I punteggi del Vino non contano più! Il Vino “buono” si scopre sui social

Il mondo del Vino sta cambiando, ormai lo dicono anche da oltreoceano, dove le scale di valutazione del Vino sono nate e sono diventate fondamentali nel wine market.
Leggendo alcuni articoli, fra i quali quello su winecurmudgeon.com, ho compreso di non essere stato né un profeta né tanto meno un geniale ed intuitivo precursore dei tempi scrivendo già qualche mese fa che il sistema dei parkeriani 100/100 punti (wine score) è in una fase di declino che lo porterà a divenire, probabilmente, irrilevante.
Tale Jonathan Cristaldi, lui sì un vero profeta, dato che Time Out New York lo ha definito “a new Wine Phophet” (google-latelo se siete curiosi di sapere chi sia), ha avuto il coraggio di fare “outing”, asserendo che i punteggi in scale da 100 (in realtà ne esistono anche altre: Jancis Robinson “0-20” e Michael Broadbent “0-5” scale) stanno diventando sempre più inutili, in quanto, non solo i compratori “medi”, ma anche l’elite sta prendendo atto che qualcosa di profondo e fondamentale in termini di affidabilità sta cambiando nell’enosfera.
Sempre più persone scoprono ed approfondiscono la conoscenza di un vino attraverso la socialità sia essa reale o, ancor più, virtuale. Saranno quindi gli “amici e i contatti social” addetti o non addetti ai lavori, a diventare, sempre più spesso e a ben d’onde, i primi punti di riferimento per un consiglio enoico o un confronto alla pari riguardo vini e cantine, scavalcando e relegando ad una nicchia di “appassionati del genere” i critici che dal loro pulpito cercano di condizionare chi in maniera più veritiera chi in maniera discutibile l’opinione pubblica e, quindi, il mercato. Sarà il valore emozionale, saranno i post sui social network e le condivisioni sulle principali App sul Vino (Vivino e Delectable prime fra tutti) a determinare il reale valore di un vino, che non sarà in mano ad una oligarchia, bensì a tutti i winelovers. Questo spaventa alcuni, soprattutto critici e tecnici che si preoccupano di quanti neofiti possano improvvisarsi esperti e di quanto comunicare vino attraverso mezzi in cui vige la libertà di espressione possa produrre risultati poco attinenti alla realtà, ma vi invito a fare qualche prova, a seguire qualche winelover, magari proprio un vostro amico, di cui vi fidate, scaricate le app che vi ho suggerito e fate una media di ciò che leggerete… assaggiate i vini che vi incuriosiscono di più e fatemi sapere se il vostro intuito, sulla base di ciò che avete letto,  vi ha soddisfatto o meno.
I punteggi sono e saranno ancora importanti nei concorsi e nelle valutazioni tecniche di un panel e ci saranno sempre riviste che faranno bene a continuare a parlare di vino in questi termini, ma la maggioranza dei consumatori e dei winelovers sta davvero voltando pagina e, forse, è giunto il momento che anche il comparto delle guide e delle riviste specializzate si adegui a questo cambiamento.
Io stesso ho creato i miei cuori del Vino cercando di ironizzare in maniera rispettosa, ma, spero, chiara, sulla necessità di un approccio meno ingessato e razionale al Vino, che resta pur sempre qualcosa di prettamente soggettivo. Sappiamo bene che difetti e deviazioni produttive andrebbero riconosciute e comunicate ed allo stesso modo valutate negativamente, come che l’eccellenza di Vino non comprensibili dai più meriterebbe gli onori della cronaca, ma io sono certo che questo accadrà, grazie ad una comunicazione meno mirata, ma più duttile, meno critica, ma più costruttiva e spensierata. Ricordiamoci che il 95% dei consumatori non è in grado di riconoscere un vino brettato semplicemente perché non sa cosa sia il brettanomyces e che molti si fanno condizionare dalla bellezza di un’etichetta, piuttosto che da un premio vinto ad un concorso di dubbia equità, ma tra queste persone ci sono anche quelle che danno da vivere a chi il vino lo produce e di certo ce ne sono alcune che comprerebbero un vino solo perché ha un punteggio maggiore di un altro, ma ben vengano tutti i parametri di valutazione, purché ci sia una comunicazione intorno e dentro al vino più onesta e meno condizionata da mere dinamiche economico/commerciali.
Io seguo centinaia, forse migliaia di colleghi e winelovers, dal sommelier più affermato al bevitore occasionale, ma ormai ho imparato a discernere tra chi ha un palato, coerenza e rispetto e chi è avvezzo al mero do ut des commerciale e promozionale.
Il web è pieno di persone che adorano il vino ed è pieno di vini da scoprire che alcuni critici non prenderebbero neanche in considerazione, ma che… magari… sono proprio quelli che hanno in serbo per voi le emozioni più rare e sincere!
Non lasciatevi condizionare da nessuno, ma siate curiosi ed ancor più, condividete le vostre impressioni, perché è solo con la condivisione che arriveremo ad ottenere un quadro generale affidabile ed attendibile di quello che la comunicazione sociale del Vino può dare in termini di influenza sul mercato.
C’è chi passa ore della propria vita a condividere fatti della propria vita sui social, ma poi dice che non si fida di ciò che scrivono gli altri, c’è chi legge e commenta bufale e si fida a priori senza verificarne la fonte, ma questi sono gli estremi e piano piano il web sta trovando il suo equilibrio ed un po’ come la socialità reale (che, sia chiaro, deve necessariamente restare la principale fonte di condivisione ed emozione) è solo questione di capacità di discernere fra chi ed a che cosa credere e chi  ed a cosa non credere.
Io credo che il mondo del Vino sia in grado di evolvere verso una più democratica e trasversale visione della qualità di un produttore o della singola etichetta… non ci resta che confrontarci e condividere le nostre opinioni, ora più che mai! Dopo tutto, wine is sharing, no?!? 😉


F.S.R.
#WineIsSharing

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