La storia di Massimo e Pascale e della Tenuta San Marcello nelle Marche del Vino…”bio-diverso”

Sapete cosa ci fanno un Pugliese ed una Parigina, che si sono conosciuti in Grecia e lavoravano a Milano, nelle Marche? Il Vino, ovviamente!
Oggi vi racconterò la storia della Tenuta di San Marcello e sono certo che, anche voi, vi lascerete coinvolgere come è accaduto a me.
“Galeotto fu il Lacrima”, i cui profumi affascinarono Massimo
Palmieri
(pugliese) & Pascale Marquet (parigina), professionisti di
importanti aziende milanesi che nel 2007, causa la crisi finanziaria
che portò al fallimento delle stesse, scelsero di trasferirsi a San
Marcello
, un piccolo comune in provincia di Ancona, nel bel mezzo
delle DOC Lacrima di Morro d’Alba e Verdicchio dei Castelli di Jesi
Classico e Superiore.
Questa coppia, stanca del tran-tran quotidiano della metropoli
milanese, scelse proprio la verdeggiante campagna marchigiana per
ritrovare ritmi più tranquilli ed una vita più sana, per loro ed i
propri figli. Acquistarono un podere di 5 ettari con un vecchio
casale che ristrutturarono, ricavandone un bellissimo agriturismo ed
una Cantina a basso impatto ambientale con oltre il 60% dell’energia
utilizzata proveniente da fonti rinnovabili, con un 80% già nelle
prospettive di questa coppia tanto attenta all’ecosostenibilità
quanto alla qualità dei propri Vini.
E’
proprio l’ecosostenibilità senza compromessi il mantra della Tenuta San Marcello.
Una filosofia “green” che ha portato Massimo & Pascale a coniare il neologismo “biodiverso” per il proprio Vino,
prodotto, per scelta, senza perseguire i dogmi delle certificazioni
biologiche, bensì coltivando la vigna preservando la biodiversità,
non usando concimi chimici, non diserbando, non usando insetticida e
riducendo al minimo l’utilizzo di solfiti in cantina. Inoltre a
livello energetico si tende a sfruttare la geotermia per raffreddare
i mosti e la fermentazione per riscaldare l’acqua ad uso domestico. Secondo me questo si può chiamare
bio-vero, non solo “bio-diverso”!

La
Tenuta San Marcello è una famiglia, ancor prima di essere un’azienda
e l’obiettivo di questa famiglia del vino si rivela essere quello più “eco-concreto”, vale a dire l’autosostentamento, mantenendo
costante la produzione nel tempo, ma riducendo anno dopo anno
l’impatto ambientale. Il risultato di questa visione tanto umanistica e sostenibile quanto lungimirantemente imprenditoriale è, comunque,
la produzione di una linea di vini che parlano del territorio, grazie
alla vinificazione esclusivamente in purezza di vitigni autoctoni, e
che fanno della loro sincerità la peculiarità primaria, che è
impossibile non percepire.
Una
produzione di poche migliaia di bottiglie, che puntualmente termina
nel giro di poche settimane dall’imbottigliamento, grazie alla
genuinità dei vini e a un buonissimo rapporto qualità-prezzo.

Di
queste bottiglie io ne ho assaggiate 3 e ovviamente ora vi tocca,
come sempre, la mia solita e, spero, piacevole descrizione
organolettico-emozionale dei vini in questione:

Lacrima
di Morro d’Albra Melano 2013:
un vitigno, il Lacrima (o la Lacrima) spesso sottovalutato,
persino dai marchigiani stessi, ma che negli ultimi anni sta
mostrando tutta la sua unicità.  I vini prodotti con questo vitigno,
considerato da molti uno dei più profumati al mondo, sono inebrianti ed
il Melano conferma questa ricchezza di aromi che spaziano dai
mirtilli alla classica ed inconfondibile visciola, con eleganti e
femminili note floreali di rosa e viola. Il sorso è una coccola,
calda e premurosa, che sa infondere raro equilibrio fra serenità e vitalità, per un uva, che
vinificata in purezza, a volte può risultare eccessivamente zelante.
Un vino semplice nel suo approccio, eppure così diverso e identificativo di un uva, un territorio ed una storia che hanno pochi
eguali.


Verdicchio
dei Castelli di Jesi Cl. Buca della Marcona 2013:
è il Verdicchio
“base” dell’azienda di San Marcello, eppure la sua freschezza
e la sua integrità lo rendono di grande espressività.
Profumi
varietali, delicati, con le note floreali e quelle fruttate che danzano un ritmato e armonico passo a due.
Il
gusto conferma i profumi, facendo emergere il frutto con eleganza e
senza stonature di sorta.
Un
Verdicchio da bere “spesso e volentieri”, nella consapevolezza di
avere nel calice un vino vero e concreto, fatto con passione e
rispetto che possiamo dimenticare in cantina per almeno un lustro senza preoccuparcene troppo.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Cipriani 2013: e qui arriva il bello! “Il fiore rosa fiore di pesco, fiore bianco fiore di mandorlo” all’occhiello della Tenuta di San Marcello. Passatemi la rima e che il mio conterraneo Leopardi mi perdoni! Tornando seri… il terreno argilloso, formatosi da sedimentazione marina, che non si è
fatto mancare formazioni calcaree, conferisce al vino un’ottima
mineralità
 sferzante di sapidità, che rende il Cipriani più complesso del Buca della
Marcona in questa fase. 
I
profumi sono più articolati e spaziano dai fiori bianchi, alle
coerenti noti di pesca, erbe officinali e finalmente arriva la mia amata
mandorla. Mandorla che ritroviamo anche al sorso, nel caratteristico retrogusto, di
un vino che combina in modo fine ed equilibrato freschezza, sapidità e una buona struttura.
Un
Verdicchio, questo Cipriani, davvero interessante, che fonde al
meglio le peculiarità del Re dei vitigni marchigiani con una
filosofia di vinificazione eco-friendly e “taste-friendly” passatemi il termine – dato
il gusto puro e gradevole che Massimo e Pascale sono riusciti a tirar
fuori dal frutto delle loro vigne.


Da
marchigiano
d’origine, vissuto a Milano, con mezzo corredo genetico
del Sud, appena tornato a vivere nelle Marche, mi sono sentito
davvero coinvolto nella storia di Massimo e Pascale e sono davvero
felice che ci siano persone, ancor più che imprenditori, capaci di rispettare una regione che sa dare tanto, senza pretendere
molto, se non quello stesso rispetto che si ritrova ampiamente in
ogni calice dei Vini della Tenuta San Marcello.
Inutile dirvi che il miglior modo di comprendere la filosofia di vita e di viticoltura dell’azienda, nonché la qualità dei loro Vini, sia quello di farsi un giretto della Marche e magari sostare qualche giorno nel bellissimo agriturismo a gestione familiare.

F.S.R.
#WineIsSharing

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