dopo qualche mese di assaggi e di visite che non hanno dato seguito a
pubblicazioni su questo wineblog e lo faccio condividendo con voi
qualche informazione e le mie impressioni su una realtà e su un
varietale che meritano grande attenzione. Parlo dell’azienda
Cecchetto e del suo grande legame con il Raboso del Piave.
perché quella della famiglia Cecchetto è una storia che affonda le
radici nella tradizione della viticoltura veneta e nella produzione
prima di uve e poi di vino.
inizia quando, nel 1985, il padre Sante riesce ad acquistare il
podere che coltivava, mentre il figlio Giorgio consegue il diploma di
enologo presso la Scuola Enologica di Conegliano (Tv).
l’avventura in bottiglia della Az. Agr. Cecchetto vede scrivere il
suo primo capitolo, con l’avvio ed il potenziamento dell’attività
in proprio, culminata con la realizzazione di una nuova
cantina.
sviluppa in tre sedi in provincia di Treviso: Tezze di Piave, la sede
principale, Motta di Livenza e Cornuda, dove produce per lo più uve
a bacca rossa (Carmenère, Cabernet Sauvignon, Merlot e Raboso
Piave), ma anche Pinot Grigio, Manzoni Bianco e Glera.
La
storia dell’Az. Agr. Giorgio Cecchetto si intreccia saldamente con
quella della sua terra e del suo vitigno più importante, il Raboso
del Piave, un vitigno difficile da domare ma capace di colpire con il
suo carattere ruvido, spavaldo, a tratti scontroso. Pertanto la
produzione e la maggior parte degli sforzi aziendali sono tesi alla
valorizzazione di questo vino, il figlio prediletto. In questa
cantina si possono assaggiare diverse prove, interpretazioni,
versioni, esperimenti, discutere di legni, affinamenti, vendemmie,
metodi di vinificazione, appassimenti riguardanti questo vitigno
della provincia trevigiana tradizionalmente incline alla spigolosità
e qui interpretato secondo uno stile più contemporaneo. Vini meno
nervosi e smussati, ma di forte identità e mai omologati quelli che
Giorgio Cecchetto è arrivato a produrre, con una consapevolezza
tecnica importante e il doveroso rispetto per un varietale così
intimamente connesso al territorio che storicamente lo ospita.
tutti in queste terre passavano dal cemento o dalla vetroresina
all’acciaio, l’azienda comprava botti in legno per affinare il
Raboso che in quel momento nessuno voleva. Erano gli anni degli
internazionali come Merlot, i Pinot, Cabernet Sauvignon, ecc… Mio
padre mi disse: “invece di andare avanti come fanno tutti, torniamo
indietro?” …è vero, ma bisogna fare qualche passo indietro per
poterne fare molti di più in avanti.”
sdoganato il Raboso e averlo reso un vino capace di confrontarsi con
i grandi vini italiani e non più il vino scontroso e privo di
eleganza frutto di interpretazioni poco sensibili e consapevoli della
naturale vocazione del varietale.
e enfatizzare il Raboso del Piave e le sue peculiarità si manifesta
nelle ben quattro declinazioni prodotte dall’Az. Agr. Cecchetto: Raboso
del Piave – Piave DOC, Gelsaia – Piave Malanotte DOCG, RP
– Passito di Raboso; Rosa Bruna – Rosato di Raboso Metodo
Classico.
modo di assaggiare e apprezzare i seguenti vini prodotti dalla cantina dell’Az. Agr. Cecchetto:
2009 – Az. Agr. Cecchetto: se nell’annata attualmente in commercio
(2013) sono la freschezza naso-bocca e la vivacità di un tannino
fitto e ben definito a dominare mostrando l’anima rock del Raboso è
l’annata 2009 (inviatami alla cieca da Sara, la figlia di Giorgio
anch’essa impegnata a tempo pieno in azienda) a stupirmi apertamente
con la sua estrema eleganza e il tannino cesellato, con una sfumatura
Soul intimista e sensuale. Un vino capace di mantenere viva la
propria vena acida quanto basta per slanciare un sorso pieno e
profondo, che si svolge con rara agilità e compostezza. Questa
versione, figlia di una leggera surmaturazione e priva di un vero e
proprio appassimento, risulta meno morbida del Malanotte e per questo
meno democratica, ma più in linea con il mio palato. Questa è una
di quelle bottiglie che fanno percepire da sole le potenzialità di
un vitigno senza il timore di scomodare, alla cieca, paragoni
importanti con vitigni ben più blasonati e conosciuti.
una grande annata, in seguito, anche con l’appassimento di parte
delle uve, ha rimesso in discussione l’interpretazione del
tradizionale vino rosso trevigiano dal forte carattere, diventando il
precursore della nuova DOCG Piave Malanotte. Ancora oggi è prodotto
solo in annate consone a renderlo l’esponente di spicco di questa
tipologia che contempla dal 15% al 30% di uve da appassimento in
fruttaio. Il naso è inebriante con tonalità dolci e passite
rinfrescate da folate balsamiche e speziate. Il sorso è ancora
fresco, nonostante la buona componente glicerica. E’ il tannino,
anche in questo caso, ad apporre la firma del varietale e a portare
in asse gli equilibri di un vino che gioca tutto sulla scommessa
appassimento-dinamica. Rendere un vino così intenso anche agile alla
beva non è semplice, ma questo Gelsaia si è comportato più che
bene e sono certo che con qualche annetto di cantina l’armonia
evolutiva acquisita lo renderà ancor più inerziale nel sorso.
Prosecco a farla da padrone, è lodevole il lavoro della famiglia
Cecchetto nel cercare di riportare in auge un vitigno legato a questo
territorio da oltre 500 anni come il Raboso del Piave, mostrandone le
potenzialità senza snaturarne l’identità.
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