Il mio non poteva essere un capodanno normale, perché io non è che lo sia tanto! Quindi mi sono divertito a creare un’ideale “missione possibile”, che con ironia voleva porre l’attenzione su quanto si possa bere stupendamente in Italia, con una piccola escursione all’estero, senza spendere un’eresia.
Sui social il termine di paragone a livello di costi è stata la classica bottiglia di Dom Pérignon disponibile in GDO a prezzi che oscillano tra le 110€ e le 170€ ca.
Se pur, inizialmente, dovessero essere 8, ho scelto di “esagerare” e di portare la sfida su un livello ancora più alto, stappando 10 bottiglie capaci di esprimere filosofie, idee, concetti, propositi e, soprattutto, territori diversi avendo come comun denominatore la qualità.
Eccovi le ultime 10 bottiglie stappate nel 2015 degne della mission “Come spendere meno del prezzo di un Dom Pérignon per 10 Vini ed iniziare l’anno felici!”:
Riesling Dry 2014 (Qba) – DR Loosen (tappo a vite): fresco e minerale come solo questo riesling sa essere. Un Vino “freddo”, che riscalda il cuore, con un frutto croccante, ma denso di succo, pieno di dinamica vitalità. E’ l’entry level della nota Cantina leader nella produzione di Vini da questo varietale, eppure esprime in toto la qualità ed i valori dell’azienda.
Pepi 2014 – Tramin (tappo a vetro): un’anteprima di cui vi parlai già qui:
http://www.wineblogroll.com/2015/11/le-novita-della-cantina-tramin.html. Si riconferma un’ineccepibile espressione di Sauvignon. Fine e semplicemente complesso al naso, con una freschezza disarmante e grande pulizia. Uno di quei Vini che è ciò che ti aspetti e non c’è nulla di più rassicurante, anche grazie al tappo in vetro, che adoro e confido diventi meno oneroso per le aziende.
Menis 2013 – Vigne di San Lorenzo: altro Vino di cui vi avevo già parlato in tempi non sospetti, ma che ho voluto stappare nell’ultimo giorno del 2015 per valutarne l’evoluzione e perché io ho un debole per i
Vini macerati, ancor più se in anfora. Vino che si conferma un esempio di naturalità mai eccessiva o scomposta, con tutto il bello di questo genere di viticoltura e vinificazione, ma ancor più senza il peggio di questo genere di “filosofia enoica”.
Pajele 2012 – Menti Giovanni (Vino volutamente declassato – tappo a vite): conoscevo già i Vini di questa realtà, ma non il Pajele, che “vince” a mani basse l’oscar del miglior Vino qualità-prezzo della serata. Una Garganega 2012 con tappo stelvin che non mostra alcun segno di cedimento e non allarmatevi se mettendoci il naso vi sentirete su un peschereccio a largo della Sicilia, mentre a bordo vengono issate le reti ed un mozzo sta mangiando un’arancia… non siete pazzi, o meglio, forse lo siete, ma almeno saremo in due! Passato, presente e futuro armonizzati nel bicchiere!
Ribolla Gialla 2012 – Toblar: la Ribolla a me piace così, nel bel mezzo della sua evoluzione, senza risultare troppo complessa da doverla spiegare ai commensali non dotati del gene del winelover, ma al contempo di un’eleganza in grado di sostenere le cene di pesce più “impegnative”. Toblar è la “seconda” azienda dei Vignaioli Specogna, eppure fa una Ribolla da prima linea!
Misco 2010 – Tavignano: un Verdicchio “aged” ci voleva anche in Toscana e questo Misco, fatto a 5min da dove sono nato, si dimostra consapevole di ciò che è e di ciò che potrà diventare, con un apice ancora lontano, ma già grande godibilità. Varietale integro e profondità in aumento, tanto da colpire persino me che di Verdicchio ne ho bevuto “un pochino”! Bravi!
Vernaccia di Serrapetrona Secco 50° anniversario – Lanfranco Quacquarini: come già detto sotto Natale, la Vernaccia di Serrapetrona nelle sue versioni dolci rappresenta l’immancabile conclusione dei pranzi e delle cene delle feste nella mia regione di origine, ma avevo omesso un particolare: nella versione secca è uno spettacolare Vino da pasto, dalla duttilità che spazia dalla carne al pesce, fino ai formaggi in maniera che oserei definire lussuriosa!
Recioto di Soave Vigna Marogne de Costìola 2007 – Tamellini: per me che sono uno di quelli che il Recioto è solo della Valpolicella, questo Recioto di Soave è davvero un bel modo per incrinare le proprie certezze ed essere indecisi se definirlo l’eccezione che conferma la regola o il fautore del cambiamento di un’idea ormai connaturata con la mia stessa anima enoica! Vino che si abbina perfettamente con il celebre detto “la bocca non l’è straca se non la sa de vaca”!
Terre Arse Marsala Vergine 2001 – Florio: curioso di provarlo con il carpaccio di spada affumicato e la mia curiosità è stata appagata e ripagata con sensazioni uniche nel loro genere, che solo questo antico e prezioso Vino, che mi fa venir voglia di abbracciare gli inglesi almeno in questo caso, sa donare. Uno spettro organolettico degno dei migliori, ad un prezzo “ridicolo” per un Vino che potete sotterrare, lasciando una mappa del tesoro ai figli dei vostri figli, consci di aver donato loro un momento di gioia profusa!
Aromi, stili, filosofie, valori e risultati differenti, ma tutti Vini in grado di emozionare senza dover spendere un’eresia e senza farvi pensare cose del tipo “ma se quelle “150€” le avessi usate per…?!?”.
Concludo con una breve digressione sui tappi, notando ancora una volta l’interessante comportamento delle diverse tipologie stappate ieri, delle quali ho parlato molto nel 2015, ma che approfondirò nel 2016 in quanto, ormai è chiaro che il sughero (quello buono) stia finendo e che sia il tappo a vite (anche stelvin o screwcap) che il tappo a vetro (glass closure) stiano dando risultati sempre più concretamente apprezzabili. Poi da lì a dirvi che accetterei un Brunello di Montalcino con lo stelvin, beh… parliamo delle adozioni gay, sarebbe quasi più semplice! (N.B.: cito questo argomento di attualità solo e soltanto perché è uno di quelli più complessi ed intricati per l’opinione pubblica… null’altro!)
Buon 2016!
F.S.R.
#WineIsSharing
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