A pochi giorni dalla chiusura dell’anteprima del vino toscano più attesa, Benvenuto Brunello 2020, condivido con voi il mio consueto report.
E’ stata un’edizione molto intensa con le annate 2015 e 2018 che non hanno disatteso le aspettative, al netto della coerenza con gli andamenti stagionali.
La partecipazione di operatori, giornalisti e winelover provenienti da tutto il mondo alla rassegna organizzata dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino è stata imponente, con circa 4.000 visitatori totali che hanno potuto accedere alla manifestazione assaggiando le oltre 500 referenze in degustazione delle 140 cantine aderenti. Per quanto riguarda l’anteprima riservata alla stampa, siamo stati selezionati in 250 da tutto il mondo ed è sempre molto interessante constatare quanto il Brunello riesca a mettere d’accordo più di ogni altro vino i palati delle più svariate nazioni, seppur con trend di gusto e stile differenti.
Interessanti gli interventi degli ospiti come quello del sagace provocatore Vittorio Sgarbi che si è distinto in un encomiabile parallelo fra vino e opere d’arte, il giornalista Federico Buffa che ha emozionato tutti con un estratto da una vera e propria piece teatrale dal titolo “Il Brunello di Montalcino, un vino condannato ad essere unico” e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha firmato la piastrella dedicata alla vendemmia 2019.
Protagonisti indiscussi però – che non me ne vogliano questi illustri personaggi – sono stati i produttori con i loro vini che ho avuto modo di assaggiare in toto per quanto concerne il Brunello di Montalcino 2015 (“annata” e selezione), il Rosso di Montalcino 2018 (non sono state presentate Riserve 2014).
Di seguito troverete le peculiarità dell’annata in degustazione e i migliori vini assaggiati a Benvenuto Brunello 2020:
Annata 2015 (Brunello di Montalcino)
Considerata una delle migliori annate degli ultimi 20 anni la 2015 è stata, sicuramente, agevole in termini agronomici con un inverno nella norma e una primavera classica con piogge di poco al di sotto della media stagionale. L’estate è stata calda con temperature al di sopra della media, ma picchi di calore non eccessivi. E’ stato proprio il contenuto numero di giornate torride che ha scongiurato il rischio di scottature e surmaturazioni, le provvidenziali piogge di fine luglio ed inizio agosto hanno fatto il resto. L’approvvigionamento idrico delle piante è stato, così, regolare e le sensibili escursioni termiche dell’ultimo mese di maturazione ha permesso alle uve di sviluppare al meglio il corredo aromatico e di raggiungere un buon equilibrio fra maturazione fenolica e tecnologica, senza perdere troppa acidità totale. La vendemmia è stata asciutta e agile in termini di sanità e di equilibrio. A fare la differenza in questa annata, come in altre annate calde del nuovo millennio, è stata la gestione oculata della parete fogliare e la ponderata azione di diradamento che non doveva essere mirata al solo abbassamento della resa, bensì alla ricerca dell’equilibrio generale della vite, evitando eccessi di concentrazione.
Fuligni – Brunello di Montalcino 2015: una trasposizione liquida coerente dell’annata, ricco, intenso ma equilibrato in ogni sua parte. Materia e spina acida si compensano vicendevolmente per una sorso pieno ma per nulla seduto. Tannino ben presente, ma integrato.
Col di Lamo – Brunello di Montalcino 2015: probabilmente la miglior annata mai prodotta sino ad ora di questa piccola realtà tutta al femminile. Un vino di spessore capace di mostrare i muscoli senza eccedere e di manifestare una freschezza che in pochi hanno saputo preservare in maniera tanto integra. Il tannino è già fine.
Fattoi – Brunello di Montalcino 2015: classico nello sviluppo olfattivo del varietale, con un sottobosco raro in quest’annata spesso troppo spinta sul frutto. La beva ha buona dinamica e il tannino è indietro ma non troppo!
Il Marroneto – Brunello di Montalcino 2015: tra i due Brunello di Alessandro Mori questo è, senza tema di smentita, quello che lascia meno all’intuito del degustatore in quanto già in grado di mostrarsi per ciò che è e ciò che sarà. Varietale integro, frutto ben dosato e sfumato da innesti floreali; sorso ben bilanciato fra struttura e acidità con un ingresso fiero e uno slancio che solo alcuni produttori (in alcuni vigneti) sono riusciti a salvaguardare in questa annata. Il tannino è fitto, saporito, assolutamente non di ostacolo alla beva. L’ennesima conferma della grandezza di questa piccola realtà, che non accenna a voler smettere di stupire di annata in annata.
Il Marroneto Madonna delle Grazie – Brunello di Montalcino 2015: il Madonna delle Grazie stupisce anche in questa annata, dimostrando di avere tutte le carte in regola per fare da riferimento assoluto per la 2015 a Montalcino secondo le esigenze del mio palato. Un vino che alla sua austerità di fondo abbina un’espressività varietale luminosa, con tratti lievi minerali e balsamici che apportano freschezza al corredo aromatico. Il sorso entra forte, per poi distendersi con grande eleganza. Il grip del tannino sembra evolvere di sorso in sorso e il finale ematico da abbrivio all’inerzia di beva.
Pietroso – Brunello di Montalcino 2015: probabilmente la più bilanciata espressione di frutto riscontrata in anteprima. Intenso quanto basta per far comprendere la sincerità e la coerenza con l’annata, avvolgente al palato senza lesinare tensione. Un’azienda che, come pochissime altre, sa coniugare forza e slancio e trovare agilità anche nelle annate più calde. La chiosa tannica è decisamente saporita! Ormai una certezza di equilibrio e piacevolezza, il tutto mettendo in bottiglia un compendio di agilità di beva, eleganza e potenziale di longevità.
Cortonesi – La Mannella Brunello di Montalcino 2015: tutto in ordine per questo Brunello che dimostra quanto la tradizione possa farsi contemporanea se declinata con consapevolezza tecnica e sensibilità nei confronti dell’annata. Frutto al giusto grado di maturazione, coerente con l’identità varietale e territoriale. Il sorso vanta grande equilibrio con un tannino ancora in via di affinamento, ma già ben definito. Il Brunello che mi ha colpito di più di questa realtà negli ultimi anni.
Le Chiuse – Brunello di Montalcino 2015: timido al primo approccio, ma bastano un paio di respiri a pieni polmoni per fargli tirar fuori il meglio di sè, ovvero un corredo varietale in cui il frutto sottende una leggera speziatura naturale e tonalità terrose, a tratti ematiche. Note sanguigne che ritroviamo nel sorso, rigoroso, sicuro nell’incedere. Il tannino ha la giusta trazione per un vino che inizierà ad esprimersi pienamente tra almeno un anno di vetro.
Le Potazzine – Brunello di Montalcino 2015: c’è chi l’ha paragonata alla 2010, ma io ritengo questa 2015 de Le Potazzine superiore alla grande annata che fu e che tutt’ora stappiamo con piacere. Un equilibrio maggiore di ogni sua parte, grande nitidezza varietale, con un’acidità tra le più sferzanti e un’eleganza difficile da aspettarsi in un’annata tendenzialmente calda. Le vigne più alte hanno fatto il loro dovere e il finale pulito, lungo e minerale invoglia al refill.
Le Gode – Vigna Montosoli Brunello di Montalcino 2015: uno di quei vini che appena posato il calice sul tavolo ti fa scrivere o dire “è indietro, ma ha potenziale!”. Da una selezione delle vigne di Montosoli (l’azienda ha solo vigne a Montosoli) questo vino ancora austero, classico nell’espressività varietale e territoriale con un piglio artigiano che tiene alla dovuta distanza la tendenza omologativa che le annate calde portano al frutto. Il sorso è ben ponderato, con un buon nerbo. Il tannino si farà.
Canalicchio di Sopra – Brunello di Montalcino 2015: attualmente il Brunello più piacevole dell’azienda, in quanto non si lascia desiderare tanto quando la selezione, che in prospettiva darà sicuramente grandi soddisfazioni. Frutto integro, vivo e sorso pieno ma non eccessivamente ricco. Una vena acida ben dosata e un tannino già integrato agevolano la beva.
Cava d’Onice – Brunello di Montalcino 2015: che Simone Nannetti sapesse il fatto suo l’avevo intuito in tempi non sospetti, ma che fosse capace di inanellare un lustro così coerente, sempre ai vertici dei miei assaggi, io stesso avrei fatto fatica a crederci. L’abilità di vignaiolo e la volontà di rispettare a pieno in vinificazione il lavoro fatto in vigna sono le chiavi di lettura di questa 2015 dal frutto pieno ma al contempo fresco, con lievi spezie che rendono intrigante il naso e invitano al sorso. Un sorso dalla muscolatura ben definita, eretto nella postura. Il finale umami, unitamente ad un tannino per nulla scontroso rende il sorso instancabile.
Cava d’Onice – Il Colombaio Brunello di Montalcino 2015: il cru dell’azienda che nelle annate calde potrebbe far scappare la mano su concentrazioni ed estrazioni che non hanno ragion d’essere. Simone lo sa, è questa 2015 de Il Colombaio ha nell’equilibrio e nel potenziale evolutivo le sue due carte vincenti. Un vino fiero di essere indietro, ma capace di grande generosità espressiva nel frutto e nel sorso. Il tannino in divenire è ciò che ci si aspetta da un potenziale grande vino.
Le Ragnaie – V.V. Brunello di Montalcino 2015: l’ho riassaggiato più volte tanto era differente l’approccio olfattivo di questo vino. Un Brunello di rara complessità, specie in questa annata in cui il frutto, sin troppo spesso, surclassa le sfumature che tra fiore, spezia, pelle e note balsamiche conferiscono eleganza e profondità aromatica al Brunello. Un sorso di buona materia ma, al contempo, vibrante e saporito.
Salvioni – Brunello di Montalcino 2015: il cavallo di razza difficilmente sbaglia i grandi appuntamenti e questo Brunello ha la stoffa per affermare con forza quanto Salvioni sia una delle realtà ilcinesi con l’identità più marcata e la personalità più spiccata. L’intensità del frutto e la potenza del sorso sono firme d’autore che hanno un tratto ancor più nitido e visibile in annate come questa.
Padelletti – Brunello di Montalcino 2015: la storia di Montalcino che torna a splendere con un piglio tradizionale ma non anacronistico. Grande pulizia olfattiva e nitidezza del frutto, con velature minerali che invitano ad un sorso succoso e di grande piacevolezza. Il tannino è netto, affatto ruvido.
Franco Pacenti – Rosildo Brunello di Montalcino 2015: ancora indietro, ma forte di un frutto integro nella polpa e nel tannino. Un sorso che mostra i muscoli ma sa dosare bene la forza. Un vino da attendere, ma di grande materia.
Gianni Brunelli Le Chiuse di Sotto – Brunello di Montalcino 2015: ormai non mi sorprende più l’armonia dei vini di questa realtà. Anche in questa annata presenta un Brunello che, nonostante la ricchezza del frutto, sa essere elegante, fine e dalla ottima dinamica di beva.
San Lorenzo – Brunello di Montalcino 2015: uno degli assaggi più confortevoli per me che speravo di trovare, anche nella 2015, qualche Brunello capace di preservare una buona freschezza nel frutto e nel sorso. Il vino di Luciano Ciolfi sa farlo e lo ha fatto ancora una volta. La chiosa ematica da sapore e abbrivio alla beva.
Sesti – Brunello di Montalcino 2015: vino ineccepibile, pulito e integro, fiero e saporito. Un assaggio che lascia poco spazio alle parole e tanto alla beva.
Solaria Patrizia Cencioni – 30 anni Brunello di Montalcino 2015: l’evoluzione di questa piccola realtà negli ultimi anni è stata repentina e si palesa definitivamente con questa selezione 2015 che traccia una nuova strada per il Brunello che verrà dalla cantina di Solaria. Un Brunello molto in linea con la tradizione, più agile e con un grip tannino per nulla sgarbato.
Terre Nere – Brunello di Montalcino 2015: tra gli assaggi che ho consigliato di più agli avventori che mi chiedevano un Brunello “meno noto” da assaggiare come riferimento dell’annata. Un vino che ricorda una cifra stilistica che sembrava perduta, capace di stupire per il definirsi di una già percepibile complessità olfattiva non comune. Il sorso entra pieno ma sa distendersi con grande maestria e quella naturalezza che tanto ha in comune con l’eleganza.
Baricci – Brunello di Montalcino 2015: tra i più classici Brunello 2015 assaggiati, con un frutto dal perfetto grado di maturazione che non occlude spazio ad inserti floreali e balsamici. Il sorso ha buona struttura ma non lesina slancio. Il tannino ha grip ma non è di certo aggressivo.
Fattoria del Pino – Brunello di Montalcino 2015: l’equilibrio e la coerenza dei vini di Jessica Pellegrini nelle ultime annate ha stupito tutti ma, ormai, in ruolo dell’outsider non le si addice più! Una 2015 forte ed elegante, fiera e dinamica, salina come poche altre che consacra Il Pino bel Gotha dei produttori di Montalcino.
Fattoria del Pino – Brunello di Montalcino 2015: l’equilibrio e la coerenza dei vini di Jessica Pellegrini nelle ultime annate ha stupito tutti ma, ormai, in ruolo dell’outsider non le si addice più! Una 2015 forte ed elegante, fiera e dinamica, salina come poche altre che consacra Il Pino bel Gotha dei produttori di Montalcino.
Castello Tricerchi – A.D. 1441 Brunello di Montalcino 2015: già di buona complessità, timido ma non troppo nell’esposizione varietale. Il sorso è equilibrato, dalla prospettiva fine ed elegante. Il tannino è in via di integrazione.
Celestino Pecci – Poggio al Carro Brunello di Montalcino 2015: naso in via di armonizzazione. Buona struttura e spina dorsale da vendere per un Brunello classico nell’interpretazione di un’annata che poi tanto classica non è! Ottima la levigatura del tannino.
Talenti – Brunello di Montalcino 2015: un Brunello che prende il meglio dell’annata infondendo al frutto la giusta maturità e al sorso una forza espressiva non comune. L’acidità presente da slancio e dinamica al sorso. La texture tannica è fitta e ben integrata.
Annata 2018 (Rosso di Montalcino)
La 2018 è stata caratterizzata da una primavera (in particolare il mese di Maggio) con precipitazioni superiori alla norma che hanno avuto l’effetto positivo di rimpinguare le riserve idriche messe a dura prova dalla 2017 e quello potenzialmente “negativo” legato alla proliferazione di patologie fitosanitarie e all’aumento della difficoltà delle lavorazioni in campo. Per fortuna, però, il mese di giugno ha visto l’inizio di una stagione più serena ed asciutta, che ha rimesso in equilibrio l’andamento del ciclo vegetativo e, quindi, delle fasi fenologiche della vite. Le abbondanti piogge primaverili hanno portato ad un’ingente spinta vegetativa e ad un aumento dei grappoli in produzione notevole, specie se paragonata alle rese dell’annata precedente.
La vendemmia è stata classica come non se ne vedevano da lustri, con un settembre/ottobre sereni che hanno permesso maturazioni lente e bilanciate, preservando una grande dote di acidità. La struttura risulta meno muscolare ma, a mio parere, con un’ottima percezione materica. Un’annata ideale per conferire al Rosso di Montalcino freschezza di frutto, prontezza di riflessi e grande slancio verticale, ma non sono da escludere sorprese con i futuri Brunello di quest’annata.
Albatreti – Rosso di Montalcino 2018: il Brunello che mi ha stupito di più nelle ultime edizioni dell’anteprima ilcinese quest’anno è buono ma si fa surclassare da un Rosso straordinario! Fresco ma non esile, teso ma non corto. Un Rosso di Montalcino da bere con estrema agilità ma dalla materia e dal grip tannico tali da renderne la beva per nulla scontata.
Casanova di Neri – Giovanni Neri Rosso di Montalcino 2018: un approccio olfattivo di stampo borgognone per un Rosso che sembra un messaggio in bottiglia per chi ha creduto per anni che un’azienda come questa non avrebbe mai avuto motivi e motivazioni così forti da portarla a prendere in considerazione interpretazioni differenti del Sangiovese. Freschezza ed eleganza, succo e spinta profonda e saporita, per un Rosso da bere e conservare con estrema fiducia per il futuro. Sorpresa vera!
Caprili – Rosso di Montalcino 2018: coerente nell’espressione varietale e piacevole al sorso, teso ma non diluito come poteva accadere in un’annata come questa. C’è polpa oltre al succo e la tensione è quella giusta per divertire di sorso in sorso.
Capanna – Rosso di Montalcino 2018: la tradizione incontra un’annata classica e da il meglio di sè in questo rosso che sembra la prefazione di un Brunello di grande freschezza ed eleganza.
Tiezzi – Rosso di Montalcino 2018: altro approccio classico per questo Sangiovese succoso, dinamico e saporito. Il tannino è fine e agevola la beva.
Pietroso – Rosso di Montalcino 2018: il varietale si presenta in un caleidoscopio di frutto, fiore e mineralità terrosa. Un Rosso per nulla diluito nella materia ma capace di un incedere slanciato e di grande portamento. Il tannino è perfettamente intessuto nella trama del sorso.
Roberto Cipresso – Rosso di Montalcino 2018: un Rosso che vuole fare il Rosso e sa fare il Rosso senza pestare i piedi al Brunello ma mantenendo estrema coerenza con la linea di pensiero e la cifra stilistica di un enologo che a Montalcino ha saputo entrare con la giusta umiltà per mettersi in gioco per l’ennesima volta. Se il Brunello è già un’indicazione concreta delle mire di Roberto e di ciò che assaggeremo nei prossimi anni, il Rosso è già una conferma della spontanea e non forzata empatia nata fra il noto enologo e il territorio.
Le Potazzine – Rosso di Montalcino 2018: fresco e brillante nell’approccio olfattivo, con un sorso fine e agile, senza alcun ostacolo alla beva e un’ottima chiosa sapida. Un Rosso che non vuole fare il Brunello ma vanta con estrema sicurezza la stretta parentela che ha con il suo fratello maggiore.
Ferrero – Rosso di Montalcino 2018: piglio contemporaneo per un rosso spigliato ma non scontato. Un Sangiovese tutto frutto e succo. L’ottimo abbrivio del sorso e il finale minerale rendono la beva instancabile.
Fossacolle – Rosso di Montalcino 2018: ottimo l’equilibrio tra struttura e acidità in un’annata in cui il corpo poteva perdere tonicità. Un Sangiovese classico, fresco nel frutto e piacevole alla beva, con un tannino presenta ma garbato.
Baricci – Rosso di Montalcino 2018: un classico fra i classici che conferma la sua piacevolezza anche in questa 2018 perfetta per mostrare l’identità di base di questa realtà storica che della tipicità varietale e territoriale ha fatto una firma inconfondibile. Fresco nel frutto, estroverso nello sviluppo olfattivo e teso nel sorso che trova nella trazione tannica una nota di merito e un segno distintivo del proprio carattere.
Croce di Mezzo – Rosso di Montalcino 2018: molto buono il Brunello, ma anche in questo caso il Rosso ha destato maggiormente il mio interesse per l’integrità del frutto, la buona struttura e la netta sapidità finale.
Il Poggione – Rosso di Montalcino 2018: un Rosso che, storicamente, sa essere ben più di un “Rosso” ma che in un’annata come la 2018 trova la complice perfetta per abbinare alla sua classica struttura una spalla acida di tutto rispetto capace di tendere il sorso in maniera omogenea. Bel tannino!
Il Poggione – Rosso di Montalcino 2018: un Rosso che, storicamente, sa essere ben più di un “Rosso” ma che in un’annata come la 2018 trova la complice perfetta per abbinare alla sua classica struttura una spalla acida di tutto rispetto capace di tendere il sorso in maniera omogenea. Bel tannino!
La Fortuna – Rosso di Montalcino 2018: frutto e spezia per un Rosso importante, che nonostante abbia ancora necessità di evolvere in vetro mostra già di che pasta è fatto! Il sorso è intenso, slanciato e profondo. Il tannino è in via di integrazione.
In generale questa edizione di Benvenuto Brunello ha portato nel mio calice vini di grande equilibrio, figli di due annate a loro modo ideali per la produzione del Brunello e del Rosso di Montalcino. Se la 2015 ha manifestato strutture importanti, ma non eccessive (nei vini da me segnalati) con poche cadute di stile (evidenti surmaturazioni), la 2018 ha giocato benissimo la carta della freschezza e della bevibilità senza scadere nella scontatezza e scampando al pericolo di presentare vini troppo “diluiti”. Mentre faremo incetta di Brunello 2015 e di Rosso di Montalcino 2018, non resta che attendere la prossima edizione in cui le annate 2016 e 2019 si prospettano ancor più interessanti.
In generale questa edizione di Benvenuto Brunello ha portato nel mio calice vini di grande equilibrio, figli di due annate a loro modo ideali per la produzione del Brunello e del Rosso di Montalcino. Se la 2015 ha manifestato strutture importanti, ma non eccessive (nei vini da me segnalati) con poche cadute di stile (evidenti surmaturazioni), la 2018 ha giocato benissimo la carta della freschezza e della bevibilità senza scadere nella scontatezza e scampando al pericolo di presentare vini troppo “diluiti”. Mentre faremo incetta di Brunello 2015 e di Rosso di Montalcino 2018, non resta che attendere la prossima edizione in cui le annate 2016 e 2019 si prospettano ancor più interessanti.
F.S.R.
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