Capita, a volte, che vignaioli un po’ schivi e lontani dai “palcoscenici” reali e virtuali si imbattano in questo umile wine blog e decidano si scrivermi. Quando accade, se accade, non manco mai di stupirmi e di vedere in quei messaggi una piccola grande conferma che forse qualcosa di buono in questi anni sono riuscito a farla, ancor più se a scrivere è un uomo di vigna e di cantina sincero e concreto come Roberto Minuto di Cascina Luisin.

Siamo a Barbaresco ed è qui che la famiglia di Roberto alleva vigne e produce vini dal 1913 e da 8 generazioni in alcuni dei più importanti “cru” di questo lembo di Langa.Ho avuto la fortuna e il piacere di visitare i vigneti, tutti poco distanti dalla piccola ma funzionale cantina, e di comprendere a pieno quanto sia forte e radicato l’attaccamento di Roberto nei confronti di un territorio che la sua famiglia ha vissuto sin da tempi non sospetti, in cui le aziende agricole erano differenti e contemplavano solo in parte la viticoltura.

Nei racconti di suo padre è facile scorgere una sorta di perpetuo stupore nel rendersi conto di quanto siano cambiate le cose e di quanto queste terre, oggi, abbiano acquisito valore. Forse troppo – mi spiega Roberto -… troppo per permettere a famiglie che operano da generazioni di mantenere o, magari, aumentare il proprio parco vigne.

Per fortuna Cascina Luisin è una realtà virtuosa, in cui tutto è fatto con le mani di chi la conosce intimamente dalla vigna alla cantina, parcella per parcella, botte per botte.

Il rispetto per la tradizione vitivinicola di Langhe e Roero è evidente, tanto che l’azienda ha preferito mantenere vigneti di Barbera (vigna vecchia sita nel cru storico di Barbaresco “Asili”) e Dolcetto in appezzamenti molto vocati. A completare la linea anche un ottimo Arneis, che coniuga al meglio materia e slancio, con la proverbiale mineralità del Bianco principe del Roero a chiudere un sorso davvero piacevole.

“Trifula” Dolcetto d’Alba Doc 2020: il Dolcetto nella sua espressione più fresca eppure elegante. Un vino che, a primo naso, ti porta a spasso fra i Gamay d’Oltralpe per poi riportarti con forza al suo territorio d’origine. Un vino agile ma non banale, capace di ritrovare nel suo fine grip e nella chiusura tra terra e sale un’identità marcata e una spiccata personalità. Ottimo!
“Axilium” Barbera d’Alba Superiore Doc 2018: radici profonde quelle delle viti di Barbera che la famiglia di Roberto ha voluto mantenere in Asili. Radici che dalle terre di Asili attingono forza e nerbo, concretezza e profondità. Quante volte ci siamo chiesti “chissà come verrebbe un altro varietale in quel cru, ora, così vocato e, ora, così noto per il Nebbiolo?”, beh… di certo, grazie a questo vino, sappiamo che la Barbera ci sta da Dio! Un vino completo e complesso, capace di preservare la proverbiale acidità del varietale come spina dorsale a sostegno di una struttura materica ma non opulenta, integra ma non eccessiva in maturità e alcol, come purtroppo accade sempre più spesso altrove. Profondità ed ematicità. Una grande Barbera che non suscita rimpianti o remore.
Barbaresco Docg “Paolin” 2018 – Cascina Luisin: generoso nell’esposizione del frutto e del fiore, fine nella spezia. Un sorso integro e capace di distendersi con notevole disinvoltura lasciando dietro di sé una scia di freschezza, tannino e sapore. Giusto il grip, lunga la chiusura ematica. Classico ma per nulla anacronistico.
Barbaresco Docg “Rabajà” 2018 – Cascina Luisin: figlio di uno dei cru dal pedigree più importante della Langa sponda Barbaresco, questo vino ben esprime la predisposizione di questa vigna a tradurre in forma liquida un’espressività fiera e sicura di sé, ma per nulla ostentata. Un vino in divenire, come si confà ai grandi Nebbioli agli albori del proprio percorso evolutivo. Frutto scuro, fiore ancora fresco e spezia lieve rinfrescati da un fondo balsamico di menta e liquirizia. Il sorso è materico, ampio, etereo e con una trama tannica ben definita e fitta. Il finale tra terra e ferro da abbrivio all’inerzia di beva.
Barbaresco Docg “Asili” 2018 – Cascina Luisin: ho sempre apprezzato l’armonia del cru Asili ma anche l’attitudine delle sue migliori espressioni a concedersi nel tempo, con pazienza e senza svelarsi troppo nella prima fase della sua evoluzione. Ecco perché trovo questo Barbaresco di Cascina Luisin sulla buona strada per divenire un grande Asili! Sì, perché a primo naso è parso introverso, ancora timido nel concedersi nel suo pieno potenziale olfattivo. Basta qualche istante nel calice, però, per iniziare a scorgerne in maniera graduale ma nitida sfumature di grande eleganza, proiettate verso una complessità propria solo dei grandi vini. Il sorso è intenso, teso, ancora in piena trazione, eppure già agile nel suo incedere ritmato e sicuro. Chiude ematico e decisamente lungo.
Barbaresco Riserva Docg 2016 – Cascina Luisin: parto col dire che apprezzo molto la scelta di tradurre in Riserva non un cru ma una selezione capace di esprimere nelle migliori annate il compendio dell’attitudine di vigne e vignaiolo. Un vino figlio del favore del cielo e della terra agevolato in maniera oculata e sensibile da Roberto, interprete fedele e sincero di uve straordinarie. Inutile descriverlo lungamente. L’unica definizione che userei è: COMPLETO! Perché non manca di nulla e nulla ha più di ciò che dovrebbe avere.
Roberto e la sua famiglia producono anche un Barolo del Comune di Serralunga “Leon” coerente nel garbo e nella sensibilità interpretativa. Un vino di muscolo e affondo.

Nel complesso l’approccio di Roberto dimostra palese coerenza su tutta la linea, che ridurre al termine “tradizionale” rischierebbe di fuorviare. Il lavoro di Roberto è, infatti, di continua ricerca e di costante evoluzione, ma non necessità di stravolgimenti in vigna o in cantina, bensì di sola rinnovata consapevolezza. Una consapevolezza tecnica e umana che lo porta a mettersi in gioco di annata in annata, restando fedele alla classicità dei suoi vini senza, però, cadere nella trappola dell’anacronismo. Un’eleganza che da latente si fa sempre più manifesta. Una realtà che ha attraversato la storia di questo territorio senza perdere l’umiltà, la passione e la dedizione che la accompagna da generazioni.
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