La ricerca di qualcosa di “nuovo”, di talenti “nascosti” e di vigne e realtà celate ai più è ciò che da sempre mi spinge a girovagar per areali vitivinicoli in maniera incessante. Eppure, questa ricerca diviene sempre più difficile, anche in territori che visito con grande costanza come quello a cui ho dedicato più focus negli ultimi anni, ovvero l’areale montalcinese.
Per mia fortuna, però, il destino, a volte, mi viene in aiuto e qualche mese fa, durante le mie interviste ai produttori del Brunello e del Rosso di Montalcino, ho avuto il piacere di incontrare la giovane Ilaria Martini, che dalla Maremma ha deciso di rimettere i piedi o, per meglio dire, gli scarponi in quella che è la terra in cui suo padre e ancor prima suo nonno (uno dei fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino) hanno lavorato per anni.
Siamo in Località il Chiesino nel versante ovest di Montalcino, “in the middle of nowhere” potrebbe pensare qualcuno imboccando la stradina sterrata che vede coincidere la sua fine proprio con i vigneti e la piccola cantina di San Guglielmo.
In realtà, siamo nel bel mezzo del “tutto” in termini di biodiversità e di contestualizzazione di un vigneto, abbracciati dalla macchia mediterranea, su un terreno di galestri e palombini, a ca. 400m slm. Un vigneto unico, che si apre a Siena e accoglie di buon grado la brezza marina che da ovest sale dalla Maremma, come a voler creare un ponte intangibile ma percettibile tra le due terre del cuore di Ilaria.
E’ qui che Ilaria, suo marito e suo padre gestiscono meno di 2ha di vigna e una cantina piccola ma completa di tutto ciò che occorre a produrre ottimi vini.
Una sognatrice che, dopo qualche anno di vinificazioni non destinate al proprio imbottigliamento, ha voluto raccogliere la sfida della bottiglia uscendo con le sue prime due annate: un Brunello 2016 e un Rosso di Montalcino 2019.
Rosso di Montalcino Doc 2019 San Guglielmo: tra i migliori dell’annata per freschezza di frutto, finezza floreale e dinamica di beva. Un vino slanciato e saporito, versatile ma per nulla banale. Un vino che dice molto delle potenzialità di questo vero e proprio cru dalla forte identità. Grande equilibrio fra struttura e acidità e finale molto saporito, tra ferro e sale.
Brunello di Montalcino Docg 2016 San Guglielmo: a distanza di quasi 6 mesi dal mio primo assaggio, si mostra sempre più definito e netto. Un Brunello classico nella sua necessità di tempo in bottiglia. In un’epoca in cui si ricerca una maggior “prontezza”, il Brunello di Ilaria si fa attendere con fierezza e promette grande longevità. Chi pensa che il Brunello esca troppo tardi, assaggiando il 2016 di questa piccola realtà, potrebbe ricredersi.
Difficilmente scommetto su aziende alla prima annata, ma a convincermi è stata anche la 2017 (prossima alla bottiglia) già armonica, equilibrata, profonda e saporita, con un tannino fitto ma decisamente fine. Le annate 2018, 2019 e 2020 sono ancora premature da valutare ma la percezione è che c’è costanza nella capacità di San Guglielmo e dei suoi vigneti di interpretare con nitidezza annata e territorio.
Un progetto vi vigna, di vino e di vita da seguire con grande attenzione in quanto credo fortemente che di questa piccola azienda familiare si sentirà parlare molto nei prossimi anni.
F.S.R.
#WineIsSharing