sfarzo” e di riflessiva persistenza, non puoi dire di aver fatto un buon lavoro. In questo caso, Renovatio, un nome che ne vuole preannunciare la personalità, mi ha piacevolmente colpito per un bouquet giustamente speziato, nel quale il legno piccolo ha avuto modo di accentuare una notevole complessità, tirando fuori originali note di sigaro toscano e radice di liquirizia.
Ottimo il sorso, che sprigiona un intenso gusto, in cui prevale ancora la nota speziata, ma con grande finezza. Lungo…davvero lungo per essere un Pinot Nero made in Italy!

Le mie considerazioni riguardo la Cantina Corvezzo sono le seguenti:

  • Tradizione: sempre presente e costantemente ricorrente in ogni scelta aziendale
  • Modernità: una spinta progressiva e progressista verso un futuro che è già qui e che Corvezzo ha intuito da diversi anni proponendo Vini di slancio, con una beva sempre piacevole nonostante la complessità di alcune etichette;
  • Qualità: l’attenzione all’ambiente sia in vigna che a livello aziendale, ne denota una visione davvero coerente con tempi in cui viviamo e fa di questa azienda un esempio da seguire, Bio o non Bio…
Wine is sharing!

F.S.R.

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