C’è un luogo in Sardegna che sembra nato per accogliere il vino. A qualcuno di voi questo nome strapperà un sorriso, a qualcuno farà già venir voglia di stappare una bottiglia, sta di fatto che è a Sorso che vi porterò oggi, un comune della provincia di Sassari che in realtà deve il suo nome, con buone probabilità, alla sua posizione e non alla versione enoica del termine.
A Sorso risiede una famiglia che da oltre 5 generazioni si dedica al lavoro in vigna, con un’escalation che li ha portati da produttori di uve da tavola, a conferitori di importanti cantine regionali, fino al coronamento di un vero e proprio sogno, quello dell’imbottigliamento, nel 2014. Parlo della famiglia Bagella e in particolare di Leonardo e Mario, padre e figlio, esperto vignaiolo e attento agronomo, capaci di attirare la mia attenzione sin da subito per la dedizione ed il sentimento che ho percepito nel sentirsi custode e non padroni di un territorio meraviglioso e davvero vocato.
L’Azienda Agricola 1Sorso di Leonardo Bagella affonda le sue radici proprio nella storia dell’omonima famiglia, che fin dall’800 ha posseduto e coltivato terreni nell’agro di Sorso, dove i suoli, tipicamente sabbiosi e calcarei, unitamente ai venti salmastri che sferzano la costa, caratterizzano le produzioni, prevalentemente orientate sui vitigni storicamente presenti nel territorio come Cannonau, Cagnulari, Vermentino e Moscato.
L’unicità di questa azienda risiede proprio nel fatto che dopo anni di esperienza sul campo e nei campi, ha potuto vivere dall’interno numerosi cambiamenti, fino ad arrivare ad una piena maturità che non poteva culminare in altro modo se non nella produzione di due proprie etichette, un Vermetino e un Cannonau, che rispecchiano non solo il territorio, ma in modo particolare la filosofia della famiglia Bagella, improntata tutta sul lavoro in vigna e sul rispetto della materia prima in cantina.
Una delle peculiarità principali di questa micro realtà a conduzione familiare è rappresentata da ciò che in passato è stato un handicap, ovvero il frazionamento dei terreni con le loro condizioni pedoclimatiche differenti, che permette ad ogni vigneto di esprimere differenze in grado di caratterizzare in modo netto i loro vini e di creare dei tagli tra i vari “cru” che andranno a compensare eventuali lacune della singola vigna in annata complesse come quella appena trascorsa.
Particolarità che vengono esaltate dalle tecniche di aridocoltura, che se decenni fa rappresentava una mera esigenza strutturale, oggi diventa parte integrante della filosofia dell’Azienda Vitivinicola Leonardo Bagella.
Posso confermare che all’assaggio i due Vini della linea 1Sorso sanno essere schiettamente espressivi, al di là dei tecnicismi, mettendosi a disposizione della cucina e dei palati di winelovers accaniti come di fruitori occasionali, con grande onestà e piacevolezza, ma lasciando sempre percepire grande qualità e pulizia.
“Lavoriamo in vigna da decenni, lavoriamo a contatto con la terra, col maestrale che ci inzuppa di salsedine e col sole che ci scalda la pelle, lavoriamo guardando il mare, e lo facciamo con passione. Siamo convinti che chiunque venga a trovarci possa immaginare quanto bello possa essere lavorare in un territorio come quello di Sorso, nonostante la fatica e le infinite ore passate in vigna. Siamo talmente legati al territorio che ne conosciamo ogni angolo, ogni pianta, ogni colore, sapore e profumo durante le diverse stagioni. Noi viviamo il territorio e il territorio vive in noi.
Camminiamo sugli stessi sentieri di campagna che percorrevano i nostri padri e che percorreranno i nostri figli, osserviamo un paesaggio immutato che sfida la storia, siamo viticoltori di Sorso, dove la vite viene coltivata da millenni.”
In queste parole di chi il vino lo fa c’è un po’ tutta la filosofia, ma più che filosofia, la vita di una famiglia che ha il cuore a forma di grappolo, il sangue che sa di Cannonau. la gioia luminosa come il loro vermentino e la generosità del Moscato.
Ora, però, passiamo ai vini della cantina 1Sorso che ho avuto modo di assaggiare:
Vermentino 1Sorso 2017: sembra lo facciano da anni e, in fondo, è un po’ così, dato che le loro uve le conoscono da generazioni e questo è un vino che dalla vigna ha preso tanto! Il sole dalle tonalità esotiche, il vento che porta con sé freschezza e salsedine, quindi minerale sapidità, un vero viaggio ad occhi chiusi, naso e bocca spalancati, nella Sardegna più bella. Buonissimo l’equilibrio fra complessità aromatica, struttura e slancio acido e salino. Una beva in equilibrio che ha inerzia e non annoia mai.
Cannonau 1Sorso 2016: l’annata della svolta per questo Cannonau che fa intravedere in tutte le sue sfumature le potenzialità della famiglia Bagella e del suo territorio nella produzione del vino simbolo della Sardegna. Un Cannonau puro, scarico nel calice, che trova la sua carica nella nitidezza del frutto e nell’armonia fra corpo, scheletro e agilità. E’ già fuori la 2017 ma la 2016 è, sicuramente, più pronta.
Il “sorso” rende onore ad un tannino elegante ed educato, con una dinamica acidità ed una leggera nota marina che contestualizza ancor di più questo Cannonau. Un Vino completo, dalla beva agile come pochi Cannonau. La classe della fatica, l’eleganza del lavoro, è questo che ho pensato, che ho provato, che ho sentito appena concluso il primo assaggio.
Millenovecento64 Moscato Secco IGT Bianco Isola dei Nuraghi 2017: ecco il vino che mi ha consacrato cittadino onorario di Sorso e un po’ di tutta la Sardegna. Un vino nato durante una cena tra amici e produttori, culminata con l’assaggio di una serie di ottimi moscati dolci tipici dell’areale di Sorso e Sennori, tanto da rappresentare l’unica DOC locale. Fu in quel momento che mi venne spontaneo esclamare, rivolgendomi al giovane Mario una semplice ma impattante frase:-“Fallo secco!”. Venivo da una serie di degustazioni interessanti, in cui il Moscato Secco aveva fatto breccia nel mio cuore enoico grazie alla sua capacità di disorientare, togliendo i punti di riferimento della coerenza naso-bocca tanto ricercata da alcuni degustatori (che noia!). Mai avrei pensato che dal giorno successivo l’intraprendente Mario si sarebbe messo all’opera trasformando quella pulce nell’orecchio in un progetto di vigna, di vino e di vita culminato pochi giorni fa con l’uscita della prima annata di un vino che sembra rappresentare un unicum in tutta la Sardegna e che già sta facendo parlare molto di sè. Un naso che, nonostante l’assenza di zuccheri, evidenzia una buona apertura terpenica che accoglie con dolcezza il nostro naso, quasi come a volerci illudere, a voler giocare con i nostri sensi! Sì, perché sin dall’entrata in bocca sentirete il mare, con quel meraviglioso connubio fra forza, luce e sale. Un vino unico al quale sono felice di aver dedicato le parole riportate in retroetichetta.
Cantina da seguire nelle prossime annate che, di certo, riserveranno non poche sorprese, data la filosofia aziendale, ma soprattutto la grande passione che permea ogni scelta della famiglia Bagella, compresa quella di instaurare una lungimirante collaborazione con un noto e rispettoso enologo toscano come Emiliano Falsini (la 2018 sarà la sua prima annata di produzione nella piccola ma funzionale cantina di Sorso).
Sono proprio passione, tenacia e grande fiducia reciproca i valori che hanno portato padre e figlio a superare ostacoli apparentemente insormontabili e che, oggi, fanno grande questa piccolissima cantina sarda che in sole 3 annate si è fatta conoscere senza fare grande rumore, bensì lasciando parlare i propri nitidi e luminosi vini, figli di un territorio storicamente fra i più vocati dell’isola.
F.S.R.
#WineIsSharing
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