Tenuta Belvedere del vignaiolo Gianluca Cabrini – Vini in sottrazione che non mancano di nulla

Sin dal primo giorno di apertura di questo wine blog ho creduto nel valore fondamentale dell’equilibrio, ma non parlo solo di quello intrinseco ad un assaggio, bensì dell’approccio che da un lato il vignaiolo ha in vigna e in cantina e dall’altro il comunicatore – in questo caso io – ha nel parlare o scrivere di vino e ancor prima nello scegliere di chi e quando parlarne.
In questi anni ho avuto l’onore e il piacere di capitare, un po’ per fortuna un po’ per intuito, in vigneti pronti a dare i loro primi frutti e in cantine dalle quali ancora non era uscita una sola bottiglia. E’ proprio in
realtà come queste che ho potuto imparare insieme ai produttori stessi, comprendendo a pieno un percorso di crescita, spesso, non privo di difficoltà.
Faccio questa premessa perché la realtà di cui vi parlerò oggi è una di quelle che conosco dagli albori, eppure non avevo mai avuto modo di dedicare ad essa un articolo in quanto in attesa dello sviluppo di quel percorso di crescita che, seppur non finirà mai, oggi è arrivato ad un traguardo importante. Non parlo di premi o di risultati economici, bensì di consapevolezza di chi il vino lo fa, ovvero di Gianluca Cabrini e delle sue vigne.

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Sì, parlo di Tenuta Belvedere, azienda nata nel 2013, sulla scia della tradizione vitivinicola della famiglia di Federica, moglie di Gianluca.
I vigneti, vecchi e nuovi, si estendono per circa 10 ettari sulle colline dell’Oltrepò Pavese nel comune di Montecalvo Versiggia, con pedoclimi differenti capaci di dar luogo a espressioni uniche di ogni varietale
coltivato: Pinot Nero, Croatina, Barbera, Uva Rara, Pinot Grigio e Riesling Renano.
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Ora potrei parlarvi della concezione ecosostenibile della cantina e degli step aziendali dal 2013 ad oggi, ma ciò che mi preme di più condividere con voi è la figura di Gianluca, un vignaiolo self-made, come ce ne sono pochi.

Quella di Gianluca, infatti, è la storia di un venditore di auto, che per amore di sua moglie e della terra lascia il suo lavoro per dedicarsi a pieno regime alla viticoltura, pur non avendo alle spalle alcun background da vignaiolo. Eppure, Gianluca si è rimboccato le maniche – nel vero senso della parola – e ha intrapreso la strada del piccolo produttore senza bruciare le tappe, attingendo da ogni fonte potesse essergli utile al fine di realizzare il suo sogno: la famiglia con la sua conoscenza di quelle terre; un agronomo e un enologo rispettosi e capaci di concretizzare l’idea di lavoro in sottrazione di Gianluca; i colleghi vignaioli con i quali non ha mai smesso di confrontarsi girando per manifestazioni enoiche e entrando in importanti associazioni come FIVI e VinNatur.

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Un approccio sintomo di grande umiltà e di consapevolezza, che non ha, però, tenuto Gianluca lontano da alcuni episodi sfortunati di quelli che, specie quando stai muovendo i tuoi primi passi, minano ogni tua certezza e scalfiscono anche la più forte delle volontà.
Io quegli incidenti di percorso li ho vissuti tutti, o meglio, li ho appresi e percepiti attraverso le parole dello stesso Gianluca ed è stato proprio in quei momenti che ho compreso che, a prescindere da qualche sfortunato episodio, quel vignaiolo avrebbe realizzato il suo sogno.
Oggi, Tenuta Belvedere è, a mio modo di vedere, un riferimento se penso alle aziende artigianali che fanno del rispetto in vigna e in cantina il proprio mantra e Gianluca Cabrini è uno dei giovani vignaioli più promettenti che l’Oltrepò Pavese possa vantare e questo grazie al lavoro e alla pazienza, al coraggio di prendere decisioni controcorrente e alla capacità di imparare dai propri errori.

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Nei vigneti di Tenuta Belvedere non troverete traccia di concimi chimici e altri prodotti di chimica di sintesi come diserbanti e antiparassitari. Si pratica l’inerbimento perenne, senza  lavorazioni del terreno, cercando di preservarlo da dilavamento ed impoverimento. La concimazione, se necessaria, è esclusivamente di tipo organico ed effettuata prima dell’inverno. I sarmenti di potatura vengono trinciati in vigna al fine di restituire sostanze ai terreni. I trattamenti anticrittogamici vengono effettuati esclusivamente con rame e zolfo e l’acqua utilizzata per tali lavorazioni proviene unicamente da pozzi di proprietà in una visione circolare di sostenibilità che si traduce in cantina nel massimo rispetto per l’uva in senso stretto e in senso lato.

Uve necessariamente sane che vengono utilizzare per la produzione di vini ai quali si toglie tutto ciò che è superfluo con consapevolezza, al fine di mostrare l’essenza del connubio fra il vignaiolo e la propria vigna:
 
Wai 2016 – Provincia di Pavia IGT Bianco: un metodo ancestrale, blend di Pinot Nero e Riesling, frutto di una sperimentazione nata nel 2015, che ha raggiunto con l’ultima annata il suo “naturale” equilibrio, mostrandosi divertente come dev’essere un sur lie, ma senza scadere nell’omologazione organolettica di alcuni rifermentati. E’ il vino che vorrei avere sempre in fresco nelle torride giornate estive in cui non ho voglia di degustare, ma semplicemente di stappare e bere senza pensieri.
 
Montecalvus Tenuta Belvedere 2014 – Oltrepò Pavese Pinot Nero DOC: un Pinot Nero di carattere, che non mira a scimmiottare i cugini d’Oltralpe, bensì vuole lasciar esprimere in maniera spontanea ed eloquente questa sottozona dell’Oltrepò Pavese storicamente molto avvezza alla produzione della “bestia noir” di tutti i varietali. Naso intenso e bocca capace di abbinare la buona struttura ad un sorso vibrante e profondo. Un vino da approcciare lasciando a casa la forma mentis borgognotta, con la voglia di godersi la sua personalità e l’indiscutibile beva senza preconcetti.
 
Riesling Tenuta Belvedere 2014 – Oltrepò Pavese Riesling DOC: l’altro vitigno dai paragoni “impossibili”, ovvero il Riseling Renano che non può, per ovvi motivi pedoclimatici, storici e stilistico-organolettici, essere assimilato alle più note produzioni di Alsazia e Mosella. Eppure, il Riesling di Gianluca rappresenta, in un’annata non certo semplice, un esempio di quanto questo territorio possa esprimere attraverso questo vitigno. Lo spettro olfattivo è quello varietale, con note evolutive che rasentano un principio di ossidazione che sfocia in tonalità minerali più che apprezzabili. Anche in questo caso, un vino che rompe gli schemi e scansa i pregiudizi per infilarsi nel bel mezzo di quel infinito percorso intrapreso da ogni cercatore, amante del vino, chiamato curiosità.
 
Coccinea Tenuta Belvedere 2014 – Oltrepò Pavese Croatina DOC: il vino che mi ha fatto apprezzare le potenzialità di questa realtà sin dal principio, in quanto figlio del territorio e di una tradizione fatta propria da Gianluca senza venerare le ceneri, bensì conservando e alimentando il fuoco con nuovo ossigeno. C’è armonia fra forza e slancio, fra beva e profondità, con un tannino ben presente, fitto e per nulla strappato. Un vino che dimostra quanto si possa avere tutto senza aggiungere nulla.
 
Poi ci sono le “nuove” annate di:
Pinot Grigio Tenuta Belvedere 2016 – Oltrepò Pavese Pinot Grigio DOC: un vino che vuole essere immediato, ma non scontato, pronto ma non “a breve scadenza”. Giocato sulla freschezza e la dinamica sia al naso che in bocca, fa del suo sorso slanciato e saporito la prerogativa per l’inerziale refill del bicchiere. Interessante constatare come un Pinot Grigio possa dismettere i panni di “prodotto” vestendo quelli di “vino”, se trattato e interpretato con rispetto e consapevolezza.
 
Bonarda Tenuta Belvedere 2016 – Oltrepò Pavese Bonarda DOC: la Bonarda (90% Croatina, 5% Barbera, 5% Uva Rara), in quanto vino frizzante, divide lasciando da un lato gli enofighetti snob della serie “il vino frizzante non è vino!” e riunendo dall’altra una nutrita schiera di appassionati del genere che ne comprendono le potenzialità. Tutto sta nel portarla a tavola perché è su quel “terreno” non divide ma impera, grazie alla sua innata duttilità e alla capacità di farsi elogio della semplicità e al contempo portatrice sana di goduria. Nell’interpretazione di Tenuta Belvedere c’è il giusto equilibrio fra frutto, corpo e acidità ma, soprattutto, c’è quel tannino che fa la differenza in termini di carattere.
 
Dopo questa, confido esaustiva, panoramica sul vignaiolo, le vigne e i vini non mi resta che congedarmi nell’attesa che siate voi a farvi un’idea del lavoro svolto da Tenuta Belvedere e da Gianluca Cabrini magari facendo un saldo in Oltrepò, dove troverete un vignaiolo pronto a farvi conoscere la propria realtà ma anche a mostrarvi le potenzialità di un intero territorio e delle numerose cantine riunite attorno alla volontà di ridonare a questo areale il ruolo d’eccellenza che merita.
 
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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