Sin da bambino ho amato la poesia e, per diletto, mi sono ritrovato spesso a scribacchiare qualche verso su di un foglio pronto ad accogliere i miei pensieri, le mie sensazioni e i miei ricordi sotto forma di parole, un po’ come accade, oggi, in questo wine blog con i miei “vaneggiamenti enoici”.
Giorni fa ho ripensato al momento in cui ho iniziato a scrivere e al perché la poesia fosse in grado di donarmi sollievo in uno scampolo di vita in cui una penna e un quaderno erano per me rifugio e rimedio, evasione e panacea. E’ durante questo flashback che mi è balenata per la mente l’idea di riportare per iscritto qualcosa di cui avevo già accennato durante alcune delle mie masterclass: la metrica del vino.
Partiamo dall’assunto che vuole la metrica essere lo studio della forma di una poesia, della musicalità dei versi e del ritmo.
Le rime e, quindi, le regole della metrica, così come le figure retoriche, rappresentano nell’analisi di un componimento poetico una sorta di struttura portante del testo e, al contempo, conferiscono musicalità e ritmo alla poesia. Ascoltare una poesia con settenari o endecasillabi, darà sensazioni diverse che riflettono le emozioni e i significati che il poeta voleva esprimere, un po’ come accade con dei vini diversi per approccio olfattivo, struttura, dinamica, trama tannica e, più in generale, per sapore.
Ecco, quindi, un gioco: un semplice parallelismo tra la struttura dei testi poetici e quella dei vini, tra il ritmo e la musicalità di una poesia e le peculiarità organolettiche generiche di alcuni vini.
Rima baciata: quando incontriamo due versi che rimano tra loro secondo lo schema AA-BB-CC ecc… parliamo di rima baciata, ovvero della rima più famosa, quella più semplice. Questa rima mi riporta alla mente vini altrettanto semplici, privi di grande complessità ma diretti e spigliati, a tratti prevedibili ma non per questo da sottovalutare. Sono quei vini schietti, da bere anche giovani, magari con qualche grado in meno di temperatura di servizio, senza tanti fronzoli e senza ostacoli alla beva, in cui tutto è sempre come ce lo aspettiamo. Ovviamente, non parlo necessariamente di vini scontati in quanto le scelte del produttore possono rendere questi vini eleganti, nella loro semplicità, alla stregua della scelta che il poeta fa riguardo le due parole da far rimare. Dei comfort wines, tanto per prendere in prestito un termine anglosassone più proprio del “food”. Tra i fermi penserei al Marzemino, al Bardolino, l’Aleatico e il Frappato. I primo a venirmi in mente, però, – là dove la rima baciata fosse ancor più “frizzante” – sono i Lambruschi, così divertenti e spensierati eppure così soddisfacenti e generosi.
Rima alternata: quando rimano i versi alterni parliamo di rima alternata (ABAB) e, di certo, si tratta di uno degli schemi metrici più utilizzati e facili da comprendere e da apprezzare per il loro ritmo cadenzato. Questa metrica mi fa pensare ad alcuni vini bianchi friulani e altoatesini, figli di grande consapevolezza tecnica ma mai caricaturali. Vini di grande pulizia e nitidezza, che vedono nel loro incedere imperterrito e scandito una ratio che pochi altri vini italiani hanno.
Rima incrociata: quando il primo verso rima con il quarto, il secondo con il terzo e così via (secondo lo schema metrico ABBA, CDDC ecc…) le rime si incrociano come potrebbero incrociarsi le caratteristiche organolettiche di alcuni vini che aprono al naso con note ben definite per poi lasciarsi andare lungo tutto il sorso e ritrovarsi in chiusura coerente con il primo approccio. Immagino vini esili, fini, ma di gran frutto e dalla chiosa, spesso, altrettanto fruttata e saporita come il Petit Rouge, la Schiava, la Freisa, ma anche i Pinot Nero e i Gamay tutti nella loro gioventù.
Rima incatenata: una rima complessa in cui il primo verso rima con il terzo, il secondo con il primo e il terzo della terzina successiva e così via, secondo lo schema: ABA, BCB, CDC… Per intenderci è la rima della terzina dantesca. Mi fa pensare a quei vini cangianti nel proprio sviluppo organolettico dal naso al sorso ma, al contempo, molto coerenti nel loro incedere. Quei vini in cui tutto cambia ma è collegato, nulla è disconnesso e l’equilibrio diviene ancor più importante.
E’ una metrica propria di vini eleganti, figli della tradizione e di grande personalità che cambiano nel calice e in bocca con grande armonia e una progressione che non annoia mai. Mi vengono in mente i grandi Baroli con qualche annetto alle spalle e, ovviamente, i Brunelli di Montalcino e i Rossi dell’Etna, ma anche dei bianchi come alcuni Verdicchi di grande longevità.
Rimalmezzo: se la rima è tra l’ultima parola di un verso e una parola all’interno del verso seguente viene definita rimalmezzo. E’ una rima complicata, che impone maggior attenzione e non arriva a tutti nitidamente. Mi vengono in mente i Nebbioli dell’Alto Piemonte, cupi, freddi, a volte duri eppure così eleganti, così in grado di evolvere in complessità e finezza.
Rima interna: i versi che hanno la rima al loro interno mi fanno pensare a quei vini che al naso sembrano timidi, ma che poi nel proprio sviluppo trovano concordanza e compattezza fra le parti del sorso in termini di struttura e acidità, per poi chiudere senza grandi ostacoli alla beva. Immagino vini pieni, caldi, ma non seduti, vini intensi ma non troppo tannici come il Montepulciano, il Primitivo, il Carignano del Sulcis.
Assonanza: se sono uguali le vocali ma differenti le consonanti i versi sono assonanti e per quanto mi riguarda ritrovo il principio dell’assonanza in quei vini che mostrano equilibrio fra una struttura importante e una buona spina dorsale, fra le proprie morbidezze e sensazioni in grado di dare dinamica al sorso. Mi vengono in mente alcuni Sagrantino di Montefalco che abbiano fatto un po’ di vetro, i grandi Amaroni e in generale i vini da appassimento.
Consonanza: se sono uguali le consonanti e diverse le vocali i versi vengono detti consonanti e questo mi fa pensare a vini che prediligono note più intriganti al naso e hanno nell’armonia delle proprie durezze la loro forza come uno Schioppettino, un buon Pelaverga, ma anche un teso e tannico Aglianico del Vulture e ovviamente tornano vini base Nebbiolo e Sangiovese magari ancora troppo giovani.
Può anche accadere che però i versi di una poesia non rimino tra di loro e questa tipologia di metrica poetica è detta a rime sciolte come accade per quei vini che non sembrano avere coerenza tra le parti e ogni connotazione organolettica sembra voler prendere una strada a sé. Eppure, anche quei vini ritrovano, spesso, una dignità e grande interesse nella loro capacità di stupire là dove al caos segua il piacere. Penso ad alcuni bianchi macerati magari da vitigni ricchi di terpeni che al naso offrono il loro lato più dolce e profumato, ma al sorso sanno essere tesi, asciutti e sapidissimi.
In questo periodo così pieno di pensieri che sembrano voler saturare la nostra mente di preoccupazioni e negatività, ho voluto condividere con voi un contenuto più leggero, privo di grandi aspirazioni tecniche con la speranza che le parole e il vino possano continuare ad allietare le vostre giornate con un particolare pensiero a chi è costretto a starsene “recluso” in casa.
Si tratta di nient’altro che un gioco che vi invito a fare pensando a quali vini vi rievocherà ciascuna rima. Qualcosa di estremamente soggettivo, che vi spingerà a vedere il vino da punti di vista differenti, apprezzandone ancor di più aspetti quali il ritmo e l’armonia di ciascun sorso, perché il vino… in fondo… non è solo “la poesia della terra” ma anche quella dell’uomo che proprio attraverso di esso riesce ad esprimere una della migliori accezioni dell’umanità stessa e del suo rispetto nei confronti della natura e del prossimo. Valori che, ora più che mai, acquistano grandissima importanza.
F.S.R.
#WineIsSharing
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