A Roccafiore il Grechetto si fa conoscere al cento per cento

Qualche giorno fa presso le strutture della Cantina Roccafiore, a Todi, si è tenuto un evento davvero interessante: 100% Grechetto.

Prima di condividere con Voi le mie sensazioni ed emozioni in relazione alla degustazione dei Grechetto selezionati per l’evento, ci tengo a dedicare qualche riga alla Cantina Roccafiore, perché la seguo da diversi anni e ne ho vissuto l’evoluzione attraverso i suoi Vini e le sue scelte. Una realtà che intorno al Vino ha ricamato un contesto atto a proporre un territorio al meglio, grazie ad uno stupendo Resort immerso nel verde di Vigne ed Ulivi ed un Ristorante di qualità assoluta, che ho avuto modo saggiare proprio giovedì scorso, confermando una minuziosa attenzione nella selezione delle materie prime, una grande qualità nella preparazione ed un occhio di riguardo ad una presentazione all’altezza, ma mai troppo distaccata dalla sobria naturalezza di un ristorante che vuole esprimersi in un contesto territoriale che richiami al gusto, ai colori ed alla tradizione umbra se pur con idee e mise en place più contemporanee. Inutile dire che la Carta dei Vini sia più che all’altezza (chiedere al grande Sommelier Luca Rosati per credere!) e che i locali siano di rara eleganza e calore, se pur, anche in questo caso, con un tocco di modernità minimalista ben integrata nel contesto.

Credo che questa realtà debba essere considerata un punto di riferimento per il turismo enogastronomico in Umbria e lo dico per il semplice fatto che pur girando tutta l’Italia costantemente, spesso mi preoccupo di quelle Cantine che gestiscono troppe attività che,  se pur convergenti, richiedono un dispendio di energie e di attenzioni davvero importante, rischiando di decentrare il focus dal Vino. A Roccafiore sembra tutto nato per essere così com’è senza se e senza ma… con un incastro perfetto ed armonico di proposte per chi Ama viaggiare, mangiare e bere bene… e perché no… anche per chi vuole dare all’occhio la sua parte sia in termini di design, che in quanto alla possibilità di perdersi con lo sguardo in panorami dalla naturale poesia.
Dopo questa sviolinata ai padroni di casa, meritatissima e… di certo non richiestami… torniamo al Vino… anzi… al Grechetto!

Il Grechetto è da molti, produttori umbri stessi (non tutti per fortuna), considerato un vitigno, ma ancor più un Vino dal quale non sia dato pretendere apici assoluti, bensì sia più adatto per la produzione di Vini giovani e dalla beva più pronta… beh… se mai avessi avuto anche un solo dubbio riguardo la mia posizione divergente da questi detrattori (e mai ne ho avuti), dopo la degustazione organizzata da Luca Baccarelli, volto, cuore ed anima della Cantina Roccafiore, sarebbe impossibile averne ancora.
Da un’uva tra le più coltivate in Italia in termini di ettari vitati, spesso utilizzata come uva da taglio o comunque in blend, ma sempre più vicina a raggiungere i suoi apici in purezza, grazie a produttori illuminati e, soprattutto, speranzosi, che credono nel potenziale di questo varietale, sono nati i 13 Vini selezionati (tra produttori umbri e dell’alto lazio) per la degustazione alla cieca di giovedì scorso.
Sì… ben 13 referenze, in molti casi, davvero differenti fra loro, per terroir, metodo di vinificazione ed ancor più per la varietà clonale, che nello specifico si divideva fra i due cloni riconosciuti di Grechetto, ovvero G5 (Todi) G109 (Orvieto).

Ciò che mi ha colpito di più della degustazione – a parte il fatto che penso sia la prima o la seconda volta al massimo che mi capiti di vedere 80 persone con 5 calici Zalto di fronte :-p – è stato sicuramente il fatto di ritrovare sotto uno stesso tetto, animati da un comune obiettivo, produttori con filosofie produttive, impostazioni aziendali e numeri e soprattutto età molto variegati: dal giovanissimo vignaiolo “naturale” che ama fermentazione e macerazione sulle bucce, perfetti per la nicchia di competenza, al  produttore più stilisticamente convenzionale, ma che, con senno, mira ad una maggior democraticità del grechetto, fino a quello che con schietta esperienza dice di aver sempre chiesto al suo grechetto di rispecchiare il varietale senza grandi aspettative in termini di longevità, ma con grande facilità di beva. Insomma… un crogiuolo di produttori diversi, ma con due caratteristiche amalgamanti, ovvero la ricerca della qualità e la voglia di dare al Grechetto la visibilità che meriti, non solo negli scaffali della GDO e non solo a livello locale (tra l’altro… l’Umbria è una strana regione enoica ed i numeri sembrano dire che si bevano più Vini del Nord Italia che vini locali… bah…).


Vedere, finalmente, dei produttori mostrare uno primo step di sinergia e coesione, di fronte ad una quantità considerevole di giornalisti, wine bloggers ed addetti ai lavori, è stato un piacere assoluto, ancor più per uno, che, come me auspica il lavoro di squadra ovunque ci siano situazioni in cui la somma delle forze in campo possa mirare a superare la sua risultante matematica! Il Vino, ovviamente, è uno di questi campi e, credo che, tutti i piccoli produttori dovrebbero riflettere sulla possibilità di creare proprie più o meno piccole associazioni non necessariamente fissandoci con le relative nicchie pseudo-filosofiche, bensì mettendo al centro la mission, l’obiettivo che, come in questo caso, può essere la sensibilizzazione e la promozione nei confronti di un vitigno meritevole di maggior visibilità.

Creare un evento strutturato non è semplice, ma di certo Luca Baccarelli in rappresentanza del gruppo di viticoltori aderenti, ha saputo attirare la mia e l’attenzione di molti altri winelovers e comunicatori del settore e questo va oltre la mera promozione aziendale, quindi non posso che sposare questo progetto e auspicarmi che ce ne siano presto altri in Umbria ed in tutto il resto d’Italia!


Tornando al Vino, sarebbe impossibile e noioso per Voi leggere 13 delle mie impressioni emozionali, ma preferirei, proprio in onore di questa sinergia dirvi senza alcun tema di smentita, che la qualità media dei Grechetti selezionati si è dimostrata davvero alta in termini di pulizia alcuni, di naturalezza altri, ma tutti accomunati da una grande piacevolezza nel sorso. Un rispetto ai profumi, la varietà tra i due diversi cloni e le tecniche di vinificazioni radicalmente differenti, in alcuni casi, ha evidenziato ciò che secondo me non deve affatto preoccupare… anzi dovrebbe essere qualcosa da studiare e sulla quale lavorare… ovvero uno spettro di aromi varietali che non sempre può far riconoscere alla cieca un Grechetto “standard”, ma che, in realtà, sa mostrare le peculiarità del terroir, inteso come lo intendono i francesi: Pedoclima + Terreno + Vignaiolo oltre, ovviamente, all’età delle viti.
Mi verrebbe da dire che “C’è n’è proprio per tutti i gusti!”, ma nell’accezione più positiva che questa frase possa avere, poiché c’è davvero un grande lavoro a monte e raramente ho partecipato ad una degustazione che contemplasse una serie di Vini prodotti con così tanta attenzione nei confronti della materia prima e nel lavoro in Cantina.


Vi segnalo quindi le realtà coinvolte, che vi consiglio di valutare voi stessi nelle loro personali espressioni di questo grande vitigno:
Le Poggette, Fratelli Pardi, Raina, Palazone, Cantina Cenci, Margò, Mani di Luna, Terre della Custodia, Colle Ozio, Roccafiore, Sergio Mottura.
Un piacere ritrovare piacevoli conferme come il Fiorfiore di Roccafiore e nel Fiero di Carlo Tabarrini, gran bei Vini,  quelli di Sergio Mottura e piacevole sorprese il macerato di Mani di Luna, giovanissima, ma già interessantissima realtà, ma ci tengo a precisare che non ho trovato difetti in nessuno dei Vini presentati, neanche là dove si pensava a problemi della singola bottiglia… i Vini erano tutti espressione della propria realtà aziendale e probabilmente qualcuno è stato messo in difficoltà di fronte ad una varietà di vinificazioni così diverse, con le quali non tutti si confrontano solitamente, come quella di quella dei macerati, ma, a mio parere, è stata proprio questa commistione di generi a rendere questa degustazione così intrigante ed utile.
Concludo dicendo che, linea di massima, in tutti i Vini presentati dalle suddette Cantine si percepisce fondamentalmente la grande duttilità del Grechetto che riesce ad esprimersi a pregevoli livelli con sfumature a volte profondamente differenti. Nonostante si tratti di Vini dalla bassa acidità e dal calore a volte potenzialmente eccessivo, in realtà la texture tannica e la mineralità declinata in due versioni a volte congiunte ed a volte distinte di rieslinghiano idrocarburo e sapidità mista ad una sensazione saporosa quasi umami, i Grechetto sono destinati a grandi cose, persino se dimenticati per qualche anno in Cantina.


Sono davvero entusiasta dell’evento organizzato da questo gruppo di produttori e sono certo che sapranno dare luce nuova ad un tesoro così radicato nella cultura e nella coltura umbre.
Viva il Grechetto! 😉


F.S.R.
#WineIsSharing

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