Il concetto di vino di Dario Dainelli – Dal campo di calcio alla vigna con umiltà e dedizione

Mai avere pregiudizi nella vita come nel vino!

Un mantra per chi vuole approcciarsi a ogni realtà, a ogni vino e, soprattutto, a ogni produttore senza rischiare di farsi sfuggire la possibilità di meravigliarsi.
È proprio quello che mi è successo qualche giorno fa incontrando Dario Dainelli e assaggiando i suoi vini, in procinto di uscire sul mercato.

Inutile far finta di nulla… Dario è un noto ex calciatore, ergo gli stereotipi e i preconcetti per chi da quel mondo si avvicina all’enosfera sono sempre dietro l’angolo! Dario questo lo sa bene e proprio per questo, se fosse per lui, eviterebbe ogni riferimento al suo passato e si metterebbe in gioco (come ha sempre fatto nello sport) con le sole “armi” della passione e della dedizione che infonde in un progetto che porta avanti da anni e che ha visto la luce solo ora, in termini di bottiglia, proprio per la volontà di presentarsi sul mercato e nei calici di chi potrà assaggiare il prodotto dei suoi vigneti a distanza di qualche anno dall’addio al mondo del calcio e, soprattutto, al raggiungimento della qualità espressiva che ricercava e desiderava. Passione nata dopo aver aperto un ristorante nella sua terra natìa, a Peccioli (“cru” delle mie amate Terre di Pisa a cui tanto ho dedicato in questi anni), per il quale, assieme al sommelier, curava la carta vini. Questo lo portò a girare per cantine, conoscere produttori e assaggiare vini che accrescevano la passione da un lato e dall’altro la voglia di portare in bottiglia qualcosa di proprio. Quel qualcosa però doveva partire da un progetto di vita e di vigna.

vigneti dainelli cerreto guidi

Sì, perché Dario avrebbe potuto acquistare le uve, appiccicare un’etichetta con il suo nome in bella vista (invece ha optato per un molto più sobrio “Cantina Dainelli”) su vini fatti da qualcun altro ovvero una private label, mentre la passione per la vigna e per il vino lo hanno spinto ad acquisire e gestire tre ettari tra Cerreto Guidi e il Giglio (0,38ha) dedicati a varietà tipiche (Sangiovese, Malvasia Nera, Ansonica e Barsaglina). Due sfide, in cui non ci sono denominazioni “cool” a fare da traino ma, al contempo, c’è maggior libertà d’azione in termini interpretativi, tanto che sarà proprio nella contemporaneità espressiva dei suoi vini che Dario punterà.

vini cantina dainelli

Ecco i vini che ho avuto modo di incontrare nel mio calice e di apprezzare:
“La Sbronza” IGT Toscana Bianco 2020 – un’Ansonica ben ponderata nella vinificazione (10% di uve macerate 10gg) che ne esalta la solarità e la tessitura minerale decisamente marina. Consistenza, tensione e sale per un vino che è già la base per un percorso in bianco di tutto rispetto. A mio parere, una delle migliori espressioni del varietale e del territorio assaggiate.

L'”Intruso” IGT Toscana Rosso 2019 – un Sangiovese con “intruso” (Malvasia Nera) giocato sulla piacevolezza e la versatilità, tra terra e mare. Scanzonato ma non esile, consistente e saporito, rappresenta il punto d’incontro fra la ricerca dell’identità e la trasversalità del gusto.

Il “Rude” IGT Toscana Sangiovese 2019 – si tratta di un Sangiovese con una buona percentuale di uve a grappolo intero che gioca con il suo nome stupendo per tridimensionalità e armonia delle forme, con una profondità ematica non comune e tannini fitti e fini. Un’interpretazione del varietale che ben ricalca quello che è il mio concetto di contemporaneità. Non scontato eppur di grande agilità di beva. Grande bel vino!
Vini liberi dalle briglie di stereotipi e paradigmi classici ma netti, nitidi e tecnicamente ineccepibili, in cui ciò che per alcuni è moda e/o eccesso diviene strumento tecnico sapientemente dosato. Un concetto enoico ben definito condiviso con l’enologo Attilio Pagli, che coadiuva Dario nella vinificazione delle sue, attuali, 5 referenze (all’appello mancano un ancestrale rosato e un altro Rosso il Re’d).

Sono ormai quasi 18 anni che il mio girovagar per vigne e per cantine mi porta a scoprire l’eterogeneo panorama vitivinicolo italico e se c’è una cosa che ho imparato è che si può essere eredi storici di tenute e cantine o imprenditori che provengono da altri settori (come ce ne sono tanti che in tempi differenti hanno segnato le sorti del vino italiano e non solo) ma ciò che conta davvero non è da dove si viene ma dove si vuole andare e come! Il rispetto e la passione, l’onestà intellettuale e la volontà di mettersi in gioco in un settore in cui nulla è certo e in cui (se si decide di produrre vino solo dalle proprie vigne) si è sempre sotto un cielo che tanto da e tanto può togliere, sono i valori che fanno la differenza. Dico questo perché è la prima volta che mi trovo a scrivere di una persona che viene dal mondo dello sport e imprende nel mondo del vino ma tante volte mi è capitato di scrivere di vini prodotti da persone che avevano aziende nei settori più disparati e hanno deciso di dedicarsi alla produzione vitivinicola, eppure per me (che al calcio mi sono disaffezionato da un po’) Dario Dainelli ora come ora è “solo” il proprietario di Cantina Dainelli, ergo un produttore di vini che mi hanno colpito molto per la schiettezza e la prospettiva concettuale che rispecchia, come detto poc’anzi, molti aspetti della mia ricerca di gusto.

vigneti dario dainelli firenze

Un produttore che alla mia richiesta di mostrarmi i suoi vigneti non ha avuto alcun timore tanto che all’indomani del nostro primo incontro ci siamo fiondati a casa sua, dove ho potuto constatare la cura e il rispetto con cui Dario (che non si tira indietro dal portare avanti alcune delle operazioni in campo) gestisce i propri terreni. Umiltà e dedizione, come già detto, che gli permetteranno di crescere negli anni partendo da una base già molto buona come attestato dai vini in uscita.

dario daineli vino


Il mio consiglio? Non pensate al calciatore e assaggiate i suoi vini se vi capita di trovarli in carta o di andarlo a trovare in uno dei suoi eventi/degustazione in cantina, poi mi direte!

F.S.R.

#WineIsSharing

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