Un’azienda storica delle Langhe – Cantina Cordero di Montezemolo

Se siete stati nelle Langhe non potete
non esser rimasti colpiti dal maestoso albero che domina quella sorta di Ziggurat formato dai vigneti dell’azienda di cui vi parlerò oggi.
Quell’albero è un Cedro del Libano che
ha da poco compiuto ben 160 anni, eppure questa veneranda età è
poca cosa se paragonata ai 6 secoli dai quali la famiglia Cordero di
Montezemolo
è proprietaria dell’azienda.
cordero de montezemolo cantina

Oggi, a condurre vigne e cantina in questa meravigliosa terra sono Alberto e Elena Cordero di
Montezemolo
, fratello e sorella, nuova generazione che sta imprimendo
molto della propria visione della viticoltura e del Barolo, senza,
però, dimenticare ciò che di buono sia stato fatto da chi ha
calcato quei preziosi vigneti prima di loro.

Vigneti totalmente biologici, che sono
in proprietà o gestiti in affitto senza dover ricorrere all’acquisto
di uve per la produzione di vini che sono tutti in purezza e mai in
blend.
cantina cordero montezemolo

Ciò che rende l’azienda di Alberto e
Elena particolare, ed a suo modo unica, nel contesto delle Langhe, è
la fortuna di detenere una cospiqua parte della proprietà (quella
storica tra l’altro) in un unico corpo vitato di 28 ettari, che
circondano la storica Cascina Monfalletto situata al centro ed in
cima al colle. Posizione che definire invidiabile sarebbe eufemistico
e che permette di aver maggior serenità nelle lavorazioni sia in
termini di attenzione che di rispetto.

In tutti i vini che ho avuto modo di
assaggiare ho notato una cifra stilistica apprezzabile che vede una
sempre più rara eleganza nella tessitura tannica ed una buona
freschezza di fondo capace di sorreggere e spingere ogni sorso con grande slancio.

Tra i vini che ho apprezzato di più ci
sono:
Barbera d’Alba Superiore Funtanì 2013:
una Barbera di grande precisione varietale sia nei profumi che nella
sua profonda freschezza. Precisione che diviene vitale e dinamica
grazie all’incontro di linee dritte e repentine e curve sinuose e
suadenti. La precisione a volte può scadere nell’omologazione e
nella noia, ma in questo caso l’identità di fondo e più che
evidente e si traduce in una personalità monografica e non di certo
monotona.
vino barolo cordero

Barolo Enrico VI 2012: il cru fuori dal
coro e fuori dal corpo centrale dell’azienda. Un “piccolo”
vigneto che vede le proprie viti affondare le radici in un terreno
ricco di calcare attivo. La composizione del sottosuolo, unitamente
alla posizione, quindi all’esposizione ed in generale al pedoclima di
questo cru donano peculiarità differenti dagli altri Barolo prodotti
dell’azienda, ovvero un’eleganza a tratti sin troppo rigorosa,
sferzata, però, da una fendente freschezza enfatizzata dalla
calcarea mineralità e dalla balsamicità tipica di questa zona. Un
un sorso che mostra la sua forza con classe e fermezza, ma capace di
farsi bere con disinvoltura. Un bel trait d’union fra austerità e
bevibilità. Ovviamente, ancora un infante, ma capace di esprimere la
sua natura in prospettiva.


E’ davvero interessante per me, comprendere attraverso il bicchiere quanto le nuove generazioni siano in grado di apportare in termini di rispetto e di freschezza – in senso lato – anche ad aziende così radicate nel territorio e storicamente importanti, il tutto senza ledere in alcun modo la tradizione della cantina.

F.S.R.
#WineIsSharing

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