Accrediti stampa enoici e rapporto cantine-stampa/winebloggers

Parlando con alcuni produttori mi sono reso conto di un “bug” nel sistema Vino, del quale onestamente non avevo compreso bene l’entità, ma che forse sarebbe il caso di evidenziare, fermo restando che questa, come tutto ciò che scrivo in questo mio pubblico diario, è solo una mia soggettivissimissimissima opinione!

Vi spiego com’è andata: spesso, prima di piccoli e grandi eventi ed in particolare fiere del Vino o “esposizioni” con banchi d’assaggio, alcune aziende mi invitano ad andarle a trovare com’è normale che avvenga in un rapporto fra chi comunica il Vino e chi il Vino lo fa. 
accrediti vinitaly
A volte capita che nel momento in cui queste aziende si riferiscano a me o ad altri amici, colleghi anche più importanti di quanto possa essere io, ci si ritrovi in un momento di impasse dovuto al fatto che non si siano ricevuti gli accrediti stampa per quel determinato evento, per le cause più disparate tra le quali:
– “chi arriva primo vince”, ovvero consorzi o enti fiera che invece di fare selezione offrono un numero finito di accrediti dando priorità semplicemente a chi lo richieda prima, senza tener conto della correttezza di chi attende di essere certo di poter partecipare prima di dare conferma;
– normali ritardi dovuti alla grandissima richiesta (vedi Vinitaly) e ad una selezione dei richiedenti accredito;
– iper-selezione che tiene conto dei più svariati criteri di valutazione, spesso opinabili, ma comunque sempre meglio del precedentemente citato “chi arriva prima vince”.

Ci sarebbero molte altre più o meno comprensibili situazioni, ma fa tutto parte del “gioco” ed onestamente io continuo a pensare che il problema non si affatto chi organizza, ma chi partecipa a questi eventi, in quanto è proprio una considerazione di produttori/espositori, con cui ho parlato di queste situazioni, che mi ha fatto riflettere riguardo il rapporto “produttore di Vino-Stampa” e nello specifico con i Wine Bloggers di cui parlai anche qui.
Una delle persone in questione (e lungi da me criticarla o fargliene una colpa, anzi…) mi disse queste esatte parole “ma andare in giro per eventi enoici e degustazioni è il vostro lavoro, quindi dovreste pagare come tutti gli altri”. Beh… in linea di massima io comprendo la questione se la si veda in termini prettamente economici, pecuniari, materiali e quindi si percepisca l’accredito come una sorta di privilegio esclusivo e per pochi eletti, tra l’altro, non necessariamente meritevoli a sentirsela dire così, ma il discorso fortunatamente si è evoluto in una riflessione più profonda. All’udire queste parole, infatti, mi venne spontaneo dire che, a prescindere dal fatto che per me non sia un lavoro, se lo fosse, io, come molti colleghi Wine Bloggers, giro l’Italia per eventi enoici per lo più a mie spese per assaggiare i Vini di aziende delle quali andrò a scrivere ed alle quali, quindi, porterò visibilità gratuita, quindi il fatto che l‘organizzazione di una manifestazione enoica ci tenga ad avere comunicatori presenti mi sembra qualcosa di cui non solo essere felici, da produttori, ma piuttosto qualcosa che un produttore dovrebbe pretendere. Un produttore che paga per partecipare ad un evento, spesso, e me ne sono reso conto proprio in questa occasione, si focalizza solo sull’immediato, quindi sulla monetizzazione, sulla vendita e poco se non per nulla su tutto ciò che riguarda la comunicazione e la possibilità di “sfruttare” queste occasioni per veicolare la propria persona, il proprio marchio ed i propri prodotti, unitamente al proprio territorio. Comprensibile, soprattutto in tempi di crisi, ma sembra quasi che la mente di chi ha un’attività, a volte, funzioni a compartimenti stagni ed anche per me in passato era così, ma poi ho capito che non c’è cosa migliore dell’ottimizzazione e della capacità di massimizzare tempo ed investimenti lavorando soprattutto sulla comunicazione.
Dico questo perché la presenza ad una manifestazione di stampa specializzata, di wine bloggers, di giornalisti italiani e stranieri di qualità, ma anche di neofiti con tanta voglia di fare e di scrivere (magari da valutare in base alla social influence avendo anche grandi sorprese!) non solo credo sia fondamentale per una Cantina, ancor più se medio-piccola e quindi senza un grande budget destinato ad azioni di marketing diretto, bensì penso sia qualcosa che l’azienda stessa debba chiedere all’organizzatore partecipando a tale screening, magari suggerendo nomi e creando sinergie.
Sono in contatto quotidiano con Wine Bloggers di tutto il mondo e quando faccio nomi di gente che ha ben più influenza di me a livello globale e mi sento dire da un produttore “Chi sarebbe questo?” mi dispiaccio, in quanto, di questi tempi, oltre alle giustissime priorità, ovvero lavoro in vigna ed in cantina, nell’ambito commerciale non si può fare a meno di prendere in considerazione una conoscenza più approfondita di quella che è l’enosfera e quindi la comunicazione del Vino italiana e straniera, perché altrimenti poi non ci si può lamentare se di Vino se ne parli male e poco.
Mi sento dire “non ho il tempo di star dietro a queste cose”, ma poi magari si perde tempo utilizzando i social in maniera superficiale, come un gioco, dimenticandosi che se si è produttori, anche ciò che si fa attraverso i propri profili personali è riconducibile alla propria azienda in termini di reputazione e comunicazione.
Il mio consiglio è quello di gestire meglio il proprio rapporto con chi comunica ed in particolare con i Wine Bloggers, e non parlo di me, che fortunatamente ho avuto sempre il privilegio di un approccio più che positivo da gran parte dei produttori. Questo al fine di poter avere una percezione diversa di ciò che può avvenire ad un evento, quale il Vinitaly, nel quale sarebbe un errore madornale pensare solo a chiudere contratti di vendita, là dove si può fare benissimo l’una e l’altra cosa, andando a limitare il rischio di tornare a casa delusi, come spesso mi capita di sentire: “fiera di merda, non ho venduto nulla!”. Beh, dico io… come se si paga per uno spot non è detto che si rientri dell’investimento (altrimenti sarebbe troppo facile), è normale che ad una fiera non sia detto che si torni a casa con le tasche piene, ma una cosa certa la si può ottenere a priori, ovvero la visibilità!  Eventi come il ProWein o il Vinitaly, capaci di convogliare in una stessa location così tanti comunicatori vanno sfruttati al meglio e sta al produttore contattare non solo il comunicatore in modo diretto, bensì l’ente fieristico al fine di richiedere i nominativi degli accreditati ed eventualmente suggerirne altri, in quanto ne avreste tutto il diritto.
Detto questo, ci vediamo al Vinitaly e spero di dover fare a “spallate” con tantissimi colleghi per poter fare due chiacchiere con tutti voi! :-p

F.S.R.
#WineIsSharing

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