Giacomo Satta – The Bolgheri Boy

 Ci sono figure nel mondo del vino che hanno segnato svolte, fatto la differenza, cambiato le dinamiche di interi territori e lo hanno fatto con decisione e personalità. Quando a queste persone seguono nuove generazioni i giovani possono, generalmente, optare per 3 macro soluzioni: una, forse, più sicura, ovvero quella di portare avanti l’azienda di famiglia in maniera pedissequa; una rischiosa ma “d’effetto” che li vedrebbe cambiare totalmente rotta, in rottura con il passato; e la più complessa che implica una riflessione profonda su ciò che è stato fatto e su ciò che si può ancora fare, cercando di far confluire la propria personalità in una personalità, in quel momento, più grande e riconosciuta, con l’obiettivo di far nascere qualcosa di nuovo sulla base di ciò che di buono è stato già fatto.

giacomo satta michele cantina bolgheri

Faccio questa premessa perché la sensazione che ho avuto ieri incontrando il giovane Giacomo, figlio di Michele Satta, è stata proprio quella di confrontarmi con un ragazzo pienamente consapevole, fiero e rispettoso della storia di suo padre e della sua azienda che, al contempo, non teme di apportare il proprio pensiero e la propria esperienza in divenire alle dinamiche di vigna e di cantina. Consapevolezza e determinazione, con l’umiltà di chi si sente di voler esplorare il “nuovo” con cognizione di causa e tenendo sempre bene in mente il proprio contesto. A giudicare dai vini che ho avuto modo di assaggiare, che vi racconterò nel dettaglio più avanti in questo pezzo, quella che era già un’azienda riconosciuta per qualità e pionierismo sta dimostrando di poter evolvere e mostrarsi sempre più contemporanea, senza bisogno di scimmiottare nessuno o di scendere a compromessi, senza la necessità di pacchiani coup de théatre o di inutili voli pindarici. Di certo confrontarsi con suo padre e con il suo enologo Attilio Pagli, nonché assaggiare tanto e “di tutto” per aumentare la propria conoscenza e il livello del proprio palato sono dettagli fondamentali per acquisire sicurezza e per avere una visione sempre più nitida e aperta di ciò che si vuole e si può fare. Una ventata di freschezza per Bolgheri, nell’approccio e nella resa nel calice.

cantina michele satta

Se si sa cosa si vuole e si sperimenta con raziocinio tecnico e con un fine tutto in vigna e in cantina acquisisce le sembianze di uno strumento; se si seguono mode o pseudo-filosofie  tutto diviene aleatorio e si lascia troppa responsabilità al caso, dovendo compensare eventuali errori di valutazione con abili stratagemmi comunicativi.

michele satta

Potrei parlarvi degli ottimi blend ma non vi direi nulla di nuovo e di particolarmente interessante, data la fama che i vini dell’azienda vantano da anni. Ciò che vorrei, senza alcuna velleità provocatoria, è focalizzarmi sulle due referenze da vitigni “autoctoni” (vinificati per la prima volta in purezza a Bolgheri proprio da Michele Satta) che l’azienda produce e sui quali, a mio parere, Giacomo sta esprimendo la sue doti di interprete di territorio:cavaliere michele satta sangiovese

Costa di Giulia 2020 Bolgheri Bianco: un Vermentino che ha la “costa” nel nome e nel DNA, capace di esprimere il varietale nella sua piena aromaticità mediterranea, con la giusta maturità di frutto, note floreali di grande finezza e accenni erbacei che non scadono – fortunatamente – nei sin troppo consueti eccessi tiolici. Il sorso è fresco ma non esile, con piglio sicuro si distende lungo la linea tracciata dalla sua spina acido-minerale per poi chiudere sapido.

Cavaliere Toscana Igt 2018: trovare a Bolgheri un Sangiovese che non ho esitato e definire CLASSICO” nell’interpretazione e nell’esposizione organolettica è tanto raro quanto le occasioni in cui ho assaggiato questo vino. Luminoso, dal frutto fresco, integro, senza accenni di eccessiva maturazione. Il sorso è integro, tonico, longilineo e dal giusto grip tannico. Tannini che sono fitti ma fini, segno di grande personalità. Profondo e saporito quanto basta a dare abbrivio all’inerzia di beva. Ottima la prospettiva evolutiva.

Non ho mai visto Bolgheri come l’areale più vocato per la produzione di Sangiovese ma due cose sono certe: c’è stata un’epoca in cui a Bolgheri di Sangiovese ce n’era più di quanto ce ne sia ora (ca. il 2% della superficie di vigneto totale); il Cavaliere è un Sangiovese che può competere con i grandi Sangiovesi di aree più note e definite più “classiche” per la produzione di vini dall’autoctono simbolo della viticoltura toscana e italiana. Questo dimostra che, anche il Sangiovese, se impiantato nel giusto contesto pedologico e con l’opportuna esposizione e, se gestito con il corretto approccio agronomico e interpretato con sensibilità in cantina, può dare ottimi risultati anche in questo territorio.

In conclusione non posso che fare un mea culpa per la mia latitanza dalle terre di Bolgheri sicuramente non figlia di preconcetti, bensì di priorità in termini di ricerca e di curiosità da appagare. Anche perché, a pensarci bene, i giovani di questo areale, negli anni, mi hanno dato sempre grandissime soddisfazioni e materiale su cui riflettere e di cui scrivere con trasporto e convinzione.

cantina assaggi da botte

Di certo continuerò a seguire le evoluzioni di Giacomo e della cantina di famiglia nei prossimi anni… ciò che ho avuto modo di assaggiare da vasca e da botte in cantina promette promette troppo bene per non rientrare fra le future priorità!

F.S.R.

#WineIsSharing

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: