Dalle Cantine Sant’Agata al Cicchetto di Asti con Mr Ruché Franco Cavallero

Questa tappa del mio ultimo viaggio enoico in Piemonte rappresenta davvero un unicum, in quanto a dinamiche ed emozioni. Parlo della tappa partita da Scurzolengo presso le Cantine Sant’Agata della Famiglia Cavallero e “terminata” ad Asti, presso il Cicchetto di Asti.
Andiamo per ordine… arrivati in cantina è Franco Cavallero ad accoglierci e, se pur lo conoscessi già, ero curioso come un bambino in un negozio di giocattoli, nel voler approfondire il suo ruolo in azienda, ma ancor più il suo rapporto con il vino. Franco è una figura che definire carismatica sarebbe un eufemismo ed è per questo che il soggetto delle mie condivisioni di oggi non saranno solo vini e Cantina, bensì troverete molti riferimenti a colui che chiamerò Mr Ruché.
cantina franco cavallero
Sì, perché è proprio il Ruché che rende la storia della famiglia Cavallero nel mondo del vino una bellissima favola, fatta di sacrificio, ma anche di tanta lungimiranza e capacità di confrontarsi senza paura e con consapevolezza con stagioni più o meno positive e mercati internazionali.
Tornando a Mr Ruché, Franco è un fiume in piena ed è stato davvero interessante ascoltare il racconto di una vita dedicata al Vino ed inutile dire che ad un quarto della tappa avesse già illustrato tutto ciò che avremmo potuto chiedere e che avremmo voluto sapere riguardo le Cantine Sant’Agata!
Un manager? Un viticoltore? Un comunicatore? Mr Ruché è un mix di questi aspetti e, probabilmente, di molto altro ancora, in quanto si è occupato da sempre dell’immagina dell’azienda, dei rapporti commerciali in Italia ed all’estero, ma al contempo è stato fondamentale nelle decisioni di cantina, vantando una grande preparazione enologica ed un palato davvero niente male. Simpatico, ma eloquente l’aneddoto che lo vede, insieme alla sua simpaticissima moglie Patrizia, scegliere come metà del viaggio di nozze la prima fiera all’estero alla quale Cantine Sant’Agata ha partecipato, per ottimizzare le spese e perché non vi era regalo più importante del porre le basi per un futuro positivo e propositivo per l’aziende e la sua famiglia.
Meno divertente se non drammatico l’episodio che vede l’intera cantina, con annessa produzione vinicola, andare letteralmente in fumo nel 2007, quando un incendio cancellò anni di lavoro e di investimenti mettendo a serio rischio l’azienda e minando le sorti della famiglia di Franco e di suo Fratello Claudio, che si occupa più specificatamente della vinificazione.
Questi due episodi, in completa antitesi, in qualsiasi altra storia avrebbero potuto rappresentare un inizio ed una fine, eppure come l’araba fenice (alla quale Sant’Agata ha dedicato un Barolo) Franco e suo fratello hanno lavorato e lavorano tutt’ora per riportare l’azienda ai fasti pre-incendio, con risultati notevoli, dato il riscontro che i vini di questa azienda, trainati dal Ruché declinato in tutte le sue versioni, ha sul mercato italiano ed internazionale.
Questo non solo mi ha colpito molto, ma mi ha fatto approcciare il mondo di Cantine Sant’Agata con una forma mentis differente, tanto da poter trovare in molti dei vini che ho avuto modo di assaggiare, il fuoco, il calore, la forza della rinascita e l’eleganza del volo della fenice, ma anche la freschezza, la poesia e l’imprevedibilità del vento e degli attimi di vita, un po’ come cantava Paolo Conte, che abbiamo casualmente incontrato mentre il mio sguardo si perdeva nell’anfiteatro naturale dei vigneti antistanti la cantina:
“Sull’otto volante dei secoli,
dei
Millenni, del freddo, del fuoco,
Del vento degli attimi…”
Detto questo, entriamo nel secondo atto delle tappa dedicata a Franco Cavallero ed al suo ruolo nel mondo del Vino, quindi ci spostiamo al Cicchetto, locale nel centro di Asti, che definirò con eleganza e signorilità una figata pazzesca! Per intenderci, appena entrato ho confidato ai miei compagni di viaggio “Beh, troppo bello, potrei tornare spesso in questo posto!” e uscendo “Wow… ne voglio uno uguale sotto casa, ma potrei andare sul lastrico nel giro di pochi giorni!”.
Ci siamo trasferiti in questa sorta di Wine Bar, ristorantino, american bar e distributore di felicità enogastronomica in genere, semplicemente perché è Franco a gestirlo, da anni, con grande successo ed una passione che non gli fa pesare l’impegno che lo porta a staccare dal “normale” lavoro in Cantina, per poi iniziare un’altra attività che si protrae spesso fino a tarda notte. 
vini franco cavallero
Un posto fantastico per gli amanti del Vino e delle eccellenze gastronomiche, nel quale puoi trovare dal miglior Prosciutto di Parma 36 mesi (da perdere la testa!) a dell’eccellente Patanegra, passando per digressioni regionali come il tonno del Chianti alla maniera di Dario Cecchini e tra le migliori mozzarelle assaggiate in vita mia, il tutto innaffiato dai Vini della Cantina Sant’Agata, ma anche da una selezione di altissima qualità fra Italia ed estero, con un occhio di riguardo nei confronti dello Champagne e della Francia in genere. Eh sì, perché Franco ama la Francia e la vede come un esempio in molti contesti, pur essendo consapevole del potenziale italiano ed ancor più della sua terra, cosa che a me faceva un po’ storcere il naso, finché nella massima espressione del mio motto “wine is sharing”, Franco ha condiviso con noi una bottiglia di Chateau d’Yquem del 1983, sogno di gran parte del Winelovers globali. Quella bottiglia è servita molto, ad aprire il cuore, ma anche la mente e non solo nei confronti delle capacità dei francesi di creare capolavori di gusto e di immagine, bensì nei riguardi dei Vini della Cantina Sant’Agata, che, almeno a mio parere, hanno superato di gran lunga le emozioni concesse da quel grandioso vino.
sauternes chateau d'yquem annata
In particolare ho apprezzato tutte le varianti del Ruché, dal ‘Na Vota, massima espressione varietale senza l’incidenza del legno, al Genesi, che contempla una percentuale (dipendentemente dall’annata) di Barbera e che viene prodotto con i criteri dell’appassimento, naso di travolgente armonia e lungo come un viaggio sulla via della seta della quale ricorda le note speziate.
Le emozioni forti, però – forse perché conoscevo già gli ottimi Ruché di Franco – me le hanno donate la Barbera Cavalé 2007 ed il Barolo Bussia 2009, il primo per la sua evoluzione ancora in fase ascensionale, con una freschezza disarmante, un pieno rispetto del varietale e con un legno nuovo mai eccessivamente incidente, mentre il secondo la sua profondità e la capacità di regalare note minerali e balsamiche di grande identità e territorialità.
Vi parlerei anche della passione di Franco per il Gin, tanto da essere arrivato a produrne di suoi, ma non sarei bravo quanto lui, quindi fate un salto al Cicchetto e vedrete che non ve ne pentirete!
Una citazione particolare e doverosa all’Albergo Etico, che ci ha ospitati con grande cortesia ed attenzione. Un progetto che riesce a coinvolgere ragazzi e ragazze affetti dalla sindrome di Down, nella gestione di un intero e bellissimo albergo, con tutti i comfort ed i servizi di un normale hotel, ma con l’impagabile valore aggiunto del principio etico sul quale è stato fondato. 
albergo etico
Grazie davvero a Mr Ruché per averci accompagnati in un viaggio all’insegna dell’eccellenza enogastronomica e delle più sincere emozioni. Perché se il Vino è condivisione la vita lo è ancor di più!

F.S.R.
#WineIsSharing

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