Ru…che?!? Molti di voi non lo
conosceranno, ma in questo strano anno di ricerca imperterrita dei
vitigni autoctoni più interessanti presenti nei vigneti italici, di
certo il Ruchè si è dimostrato essere quello che di più mi ha
intrigato sin da subito, vuoi per la sua storia, ancora avvolta da un
parziale mistero, vuoi per la capacità di quei pochi, ma buoni,
produttori che ne dispongono, di valorizzarlo all’interno delle
proprie bottiglie!
conosceranno, ma in questo strano anno di ricerca imperterrita dei
vitigni autoctoni più interessanti presenti nei vigneti italici, di
certo il Ruchè si è dimostrato essere quello che di più mi ha
intrigato sin da subito, vuoi per la sua storia, ancora avvolta da un
parziale mistero, vuoi per la capacità di quei pochi, ma buoni,
produttori che ne dispongono, di valorizzarlo all’interno delle
proprie bottiglie!
Parliamo di un un vitigno autoctono
molto raro, tipico del Monferrato astigiano, ma che si pensi, sia
stato importato dalla Borgogna, ad opera di alcuni monaci.
molto raro, tipico del Monferrato astigiano, ma che si pensi, sia
stato importato dalla Borgogna, ad opera di alcuni monaci.
Da sempre il Vino delle feste, delle
grandi occasioni, ma ancor più della famiglia! Un Vino che per la
sua ridottissima produzione veniva consumato nelle case, senza
arrivare alla commercializzazione, ma con l’avvento della D.O.C. Nel
1987 (poi d.o.c.g. nel 2010) il Ruché ha potuto varcare con maggior
facilità i confini locali, creandosi una vera e propria nicchia di
appassionati, tra i quali ormai posso asserire di essere entrato con
entrambi i miei piedoni!
grandi occasioni, ma ancor più della famiglia! Un Vino che per la
sua ridottissima produzione veniva consumato nelle case, senza
arrivare alla commercializzazione, ma con l’avvento della D.O.C. Nel
1987 (poi d.o.c.g. nel 2010) il Ruché ha potuto varcare con maggior
facilità i confini locali, creandosi una vera e propria nicchia di
appassionati, tra i quali ormai posso asserire di essere entrato con
entrambi i miei piedoni!
Tra le valide aziende che stanno
riportando in auge questo raro varietale nonché il Vino che ne
scaturisce, oggi vorrei parlarvi dell’Az. Agr. Ferraris, che da sola
produce attualmente ca. 100.000 bottiglie di Ruché suddivise in 3
etichette: Opera Prima, I Firmati, Bric d’Bianc.
riportando in auge questo raro varietale nonché il Vino che ne
scaturisce, oggi vorrei parlarvi dell’Az. Agr. Ferraris, che da sola
produce attualmente ca. 100.000 bottiglie di Ruché suddivise in 3
etichette: Opera Prima, I Firmati, Bric d’Bianc.
L’azienda è sicuramente una delle
prime ad aver creduto nel Ruché, ma deve il suo exploit in termini
di qualità e numeri, nonché rilevanza nazionale ed internazionale
all’ingresso in azienda del giovane Luca Ferraris (troverete tutta
l’interessante storia sul sito).
prime ad aver creduto nel Ruché, ma deve il suo exploit in termini
di qualità e numeri, nonché rilevanza nazionale ed internazionale
all’ingresso in azienda del giovane Luca Ferraris (troverete tutta
l’interessante storia sul sito).
Il mio unico assaggio relativo a
quest’azienda è relativo ad una bottiglia di Clasìc Ruché di Castagnole Monferrato d.o.c.g. 2014 (ex
firmato) che mi ha molto colpito per la sua franchezza e la
spontaneità di un naso, che pur trattandosi di un vitigno a
maturazione precoce in un’annata non delle più facili neanche in
Piemonte, ha saputo
quest’azienda è relativo ad una bottiglia di Clasìc Ruché di Castagnole Monferrato d.o.c.g. 2014 (ex
firmato) che mi ha molto colpito per la sua franchezza e la
spontaneità di un naso, che pur trattandosi di un vitigno a
maturazione precoce in un’annata non delle più facili neanche in
Piemonte, ha saputo
sprigionare al meglio il varietale.
Intriganti i sentori speziati ed il richiamo ai bouquet garnì
presenti in molte preparazioni locali, ma è in bocca che il Ruché
inizia a scalpitare per farsi strada nelle viscere di chi si apre ad
esso in maniera sincera e senza pregiudizio, comprendendone l’indole
mai doma ed in essa trovandone il suo fascino.
Intriganti i sentori speziati ed il richiamo ai bouquet garnì
presenti in molte preparazioni locali, ma è in bocca che il Ruché
inizia a scalpitare per farsi strada nelle viscere di chi si apre ad
esso in maniera sincera e senza pregiudizio, comprendendone l’indole
mai doma ed in essa trovandone il suo fascino.
Un Vino che, nonostante la
preponderante gioventù, sa ritrovare i suoi equilibri a tavola,
perché è proprio quello il posto di uno dei Vino a più grande
vocazione gastronomica (tipica) che abbia mai incontrato lungo il mio
girovagar enoico.
preponderante gioventù, sa ritrovare i suoi equilibri a tavola,
perché è proprio quello il posto di uno dei Vino a più grande
vocazione gastronomica (tipica) che abbia mai incontrato lungo il mio
girovagar enoico.
Un bell’incontro quello col Ruché, che
approfondirò nei prossimi mesi con altre assaggi che non mancherò
di condividere con voi.
approfondirò nei prossimi mesi con altre assaggi che non mancherò
di condividere con voi.
F.S.R.
#WineIsSharing
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.