Stavo per iniziare a scrivere un post su facebook, ma poi mi sono detto “ma perché non pubblicarlo nel blog?!?” e quindi eccomi qui a scrivere quello che non è altro che un pensiero balenatomi per la testa dopo aver letto l’ennesimo articolo proveniente dal Regno Unito (tipo questo:http://metro.co.uk/) nel quale si teme più o meno alla stregua di un’invasione di alieni belligeranti, di quelli grossi, verdi e brutti, la fine delle scorte di Prosecco nei magazzini dei loro distributori.
Sapete cosa dico a me stesso ogni volta che leggo un articolo del genere? Viva il Prosecco! Sì, noi italiani siamo sempre pronti a criticare ciò che va bene ed a bistrattare ciò che va “troppo” bene, e spesso senza approfondire o cercare di comprendere la reale natura di un successo; odiamo a prescindere i ricchi nei momenti di crisi anche se hanno guadagnato ciò che hanno grazia al lavoro ed all’acume; ci incazziamo, un po’ per invidia un po’ per pessimismo cosmico, se troviamo una Barbera ad 1,99€ in offerta al supermercato (assurdo! Io sono il primo ad incazzarmi!), ma poi compriamo Champagne da 30,00 da regalare al collega o all’amico perché convinti che col brand si faccia più bella figura!
Tutto comprensibile, tutto umanamente capibile, ma se solo ci soffermassimo a ragionare un istante ed a capire che traino, che meravigliosa locomotiva sia e potrebbe essere ancor di più questo boom del Prosecco in mercati che stavano calando vistosamente in quanto a domanda di Vino italiano, non potremmo che essere felici di questo successo, che tra l’altro non è frutto di ingannevole marketing o di assurdo branding, ma solo di una congiunzione “astrale” che ha visto nel Prosecco il prodotto giusto nel periodo storico-sociale-economico perfetto, nonostante esista da anni e non avesse mai raggiunto picchi di questo genere.
All’estero il Prosecco viene ormai messo a scaffale con gli Champagne e i pregiudizi che abbiamo riguardo questo prodotto sono per lo più errati:
– Se ne produce troppo!
Non è così, in proporzione probabilmente si produce meno Prosecco a denominazione che Champagne. Probabilmente l’obiettivo di arrivare al miliardo di bottiglie è qualcosa di esagerato e confido non si riveli un eccesso di zelo, controproducente, ma d’altronde il mercato ne vuole di più e mentre alcune aziende francesi vanno milioni di bottiglie con veri e propri “scarti” di produzione, sto notando una sempre crescente attenzione dei produttori di Prosecco ad un approccio più rispettoso. Sì, i vigneti vicino all’autostrada ci sono… e non mi piacciono affatto, ma sono dappertutto in Italia purtroppo, ma per fortuna sono una piccolissima parte;
– Lo Champagne ha la storia!
Verissimo, ha una storia davvero bellissima, che va da Dom Perignòn a James Bond, fino al Louis Vuitton e di sicuro c’est bon, ma anche il Prosecco ha una sua dignità, se pur più rurale, tanto che il ritorno del Colfondo testimonia un’origine vera, contadina, ma consapevole di quell’uva, ora chiamata glera, che già nel 1754 esprimeva i suoi amori, tanto che Aureliano Acanti scriveva così “Ed or ora immolarmi voglio il becco con
quel meloaromatico Prosecco”. Diciamo che la spumantizzazione arrivo più tardi, ma che il metodo Colfondo era già diffuso nelle case dei produttori della zona.
quel meloaromatico Prosecco”. Diciamo che la spumantizzazione arrivo più tardi, ma che il metodo Colfondo era già diffuso nelle case dei produttori della zona.
– Il Prosecco vale poco perché costa poco!
Siete mai stati in Francia? Lo champagne vive in un assurdo economico, che vede le bottiglie delle grandi Maisons prodotte in tirature che arrivano in alcuni casi a 36milioni di pezzi, costare 10 volte la bottiglia di un piccolo produttore, tra l’altro, nella maggior parte dei casi nettamente superiore in termini di qualità. Il Prosecco vive nell’assurdo opposto, in quanto nella GDO troviamo per lo più Prosecco di qualità medio-bassa a pressi medio-bassi se non bassi, mentre ci sono eccellenze che arrivano a prezzi di tutto rispetto sia tra i piccoli produttori che tra produttori più importanti e riconosciuti e vi assicuro che stappando alcune bottiglie, col pregiudizio di chi tra se e se non può non pensare “minchia ho appena speso 40€ per una bottiglia di Prosecco!”, sono rimasto più che colpito da alcuni assaggi;
– Prosecco = Charmat.
Non è così, esistono, come già detto Prosecco metodo ancestrale o Colfondo e soprattutto delle piccole produzioni di Prosecco Metodo Classico, cosa che in molti non sanno e che io stesso, ammetto, ho scoperto da poco.
Questi sono solo i principali pregiudizi che io stesso ho avuto in passato riguardo il Prosecco, ma che grazie a visite in Cantina ed assaggi, nonché confronti con amici e colleghi stranieri, ho avuto modo di rivedere in positivo, tanto che non mi stupisco più quando amici inglesi mi raccontano di degustazioni alla cieca durante le quali un Prosecco abbia sbaragliato la concorrenza dei più Champagne.
Io 10 nomi, in modo assolutamente estemporaneo, ve li faccio volentieri.
Io 10 nomi, in modo assolutamente estemporaneo, ve li faccio volentieri.
10 produttori di Prosecco Top
– Bisol;
– Corvezzo;
– Bele Casel;
– Gris;
– Bellese;
– Antonio Rigoni;
– Fioravanti Onesti;
– Zanotto;
– Duca di Dolle;
– Sorelle Bronca;
Ora so che molti di voi si chiederanno l’utilità di questo articolo, in quanto il Prosecco è sinonimo di grandi numeri e sembra essere lo spauracchio dell’enofighetto, ma in realtà non c’è un reale motivo per il quale abbia condiviso questo pensiero se non il fatto che confido di vedere ancora il Prosecco incuriosire winelovers di tutto il mondo e magari fare da apripista a tutto quel ben di Dio che stiamo producendo da anni e che, in molti casi, all’estero non sanno neanche di cosa si tratti!
Quindi di nuovo Viva il Prosecco che, continuo a ripetere senza tema di smentita, in molti casi è anche una goduria da bere, sempre che si scelgano produttori attenti, rispettosi e che ci tengano al proprio territorio e che non lo vedano come un pozzo di petrolio da prosciugare!
F.S.R.
#WineIsSharing
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.