Parlando con un caro amico qualche giorno fa degli effetti attuali e potenziali del corona virus sul mondo del vino mi è balzata in mente l’idea di intervistare il caro Carlos Veloso Dos Santos in rappresentanza del più importante produttore di tappi sughero del mondo. Perché? Perché riflettendo sulle dinamiche di mercato ho pensato che i tappi potessero essere un indicatore molto fedele dell’andamento del mercato del vino italiano.
Vi lascio al breve ma interessante ed esaustivo scambio di battute con l’amministratore delegato di Amorim Cork Italia:
– Bentrovato Carlos! Innanzi tutto, Amorim, fa parte della filiera del vino, ma sta ancora lavorando?
Non ci siamo mai fermati! Abbiamo tenuto bene il primo trimestre ma aprile e maggio saranno mesi difficili. Vediamo le cantine che fanno prodotto alta gamma e totalmente spostate nel mondo HoReCa in grande difficoltà. Crediamo che quest’anno ci sarà almeno un calo del 10% e sarà tutto nel prodotto di alta gamma
– Com’è cambiato il mondo della produzione di tappi in sughero a causa del Corona Virus?
Non è cambiato nulla per adesso. Le nostre strutture in Portogallo continuano a lavorare. Il problema è il mercato mondiale
I principali paesi di esportazione del vino sono in grande difficoltà come UK, Germania e soprattutto USA. Abbiamo dopo situazioni diverse a livello Lockdown. Ad esempio la nostra filiale sudafricana è chiusa da 1 mese e mezzo e il Sudafrica ha stoppato le esportazioni. È una situazione molto complessa.
– Amorim ha una percezione della crisi del mercato del vino italiano attraverso il numero di tappi venduti in questo ultimo periodo e agli ordini per i prossimi mesi?
Come dicevo prima ci aspettiamo almeno un 10% di crollo del nostro volume di affari (se va bene). C’è una diminuzione del circa 10% nei ordinativi. Le cantine che lavorano con la GDO terranno duro, il problema sono i nostri altri clienti che sono la maggioranza a livello numerico. Prevediamo grandi difficoltà sia a livello produttivo sia a livello liquidità
– Come cambierà, secondo te, il mondo del vino post-pandemia?
Ci metteremo almeno 2 anni a smaltire gli effetti di questa situazione (da quando avremo il vaccino). Non credo che non tornerà ad essere come prima anche perché l’uomo è fatto di abitudini tuttavia le cantine non potranno fidarsi di un unico canale. Dovranno sviluppare di più l’e-commerce per cercare di avere i piedi in due scarpe. Come diceva Americo Amorim deceduto 3 anni fa, che come sai è stato Presidente del nostro gruppo per oltre 30 anni “mai una sola moneta, mai un solo mercato”. Devi cercare di essere presente dappertutto perché solo in questo modo potrai sopravvivere…
– Amorim ha avviato iniziative a scopo benefico per sostenere ospedali, enti o associazioni per la lotta al coronavirus?
Certo! Siamo stati una delle prime aziende a sostenere Assoindustria Veneto Centro nell’acquisto di ventilatori. Per Pasqua abbiano donato un bancale di colombe e del vino di Porto a tutto lo staff ospedaliero del Ospedale di Vittorio Veneto presidio Covid-19 per la Sinistra Piave. Io personalmente ho fatto un’importante donazione per acquistare un veicolo 4×4 per la Protezione Civile di Conegliano destinato a aiutare le persone in difficoltà in questo particolare momento.
Ringrazio Carlos per la consueta disponibilità e per aver contribuito alla mia ricerca di punti di vista differenti sulla situazione attuale e su ciò che accadrà nel mondo del vino italiano dopo la pandemia. Da par mio, credo che gli spunti di riflessione sulla capacità di adattamento che sarà richiesta a tutta la filiera enoica e sull’importanza variazione dei mercati (di cui si parlò molto già durante la crisi del 2009) siano i focus principali sui quali imbastire importanti considerazioni per la ripresa.
F.S.R.
#WineIsSharing
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