Siena 30-31 gennaio 2016, prima edizione dell’evento enoico, o meglio enogastronomico, Wine&Siena.
Per quanto riguarda le impressioni generali riguardo questa prima edizione del Wine&Siena, andrò per punti per poi passare agli assaggi che di più mi hanno colpito, durante la manifestazione:
– Locations bellissime: Palazzo Salimbeni, sede storica del Monte dei Paschi di Siena (Vini rossi e dolci), ed il magnifico Grand Hotel Continental (Vini bianchi e bollicine). Atmosfere davvero magiche, intrise di arte e storia, con spazi ampi da gestire, senza la calca che ci si ritrova ad affrontare ad altri eventi, vuoi anche perché si trattasse di una prima edizione, ma di certo l’evento è stato fruibile nel migliore dei modi. Unica pecca, forse, la distribuzione degli spazi alla Rocca, un po’ dispersiva, che ha relegato alcune aziende in angoli difficilmente identificabili, inoltre la disposizione su più piani ha rischiato di far rotolare giù per le scale qualche neofita dell’assaggio, anche definito ‘mbriacon! Scherzi a parte, tutto sin troppo bello per una prima edizione, che già dall’anno prossimo dovrebbe subire quelle piccole migliorie (compreso forse il cambio di location) che potrebbero renderlo ancor più equo per le cantine partecipanti. Lo Stile MWF si è ben adattato a queste cornici davvero stupende;
– Selezione: 100 aziende vitivinicole, dalla grande cantina sociale, al piccolo produttore di nicchia, con un focus importante sulla Toscana ed alcune eccellenze delle altre regioni italiane. Ce n’era un po’ per tutti i gusti e questo è per me sinonimo di grande equilibrio e rispetto, che a volte in alcuni eventi stento a cogliere;
– Data e durata: qualcuno l’ha criticata ed in effetti per noi comunicatori e per gli addetti ai lavori in genere avrebbe potuto rappresentare un limite, data la concomitanza con Anteprima Amarone, ma in realtà Wine&Siena, si pone come una valida alternativa per chi preferisse qualcosa di diverso e di certo ha rappresentato un evento di grande interesse per gli stessi senesi, quindi ben venga. Anche la scelta del weekend e degli orari 9,30 – 13,30 / 14,30 – 18,30 mi è sembrata più che opportuna.
Fatta questa premessa che lascia il tempo che trova, passiamo alle aziende ed ai Vini che mi hanno emozionato ti più e che non vedevo l’ora di condividere con voi, tra novità, certezze e conferme:
Novità
Cantina Salcheto: esempio di sostenibilità e di quanto la modernità e la consapevolezza odierna possano essere messe al servizio di un maggior rispetto del territorio e del Vino in genere.
Un percorso importante quello intrapreso ormai da anni dall’azienda, che esprime una visione del Nobile di Montepulciano pura che più pura non si può, con grande attenzione in vigna in modo da dover solo assecondare la vinificazione. Davvero varietali e minerali il Nobile 2012 e la Riserva 2011, ma a stupirmi particolarmente è stato il Salco 2089, ovvero l’assemblaggio di due annate 2008-2009, non reputate in grado di correre da sole al meglio, ma che insieme hanno dimostrato di completarsi vicendevolmente e di andare a trovare un punto di incontro armonico, sia al naso che nel sorso. Concetto quello della compensazione delle annate in blend, che viene applicato solo quando è l’annata stessa a chiederlo, a conferma di una concezione molto rispettosa di Vino.
villaggio di Ceglo. Genio e sregolatezza? No, affatto, genio e naturalezza direi! Marjan rappresenta la quinta generazione di vignaioli in casa Simčič e dopo aver studiato per un anno in Borgogna e un anno a Bordeaux, ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia applicando nuove competenze alle antiche e tradizionali metodologie di vinificazione. I suoi bianchi (sauvignon, chardonnay e ribolla) ed il suo Pinot Nero hanno un filo conduttore fatto di freschezza e mineralità, eleganza nelle componente aromatica e grande equilibrio in bocca. Vini taglienti, ma anche ricchi di umami, come lo chardonnay, che sembra attingere dall’humus il suo sapore così orgoglioso della terra dal quale nasce e della viticoltura rispettosa che lo lascia libero di esprimersi in tutto il suo potenziale. La verità è d’obbligo in questa realtà e nei Vini si sente tutta, quanto è vero che la Ribolla 2010 è ancora agli albori della sua storia, tanto è forte e sano il suo scheletro acido-minerale. Il Pinot Nero? Avete capito dove ha imparato a farlo, vero? Borgogna docet! Bellissimo Vino. Rimpiango ancora di non aver potuto assaggiare la Ribolla 2009, ma gli impegni e la disposizione degli stand non mi hanno agevolato!
Conferme
Premessa: la Val d’Orcia è ormai una terra che sento molto vicina alla mia storia enoica ed al mio modo di intendere il Vino, fatta di grandi persone ed abili produttori, che non mancano mai di stupirmi con i loro Vini.
Luca Zamperini, in quel di Poggio Grande continua a sfornare piccoli grandi capolavori, primo fra tutti il Tagete 2013, che seguo dai suoi albori, e ad ogni assaggio a distanza di qualche settimana, è in grado di prendere sensi ed anima, metterli in un frullatore e farne uscire un puro frullato di emozioni, intrise di quel giusto mix di eleganza e caparbietà, di poesia e concretezza che solo i grandi bianchi sanno avere. Ne ho suggerito l’abbinamento con il proprio stato d’animo, ma aggiungerei che anche nella giornata no, può tranquillamente fungere da antidepressivo naturale e qualcosa mi dice che la nuova annata sarà ancor più terapeutica!
Passando ai rossi, se il Sesterzo 2013 si conferma di grande costanza e sostanza, il Syrah 2013 non manca mai di riservare sorprese, per complessità aromatica e potenzialità di invecchiamento, sicuramente capace di intrigare anche i winelovers più timidi.
Alberto Turri e Podere Albiano: sono una delle mie prime scoperte della Val d’Orcia ed il suo Tribolo 2010 Orcia Doc, Sangiovese in purezza, rappresenta una delle più centrate espressioni di equilibrio fra varietale e territorio. Un punto di riferimento per il potenziale dell’areale in termini di carattere e longevità. Al Vinitaly presenteranno una novità che non voglio svelarvi, ma tenetevi aggiornati, ne vale la pena!
Marco Capitoni è la saggezza fatta Vino, con la sua flemmatica calma sa metterti nelle migliori condizioni per l’ascolto delle sue parole ed ancor più di ciò che da dire avrà il suo Vino. Vini di grande sincerità ed il Capitoni 2012 assaggiato en primeur mostra già la personalità che Marco riesce ad infondere con estrema naturalezza nei propri Vini. Ancora freschissimo e vitale, ma con un’armonia decisamente inattesa per un Vino d’anteprima. Sempre una sicurezza!
Per concludere dare 5 cuori meritati all’evento, perfettibile, ma già dallo standard più che accettabile. Felice di trovare insieme a tanti mostri più o meno sacri, piccole realtà e nicchie che seguo da anni con grande attenzione e trasporto. La qualità è stata effettivamente il comun denominatore di questo Wine&Siena.
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