Nell’ambito delle mie “chiacchierate in quarantena” con alcuni dei più importanti professionisti del vino in Italia è per me un piacere e un onore condividere con voi le opinioni del caro amico Luca Martini riguardo l’enosfera ai tempi del corona virus tra considerazioni e prospettive.
Luca, oltre ad essere stato eletto Migliore Sommelier del mondo nel 2013, ha una attenta e calibrata distribuzione di vini artigianali d’eccellenza, svolge attività di consulenza per aziende vitivinicole e ristoranti con la sua LM Fine Wine Merchant con la quale si occupa anche di brokeraggio di bottiglie di vini di grande pregio, diventando così una delle aziende di riferimento per appassionati, collezionisti ed investitori. Luca Martini, però, è anche e, soprattutto, un comunicatore enoico preparato e minuzioso, abile e mai sopra le righe e proprio per questo vi invito a leggere le sue risposte alle mie domande riguardo alcuni dei settori in cui opera.
– Come credi cambierà il mondo del vino dopo questa Pandemia?
Non sappiamo in realtà cosa accadrà in seguito a questa pandemia. Sicuramente la visione e l’interpretazione generale del commercio del vino andranno modificate, di certo non si può pensare che il consumatore finale continui esclusivamente a ricevere vino direttamente a casa: ci sarà una grande voglia di uscire, di tornare ad una parvenza di normalità, torneremo comunque a consumare vino al ristorante. Per quanto concerne il settore delle spedizioni e delle consegne credo che sia opportuno implementare i servizi offerti dai corrieri, creando anche degli appositi punti di ritiro dove poter fare confluire la merce che gli acquirenti acquisteranno online. Quando il lockdown finirà ci troveremo in una situazione di “ricostruzione”, di riorganizzazione, sarà quindi fondamentale ridare fiato e credito alla ristorazione creando una sinergia tra produttori, distributori e ristoratori per poter ripartire al meglio.
– Il mercato interno sarà il focus a breve termine. Credi che questa possa essere un’occasione per le cantine di andare ad implementare il proprio posizionamento sul mercato italiano da troppi anni trascurato?
Molte cantine continuano tuttora a servire i propri distributori all’estero, perché non tutti gli stati si trovano nella stessa condizione di blocco quasi totale dell’Italia. Sicuramente chi prima non aveva investito nel mercato Italia si troverà a doverlo fare immediatamente dopo la ripartenza, in attesa che tutto torni alla normalità. Alcune aziende in passato hanno creato dei vini appositamente per alcuni mercati esteri: non so come potranno relazionarsi in merito a questi prodotti che corrono il rischio di non essere ritirati a breve,è per questo che da sempre sostengo che il vino debba essere espressione di un vitigno in un dato territorio e in un’annata, non un prodotto commerciale adattato ai gusti del pubblico. Un consiglio che mi sento di dare a tutti i produttori è quello di investire nella ristorazione interna, stando però attenti a non creare promozioni che possano andare ad appesantire ulteriormente delle cantine già piene di vino invenduto. Un’idea potrebbe essere quella di offrire delle piccole forniture al ristoratore, in modo che quest’ultimo possa creare immediatamente utile per far ripartire la propria attività e dedicare in seguito uno spazio nella propria carta dei vini alle aziende che lo hanno supportato nella ripartenza. So che è un sogno, ma potrebbe essere una forma di cofinanziamento che potrebbe essere fattivo per la promozione nel mercato interno.
– La vendita a privato sta aumentando esponenzialmente anche grazie agli e-commerce. Quanto credi sia fattivile anche per le distribuzioni dotarsi di una struttura di vendita online?
Secondo me è importante sino ad un certo punto, perché non trovo che sia del tutto corretto essere sia un operatore del settore di vendita online che un distributore Horeca. Per quanto concerne la mia distribuzione di vini artigianali, la LM Fine Wine Merchant, ci siamo organizzati con un listino dedicato ai privati solo per questo momento di difficoltà. Non credo che sia fattivo operare nella vendita online per i distributori, quanto per ristoranti ed enoteche.
– Per te che lavori nel mondo del brokeraggio e delle aste il vino resterà un importante bene rifugio?
Decisamente sì: occupandomi anche di questo settore ho notato che il mercato del fine wine, dei vini di pregio insomma, non ha subito alcun tipo di flessione.
– Anche tu, come me (forse anche di più!), vivi in viaggio… come hai vissuto questo periodo di reclusione? Sei riuscito a convertire parte del tuo lavoro in “smart working”?
Come vivo questo periodo? Non bene. Per me, che sono abituato a viaggiare all’estero per la maggior parte dell’anno, questa pandemia è stata un cambiamento di vita e di organizzazione del lavoro non indifferente. Una grande fetta del mio lavoro riguarda eventi che svolgo in tutto il mondo per conto di un importante cliente, il quale mi commissiona bottiglie molto importanti che poi stapperò personalmente insieme a lui. Al momento le perdite sono ingenti, non faccio fatica ad ammetterlo. I miei eventi all’estero sono cancellati sino al 1° settembre, non sappiamo però come riprenderemo a viaggiare. L’idea che ho, nel caso in cui non potessimo tornare a viaggiare agevolmente come prima, è quella di spedire comunque i vini nelle varie destinazioni e svolgere la degustazione in streaming anziché in loco. Il mio lavoro in smart working, oltre che continuare a seguire tutto il settore delle vendite ai privati con le mie collaboratrici, si è concentrato sui social: Instagram, brevi tutorial su vari argomenti (contraffazione delle bottiglie di pregio, differenza sulle varie tipologie di pepe, la corretta conservazione dei sigari, l’importanza di un tappo nella conservazione del vino).
Insieme ad alcuni comici italiani – Gianluca Impastato, Claudio Batta e Dario Cassini – abbiamo ideato un format, “Comic Wine”, in cui ci divertiamo a bere vino, confrontandoci e scherzando, ognuno a casa propria ma tutti insieme in vari appuntamenti in diretta Facebook.Non ho scelto di degustare vini davanti ad uno schermo in solitaria, mi sembra troppo autoreferenziale.
– Concludo con una domanda più leggera e di buon auspicio: – Quale vino stapperai al termine del lockdown?
Stapperò una magnum di birra!!! Scherzi a parte, mi piacerebbe poter ritrovare tutti i miei amici e le persone più care nel mio ristorante di famiglia ad Arezzo, magari con delle belle bottiglie in magnum, per brindare a tutto il bello ci attende là fuori.
F.S.R.
#WineIsSharing