Il Crowdfunding nel mondo del Vino

‘argomento di oggi è il Crowdfunding. Se ne sente parlare sempre più spesso, quindi mi sono deciso anch’io a scriverne qui su WineBlogRoll.

“Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni”. Questo è ciò che dice la nostra cara amica wikipedia, ma in soldoni come si applica questo concetto al Vino o, ancor meglio, come potrebbe essere applicato al mondo del Vino?

Il Crowdfunding nel mondo del Vino

Premetto che l’Italia è a dir poco indietro rispetto ad altri paesi nell’utilizzo del crowdfunding in toto ed ancor più indietro per quanto riguarda il suo impiego per iniziative e progetti legati al Vino, ma che qualcosa si sta muovendo, in quanto è palese che le congiunzioni socio-economiche e la grande voglia di uscire da questa situazione di immobilismo di molti produttori italiani vedano nel crowdfunding una possibilità unica nel suo genere da cogliere e sfruttare al meglio.
crowdfunding vino
Il bello di questo tipo di finanziamento collettivo è, sicuramente, la sua democratica meritocrazia, poiché partendo dal basso necessita davvero di un coinvolgimento non solo economico-imprenditoriale, bensì emotivo e sinergico da parte di chi va ad investire in qualcosa che, essendo ricorsa al crowdfunding, si presume, non navighi in acque buonissime, abbia avuto problemi come frane in vigna o incendi in cantina o sia solo in fase embrionale o per meglio dire di start-up.
Il Vino a detta di molti si presta più che bene al crowdfunding, ma in quali casi può rappresentare una concreta possibilità, se non addirittura un ancora di salvezza, affidarsi alle piattaforme che offrono questo servizio?
Se le start up nel mondo della tecnologia (le richieste di finanziamenti per la creazione di nuove App per smartphone sembrano essere attualmente le più quotate sulle varie piattaforme di crowdfunding) sono centinaia di migliaia e non sempre vantino grandi potenzialità in termini di riuscita, imprendere in campo agricolo in generale ed in quello vitivinicolo nello specifico può rappresentare un’idea capace di infondere maggior sicurezza in chi contribuirà.
Creare un’azienda da zero, però, pur dimostrando passione e mostrando le opportune qualifiche atte a far pensare ad un potenziale successo, ha costi che difficilmente potrebbero essere coperti con una campagna di crowdfunding, ma di certo ampliare un’azienda agricola esistente, creare un nuovo brand, iniziare una sperimentazione in vigna riscoprendo vitigni dimenticati o piantando vitigni resistenti, o ancora rimodernare la cantina al fine di dare nuovo corso alla propria realtà, potrebbero essere idee vincenti. Tutto, però, dipenderà dalla capacità di strutturare la campagna e di raccontare la propria storia ed il perché della vostra richiesta, oltre, ovviamente, alle “ricompense” (rewards & fees). Sì, perché le maggiori piattaforme di crowdfunding richiedono un video di presentazione girato dai richiedenti, in questo caso i vignaioli/produttori, e la scelta di una o più tipologie di ricompensa in base al contributo dato dai finanziatori del progetto. La case history più positivo (purtroppo credo un unicum in Italia) è quello di Franco Cavallero e del suo Barolo Preclara 2001, di cui il video qui sotto.

Quali sono le piattaforme di crowdfunding più idonee a proporre iniziative nel mondo del Vino?

Kickstarter ed Indigogo: sono le più importanti piattaforme al mondo e vantano la più alta percentuale di successo dei progetti lanciati, ma non sono focalizzate nel settore Vino. Se questo sia un pro o un contro lo lascio decidere a voi. Provare, dato il bacino di utenza, non credo possa far male, anche solo in termini di visibilità.
Cruzu: è la piattaforma americana già utilizzata da Franco Cavallero e da altri produttori italiani ed è dedicata in particolare a progetti di vinificazione. Fondamentali saranno le ricompense che spaziano da Vini di annate particolari ad etichette personalizzate (private labels), fino a visite in cantine e gadget aziendali. Il tutto con utenti internazionali. Diciamo che in questo caso si tratta di una sorta di do ut des, molto più concreto di una finanziamento all’idea.
Fundovino: nata in Francia, questa è la prima piattaforma di crowdfunding interamente dedicata al Vino ed adotta il sistema “tutto o niente”, vale a dire che il produttori che lancia il suo progetto porrà un obiettivo da raggiungere in termini di finanziamento e potrà acquisire quelle quote solo e soltanto se il traguardo verrà raggiunto. Anche in questo caso le rewards saranno importantissime, ma ancor più lo sarà lo sviluppo e la presentazione del progetto.
Seedrs, Crowdcube, Snowball effect: anche in queste tre piattaforme (le prime due del Regno Unito e la terza Neozelandese) sono stati registrati ottimi risultati di progetti a tema Vino, ma molto ristretti a produttori di Vino locali.
In Italia, attualmente, siamo in fase di crescita e la piattaforma di riferimento resta quella generalista ovvero www.crowdfunding-italia.com.
Esiste, però, un’alternativa che strizza l’occhio al crowdfunding, ovvero, The Wine Fathers, un progetto made in Italy che offre la possibilità agli utenti di diventare “parenti” dei vignaioli italiani che hanno aderito all’idea. Questa parentela virtuale da diritto a visite in cantina, esperienze dirette come la vendemmia, sconti ed omaggi sui Vini prodotti dai vignaioli in questione. L’idea è davvero interessante, soprattutto per la qualità dei piccoli vignaioli e dei progetti inseriti nella piattaforma, che vi invito a visionare.

Perché, come e quando fare Crowdfunding nel Vino

Detto questo le iniziative ed i progetti di crowdfunding inerenti al Vino non si limitano alla produzione e quindi ai produttori, ma coinvolgono e possono coinvolgere anche giovani ideatori di programmi ed app per le cantine e/o per i winelovers, inventori di brevetti di tappi, salvagocce o altre utilità enoiche, nonché il settore dell’enoturismo in genere, scrittori di libri sul Vino ed i suoi territori, viaggi alla scoperta della viticoltura nel mondo da trasformare in format televisivi o web series. Insomma, l’unico limite al crowdfunding è la fantasia, ma questo non significa che l’idea più strana ed originale vinca, anzi, è sempre più evidente quanto già accennato in precedenza, ovvero che la “scarsità” dei premi di donazione impostati dagli utenti portano all’assenza di risposta da parte dei potenziali finanziatori. Molti pensano che solo perché un progetto sia originale ed interessante, la gente possa essere disposta a donare senza ricevere nulla in cambio, ma non è così, o almeno non lo è per le imprese, mentre può esserlo per le onlus, ma quella è pura e semplice beneficenza. Inoltre, mancano da parte di chi lancia il progetto la capacità e l’impegno nel far conoscere la propria iniziativa al mondo, cosa che implica una maggior consapevolezza delle dinamiche del web e dei social networks. Quindi, se siete intenzionati ad avviare una campagna di crowdfunding preventivate una buona dose di impegno (anche in termini di tempo da dedicare alla promozione del progetto), nonché un approfondimento ed un’implementazione riguardo la vostra presenza sui social network.
Se vedete il crowdfunding come una mera richiesta di beneficenza o lo snobbate proprio perché a voi non serve l’aiuto di nessuno, o ancora pensate di poter attuare una campagna su uno di questi portali senza spendere un’ora al giorno del vostro tempo sui social (in maniera concreta e produttiva intendo!) meglio lasciar perdere e lavorare come avete sempre fatto, in quanto avrete di certo maggiori e migliori risultati. Se invece la cosa vi intriga, rivolgetevi a qualche esperto del settore, iniziate a pensare ai vostri obiettivi ed alla produzione dei contenuti video e di testo per lanciare la campagna e vedrete che anche in Italia le soddisfazioni arriveranno!
F.S.R.
#WineIsSharing

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