Alla scoperta della cantina Adriano Marco e Vittorio e dei suoi Barbaresco

Oggi torniamo nelle Langhe e più precisamente a San Rocco Seno d’Elvio (Alba), dove sorge la cantina Adriano Marco e Vittorio.
La tradizione vitivinicola di questa famiglia risale agli inizi del 1900, quando il nonno Giuseppe, mezzadro, iniziò ad allevare i primi vigneti. Il figlio Aldo, si affrancò diventando per la prima volta proprietario terriero nel 1968 trasferendosi dall’alta Langa proprio a San Rocco Seno d’Elvio, attuale sede dell’azienda.
adriano marco e vittorio cantina
L’azienda come la conosciamo oggi e soprattutto la produzione vinicola, però, sono opere dei figli Marco e Vittorio, che hanno iniziato la strada dell’imbottigliamento, implementando gli ettari vitati fino ad arrivare agli attuali 30ha, dai quali raccolgono le uve di Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Freisa, Sauvignon blanc e Moscato.
Attualmente sono i fratelli Marco e Vittorio, con le rispettive mogli Luciana e Grazia e Michela la figlia di Vittorio a gestire questa realtà che ha trovato e dimostrato un forte senso di appartenenza alla FIVI, grazie alla quale ho avuto modo di conoscerli anni fa. 
cantina adriano barbaresco
Ho sempre sostenuto che le realtà a conduzione familiare, specialmente nella viticoltura, possano contare su una forza che permette, spesso, di avere un “tutto” ben maggiore della somma delle singole parti e la famiglia Adriano non è da meno! Qui ognuno ha il suo compito ben preciso: Marco si occupa della parte più agricola e organizzativa dipendenti, invece Vittorio più della parte di cantina e commerciale Italia. Grazia si occupa del mercato export e Luciana dell’amministrazione. Michela si sta specializzando nella parte commerciale. 
E’ proprio la giovanissima Michela a farmi scoprire le dinamiche aziendali passeggiando fra i vigneti più rappresentativi come il cru Basarin e mostrandomi i locali di vinificazione. Ciò che non smetterà mai di stupirmi dei vignaioli langaroli è la grande attenzione alla zonazione, che la stessa Michela conosce a menadito.
mappa zonazione barbaresco
Ecco quindi che, tra aneddoti legati alla saggezza degli anziani locali che suggerivano il vitigno più idoneo da impiantare in una determinata parcella e racconti della storia di questa splendida famiglia, riesco a districarmi fra i vigneti aziendali che sono situati tutti intorno all’azienda a San Rocco Seno d’Elvio, tranne un vigneto che si trova nel comune di Neive:
– i vigneti Mottura, ovvero i primi vigneti della famiglia e sono esposti a est e ovest;
vigna mottura barbaresco
– i vigneti Avoglieri Argantino, bellissimo anfiteatro naturale che li ripara dal vento e dalla
grandine e sono esposti a sud est.
vigneto avoglieri agrantino
N.B.:Nei vigneti Mottura e Avoglieri Argantino si coltivano i vitigni di barbera, dolcetto, moscato e sauvignon;
– i vigneti dai quali nasce il cru “Sanadaive” sono situati sulle colline a ridosso del fiume Seno d’Elvio esposti a sud ovest;

cru sanadaive barbaresco
– il vigneto Basarin da cui nasce l’omonimo cru aziendale, si trova nel comune di Neive nella menzione geografica da cui prende il nome. È esposto a sud est e ha una pendenza molto importante.
vigneto basarin barbaresco
Con Michela ho modo di approfondire, anche, la conduzione agronomica dei vigneti, che con grande coerenza e rispetto vede l’azienda bandire pesticidi, erbicidi, diserbanti chimici e cercare un approcci ‘’pulito’’. Approccio che sfocia anche nella sostenibilità energetica, tanto da aver permesso alla cantina di essere certificata “The Green Experience”, grazie all’utilizzo di pannelli solari che coprono il fabbisogno interno e ad un impianto di fitodepurazione per le acque reflue.
L’azienda manifesta grande consapevolezza ed è sempre alla ricerca di soluzioni concrete e sostenibili che permettano di agire con rispetto tenendo sempre ben a fuoco l’obiettivo della produzione di qualità. Questo è ciò che accade con le reti per la grandine, ad esempio: optando per la scelta meno impattante, grazie ad un sistema innovativo che permette di alzarle e chiuderle in pochi istanti e di regolarle in altezza.

sbarbatelle michela adriano
Per quanto concerne la produzione, oltre ai più noti e tradizionali vini base nebbiolo, la Cantina Adriano Marco e Vittorio continua a sperimentare cercando di portare in bottiglia vini contemporanei ma dalla forte identità territoriale come il Moscato Secco Ardì, fresco, aromatico e divertente con li suo contrasto naso (dolce) bocca (secca) e il Dudes, un Metodo Martinotti brut rosé 100% Freisa capace di rendere questo vitigno tipico ancor più versatile e dinamico.
Passiamo, però, ai vini base Nebbiolo che hanno reso questa azienda sempre più nota fra gli amanti di questo vitigno e in particolare delle sue espressioni di Barbaresco:
vini barbaresco adriano marco e vittorio basarin
Langhe Nebbiolo Doc 2017 – Adriano Marco e Vittorio: un vino che poteva soffrire gli esiti di un’annata calda e siccitosa ma che, invece, mostra una notevole armonia fra potenza e slancio. Un Nebbiolo classico dotato di buon nerbo e un finale saporito di grande inerzia. Se la 2016 è stata una delle migliori annate assaggiate per i Langhe Nebbiolo, questa 2017 non la fa affatto rimpiangere.
Sanadaive Barbaresco Docg 2015 – Adriano Marco e Vittorio: è così che gli anziani chiamano in dialetto San Rocco Seno D’Elvio e il nome vuole sancire ancor più fortemente lo stretto legame che c’è fra i vini di questa realtà e le radici delle proprie viti e della propria famiglia. Un vino che sta compiendo i primi passi verso l’armonia, mostrando già una suadenza donata dal sole di una buona esposizione in una buona e luminosa annata in cui qualche picco di caldo si è fatto sentire. Il sorso ha piglio materico, ma non sembra voler porre resistenza alcuna alla beva, mantenendo una buon passo. Si distende con ottima profondità.
Basarin Barbaresco Docg 2015 – Adriano Marco e Vittorio: è il cru di riferimento per l’azienda e è anche quello che mi ha regalato le sensazioni più positive negli ultimi anni, sin dal primo assaggio. Se in un’annata fresca, piovosa e complessa 2014 aveva rappresentanto (grazie ad un bel settembre) una delle più fini, dritte e dinamiche espressioni di Barbaresco questa 2015 si fa apprezzare per l’integrità di frutto e la possenza del sorso ma ancor più per non aver perso lo slancio deciso e profondo capace di rendere agile la beva anche in un’annata più calda. A giovare della luce è sicuramente il tannino presente ma già garbato e che il vetro renderà educherà al meglio. Nonostante in questa fase sia il frutto a predominare, si scorgono sensazioni floreali e note balsamiche che sembrano voler tracciare la via verso l’eleganza.
Basarin Barbaresco Docg Riserva 2012 – Adriano Marco e Vittorio: basta il primo naso per comprendere la positività della scelta di produrre una riserva in un’annata come la 2012. Un Barbaresco complesso, che evade in pochi respiri dalla classica austerità con tonalità balsamiche intarsiate di sfumate speziature. Un vino di quelli che ti piace tenere nel bicchiere ma che, al contempo, non necessita di grande contemplazione perché ha già voglia di interloquire, di creare quella imprescindibile empatia che rende l’esperienza di un sorso pari a quella di un incontro.
Nel complesso, durante la mia ultima visita in azienda, ho trovato un’azienda che guarda avanti e non solo grazie alle nuove generazioni, bensì con un piglio comune a tutti i membri della famiglia che, nonostante la notorietà acquisita negli ultimi anni, non ha mai smesso di alzare l’asticella e di continuare a lavorare con grande umiltà e dedizione. Un’altra grande famiglia del vino che sta scrivendo la sua storia intingendo la penna nel calamaio del rispetto e del sacrificio.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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