Oggi torno a pubblicare un social-post,
ovvero la trasposizione di un post pubblicato ieri su facebook qui
nel mio Wine Blog. Lo faccio perché, a mio parere, è nello
spirito critico ed autocritico di ognuno di noi, ma a maggior ragione
di un blogger, la capacità di mettere da parte la propria idea, la
propria posizione (se c’è ed in questo caso, ad esempio, io ammetto
di essere combattuto e non poco!) per dar spazio a tante categorie
differenti e tanti punti di vista diversi, tutti alquanto
interessanti, come produttori, sommelier, ma soprattutto consumatori,
che sono poi quelli che il Vino lo comprano e che alimentano il
mercato. Comunque, bando alle ciance, eccovi il post (perdonate la
sintassi, ma ho voluto lasciarlo così come l’ho scritto ieri, ovvero
di getto!):
ovvero la trasposizione di un post pubblicato ieri su facebook qui
nel mio Wine Blog. Lo faccio perché, a mio parere, è nello
spirito critico ed autocritico di ognuno di noi, ma a maggior ragione
di un blogger, la capacità di mettere da parte la propria idea, la
propria posizione (se c’è ed in questo caso, ad esempio, io ammetto
di essere combattuto e non poco!) per dar spazio a tante categorie
differenti e tanti punti di vista diversi, tutti alquanto
interessanti, come produttori, sommelier, ma soprattutto consumatori,
che sono poi quelli che il Vino lo comprano e che alimentano il
mercato. Comunque, bando alle ciance, eccovi il post (perdonate la
sintassi, ma ho voluto lasciarlo così come l’ho scritto ieri, ovvero
di getto!):
Oggi dismetto i panni di comunicatore e di WineBlogger e parlo da italiano medio, ovvero da ciò che sono veramente! Mi chiedevo… ma siamo davvero disposti a spendere 5,10,20 … volte di più per uno Champagne che per un Metodo Classico italiano, solo perché il “brand” Champagne è connesso ad un’esperienza che trascende il puro gusto? Stavo leggendo un articolo in un blog americano in cui si sostiene che lo Champagne sia autentico, ma è davvero così? O meglio, sono tutti così autentici? Lasciando fuori dall’equazione le bottiglie rare e le piccole tirature, parliamo spesso di etichette che sono davvero ovunque! Ma soprattutto, perché quando parliamo di Vino italiano ci preoccupiamo persino di che tipo di leguminosa si usi per il sovescio, mentre quando parliamo di Champagne l’importante è che sia Champagne e, “meglio” ancora, che costi caro!? Io rispetto tutti gli amanti del genere e da una parte li invidio, in quanto, di certo, dedicandomi per il 90% a piccole aziende italiane e non avendo budget per grandi bolle d’oltralpe non posso avere una reale visione d’insieme, ma facendola semplice semplice, ad oggi, tolto il marketing ed il marketting, è ancora così ampio il divario fra Metodo Classico italiano e Champenoise? Se sì, cosa hanno di più i padri della bolla? Se no, quali sono i Metodo Classico che distruggono i fratelloni Champagne in termini di qualità-prezzo?
P.S.: il post è volutamente superficiale e generico, in quanto conosco decine, forse centinaia, di piccole realtà che producono ottimi Champagne a prezzi onestissimi, ma in questo caso dalla generalizzazione vorrei arrivare al particolare, ovvero le potenzialità della singola espressione di Metodo Classico in Italia.
Integrazione (fonte internetgourmet.it), giusto per farsi un’idea:
1. Louis Roderer (2,8 milioni di bottiglie)
2. Pol Roger (1,6 milioni)
3. Bollinger (2,8 milioni)
4. Gosset (1,1 milioni)
5. Dom Pérignon (6 milioni, stima)
6. Jacquesson (275mila)
7. Krug (700mila)
8. Salon (63mila)
9. Deutz (2 milioni)
10. Billecart-Salmon (1,8 milioni)
11. Charles Heidsieck (non disponibile)
12. Perrier-Jouët (2,5 milioni)
13. Philipponnat (500mila)
14. A.R. Lenoble (380mila)
15. Veuve Clicquot (16 milioni, stima)
16. Taittinger (5 milioni)
17. Henri Giraud (300mila)
18. Joseph-Perrier (800mila)
19. Laurent-Perrier (7,5 milioni)
20. Ruinart (circa 2,5 milioni)
21. Mailly Grand Cru (450mila)
22. Henriot (1,8 milioni)
23. Bruno Paillard (500mila)
24. Drappier (1,5 milioni)
25. Alfred Gratien (300mila)
26. Duval-Leroy (5 milioni)
27. Palmer & Co (3 milioni)
28. Delamotte (750mila)
29. Lallier (380mila)
30. Moët & Chandon (32 milioni)
31. Ayala (800mila)
32. Veuve A. Devaux (700mila)
33. Cattier (1 milione)
34. Fleury (200mila)
35. G.H. Mumm (8 milioni)
36. Pannier (600mila)
37. Besserat de Bellefon (800mila)
38. Nicolas Feuillatte (9,3 milioni)
39. De Venoge (700mila)
40. Piper-Heidsieck (6 milioni)
41. Pommery (5,5 milioni)
42. Lanson (4,5 milioni)
43. Thiénot (400mila)
44. Henri Abelé (500mila)
45. Jacquart (3 milioni)
46. Barons de Rothschild (300mila)
47. Beaumont des Crayères (550mila)
48. Mercier (3,5 milioni)
49. Canard-Duchêne (4 milioni)
50. Vranken (4,5 milioni)”
Tirando le somme ecco cos’è emerso dai commenti su facebook di operatori del settore e winelovers, che vi riporto sintetizzati cercando di non alterarne affatto i contenuti e senza influenzarli minimamente con le mie posizioni, in modo da avere una più realistica visione d’insieme, compresi alcuni estremi:
- non necessariamente lo champagne per
essere buono deve costare; -
esistono piccole maison che
producono capolavori, ma vanno cercate e non è facile reperirle se non in loco o online; -
molti franciacorta non valgono il loro prezzo;
-
alcuni convengono che nello Champagne ci siano note che in altri Metodo Classico mancano, come l’inconfondibile nota di gesso;
-
da evitare gli Champagne prodotti in grandissime quantità;
-
il Trento DOC è ormai il capofila della spumantizzazione Metodo Classico made in Italy;
-
si fa ancora confusione fra i metodi e si assimilano tutte le bolle (Prosecco compreso) allo Champagne;
-
in Italia meglio puntare sui varietali e quindi sulla varietà che lottare ad armi impari sui base Pinot Nero e Chardonnay. Come nel caso dei Metodo Classico base Verdicchio (uva adattissima alla spumantizzazione, anche storicamente), davvero notevoli e con ottimo rapporto qualità-prezzo;
-
Champagne= mito, know how ed esperienza, impossibili da eguagliare per chiunque;
-
Grandi produttori di Franciacorta = grandi numeri pari a quelli delle grandi maison di Champagne;
-
Champagne grandi maison e grandi produttori italiani = “gomma”;
-
In Francia si producono decine di
ottimi MC a prezzi ridicoli, penso ai Vouvray, Blanquette, Cremant,
spumanti gemerosi che alla fonte si pagano dai 5 agli 8€ a
bottiglia; -
riferendosi ai piccoli produttori
in Champagne si possono fare ottimi affari. La differenza con il Metodo
Classico italiano di buon livello è solo nel trasporto; -
acquistare direttamente dal piccolo vigneron permette di bere i Vini migliori a prezzi modici;
Ogni commento aggiuntivo sarà bene accetto! Io, da par mio, aggiungo solo due considerazioni, la prima è relativa ai numeri, in quanto, numeri alla mano, la produzione di Champagne è notevolmente alla produzione di Metodo Classico italiano con picchi impensabili da raggiungere (tra i 3 ed i 32 milioni di bottiglie) e che, se pur esistano dei picchi di costo per quanto concerne Franciacorta e Trento DOC, sono eccezioni che in una media, un po’ come quella usata nei tuffi, ovvero escludendo gli estremi, sarebbero ininfluenti. La media prezzi è notevolmente maggiore ed inarrivabile per qualsiasi altro paese e questo non vale solo per gli Champagne, ma per l’intera produzione vitivinicola francese. Mancanza nostra? Solo questione di storia e mito? Marketing? Non lo so, ma sta di fatto che ciò che emerge da ogni diatriba intorno e dentro alla “disfida” Italia-Francia, porta sempre alla medesima conclusione: noi italiani dovremmo prendere il meglio dai francesi, ma continuare a fare ciò che ci riesce meglio, dando più rilevanza all’unicità dei nostri terroir ed alla varietà dei nostri vitigni autoctoni, senza usare le dinamiche di mercato legate alla Francia come un alibi, bensì perseguendo la massima espressione di qualità, personalità ed identità territoriale. Non arriveremo mai ai picchi d’oltralpe in termini di prezzi, esperienza e condizionamento etichetta-consumatore, ma credo sia meglio così, perché è sul piano della qualità e della godibilità democratica e meno elitaria che il Vino italiano sa dimostrarsi il migliore al mondo e spero accada anche con il Metodo Classico.
Io non posso che consigliarvi di fare un giretto in Friuli, in Oltrepò Pavese, nelle Marche, in Puglia, in Campania ed in Sicilia, ad esempio, per scoprire quanto si stia facendo e bene nella spumantizzazione Metodo Classico e, persino, Metodo Ancestrale.
Concludo con un quesito più che opportuno, sollevato in uno dei commenti:
Come mai i grandi Metodo Classico italiani fanno
fatica a varcare i confini nazionali?
fatica a varcare i confini nazionali?
F.S.R.
#WineIsSharing
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