Agronomia e sostenibilità – In vigna con l’agrotecnico Davide Ferrarese tra patologie della vite e fertilità del suolo

In questo Wine Blog, da anni, cerco di dare tanto spazio alla vigna quanto alla cantina e all’assaggio e quando si parla di vigneti è impossibile non tener conto delle principali dinamiche agronomiche legate alla conduzione degli stessi.
Ad accompagnarci attraverso tali dinamiche, oggi, sarà un agrotecnico che ho avuto modo di incontrare e di conoscere qualche anno fa fra le vigne del Gavi: Davide Ferrarese.
Alla luce di una lunga chiacchierata riguardo i principali temi dell’agronomia e della viticoltura contemporanea ho deciso di seguire molte delle sue pubblicazioni online e ho avuto modo di comprendere a pieno la qualità del suo lavoro. Per questo ho deciso di porre a lui qualche domanda circa aspetti agronomici di mio interesse da diversi anni.
-Davide ti presenteresti brevemente ai lettori di WineBlogRoll.com?
Classe 1973, padre di tre figli (Michela, Filippo, Edoardo), compagno di Elisa, diplomato Agrotecnico nel 1992 e consulente viticolo come libero professionista dal 1997, per conto di aziende private, Cantine cooperative, Consorzi di Tutela, Comunità Montane e docente presso l’Istituto superiore per Perito Agrario sino all’a.s. 2009/10.
Fondatore di VignaVeritas, dal 2016 vi collabora Matteo Tasca – agrotecnico laureato.
VignaVeritas si occupa di consulenza fitopatologica e agronomica per la migliore coltivazione dei vigneti, con la massima attenzione alla sostenibilità ed alla qualità globale dell’ambiente di produzione. Quello che viene portato avanti è un approccio alla viticoltura biologica superiore alla mera certificazione, definendo criteri d’intervento e modalità operative. 
Negli ultimi anni siamo molto attenti alla fertilità dei suoli ed alla fisiologia della pianta, sviluppando tecniche a largo impiego per la nutrizione dei vigneti e migliorando la potatura della vite con il metodo ramificato, nell’ottica di contenimento e cura delle malattie del legno (mal dell’esca). E’ di fondamentale importanza la formazione del personale che collabora nei vigneti e massimizzare l’economia di gestione aziendale.
Ci sentiamo legati al territorio, al valore umano della Terra delle persone che vi lavorano e di quello che fanno.

«L’arte dell’agricoltore è anche quella di saper osservare e di intervenire nei processi naturali in modo da sostenerli.»  Almar von Wistinghausen

davide ferrarese agronomo
-Quali sono le patologie della vite più comuni?
Le patologie più comuni riguardano sia i funghi che gli insetti, diversamente diffusi a seconda dalle aree di coltivazione e dalla sensibilità delle singole varietà coltivate.
Per quanto riguarda i funghi le malattie più note sono peronospora, oidio, botrite, escoriosi e mal dell’esca; per quanto riguarda gli insetti abbiamo diversi tipi di acari, e  diverse cicaline, quest’ultime anche vettori di fitoplasmi e di virus. Inoltre in alcuni areali si stanno diffondendo insetti di “nuova importazione” come la popilia, la cocciniglia farinosa e la cimice.
Particolare attenzione va anche fornita alle malattie causate dai fitoplasmi come la flavescenza dorata e il legno nero. 
patologie della vite
-Come possono essere contrastate in maniera sostenibile?
Operare correttamente in agricoltura significa ricercare le migliori strategie applicabili, avvalendosi delle nuove conoscenze tecniche e scientifiche. Un’agricoltura attenta alle regole della spontaneità degli ambienti e degli esseri che li compongono, ricerca nella sua applicazione il minimo impatto ambientale possibile.
La sostenibilità passa soprattutto dall’uomo, dalla scelta nel tipo di difesa che si vuole adottare  e dalla capacità di interpretare ogni singola annata. I lavori in vigneto sono più o meno uguali tutti gli anni, ma i tempi, le modalità, le volte e le varianti cambiamo ogni nuova stagione.

Prima di intraprendere una qualsiasi strategia di conduzione dei vigneti, è perciò necessaria un’analisi del territorio circostante, sotto differenti profili , in modo da conoscerlo e poterlo rispettare nei suo assetti, adottando un progetto globale per il vigneto.
Bisogna prendere in considerazione il materiale vegetale a disposizione con il suo portainnesto ed il suo clone, la gestione del suolo, le conoscenze ambientali dell’area, la sensibilità e le caratteristiche delle varietà coltivate, raccogliere e conoscere i dati climatici, monitorare localmente la vegetazione, verificare l’attrezzatura impiegata per i trattamenti anticrittogamici ed altro ancora.

-Quali sono i risultati delle tue ricerche sul mal dell’esca e sulla flavescenza dorata?
In questi ultimi anni abbiamo iniziato a raccogliere dati su diversi fronti.  Grazie ad un progetto territoriale del Consorzio Tutela del Gavi partito nel 2013 monitoriamo la malattia e la presenza dell’insetto vettore, e dal 2018 anche la presenza di altri insetti, analizzando le strategie di controllo della patologia. Per il mal dell’esca l’attività di ricerca in campo è più recente. 
In entrambi i casi quello che stiamo osservando sono i vantaggi che si rilevano attraverso l’applicazione delle buone pratiche agronomiche: nel caso della flavescenza dorata è fondamentale l’eliminazione delle piante malate abbinato ad un monitoraggio mirato della presenza dell’insetto; nel caso delle mal dell’esca è altrettanto  fondamentale una corretta gestione della pianta durante la potatura secca e nella scelta germogli; per di più è possibile valutare eventuali interventi di dendrochirurgia che permettono di risanare la pianta malata. 
E’ sempre necessaria l’elaborazione di una accurata analisi per poter operare nel miglior modo possibile, valorizzare “il saper fare in vigna”, implementare la conoscenza ed il riconoscimento dei sintomi, la formazione e l’addestramento del personale in vigneto.
dendrochirurgia vie
-Parliamo di fertilità del suolo, dove si sbaglia e cosa si può fare per migliorarla?
La fertilità, quella vera, non quella fittizia dei concimi, si raggiunge, si conserva e si migliora attraverso la gestione elastica ed integrata del suolo e della sostanza organica: è necessario costruire un humus stabile.
Sento la carenza di professionalità tecniche competenti e di esperienze in merito, in un   argomento dove il suolo è davvero l’identità delle nostre uve.
Poche volte i viticoltori approfondiscono e verificano le caratteristiche dei propri suoli sia in valore strutturale, che in valore chimico e biologico. Mi viene un esempio banale legato all’enologia, dove nei vini si fanno diverse analisi, al contrario di quello che accade in vigneto. 
Per un corretto approccio viticolo, si può partire dallo studio del tipo di terreno e dal comportamento della vite, ma anche dalla naturale presenza delle essenze erbacee, per completare il ragionamento con l’età e il portainnesto impiegati, il tipo di suolo (analisi chimica e fisica e situazione generale) nonché la varietà e la situazione generale legata all’andamento stagionale.
-Sovescio: è sempre utile?
Sicuramente la sostanza organica è fondamentale per incrementare e sviluppare la fertilità dei suoli e sono diverse le tecniche applicabili, come l’integrazione di ammendanti organici di diversa natura come il letame, il compost, i pellettati organici  ed altro ancora. Ogni suolo ha necessità di un’analisi specifica.
L’integrazione della sostanza organica ed il miglioramento della sua fertilità biologica possono quindi passare anche attraverso il sovescio. 
Va certo definito in modo più ampio, nell’ambito della gestione del suolo,  definendo specificatamente le essenze erbacee da impiegare a seconda dei suoli e delle condizioni in cui ci si trova; poi la scelta nelle modalità di gestione della massa erbacea a fine ciclo, se trinciarlo, se interrarlo, se tagliarlo,  se rullarlo o altro ancora.
E’ una buona pratica consigliabile anche per i suoi effetti sul contenimento delle erbe infestanti e nella protezione dall’erosione superficiale nei mesi invernali.
sovescio vigna bio
-A cosa ti riferisci quando parli di nutrizione bioattiva dei vigneti?
Mi riferisco all’ausilio di microrganismi utili che sono in grado di riattivare i processi biologici naturali di fertilità del suolo conferendo un impulso a quelle che sono le trasformazioni in atto della sostanza organica verso la forma più stabile che è l’humus.
In parole semplici si tratta di preparati a base di funghi, di batteri della rizosfera e di nutrienti che possono esser distribuiti con diverse modalità ai suoli.
davide ferrarese potatore
Ringrazio Davide per il tempo dedicato a questa breve ma impegnativa “chiacchierata” dentro e intorno alla vigna in attesa di ulteriori approfondimenti che, sono certo, avremo modo di pubblicare nei prossimi mesi.
Oggi, più che mai, adottare un approccio agronomico più consapevole e rispettoso è fondamentale e per farlo è necessario maturare esperienze e competenze che, spesso, i vignaioli e, ancor meno, i produttori non hanno. E’ per questo che la figura dell’agronomo diviene importante tanto quanto quella dell’enologo per ogni tipologia di realtà, specie se orientata verso una conduzione agronomica dei vigneti fondata sui principi della qualità e della sostenibilità.

F.S.R.
#WineIsSharing

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