Destinazione Mongioia – Rinnovate emozioni, antiche vigne e vini lungimiranti

Un amico mi disse “tu dovresti scrivere di Vini più accessibili, di realtà che tutti conoscano, altrimenti come fa chi ti legge a trovare certi vini?” Beh… io gli risposi: “Ecco… i Vini di cui parli tu non hanno bisogno di me, forse neanche agli altri a pensarci bene, ma nel dubbio io scrivo dei vini che mi hanno emozionato nella speranza che possano emozionare anche chi li berrà dopo di me. Questo indipendentemente dal fatto che siano più o meno reperibili in commercio o che, magari, siano persino fuori produzione… che appartengano a nicchie o a realtà più riconoscibili ed accessibili. Io non scrivo né per i produttori né per chi legge… io scrivo per il Vino!”

Faccio questa premessa perché questo breve scambio di battute avvenne dopo aver sconvolto quello stesso amico con un assaggio del Moscato Crivella dell’azienda agricola Mongioia di Santo Stefano Belbo, nella quale DestinazioneVino ha fatto tappa negli scorsi giorni.
Un’azienda che rappresenta in toto l’equilibrio fra la mia visione più romantico-emozionale del Vino e quella prettamente gustativo-sensoriale e che vanta peculiarità che, ormai, noto essere comun denominatori delle Cantine e dei vignaioli capaci di emozionarmi coi propri vini.

Nell’approccio alla produzione:
– Gestione familiare;
– Forza di volontà e passione;
– Preparazione tecnica applicata ad un approccio più sostenibile in vigna e cantina;
– Rispetto ed umiltà, ma anche forte fiducia nei propri mezzi;
– Voglia di fare qualcosa di buono, deviando in maniera ponderata e mai eccessiva dalla via dell’omologazione.

Nei Vini:
– Grande interpretazione dell’annata;
– Personalità infusa in ogni etichetta;
– Rispetto per una produzione di qualità e non di quantità, meglio se da vigne vecchie (Mongioia ha “esagerato” e poi vi spiegherò il perché);
– Melodie armoniche, rese uniche da assoli di rara originalità.
Questo è ciò che ho trovato in questa realtà che ad oggi è stata capace di conservare e preservare una, se pur, piccola fetta di un territorio martoriato dalle produzioni intensive, nel quale vedere vigne vecchie è raro, ma vederne di quasi 200 anni (avete letto bene!) è davvero impossibile, se non in rari casi, ma di certo non nella quantità e la qualità di quelle che i nonni di Riccardo Bianco hanno lasciato dapprima in eredità a suo padre, il visionario Marco Bianco, e poi a lui ed alla sua splendida famiglia.
Un mondo, quello di Mongioia, in cui ridurre tutto al Vino ed ai suoi descrittori sarebbe un sacrilegio, oltre che impossibile per uno come me, che non si vergogna di dire che il Moscato da invecchiamento Crivella sia uno degli assaggi che di più sia stato capace di regalarmi emozioni, quindi il mio invito è quello a cercarli, in giro per gli eventi, ma ancor più andarli a trovare e magari assaggiare qualcosa in mezzo a quelle stesse vigne che io avevo sentito mie ancor prima di poterci posare lo sguardo ed avvicinare il cuore.

Vi basterà dare un’occhiata ad alcuni dei miei scatti per comprendere quando sia importante, in questo caso, come in altri, l’esperienza di una pianta, unita a quella di chi ci ha preceduti, unitamente ad una prospettiva più contemporanea e lungimirante che possa produrre un equilibrio basato sull’originalità e la qualità.
Non vedo l’ora di approfondire il tutto con le immagini video e l’ebook, per potervi portare ancor più dentro questo piccolo grande mondo, fatto di Vini particolari dai nomi importanti, come il Leonhard un moscato secco dedicato al primo genito Leonardo, fino al Brut di moscato Meramentae, che esprime un percorso di ricerca tanto minuzioso quanto fuori dagli schemi della standardizzazione. Vini che sanno di Moscato, ma ancor più di Mongioia!
Uno di quei casi in cui uscendo dalla porta, ti chiedi se hai spento luce e gas, come se uscissi da casa tua.

F.S.R.
#WineIsSharing
#DestinazioneVino

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: