In tanti anni di focus su Montalcino e il suo areale vitivinicolo e di amore spassionato per il Sangiovese di queste zone ho avuto modo di visitare molte aziende ma ad alcune di esse mi sono avvicinato più di recente, per via di vini che non sempre hanno incontrato il mio gusto. Poi arriva il giorno in cui, vuoi per un’evoluzione del gusto personale, vuoi per piccoli o grandi cambiamenti interpretativi di quella determinata cantina, i vini iniziano ad essere più nelle mie corde, ad incuriosirmi e, a volte, persino a stupirmi. E’ proprio quello che è accaduto con l’azienda di Patrizia Cencioni, che con le ultime annate ha visto la curva del mio interesse nei confronti dei suoi vini crescere in maniera costante, tanto che da almeno tre anni ho provato più volte a visitarne vigneti e cantina. Tra varie vicissitudini, pandemia compresa, solo qualche giorno fa sono riuscito ad andare a farlo ma l’attesa non è stata affatto vana!

A destare il mio interesse è stato il palese cambio di rotta e di marcia manifestato di recente. Un lento abbandono dei legni piccoli, un nuovo enologo, un restyling dell’immagine aziendale, un sempre più importante coinvolgimento delle nuove generazioni rappresentano nuova linfa per questa realtà che vanta ca. 10ha nella zona sud-est di Montalcino, tutti nei pressi della cantina, a ca. 350m slm, affacciati sulla splendida Val d’Orcia.

Vigneti che, in parte, risalgono al 1989, anno di fondazione dell’azienda, nata dalla divisione dell’azienda di famiglia costruita negli anni 50 dal nonno Giuseppe Cencioni, uno dei fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino.

A tenere salde fra le mani le redini della cantina è, ovviamente, Patrizia, sicura in ogni sua scelta compresa quella di lasciare sempre più spazio alle figlie. Annalisa e Arianna.

In questo rinnovato equilibrio a giovarne sono anche e soprattutto i vini che rispecchiano in maniera sempre più nitida il territorio con vini di energici, tonici e di materia ma che non lesinano tensione acida e definizione tannica. Interessante constatare come – Annalisa lo ha rimarcato più volte durante il nostro incontro – il Brunello qui risponda, inaspettatamente, bene in annate calde o molto calde, come la 2015 (il Brunello di Montalcino 2015 Riserva “particella 123” (dalla vigna del 1989) è un dotata di forza, carattere, nerbo e palese proiezione in termini di longevità) e la 2017 (il Brunello di Montalcino 2017 “annata” vanta grande equilibrio fra struttura e acidità, materia e slancio con una trama tannica decisamente levigata, indice di buona concordanza fra tecnologica e fenolica. Il finale è lungo ed ematico. Inutile dire che la selezione di Brunello “31 anni” 2016 conferma la bontà e l’equilibrio raro dell’annata, seppur con una maggior reticenza nel concedersi e una trazione tannica che fa pensare a un vino ancora in divenire, in grado di una lenta evoluzione, quasi a ricordare Brunelli d’antàn, ma con una definizione contemporanea.
Ottimo il Rosso di Montalcino 2020, succoso, slanciato e saporito, agile e versatile come si confà a un degnissimo esponente della tipologia.
Divertente nella più rispettosa e piacevole accezione del termine il Rosato 2021, entrato da poco in gamma ma già migliorato molto dalle prime annate in termini di finezza (ora prodotto da vendemmia dedicata e non più da salasso) e mineralità.
Una crescita confermata e una cifra stilistica sempre più orientata a una traduzione nitida di territorio, varietale e annata. Fattori che fanno ben sperare per il futuro e che fanno il paio con i positivi assaggi da botte delle annate 2018 (non ancora in bottiglia), 2019 e 2020.

Una realtà che ha dimostrato e sta dimostrando grande sensibilità interpretativa sia di ciò che le accade all’interno che di ciò che le accade attorno, in una denominazione in cui il cambiamento non è mai semplice e la competizione è alta. Una competizione che Patrizia e le sue figlie hanno saputo trasformare in stimoli a migliore e a migliorarsi quotidianamente con il piglio di chi sa che non si è mai portatori di verità assolute e che se c’è una cosa che il vino ci insegna, oltre alla pazienza e all’accettazione dell’imprevedibilità, è che esiste una grande differenza fra invecchiare ed evolvere. Ecco, l’azienda Patrizia Cencioni evolve con garbo e rispetto, tornando indietro per andare avanti con ancor più consapevolezza e chiarezza espositiva e io, da par mio, continuerò a seguire questa evoluzione di annata in annata con grande attenzione e curiosità.
F.S.R.
#WineIsSharing
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