In questo Wine Blog sono solito condividere viaggi per vigne e cantine, assaggi e incontri enoici ma quella che condividerò oggi è un’amicizia che confido possa tramutarsi per voi in un viaggio, una serie di assaggi e, magari, in un futuro incontro.
L’amico che ho il piacere e l’onore di condividere con voi è Matteo Pastrello, storico Sommelier del Ristorante Villa Crespi guidato da Antonino Cannavacciuolo.
Eccovi la nostra chiacchierata dentro e intorno al vino:
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Ciao Matteo, ti
presenteresti ai lettori di WineBlogRoll.com?
Ciao Saverio, sono molto
lusingato di essere intervistato per il tuo wineblog.
lusingato di essere intervistato per il tuo wineblog.
Da quando ci siamo
conosciuti durante quell’indimenticabile viaggio in Germania, ho
sempre seguito i tuoi fantastici viaggi enoici e ho molto apprezzato
il modo in cui li racconti, all’inizio magari puoi passare per una
persona molto schiva e introversa, ma conoscendoti meglio fai
traspirare la passione che abbiamo in comune “IL VINO”.
conosciuti durante quell’indimenticabile viaggio in Germania, ho
sempre seguito i tuoi fantastici viaggi enoici e ho molto apprezzato
il modo in cui li racconti, all’inizio magari puoi passare per una
persona molto schiva e introversa, ma conoscendoti meglio fai
traspirare la passione che abbiamo in comune “IL VINO”.
Il VINO appunto… il
VINO è condivisione e allegria ed è questo che mi ha fatto
continuare ad amare il mio lavoro, fatto di tanti sacrifici e
giornate senza orario.
VINO è condivisione e allegria ed è questo che mi ha fatto
continuare ad amare il mio lavoro, fatto di tanti sacrifici e
giornate senza orario.
Dopo aver frequentato la
scuola Alberghiera a Stresa e fatto svariate stagioni estive in
Italia, a lavorare come cameriere, decido di partire per l’estero con
il fine di perfezionare la mia conoscenza delle lingue straniere, mia
grande passione. Viaggio molto fra Svizzera, Inghilterra, Germania,
Stati Uniti e Caraibi, ma è dal mio rientro in Italia nel 1998 che
incomincio ad appassionarmi seriamente al vino. Ero sul Lago di
Garda, a Sirmione, in un hotel a cinque stelle con una carta vini
importante, non esisteva ancora la figura del Sommelier ed eravamo
noi Chef de Rang ad effettuare il servizio vino, quindi direi che
quella fu la mia prima vera esperienza nel mondo del vino grazie
anche all’aiuto del Maitre Fiorenzo Contini.
scuola Alberghiera a Stresa e fatto svariate stagioni estive in
Italia, a lavorare come cameriere, decido di partire per l’estero con
il fine di perfezionare la mia conoscenza delle lingue straniere, mia
grande passione. Viaggio molto fra Svizzera, Inghilterra, Germania,
Stati Uniti e Caraibi, ma è dal mio rientro in Italia nel 1998 che
incomincio ad appassionarmi seriamente al vino. Ero sul Lago di
Garda, a Sirmione, in un hotel a cinque stelle con una carta vini
importante, non esisteva ancora la figura del Sommelier ed eravamo
noi Chef de Rang ad effettuare il servizio vino, quindi direi che
quella fu la mia prima vera esperienza nel mondo del vino grazie
anche all’aiuto del Maitre Fiorenzo Contini.
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Cosa ne pensi del
livello della Sommellerie in Italia?
In quei tempi la
Sommellerie non aveva ancora il successo di cui gode oggi e i corsi
AIS erano sporadici, ma sono stato fortunato in quanto la delegazione
di Verbania, provincia in cui vivevo, aprì le iscrizioni al corso di
primo livello ed è stato letteralmente amore: il delegato era Carlo
Sacco, mio primo vero mentore, vedevo nei suoi occhi e nelle parole
con cui raccontava il vino una passione e una cultura invidiabili, un
esempio da seguire per noi che iniziavamo le prime esperienze in
ristoranti importanti. Fino a vent’anni fa i corsi AIS erano
frequentati quasi esclusivamente da addetti ai lavori, oggi forse
hanno aperto le iscrizioni a tutti coloro che hanno un po’ di
passione, ma dovrebbero far capire che non è con i tre livelli che
si diventa Sommelier, ci vuole prima di tutto esperienza nella
ristorazione per comprendere veramente cosa vuol dire avere “IL”
rapporto con l’ospite! Io dico sempre che prima di essere bravi
Sommelier bisogna essere bravi camerieri.
Sommellerie non aveva ancora il successo di cui gode oggi e i corsi
AIS erano sporadici, ma sono stato fortunato in quanto la delegazione
di Verbania, provincia in cui vivevo, aprì le iscrizioni al corso di
primo livello ed è stato letteralmente amore: il delegato era Carlo
Sacco, mio primo vero mentore, vedevo nei suoi occhi e nelle parole
con cui raccontava il vino una passione e una cultura invidiabili, un
esempio da seguire per noi che iniziavamo le prime esperienze in
ristoranti importanti. Fino a vent’anni fa i corsi AIS erano
frequentati quasi esclusivamente da addetti ai lavori, oggi forse
hanno aperto le iscrizioni a tutti coloro che hanno un po’ di
passione, ma dovrebbero far capire che non è con i tre livelli che
si diventa Sommelier, ci vuole prima di tutto esperienza nella
ristorazione per comprendere veramente cosa vuol dire avere “IL”
rapporto con l’ospite! Io dico sempre che prima di essere bravi
Sommelier bisogna essere bravi camerieri.
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Ci siamo conosciuti
condividendo uno splendido viaggio in Mosella, ma quali sono gli
areali vitivinicoli italiani che apprezzi di più e quali quelli che
ritieni più sottovalutati?
Nella vita di un
Sommelier, ma soprattutto di un degustatore, ci sono varie fasi di
piacevolezza, per quanto riguarda i bianchi, sono passato dagli
aromatici di Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ai Verdicchio di Jesi
e Matelica, dai Soave fatti su terreni vulcanici alla mineralità del
Carricante dell’Etna. Per la bacca rossa amavo particolarmente tutta
la famiglia della Valpolicella dal Classico, al Ripasso, all’Amarone,
la Toscana ovviamente faceva parte di un bagaglio di assaggi che
bisognava assolutamente fare ma è nella mia regione, il Piemonte,
che ho veramente trovato il mio palato: non disdegno la Barbera,
meglio se di Asti o Nizza, ma è il Nebbiolo, soprattutto versante
Barolo, che mi emoziona sempre.
Sommelier, ma soprattutto di un degustatore, ci sono varie fasi di
piacevolezza, per quanto riguarda i bianchi, sono passato dagli
aromatici di Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ai Verdicchio di Jesi
e Matelica, dai Soave fatti su terreni vulcanici alla mineralità del
Carricante dell’Etna. Per la bacca rossa amavo particolarmente tutta
la famiglia della Valpolicella dal Classico, al Ripasso, all’Amarone,
la Toscana ovviamente faceva parte di un bagaglio di assaggi che
bisognava assolutamente fare ma è nella mia regione, il Piemonte,
che ho veramente trovato il mio palato: non disdegno la Barbera,
meglio se di Asti o Nizza, ma è il Nebbiolo, soprattutto versante
Barolo, che mi emoziona sempre.
Poi ci sono zone che
andrebbero veramente rivalutate per tradizione viticola che mi piace
spesso andare ad assaggiare come Marsala, dove ai grandissimi e noti
vini fatti per ossidazione ci sono vini secchi degni di nota.
Consiglio di andare a trovare Francesco Intorcia il suo Grillo
Heritage è un vino che farebbe bella figura a fianco di tanti
bianchi Italiani e non solo.
andrebbero veramente rivalutate per tradizione viticola che mi piace
spesso andare ad assaggiare come Marsala, dove ai grandissimi e noti
vini fatti per ossidazione ci sono vini secchi degni di nota.
Consiglio di andare a trovare Francesco Intorcia il suo Grillo
Heritage è un vino che farebbe bella figura a fianco di tanti
bianchi Italiani e non solo.
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Nelle tue esperienze
come Sommelier di grandi ristoranti, come procedevi nella
costruzione delle tue carte vini?
Quando si crea una carta
vini bisogna sempre, o quasi, mettere in risalto il territorio da
dove si opera. A Villa Crespi ad esempio non mancava mai una parte
dedicata al Nord Piemonte con in prima fila Denominazioni note come
Gattinara e Ghemme ma facendo conoscere anche realtà viticole più
piccole come Boca, Sizzano, Coste della Sesia, Bramaterra e Lessona
di produttori meno blasonati con la possibilità di assaggiarli anche
al calice.
vini bisogna sempre, o quasi, mettere in risalto il territorio da
dove si opera. A Villa Crespi ad esempio non mancava mai una parte
dedicata al Nord Piemonte con in prima fila Denominazioni note come
Gattinara e Ghemme ma facendo conoscere anche realtà viticole più
piccole come Boca, Sizzano, Coste della Sesia, Bramaterra e Lessona
di produttori meno blasonati con la possibilità di assaggiarli anche
al calice.
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Quanto incide il
gusto personale nella scelta e quanto la capacità di comprendere
l’andamento del gusto del pubblico?
Vedi, il segreto sta
nell’essere sempre in movimento, essere sempre aggiornato, io ad
esempio partecipo a molti saloni durante l’anno da Montpellier a
Dusseldorf, da Verona a Bordeaux, passando per Merano e molti altri eventi più piccoli, proprio perché voglio vivere il vino e conoscere di
persona chi lo produce e non perché un giornalista gli da punteggi
astronomici. Certo… in alcuni casi non puoi assaggiare tutte le
etichette, ma nelle mie carte vini quasi la totalità delle referenze
presenti era scelta per mio gusto personale o in associazione al tipo
di cucina, perché il vino lo devi anche raccontare: le
caratteristiche del terreno, la personalità di chi lo produce e – perché no?! – qualche aneddoto vissuto di persona durante la visita in
cantina o legato ad un evento enoico nel quale si ha avuto la fortuna
di incontrare quel vino e quel vignaiolo.
nell’essere sempre in movimento, essere sempre aggiornato, io ad
esempio partecipo a molti saloni durante l’anno da Montpellier a
Dusseldorf, da Verona a Bordeaux, passando per Merano e molti altri eventi più piccoli, proprio perché voglio vivere il vino e conoscere di
persona chi lo produce e non perché un giornalista gli da punteggi
astronomici. Certo… in alcuni casi non puoi assaggiare tutte le
etichette, ma nelle mie carte vini quasi la totalità delle referenze
presenti era scelta per mio gusto personale o in associazione al tipo
di cucina, perché il vino lo devi anche raccontare: le
caratteristiche del terreno, la personalità di chi lo produce e – perché no?! – qualche aneddoto vissuto di persona durante la visita in
cantina o legato ad un evento enoico nel quale si ha avuto la fortuna
di incontrare quel vino e quel vignaiolo.
- Come ti poni nei
confronti dell’abbinamento vino-cibo?
Ai corsi AIS ti insegnano
due tipologie di abbinamento CIBO/VINO per concordanza e per
contrapposizione: può funzionare certo, ma a mio parere, a volte,
sono forzature scritte a tavolino! L’abilità del Sommelier sta
nell’individuare il gusto personale dell’ospite e cercare di farlo
divertire a tavola. Gli abbinamenti schematici può farseli anche lui
o chiunque altro a casa sua pesce e vino bianco e carne e vino rosso,
il professionista è quello che magari ti trova un bianco per il
piccione o un rosso per la triglia…😉
due tipologie di abbinamento CIBO/VINO per concordanza e per
contrapposizione: può funzionare certo, ma a mio parere, a volte,
sono forzature scritte a tavolino! L’abilità del Sommelier sta
nell’individuare il gusto personale dell’ospite e cercare di farlo
divertire a tavola. Gli abbinamenti schematici può farseli anche lui
o chiunque altro a casa sua pesce e vino bianco e carne e vino rosso,
il professionista è quello che magari ti trova un bianco per il
piccione o un rosso per la triglia…😉
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Se dovessi scandire
la tua vita in 5 momenti e 5 vini quali sceglieresti?
Per primo sicuramente gli
anni della Scuola Alberghiera, dove tutto è cominciato era una delle
scuole più importanti d’Italia e d’Europa e averla frequentata
tutt’oggi mi rende molto orgoglioso. Ricordo che nei banchetti regali
con ospiti importanti veniva servito come aperitivo a tavola il
Testarossa di La Versa un metodo classico dell’Oltrepo Pavese che ha
fatto la storia, la Franciacorta doveva ancora nascere, ma quello
Spumante mi rimase impresso nella memoria. Purtroppo non ha avuto il
successo che meritava e di recente la cantina ha anche chiuso i
battenti.
anni della Scuola Alberghiera, dove tutto è cominciato era una delle
scuole più importanti d’Italia e d’Europa e averla frequentata
tutt’oggi mi rende molto orgoglioso. Ricordo che nei banchetti regali
con ospiti importanti veniva servito come aperitivo a tavola il
Testarossa di La Versa un metodo classico dell’Oltrepo Pavese che ha
fatto la storia, la Franciacorta doveva ancora nascere, ma quello
Spumante mi rimase impresso nella memoria. Purtroppo non ha avuto il
successo che meritava e di recente la cantina ha anche chiuso i
battenti.
Al secondo le mie
esperienze all’estero nei più prestigiosi Hotel Europei, dal The
Connaught e Le Meridien Piccadilly a Londra, dall Excelsior Ernst di
Colonia al Badrutt’s Palace di Sankt Moritz tutti posti che mi hanno
insegnato tanto sia sotto il profilo professionale che umano. In quel
periodo non ero ancora così “assetato” di vino ma vedevo aprire
tante bottiglie costosissime senza la minima idea di cosa fossero.
Rimasi scioccato nel vedere in carta al Palace di Sankt Moritz uno Château Lafite Rothschild del 1900 a 10 milioni di vecchie Lire/10 mila Franchi… era il 1993!
esperienze all’estero nei più prestigiosi Hotel Europei, dal The
Connaught e Le Meridien Piccadilly a Londra, dall Excelsior Ernst di
Colonia al Badrutt’s Palace di Sankt Moritz tutti posti che mi hanno
insegnato tanto sia sotto il profilo professionale che umano. In quel
periodo non ero ancora così “assetato” di vino ma vedevo aprire
tante bottiglie costosissime senza la minima idea di cosa fossero.
Rimasi scioccato nel vedere in carta al Palace di Sankt Moritz uno Château Lafite Rothschild del 1900 a 10 milioni di vecchie Lire/10 mila Franchi… era il 1993!
Un altro passaggio
importante l’ho vissuto negli Stati Uniti, un mio vecchio amico di
Scuola si trasferì in Florida e mi offrì di andare a lavorare come
wine manager nel suo ristorante a Sarasota. Ovviamente, l’offerta era
molto stuzzicante e decisi di partire con un biglietto aperto per un
mese. I suoi clienti più importanti erano tutti collezionisti di
grandi vini e ogni giorno c’erano degustazioni da capogiro al
ristorante o a casa loro. Ricordo ancora il giorno del ringraziamento
in questa villa sul mare iniziammo ad aprire bottiglie da migliaia di
dollari dalle 11 del mattino fino a notte fonda, a un certo punto il
mio amico si presenta con una caraffa di vino rosso me ne versa un
calice e saltai dalla poltrona dallo stupore… era un Amarone di
Bepi Quintarelli 1978! Non ho mai più trovato un Amarone simile e a
volte penso di avere ancora in bocca il gusto di quel vino a distanza
di 20 anni.
importante l’ho vissuto negli Stati Uniti, un mio vecchio amico di
Scuola si trasferì in Florida e mi offrì di andare a lavorare come
wine manager nel suo ristorante a Sarasota. Ovviamente, l’offerta era
molto stuzzicante e decisi di partire con un biglietto aperto per un
mese. I suoi clienti più importanti erano tutti collezionisti di
grandi vini e ogni giorno c’erano degustazioni da capogiro al
ristorante o a casa loro. Ricordo ancora il giorno del ringraziamento
in questa villa sul mare iniziammo ad aprire bottiglie da migliaia di
dollari dalle 11 del mattino fino a notte fonda, a un certo punto il
mio amico si presenta con una caraffa di vino rosso me ne versa un
calice e saltai dalla poltrona dallo stupore… era un Amarone di
Bepi Quintarelli 1978! Non ho mai più trovato un Amarone simile e a
volte penso di avere ancora in bocca il gusto di quel vino a distanza
di 20 anni.
Nel 1999 Cinzia
Primatesta, ai tempi non ancora moglie di Antonino, mi chiede se
avevo voglia di rientrare in Italia per questo loro nuovo progetto,
la gestione dell’Hotel Ristorante Villa Crespi, ovviamente accetto
dopo tutto il mio girovagare, rientrare a casa visto che io sono
originario del lago d’Orta e era un po’ nei miei progetti tornare.
Qui incontro un’altra persona che si rivelerà molto importante nella
mia carriera: Massimiliano Maroni, mi insegna tutto quello che c’è
da sapere sulla gestione della cantina, della carta vino e del
servizio; mi porta per cantine, selezioniamo etichette e organizziamo
degustazioni; mi forma per diventare il Sommelier di Villa Crespi da
allora non mi sono più fermato.
Primatesta, ai tempi non ancora moglie di Antonino, mi chiede se
avevo voglia di rientrare in Italia per questo loro nuovo progetto,
la gestione dell’Hotel Ristorante Villa Crespi, ovviamente accetto
dopo tutto il mio girovagare, rientrare a casa visto che io sono
originario del lago d’Orta e era un po’ nei miei progetti tornare.
Qui incontro un’altra persona che si rivelerà molto importante nella
mia carriera: Massimiliano Maroni, mi insegna tutto quello che c’è
da sapere sulla gestione della cantina, della carta vino e del
servizio; mi porta per cantine, selezioniamo etichette e organizziamo
degustazioni; mi forma per diventare il Sommelier di Villa Crespi da
allora non mi sono più fermato.
In quei tempi i Vini
Francesi si acquistavano dai Fratelli Brovelli di Milano, una vera
istituzione, e Alberto ci fece assaggiare uno Chardonnay di Borgogna
e capì la differenza tra i bianchi Italiani e i Francesi: era il
Montrachet di Marquise de Laguiche e anche se non ricordo l’annata, è
l’esperienza e l’assaggio che voglio associare all’anno di apertura
di Villa Crespi.
Francesi si acquistavano dai Fratelli Brovelli di Milano, una vera
istituzione, e Alberto ci fece assaggiare uno Chardonnay di Borgogna
e capì la differenza tra i bianchi Italiani e i Francesi: era il
Montrachet di Marquise de Laguiche e anche se non ricordo l’annata, è
l’esperienza e l’assaggio che voglio associare all’anno di apertura
di Villa Crespi.
Beh, non ultimo il nostro
viaggio in Mosella: stare a stretto contatto e confrontarsi con
colleghi, amici e addetti ai lavori e condividere le emozioni provate
in quei tre giorni credo non abbia paragoni, abbiamo visitato cantine
solitamente chiuse alle visite, incontrato produttori vulcanici,
passeggiato per villaggi fermi al medioevo, passati dalla tormenta di
neve al sole ma soprattutto assaggiato vini che voi umani…(cit)
viaggio in Mosella: stare a stretto contatto e confrontarsi con
colleghi, amici e addetti ai lavori e condividere le emozioni provate
in quei tre giorni credo non abbia paragoni, abbiamo visitato cantine
solitamente chiuse alle visite, incontrato produttori vulcanici,
passeggiato per villaggi fermi al medioevo, passati dalla tormenta di
neve al sole ma soprattutto assaggiato vini che voi umani…(cit)
E’ stato difficile
scegliere la bottiglia che rappresenti quel viaggio ma credo che LA
TACHE di DRC 1962 – ribevuta anche il giorno dopo a colazione – sia stata un’esperienza irripetibile.
scegliere la bottiglia che rappresenti quel viaggio ma credo che LA
TACHE di DRC 1962 – ribevuta anche il giorno dopo a colazione – sia stata un’esperienza irripetibile.
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La tua esperienza
più importante è, sicuramente, stata quella a Villa Crespi, al
servizio dello Chef Antonino Cannavacciuolo, ma quali sono i tuoi
progetti per il futuro?
Avere passato quasi
vent’anni al servizio di Antonino e Cinzia a Villa Crespi ha
significato sicuramente un grande passaggio nella mia carriera, mi ha
permesso di lavorare con colleghi straordinari, dei veri
professionisti tra cui vorrei citare su tutti Paolo Ciaramitaro, con
il quale ho condiviso tante soddisfazioni: conoscere clienti
diventati amici con il tempo, incontrare produttori di vino a casa
loro e partecipare a eventi gastronomici in giro per l’Europa. Sarò
sempre riconoscente a Cinzia e Antonino per quello che mi hanno
permesso di fare all’interno della struttura dandomi sempre fiducia e
libertà nella scelta delle referenze da selezionare. Al momento mi
sto occupando di consulenza per alcuni ristoranti e selezione per una
distribuzione vini ma in futuro mi piacerebbe viaggiare e fare l’uomo
vino o brand ambassador – come si usa adesso – per aziende italiane
che vogliono espandersi anche sul mercato estero.
vent’anni al servizio di Antonino e Cinzia a Villa Crespi ha
significato sicuramente un grande passaggio nella mia carriera, mi ha
permesso di lavorare con colleghi straordinari, dei veri
professionisti tra cui vorrei citare su tutti Paolo Ciaramitaro, con
il quale ho condiviso tante soddisfazioni: conoscere clienti
diventati amici con il tempo, incontrare produttori di vino a casa
loro e partecipare a eventi gastronomici in giro per l’Europa. Sarò
sempre riconoscente a Cinzia e Antonino per quello che mi hanno
permesso di fare all’interno della struttura dandomi sempre fiducia e
libertà nella scelta delle referenze da selezionare. Al momento mi
sto occupando di consulenza per alcuni ristoranti e selezione per una
distribuzione vini ma in futuro mi piacerebbe viaggiare e fare l’uomo
vino o brand ambassador – come si usa adesso – per aziende italiane
che vogliono espandersi anche sul mercato estero.
![]() |
fonte: http://www.magazine.villacrespi.it |
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Quanto credi sia
cambiata la comunicazione del vino in Italia e nel mondo e come
credi possa cambiare ancora?
Quando ho cominciato a
occuparmi di vino, nei primi anni duemila, internet non era ancora
disponibile, i social network non esistevano e il mondo del vino era
roba solo per appassionati del settore. Mi ricordo che divoravo tutte
le riviste che si occupavano di food & beverage per apprendere e
documentarmi su tutto quello che proponevano i guru dell’epoca; ero
abbonato a Wine Spectator e Gambero Rosso, e ricordo l’uscita della
guida dei tre bicchieri era attesa ogni anno a Settembre come un
bambino aspetta il suo fumetto preferito. Oggi è tutto più semplice
se cerchi informazioni su un vino, un’azienda o un produttore trovi
tutto con google oppure i prezzi di mercato mondiale o le note di
degustazione, la reperibilità di vecchie annate o l’e-commerce…
tutte cose che aiutano sicuramente ad apprendere più velocemente e a
rendere il mondo del vino più accessibile. Per il futuro non saprei
magari finiscono i talent show di cucina in televisione e iniziano
quelli del vino..?!
occuparmi di vino, nei primi anni duemila, internet non era ancora
disponibile, i social network non esistevano e il mondo del vino era
roba solo per appassionati del settore. Mi ricordo che divoravo tutte
le riviste che si occupavano di food & beverage per apprendere e
documentarmi su tutto quello che proponevano i guru dell’epoca; ero
abbonato a Wine Spectator e Gambero Rosso, e ricordo l’uscita della
guida dei tre bicchieri era attesa ogni anno a Settembre come un
bambino aspetta il suo fumetto preferito. Oggi è tutto più semplice
se cerchi informazioni su un vino, un’azienda o un produttore trovi
tutto con google oppure i prezzi di mercato mondiale o le note di
degustazione, la reperibilità di vecchie annate o l’e-commerce…
tutte cose che aiutano sicuramente ad apprendere più velocemente e a
rendere il mondo del vino più accessibile. Per il futuro non saprei
magari finiscono i talent show di cucina in televisione e iniziano
quelli del vino..?!
- Quale pensi possa essere
il tuo contributo a questo cambiamento?
Non mi sento un
rivoluzionario, sono della vecchia scuola… mi piace ancora leggere
le riviste! Eppure, se un wine blogger come te mi ha contattato per
un’intervista vuol dire che ho lavorato bene negli anni e se potrò
dare il mio contributo nella divulgazione del vino sarò ben lieto di
farlo anche tramite i nuovi media.
rivoluzionario, sono della vecchia scuola… mi piace ancora leggere
le riviste! Eppure, se un wine blogger come te mi ha contattato per
un’intervista vuol dire che ho lavorato bene negli anni e se potrò
dare il mio contributo nella divulgazione del vino sarò ben lieto di
farlo anche tramite i nuovi media.
Io non posso che fare un grande e sincero in bocca al lupo per i progetti presenti e futuri a Matteo, oltre a ringraziarlo vivamente Matteo per avermi concesso questa piacevole chiacchierata.
A tutti voi che mi leggete, invece, auguro di incontrarlo presto sul vostro cammino anche solo per aver l’opportunità di confrontarvi con un uomo di vino e di sala di tale esperienza.
F.S.R.
#WineIsSharing
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