Io a questo Vinitaly non c’ero… e mi è pesato non esserci!

Negli ultimi 11 anni, per la prima volta, quest’anno ho dovuto saltare il Vinitaly per cause di “forza maggiore”. Sì, una forza maggiore che mi costringe a letto da più di due settimane, con non pochi dolori e timori da affrontare, eppure questa degenza mi ha dato modo di fermarmi un attimo a riflettere sulla mia vita e sul mio rapporto con il vino negli ultimi anni, ma soprattutto sul Vinitaly!
vinitaly 2018 wineblogger francesco saverio russo

Tutti lo amano e tutti lo
odiano, da anno sento ridurre tutto ad un “meglio il Prowein”
piuttosto che un “al Vinitaly ci sono troppi ubriaconi!”, ma alla
fine la fiera del vino di Verona resta l’evento enoico più
importante per li vino italiano.

Potrei fare il enofighetto dicendovi che tutto sommato il Vinitaly non mi è mancato così tanto
e che, per me che amo parlare di realtà di nicchia e girovagare per
vigne e cantine, tutto sommato non essere a Verona in questi ultimi 4
giorni non è stato poi così grave, ma sarei un ipocrita se lo
facessi. Perché?!? Perché il Vinitaly, da anni, per me rappresenta
un luogo piuttosto che un contesto fieristico. Un luogo in cui
ritrovare la più alta concentrazione di amici, conoscenti, lettori,
produttori e gente del vino nel raggio di poche centinaia di metri.
Per chi scrive per passione, chi ama il vino, chi fa dei rapporti
interpersonali il fulcro del proprio essere e del proprio fare,
partecipare ad un evento come questo significa ricaricare le energie,
pur disperdendole camminando e parlando per ore; significa
rifocillare l’animo attraverso incontri con vecchi e nuovi amici che
seguono ciò che faccio e leggono ciò che scrivo e che magari non
avrei modo di incontrare altrove durante tutto l’arco dell’anno;
significa emozionarsi vedendo qualcuno girare per i padiglioni con in
mano il pdf dei miei articoli con i territori, le cantine o i vini
che ho ritenuto opportuno condividere e consigliare quest’anno (a
proposito, siete stati oltre 20mila a scaricare i pdf quest’anno e
non so come ringraziarvi!); significa conoscere nuove realtà,
assaggiare i loro vini e segnare nuove tappe da visitare nella mia
cartina enoica; significa vivere 4 giorni a parlare di vino e di
vita, in fiera o in giro per Verona, dove tutta la gente del vino
sembra essere di casa in quel determinato periodo dell’anno; significa anche soltanto mandare un messaggio a qualcuno che non vedi da secoli, come se non fosse passato un solo istante, con una semplice frase “ci vediamo in Piazza delle Erbe!”.
Insomma, non aver potuto
partecipare al Vinitaly quest’anno mi è dispiaciuto molto, sia per
gli impegni che avrei dovuto sostenere che per gli incontri voluti o
casuali che sono certo mi avrebbero dato ancor più forza per andare
avanti nel fare ciò che faccio come lo faccio, ma come mi avete
scritto in molti “tra un anno di Vinitaly ce ne sarà un altro e
l’anno dopo un altro ancora..!”, quindi mi rifarò tra 12 mesi,
sperando di rimettermi al 100% quanto prima.

Ciò che mi rincuora è
che mi avete scritto veramente in molti e l’avete fatto in maniera
così costante e sincera da avermi fatto sentire parte del Vinitaly
pur non essendo presente e di questo vi ringrazio. Ringrazio produttori che mi hanno scritto cose del tipo “il Vinitaly non è stato lo stesso senza quel folletto in Converse che saltava da uno stand all’altro facendo domande, assaggiando e confrontandosi con ogni produttore e vignaiolo senza fermarsi un istante, con la curiosità di un bambino e la consapevolezza di un uomo di vino” (citazione di una persona con cui ho parlato due volte appena ma che proprio per questo vale ancora di più per me) e ringrazio gli amici miei e di questo wineblog, quelli con cui ho già avuto modo di condividere un calice e quelli con i quali l’avrei condiviso a Verona, perché i vostri messaggi, i vostri attestati di stima per i miei “consigli mai scontati” (cit.) e per il mio modo di vivere e comunicare il vino nonché le vostre cronache in tempo reale hanno tenuto il mio morale sù anche quando sarebbe stato più facile buttarsi giù.
Detto questo, il
mio focus restano le vigne, restano i viaggi per cantine, resta lo
studio e restano, soprattutto, gli incontri con vignaioli, agronomi,
enologi e appassionati in giro per 

l’Italia e per il mondo, quindi la mia mission ora come ora è quella di tornare ad essere il Saverio che si è sempre sentito dire dagli amici: “Fermati un attimo, ma come fai a reggere una vita così?”. Già, forse dovevo dare più peso a quelle parole ascoltando chi mi vuole bene, ma ancor più il mio corpo perché non parla mai a vanvera, ma spesso ci accorgiamo di ciò che ci vuole dire solo quando è costretto ad urlare e il mio, questa volta, ha urlato così forte che non credo riuscirò più a fare a meno di ascoltarlo.

La cosa strana? Non c’entra il vino, ma sono i viaggi ad avermi portato a questo punto. Il vino mi ha salvato una volta e sono certo che mi darà la forza di rimettermi al 100% anche in questa occasione grazie al vostro sostegno e al motore primario della mia vita, ovvero la curiosità che da sempre alimento con la ricerca e traduco in condivisione.

Non smetterò di viaggiare, perché per me sarebbe come smettere di respirare e non smetterò di vivere questo meraviglioso mondo enoico, a prescindere da tutti e tutto, magari prendendo qualche accorgimento per non incorrere in altri rischi, perché io fermo per tutto questo tempo non ci so proprio stare e chi mi conosce sa quanto possa essere snervante per me non poter mettere piede in vigna, non poter fare due chiacchiere con un vignaiolo o semplicemente ritrovarsi tra amici a confrontarsi davanti a qualche buona bottiglia.

Insomma… io a questo Vinitaly non c’ero, ma il mondo del vino non lo lascio, specie ora che sembra prendere una deriva comunicativa che confido abbia vita breve.


Quest’anno non troverete il mio report post-Vinitaly ma spero di ricevere, da addetti ai lavori e produttori, opinioni su cantine e vini dai primi e sull’andamento della fiera dai secondi, tramite i social o via email: wineblogroll@gmail.com. Ci conto!

F.S.R.
#WineIsSharing

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