La Vernaccia di Oristano di Silvio Carta – Un vino eterno che deve tornare a stupire

Il mondo del vino, specie in Italia, è fatto di storie ma non sempre queste storie hanno un corso positivo, ma io sono un inguaribile sognatore e continuo a credere nei lieto fine, anzi, in un lieto futuro, perché le vere favole non finisco!
La storia che vi racconterò oggi è quella di uno dei vini più particolari che l’Italia enoica abbia mai prodotto; un vino capace di danzare un’interminabile passo a due con il tempo; un vino che fa di un potenziale nemico un inseparabile amico; un vino intriso di saggezza che, grazie alla sua estrema eleganza, non risulterà mai anacronistico. Parlo della Vernaccia di Oristano che, nonostante le sue peculiarità più uniche che rare, ha vissuto una fase di lento declino che ha portato al calo drastico della produzione e alla disaffezione di molti nei confronti di quello che, per anni, è stato il vino più pregiato di Sardegna.
flor lieviti vernaccia oristano ossidativa

Basti pensare che dai 1500 ettari vitati degli anni ’70 la Vernaccia di Oristano è scesa fino ai 435 ettari del 2010.

Eppure, durante il mio ultimo viaggio in terra sarda, ho trovato chi ancora crede fermamente nella Vernaccia di Oristano e ne continua a produrre una quantità importante, per quanto sempre inferiore a quella che se ne produceva quando tutti bevevano un po’ di “Vernaccina” nei bar locali.
cantina silvio carta
E’ proprio Elio Carta, figlio di Silvio Carta fondatore dell’omonima azienda, a farmi ripercorrere le tappe della storia di questo capolavoro enoico che non ha eguali nel mondo.
L’azienda Silvio Carta è una delle pochissime rimaste fedeli alla Vernaccia di Oristano e continua a produrne con metodo tradizionale dagli anni ’50.
Una fedeltà che ha vissuto momenti difficili portando l’azienda ad avviare un comparto parallelo alla produzione di vino, ovvero quello dedito alla distillazione, attualmente di grande successo (ottimi Vermouth, Gin e Mirto).
vermut silvio carta
Una scelta oculata che, oltre a dare grande slancio all’azienda in Italia e nel mondo, ha permesso alla famiglia Carta ed in particolare ad Elio – enologo e deus ex machina dell’azienda così come la conosciamo ora – di poter sopperire ai cali di richiesta della Vernaccia di Oristano e, al contempo, di poter gestire gli invecchiamenti senza condizionamenti.
Infatti, se vogliamo scorgere un lato “positivo” nel graduale calo di richiesta di questo vino, i lunghi affinamenti in legno rigorosamente di castagno dei quali oggi possiamo godere, forse, non sarebbero stati possibili.
Si, perché la Vernaccia di Oristano necessita di lunghissimi affinamenti in legno per poter compiere la sua lenta metamorfosi che la vede trasformarsi da un relativamente semplice vino bianco ad una delle più complesse espressioni enologiche che potreste ritrovarvi nel calice.
botti castagno vernaccia oristano
Durante le mie degustazioni parlo spesso di quanto il vino ci insegni ad attendere, ad essere pazienti, a dare tempo al tempo ma la Vernaccia amplifica questo concetto diventando l’emblema stesso dell’attesa, dell’esperienza e della saggezza.
Per chi non lo sapesse, la Vernaccia di Oristano è la più antica Doc di Sardegna,  prodotta con uve dell’omonimo vitigno presente in Sardegna da tempo immemore. Non si hanno dati certi sull’origine del vitigno, ma sta di fatto che i biotipi tipici di questa zona non hanno trovato similitudini altrove e lo stesso vale per l’espressione di tali uve secondo il metodo tradizionale.
uva vernaccia oristano
Metodo che prevede la maturazione in botti scolme secondo la tecnica dell’ossidazione che trova nei lieviti filmogeni detti “flor” alleati imprescindibili per un’evoluzione ottimale sia in termini aromatici che gustativi.
Questa tecnica è tipica di grandi vini ossidativi come lo Jerez, il Montilla-Moriles, il Vin Jaune e il Marsala, ognuno con le proprie tipicità organolettiche, ma è la Vernaccia di Oristano (nelle sue versioni secche) a rappresentare la versione che, a mio parere, potrebbe – e dovrebbe! – risultare più in linea con il gusto contemporaneo per la sua più agile beva – nonostante il grado alcolico importante – e per la sua fine eleganza.
lieviti flor vernaccia oristano
Un’eleganza che vede nell’operato dei lieviti flor la sua primaria motivazione. Si tratta di ceppi vinari di Saccaromyces Cerevisiae capaci di svolgere la fermentazione alcolica e di risalire in superficie per formare il biofilm che permetterà l’affinamento dei vini “sotto flor” a contatto con l’ossigeno. E’ proprio grazie alla formazione di questo velo protettivo che la Vernaccia di Oristano può trovare nell’ossigeno un alleato e non un nemico durante tutto il suo percorso evolutivo. E’ importante che la formazione dello strato di flor sia il più rapido possibile, in modo da risultare più spesso e compatto e da garantire una miglior espressione gusto-olfattiva del prodotto finito. Un ulteriore fattore da considerare ai fini della percezione della qualità e della difficoltà di produzione di questo vino è la perdita che ogni anno si verifica in ciascuna botte di una quantità di vino che oscilla tra l’8% e il 10%.
Camminando nella bottaia dell’azienda Silvio Carta con Elio è come essere catapultati all’interno di una biblioteca liquida e sensoriale in cui ogni botte conserva avidamente il risultato di un’annata differente dalla più recente alle più antiche che attualmente risalgono fino agli anni ’70. 
Assaggiare la Vernaccia “nuova” agli albori del suo processo ossidativo per poi ritrovarsi nel calice una Riserva 2004 e una Riserva 1968 è come viaggiare nel tempo attraverso aromi e sapori capaci di percorrere i lustri senza perdere la propria identità.
vernaccia 1968 carta
Nella “più giovane” Vernaccia di Oristano Doc Riserva 2004 di Silvio Carta a spiccare sono le note di miele di castagno e di macchia mediterranea con il mirto e l’elicriso a geolocalizzare meglio di un gps questo vino nella sua terra di appartenenza, il tutto a fare da preambolo al sorso nitido, non eccessivamente liquoroso, minerale nel suo accenno marino e corroborante nella sua chiosa amara.
Poi arriva la Vernaccia di Oristano Doc Riserva 1968, un vino carico di storia e intriso di emozioni come quelle relative all’ultima annata dell’azienda Silvio Carta nella sede storica di via Dante a Baratili San Pietro, nonché l’ultima vendemmia svolta in tre momenti: il primo raccolto, dedicato alle uve più mature e sane; il secondo, a distanza di 1015 giorni dal primo, riservato ai grappoli più carichi di zuccheri; il terzo edicato alle uve destinate alla produzione del vino di San Martino.
La normale routine vendemmiale della Vernaccia proprio sino all’annata 1968.
Un vino straordinario fatto di uva, di aria e di tempo, in grado di preservare aromi vitali che nulla hanno a che vedere con la vecchiaia, bensì sanno di evoluzione nell’accezione più positiva del termine. Torna il miele perfettamente coniugato alla frutta secca e alle erbe aromatiche, con un gioco fra acetaldeide e freschezza che da dinamica al sorso di un vino di 19% vol.
vernaccia oristano silvio carta

La Vernaccia di Oristano merita molta più attenzione e sono certo che grazie all’opera e alla costanza di Elio Carta e dell’azienda Silvio Carta, nonché alla forza di volontà di altre realtà locali che non hanno smesso di credere nel valore di questo vino, l’interesse possa crescere.
Io, da par mio, non manco mai di stapparne una bottiglia in contesti importanti senza temere ardui confronti, perché credo fortemente nell’unicità di questo vino e nella sua attitudine a stupire.
Un vino di rottura che, in un mondo sempre di fretta in cui tutto sembra diventare obsoleto in un giro di calice, invita a prenderci il nostro tempo e anela all’eterno senza paura di invecchiare, senza timore di perdere senno e personalità.
vini ossidativi vernaccia botti
Concludo con le parole dell’illustre prof. Sante Cettolini, Preside della Regia Scuola di Viticoltura e di Enologia di Cagliari, che nell’Ottocento scrisse così della Vernaccia di Oristano:

“la Vernaccia di Oristano va giudicata con i sensi e non con gli strumenti del chimico. E’ il suo aroma che vale, è la delicatezza del suo assieme che ti conquista; è quel suo curioso sapore di frutta, di amarognolo, pieno di grazia, che non vi stanca mai, anzi vi seduce…Uno dei più strani, uno dei più pregevoli, uno dei più desiderabili vini che la Provvidenza ha elargito a chi vive in quella zona del Tirso.”.

F.S.R.
#WineIsSharing 

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