E’ da un po’ che non vi porto con me a Montalcino, ma mettetevi comodi, perché il viaggio di oggi è ricompenserà pienamente l’attesa.
In una terra tanto cara agli amanti del vino ed ancor di più a me, che qui, ho iniziato a capire qualcosa di emozioni liquide, sfaccettature territoriali, espressioni varietali ed interpretazioni personali, esiste una realtà dal nome evocativo: Pietroso.
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Cantina Pietroso – Montalcino |
Un nome che trae origine dalla “Contrada El Petroso”, luogo descritto come già vocato alla viticoltura in documenti del lontano 1363, che è palese volesse testimoniare la composizione di quei terreni, così rocciosi… così pietrosi, in cui la vite potesse dimostrare la sua proverbiale attitudine nel dare il meglio si sè in condizioni difficili.
L’Azienda Pietroso, così come la conosciamo ora, nasce negli anni ’70, grazie alla grande passione per la terra ed il vino del viticoltore Berni Domenico “DELFO”.
La mission, sin dal principio fu chiara: produrre vini di pregio in quantità limitata, senza snaturare l’identità territoriale di un luogo dal così forte carisma.
Oggi, a condurre l’azienda sono, il nipote di Delfo, Gianni Pignattai e suo figlio Andrea, enotecnico, che seguono tutte le fasi della filiera produttiva, affiancati dall’enologo Alessandro Dondi per quanto riguardi la parte enologica. La
moglie di Gianni, Cecilia, si occupa della parte commerciale ed amministrativa e la figlia Gloria guida le visite aziendali. Una vera e propria realtà a conduzione familiare, come ce ne sono altre a Montalcino, ma con un affiatamento ed un’unità d’intenti rari.
moglie di Gianni, Cecilia, si occupa della parte commerciale ed amministrativa e la figlia Gloria guida le visite aziendali. Una vera e propria realtà a conduzione familiare, come ce ne sono altre a Montalcino, ma con un affiatamento ed un’unità d’intenti rari.
Pietroso è una piccola azienda, che dispone di circa 5.5 ha di vigneti di proprietà coltivati esclusivamente a sangiovese, che si trovano in quattro zone distinte e tra le più vocate del territorio di Montalcino ad altitudini dai 400mt slm ai 500mt slm ed oltre, con un ventaglio di esposizioni che permette di portare in cantina uve capaci di completarsi vicendevolmente al fine di trovare equilibri fondamentali per ottenere un grande vino.
Dei 5.5. ha, 4ha di vigneto sono iscritti a Brunello e 1.5 ha, posto sulla sommità della collina di Montosoli a Montalcino, è utilizzato per la produzione di un cru aziendale, l’Igt Villa Montosoli. I terreni
sono coltivati nel rispetto dell’ ambiente e della sua integrità e tutte le lavorazioni legate alla produzione sono manuali. Molte particelle si trovano su terrazzamenti retti da muri a secco centenari, valore aggiunto sia in termini di rispetto del patrimonio paesaggistico che per quanto riguardi il contenimento del dilavamento.
sono coltivati nel rispetto dell’ ambiente e della sua integrità e tutte le lavorazioni legate alla produzione sono manuali. Molte particelle si trovano su terrazzamenti retti da muri a secco centenari, valore aggiunto sia in termini di rispetto del patrimonio paesaggistico che per quanto riguardi il contenimento del dilavamento.
La cantina si trova in un luogo magico, a poche centinaia di metri dal centro storico di Montalcino ed è impossibile non perdersi con lo sguardo, con la mente e con il cuore nella vista che si ha dalla sua terrazza affacciata sull’antica cittadina, la Val d’Arbia ed i boschi circostanti.
Una cantina semplice, razionale, ma soprattutto pulita – elemento da non trascurare – e priva di grandi voli pindarici… l’idea che si ha entrando da Pietroso è che qui si lavori bene e si prediliga l’essenziale all’effimero.
Sono bastati pochi stanti per rendermi conto di quale fosse la peculiarità predominante di questa famiglia e del perché riescano a lavorare così bene, senza far troppo rumore: una grande umiltà.
Umiltà che si traduce in forma liquida in vini che dispongono di un’eleganza e di un equilibrio rari, anche per una terra dall’alto potenziale qualitativo quale Montalcino, ma che non ostentano un’anacronistica muscolarità, pur mantenendo una forza ed una tessitura composte e ben delineate.
Sono diversi anni che assaggio i vini di Pietroso, ma vorrei condividere con voi le mie impressioni sulle nuove annate, assaggiate sia in anteprima allo scorso Benvenuto Brunello, che poche settimane fa, per apprezzarle con qualche mese di bottiglia:
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Vini Pietroso – Brunello di Montalcino 2012 – Rosso di Montalcino 2015 – Villa Montosoli 2013 |
Rosso di Montalcino Pietroso 2015: amo il Sangiovese perché è capace di esprimere un terroir in maniera intensa e precisa, senza mai perdere le sue peculiarità varietali, in un gioco di equilibri che non è mai una lotta e che in questo caso da origine ad un vino lucente, in cui l’intensa energia vitale non esplode in un sol colpo, bensì si distribuisce in un vettore teso, lungo e slanciato, percorso da una vena vibrante, fresca e minerale, in grado di arrivare ad un affondo che pochi rossi e pochi vini in generale riescono a raggiungere. Una stoccata precisamente a segno.
Brunello di Montalcino 2012: ne parlavo giusto ieri con una cara amica e non posso che trarre spunto dalle sue parole per definire quello che tra tutti i “Brunelli” di quest’annata ha mostrato di più la capacità dei vigneti, delle piante e di chi ne ha interpretato con rispetto ed acume il frutto, di far fronte ai cambiamenti climatici evidenti, specie per quanto riguarda le ondate di caldo avute nella 2012. I vigneti in alto, le diverse esposizioni, il rapporto quasi simbiotico di questa famiglia con le sue terre si fanno liquidi tramutandosi in un compendio di vivacità ed eleganza, in cui la noia è bandita e la freschezza assume connotazioni dinamiche e la forza si fa tessitura fine, ma ben definita. Un sorso diretto, senza fronzoli o inutili sovrastrutture, capace di lasciar parlare il Sangiovese in un idioma proprio solo di questo terroir eppure così comprensibile a tutti grazie ad un connubio fra eleganza e schiettezza che ne fanno un grande vino, ma non un vino snob.
Villa Montosoli 2013: questo è uno dei vini che mi diverte di più portare in degustazione alla cieca, in quanto, nonostante la sua natura lo dovrebbe assimilare di più ad un “comune” chianti, non manca mai qualcuno che lo scambi per un Pinot Noir della Borgogna, per l’eleganza nel calice e per la nobiltà d’animo di questo vino. Ho appena spoilerato le peculiarità fondamentali del Villa Montosoli, chiedo venia, ma è così divertente quando un vino, da solo, alla cieca, sia in grado di far crollare castelli di preconcetti poggiati su opinabili convinzioni, che andava premesso. Il Villa Montosoli 2013 è un vino prodotto da una singola vigna che, come accennato poco fa, ha insito già in sè l’uvaggio che si porterà in cantina, composto da un corpo principale di Sangiovese e dalla classica presenza di qualche pianta di Colorino, Canaiolo nero, Ciliegiolo e Trebbiano. Uno spettro chiantigiano che in questa collina assume connotazioni difficilmente pensabili altrove, se non in alcune vocatissime zone del Chianti Classico. Se la finezza è il fil rouge dei vini di Pietroso, il Villa Montosoli è la dimostrazione in bottiglia di quanto la saggezza di un tempo, unitamente alla consapevolezza odierna, possa ed in questo caso sappia dare origine ad un’integrazione culturale e pratica che va oltre i concetti di passato e presente. Quando è la vigna ad imporre la propria indole, il proprio carisma, la propria personalità il vignaiolo può solo decidere se accettarlo con rispetto cercando di enfatizzarne al meglio la più naturale spontaneità (facendo con rispetto e non “non facendo niente”…) o coprire quel carattere con errori dovuti alla poca consapevolezza o alla predisposizione all’omologazione… diciamo che in quel di Pietroso il concetto di omologazione pare sia stato bandito sin dal principio e così resterà vita, viti e vino natural durante.
I vini di Pietroso si dimostrano tutti nelle mie corde e confermano le potenzialità dei vigneti che godono di maggior altitudine slm anche a Montalcino, ancor più in aree in cui il connubio fra escursioni termiche giorno-notte importanti e terreni ricchi di scheletro e, quindi, carichi di mineralità danno origine a vini affusolati, dinamici e longevi.
E’ davvero un piacere rendersi conto di quanto Montalcino sia sempre in grado di regalare emozioni che vadano oltre il “brand”, oltre l’esteriorità e le dinamiche di facciata, perché c’è un tessuto di piccole aziende, di vignaioli, di famiglie e di persone che nonostante ciò che si possa credere dall’esterno, vivono il vino in maniera intensa e vera, pur non negando di aver in dote qualcosa di prezioso, ma senza mai sedersi sugli allori. E’ questo il caso di Pietroso e di questa famiglia dedita al vino ed al lavoro, con grande umiltà e forza d’animo, che mi piace pensare si percepiscano in ogni bottiglia, esportando sani principi, territorialità e qualità ovunque arrivino queste bottiglie.
F.S.R.
#WineIsSharing
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