Vini, cantine e persone imperdibili al Vinitaly 2016 con tanto di cartina

Circa un anno fa, accadde una cosa davvero singolare: mi ritrovai in uno stand di un produttore che conosco ed apprezzo, al Vinitaly, e ad un certo punto si presentano due ragazzi con un foglio in mano chiedendo di poter assaggiare uno dei Vini dell’amico vignaiolo, depennando l’assaggio una volta degustato. Al che il produttore chiede informazioni riguardo quel foglio, mentre io ero lì a due passi a smangiucchiare qualche bibanese in un attimo di pausa e con mio sincero stupore uno dei due ragazzi gira il foglio ed io non posso che riconoscere una “pagina” di questo WineBlog! Da quel momento ho realizzato che forse avrei fatto meglio a pensarci due volte prima di consigliare un Vino qui o sui social, perché qualcuno avrebbe potuto berlo davvero!!! Ahahaha… scherzi a parte, ricordo quell’episodio, per quanto possa sembrare effimero, come una delle più belle soddisfazioni che ho avuto da quando parlo e scrivo di Vino. L’idea che qualcuno si sia preso la briga di leggere e stampare un mio post e di andare ad assaggiare uno ad uno tutti i Vini da me consigliati per la scorsa edizione del Vinitaly rappresenta, per me, il massimo da wineblogger e da winelover.
Faccio questa premessa perché manca ormai un mese alla 50ma edizione del Vinitaly e molti amici mi hanno chiesto qualche segnalazione anche per quest’anno e chi sono io per dire di no?!
Come sapete, però, non amo classifiche o indici di gradimento, quindi farò, come mio solito, di testa mia e cercherò di indicarvi persone, realtà e Vini che mi hanno emozionato particolarmente durante l’anno solare appena trascorso, nella speranza che possano suscitare sensazioni positive anche in voi e lo farò con una cartina italiana che potrete stampare e portare con voi.

Allora… ogni mio Vinitaly inizia con le bollicine, quindi andiamo per ordine e partiamo da esse, con una particolare attenzione al varietale: è pur vero che segnalare una ad una tutte le cantine che ho inserito nella cartina sarebbe davvero tediante, quindi ho deciso di buttar giù qualche spot, qualche focus estemporaneo che possa darvi un’idea di ciò che vorrei condividere con voi. Come vedrete non ci sono criteri di valutazione esclusivi o talebani, si spazia da realtà medio-grandi a micro-cantine con filosofie di produzione differenti, da nomi più conosciuti e “titolati” a produttori meno conosciuti ai più, ma che meriterebbero ugualmente le luci della ribalta, ma tutte unite dalla ricerca della qualità, la voglia di rappresentare al meglio il proprio territorio e di infondere la personalità ed identità nei propri Vini.La mia potrebbe sembrarvi una selezione quanto meno ampia (si tratta di 90 produttori), ma se solo si pensi che il numero di espositori del Vinitaly si aggiri attorno alle 4000 unità, diciamo che ho ristretto notevolmente la cerchia!

Qui invece potrete localizzare padiglione e stand delle cantine segnalate inserendo semplicemente il nome dell’Azienda:http://catalogo.vinitaly.com/it/cat

Ribona: un’anteprima, questo primo metodo classico base Ribona (o maceratino). Un’uva rara, che la Cantina Fontezoppa ha saputo valorizzare ed esprimere all’apice, dapprima nella versione ferma, dimostrando una longevità inattesa ed evoluzioni degne dei più grandi bianchi, ed ora con questa bollicina che non dubitò colpirà nel segno. Comunque, nel dubbio, da Mosé fermatevi qualche minuto, o forse qualche ora, ed assaggiate tutto, ma proprio tutto! Verdicchio: non potevo che iniziare col vitigno principe della mia terra natìa, che grazie alla sua immensa duttilità può offrire una gamma di Vini e di emozioni davvero caleidoscopica. Se volete “rischiare” di incontrarmi ed assaggiare la sfumatura più elegante e briosa del Verdicchio, ovvero quella declinata in metodo classico, io non mancherò di farmi solleticare palato ed anima dalle bollicine del: l’elegantissimo Metodo Classico Brut Riserva Garofoli lo stand degli amici della Casa Vinicola Garofoli, il varietale Ousia, con una sorpresa che mi riguarda in controetichetta, presso lo stand dell’Az. Vitivinicola Socci, il contemporaneo Darini della Cantina Colognola ed il prezioso Metodo Classico Millesimato Brut di Vallerosa Bonci.

Gavi: cercate Francesca Poggio, del Poggio di Gavi, e chiedetele in ginocchio il suo Metodo Classico Dosaggio Zero base Gavi e… non vi dico altro… ditemi voi dopo l’assaggio!

Lambrusco: per me il Lambrusco Metodo Classico è una delle più piacevoli scoperte del 2015 e le emozioni più sincere le ho ricevute:
– dai Vini di Christian Bellei, deus ex machina della Cantina della Volta, che con il suo Trentasei ha creato qualcosa di geniale, ovvero il Lambrusco delle grandissime occasioni;
– dallo Unique della Cantina Ermete Medici, un Rosé che esprime il varietale nella sua espressione più elegante e raffinata, senza perderne le radici.

Bolle Trentine: il Cimbrus Brut di Alfio Nicolodi, l’unico ad utilizzare come base questa grande uva storica (così la chiama il caro Alfio, al quale la parola “autoctono” non piace molto ed a voler essere pignoli non è che abbia poi tutti i torti!), per la produzione di un Metodo Classico Brut che riposa più di 60 mesi sui lieviti, con un impatto aromatico davvero unico nel suo genere. Ottimi anche i più internazionali, base Chardonnay, Opera Nature e Salisa di Villa Corniole, da far impallidire la maggior parte degli Champagne. Se poi volete fare un’esperienza mistica, sempre che ne troviate un calice, andate ad assaggiare l’Augusto Primo di Mattia Filippi… shhh… io non vi ho detto nulla!

Il Prosecco: c’è chi lo odia c’è chi lo ama, ma è impensabile non citare quello che oggi e a tutti gli effetti il motore trainante dell’economia enoica italiana, ovviamente nel rispetto di quelle che sono delle attenzioni al prodotto, al consumatore ed al territorio. Tra le grandi, non posso che citare l’Azienda Corvezzo, totalmente Biologica ed in grado di fare qualità anche con grandi numeri e di valorizzare piccole nicchie, come quella dedicata all’Incrocio Manzoni, attraverso le quali dimostrare la propria cifra stilistica e l’amore per il territorio. W l’happy farmer! Vi consiglio anche i Colfondo di Zanotto e Bele Casel.

Bianchi, rosati e rossi avrete modo di assaggiarli di cantina in cantina, senza un ordine predeterminato, quindi inutile dividerli per categorie e poi, diciamolo, il bello del Vinitaly è anche girare un po’ a casaccio e spesso è proprio così che si fanno gli incontri più interessanti!


Vi butto lì qualche dritta seguendo il mio metodo brevettato “randomperignon”:

Tornando al Trentino, dalla mia ultima tappa di DestinazioneVino ho portato con me esperienze enoiche davvero intrigranti e non posso che segnalarvi i Vini di Alfio Nicolodi e dell’Az. Agr. Zanotelli per quanto concerne la Val di Cembra, oltre a quelli di Mattia Filippi, un must per chi ama mineralità in tutte le sue sfaccettature.


Se siete degli amanti dell’appassimento partite dall’Amarone di Terre di Pietra, Damoli e Giovanni Ederle (ottimo anche il suo Donna Francesca), per poi passare a due grandi espressioni autoctone di questa tecnica ovvero il Burson etichetta nera della Tenuta Uccellina ed il Mariasole dell’Az. Agricola Mario Lucchetti, il primo massima espressione dell’uva Longanesi (vale davvero la pena!) ed il secondo un interpretazione della Lacrima di Morro d’Alba intrisa di passione e sapienza.

Se mi leggete già da un po’ dovreste conoscere il Ruché, ma qualora non abbiate ancora avuto modo di assaggiarlo le Cantine Sant’Agata di Franco Cavallero fanno al caso vostro! Franco saprà raccontarvi la storia di questo straordinario vitigno mentre assaggerete tutte le sue sfumature interpretative.

Andiamo in Friuli, una terra che amo particolarmente e che la fa da padrona nel mio percorso enoico, rappresentando tappe fondamentali sia personali che professionali. Vi faccio 4 nomi: Vignaioli Specogna, Marco Cecchini, Ronco Margherita e Valentino Butussi. Mi permetto di consigliarvi di assaggiare il Duality Specogna (si riconferma anche quest’anno uno degli assaggi imperdibili), il Riesling di Cecchini, il Friulano di Ronco Margherita ed il Pignolo di Valentino Butussi. Cristian, Marco, Alessandro e Filippo i nomi dietro a queste ottime aziende e questi pregevoli Vini… persone di quelle che sanno infondere la propria personalità nel proprio Vino;

Se, invece volete sradicare l’ideale comune che il rosato non possa e non sappia essere un Vino da trattare come ogni altro, stappandolo tranquillamente in ogni stagione e reggendo anche gli abbinamenti più ostici, il Cerasa ed il Mjere della Cantina Michele Calò e Figli cambieranno la vostra prospettiva riguardo questi Vini.

Restando nella magnifica Puglia non vorrete mica andarvene senza godere dei suoi frutti più grandi, belli ed intensi? Da Simona Natale e Gianfranco Fino qualsiasi cosa assaggerete sarete trasportati in una realtà parallela in cui il Vino, il corpo e la psiche si fonderanno dandovi sensazioni uniche… l’ES, lo Jo, il Sé e l’ES più sole, ma anche il Rosé Pàs Dosé che porta il nome di Simona… non saprei davvero che consigliarvi, tutto straordinario!
Cantina altrettanto valida, capace di raccontare la propria storia e quelle delle sue antiche vigne ad alberello in ogni calice dei suoi Vini è MilleUna, che vi metterà letteralmente KO con l’intensità del Tretarante (Primitivo) e del Capitolo Laureto (Negroamaro), due grandi Vini da meditazione a mio parere… di quelli che si abbinano con l’anima e lo stato d’animo più che con la cucina.
Poi c’è la novità Alessandra Leone, una ventata di freschezza che sfocia in una produzione di grande attenzione e qualità.

Sempre al Sud troverete l’Aglianico del Vulture di Elena Fucci, ovvero il Titolo, che ormai è il Vino che rappresenta la Basilicata in Italia e nel mondo.
Scendendo fino in Sicilia vi stupirete con i Vini vulcanici di SantaMariaLaNave e le piccole grandi perle della Cantina Marino Abate. Un plauso alla Tenuta Gorghi Tondi, che con la sua linea di punta ogni anno riesce a parlare di Sicilia nel modo più elegante ed al contempo democratico.

Chiudo con la Toscana, dove ho deciso di spaziare molto iniziando da sua maestà il Brunello, per il quale, in occasione dell’anteprima dell’annata 2011, diedi le mie indicazioni riguardo le realtà che suscitarono in me le sensazioni più positive. Prime fra tutte Le Potazzine ed il Marroneto, a tratti inarrivabili per coerenza, capacità di interpretare al meglio le annate, finezza e pulizia, senza nulla togliere a tutte le aziende, validissime, che ho citato nell’articolo e che vi invito a conoscere meglio: www.wineblogroll.com/un-wine-blogger-benvenuto-brunello. Novità, anche per me, l’Az. Agr. Molino di Sant’Antimo!
Non mancano i due volti della Syrah, Fabrizio Dionisio e Stefano Amerighi, che io continuo ad apprezzare indistintamente, proprio per la loro capacità di esprimere un varietale così complesso in maniera così differente ed unica. Ovviamente, c’è anche la mia amata Val d’Orcia con Marco Capitoni e Podere Albiano ed il trait d’union di Donatella Cinelli Colombini. Da non perdere il Tempranillo toscano di Leonardo Beconcini che ha saputo trarre il meglio da un vitigno non autoctono, ma che negli anni si è, passatemi il termine, “autoctonizzato”.

Delle mie Marche ho già citato qualcuno nel preambolo bollicinoso, ma sono sempre più del parere che ad oggi la qualità raggiunta in questa regione sia così trasversale da rendere la mia selezione sin troppo riduttiva, per quanto sia quella più importante in termini numerici, insieme alla sopracitata Toscana.



Regioni a parte, ci sono alcuni Vini d’eccezione che io stesso non potrei mai perdermi di riassaggiare ed uno di questi e sicuramente l’Habemus di San Giovenale (Lazio), oltre a quelli citati in due delle mie più emozionanti degustazioni dell’anno scorso:
Traversale del Verdicchio & Vini Anfora.


Ci tengo, inoltre, a sottolineare con fierezza che molti degli assaggi, delle Cantine e delle persone che vi ho consigliato sono frutto della selezione, fatta insieme al caro Fausto Gregori, per il progetto DestinazioneVino e che vale la pena conoscere ogni singola realtà coinvolta in questo meraviglioso viaggio enoico.

destinazionevino francesco saverio russo
Purtroppo non tutte saranno presenti al Vinitaly, ma potete pur sempre andare in Cantina!

Continuo, in fine, la mia campagna spudoratamente promozionale relativa alla FIVI che mentre alcuni aumentano le superfici vitate come se non ci fosse un domani, aumenta la superficie occupata dai propri stands in fiera e la cosa non può che rappresentare un motivo in più per fare un salto nella loro area. Alcuni li ho già citati, ma se volete assaggiare qualcosa senza essere condizionati da “chi ce l’ha più grosso”, lo stand intendo, la FIVI fa al caso vostro!

Ecco fatto, più o meno ho detto il 10% di ciò che avrei voluto dire, ma dato che io sono quello prolisso privato dell’uso della sintesi in battaglia, ho fatto del mio meglio per ridurre tutto a qualche spunto, qualche flash che sono certo potrà esservi utile.
Ribadisco che nella cartina non ci sono tutte le aziende che avrei voluto segnalare (sarebbe stato impossibile inserirle tutte) e non escludo qualche integrazione da qui all’inizio del Vinitaly ed ancor più attendo con ansia l’invito ad assaggiare nuovi Vini ed a conoscere nuove realtà, che magari finiranno tra le mie segnalazioni l’anno prossimo!


F.S.R.
#WineIsSharing


P.S.: Non troverete alcune realtà nel catalogo del Vinitaly, in quanto inserite in contesti multipli come stand di distributori o consorzi, quindi invito tutti a contattare direttamente le aziende per avere la localizzazione “Pad. Stand”.

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