Report Anteprima Montefalco Sagrantino Docg 2019 (+ altre annate), Montefalco Rosso, Grechetto e Trebbiano Spoletino Doc – I migliori vini

“Anteprima Sagrantino” 2023, un ossimoro enoico o un’opportunità? – Focus sullo stato dell’arte dei vini e sulle prospettive della denominazione

Nonostante abbia sempre visto l’ardito connubio tra i termini “Anteprima” e “Sagrantino” come una sorta di ossimoro enoico, da qualche anno a questa parte ho sentito forte il bisogno di partecipare all'”En Primeur” dei vini di Montefalco (ai quali si sono recentemente aggiunti anche i vini dell’areale di Spoleto). A spingermi è stata la percettibile volontà di molti produttori locali di andare oltre gli stereotipi lasciandosi gradualmente alle spalle l’anacronistico e opinabile vanto di “uva più tannica al mondo”, ricercando e indagando, altresì, le potenzialità del vitigno e dell’areale in un contesto più dinamico che richiede all’identità varietale e territoriale di esprimersi con maggior contemporaneità e agilità.

Report annata 2019
Un inverno secco – come purtroppo capita sempre più spesso – con temperature in linea con la media che si sono, fortunatamente, protratta fino a marzo inoltrato. Il germogliamento si, quindi, verificato nei tempi consoni ai cicli delle rispettive varietà. La primavera ha portato con sè abbondanti piogge, in particolare tra Aprile e Maggio, con temperature al di sotto della media del periodo. Questo ha permesso di recuperare in termini di riserve idriche l’inverno asciutto. I picchi di calore si sono verificati tra fine giugno e inizio luglio con una seguente scarsità di piogge, fortunatamente con temperature calde ma non eccessive fino alla metà di agosto. Qualche temporale tra fine Agosto e Settembre ha riequilibrato la dotazione idrica del terreno e rimpolpato i grappoli (specie delle varietà tardive come il Sagrantino e il Trebbiano Spoletino). La vendemmia è stata asciutta e l’epoca vendemmiale è stata lievemente più tardiva dell’attesa.
Un’annata ottimale in termini di sviluppo vegetativo e di gradualità nelle maturazioni che, da un lato, ha permesso di raggiungere equilibri sempre più rari in termini di vicinanza fra le maturazioni tecnologiche, fenoliche e aromatiche e, dall’altro, ha spinto qualche produttore a spingere il più avanti possibile la vendemmia. Questo fattore è determinante per comprendere le differenze in termini di percezione di freschezza e di maturità del frutto (tra maturazioni ottimali e surmaturazioni), fra equilibri più votati all’acidità e alla tonicità e quelli più votati alla ricchezza e alla profondità. Nello specifico, il Sagrantino manifesta un range di proposte nel calice capace di coprire più stadi dell’ideale curva del gusto. Ciò può spaventare in termini di disomogeneità, ma può rappresentare anche un’opportunità per posizionare diverse referenze in diversi mercati, in base alle rispettive esigenze palatali.

Per quanto mi riguarda, se l’annata 2018 aveva permesso di portare nel calice vini più affabili, orientati alla freschezza e a una versatilità raramente adducibile al Sagrantino, l’annata 2019 presentata in anteprima quest’anno si è dimostrata in linea con le caratteristiche “classiche” del Sagrantino in termini di materia, volume, profondità e trama tannica, inficiate solo in poche interpretazioni di vigna e di cantina da eccessi di maturazione, purtroppo ancora ricercati da alcuni produttori locali. Un retaggio giustificato da tempi in cui il Sagrantino necessitava raccolte tardive per raggiungere maturazioni consone a renderlo il più equilibrato possibile ma che oggi rischia di eccedere portando alcuni Sagrantini oltre la soglia dell’armonia e della fruibilità in termini di percezione di frutto e di fiore, di alcolicità (per quanto il mero valore analitico sia relativamente importante è un fattore determinante in termini di equilibrio, nonché per le prospettive commerciali del più noto vino umbro) e dinamica di beva. Fortunatamente dei, seppur pochi (solo 24 + 3 passiti), Montefalco Sagrantino Docg 2019 presentati in anteprima solo alcuni hanno mostrato scompensi da questo punto di vita, mettendo in evidenza una completezza strutturale e acidica delle grandi annate, nonché il potenziale prospettico di buona parte dei campioni in degustazione. Nonostante ciò, continuo a sperare in un Sagrantino che attinga alla classicità (non necessariamente agli aspetti tecnicamente superati della “tradizione”) in maniera sempre più contemporanea (ben diverso da “moderna”). Un’interpretazione tanto introspettiva dell’essenza della varietà quanto capace di estroflettere la sua più diretta, energica e luminosa identità, spesso limitata e offuscata dalle surmaturazioni e dal tempo (entrambi fattori eletti, in passato comprensibilmente ma oggi in maniera fuorviante, come unici viatici alla mitigazione della tannicità del Sagrantino ma che possono essere riconsiderati, anch’essi grazie all’affinarsi di gestioni agronomiche e tecniche di vinificazione orientate a una definizione tannica meno aggressiva e una freschezza di frutto maggiore che quest’uva sa e può mostrare senza perdere in serbevolezza/longevità e senza celare la propria identità).

sommelier versare vino

Oltre alle 2019 presenti altre annate dalla 2018 alla 2014, interessanti ai fini della valutazione della proverbiale capacità evolutiva del Sagrantino.

L’anteprima dei vini di Montefalco e di Spoleto, però, non è solo Sagrantino, quindi ha visto protagonisti anche i vini delle altre denominazioni dei due areali cugini: Montefalco Bianco DOC, Montefalco Grechetto DOC, Spoleto DOC Trebbiano Spoletino, Spoleto DOC Trebbiano Spoletino Superiore, Montefalco Rosso DOC, Montefalco Rosso DOC Riserva. E’ proprio grazie a questa variegata proposta che questi due areali cugini stanno anteponendo la territorialità all’individualismo sia varietale che aziendale. Un contesto in cui la biodiversità e il rispetto per la sana alternanza fra vigneto, oliveto, bosco, prato/pascolo e seminativo non vale solo dal punto di vista estetico ma anche e soprattutto in termini di sostenibilità.

Condivido con voi gli assaggi che mi hanno colpito di più:

Montefalco Sagrantino Docg 2019

(Anteprima alla cieca)

Bocale – Montefalco Sagrantino Docg 2019: armonico al naso, frutto giustamente maturo e fine spettro floreale, con accenni di spezia nera e legno ben integrato. Sorso di nerbo, nonostante non lesini materia. E’ tra i più slanciati e ritmati del novero. Texture tannica fitta ma fine. Saporita e persistente la chiusura. Un sagrantino versatile? Si, può fare!

Antonelli – Montefalco Sagrantino Docg 2019: equa maturità di frutto, fiori secchi e spezie, con accenni balsamici. Buon equilibrio fra struttura e tensione acida, con tannini concreti e ben definiti. Umami il finale. Coerente.

Valdangius – Montefalco Sagrantino Docg 2019 “Fortunato”: classico nell’esposizione varietale, con toni scuri di frutto e fiore e intriganti note speziate. Sorso materico, ma ben dritto nel portamento. Tannini vivaci e saporita la chiusa. Concreto.

Agricola Mevante – Montefalco Sagrantino Docg 2019: armonico il naso, ben concepito nel contesto dell’annata. Sorso equilibrato, senza eccessi o sbilanciamenti di sorta. Integro il tannino, fitto ma affatto sgranato e coerente il finale ematico. Garbato.

Tabarrini – Montefalco Sagrantino Docg 2019 “Campo alla Cerqua”: fresca la primaria percezione del frutto, con un fiore da annata classica pre-cambiamenti climatici e una speziatura che ben si articola fra varietale e integrazione del legno. Sorso di polpa e di tensione, distante dall’opulenza e dalla ridondanza. Trama tannica cesellata e chiusura saporita. Neoclassico!

Arnaldo Caprai – Montefalco Sagrantino Docg 2019 “Valdimaggio”: di grande armonia tra fiore e frutto, con una speziatura nera e verde che dona complessità e rende intrigante il naso. Già di buon equilibrio al sorso in cui la materia è attraversata da una decisa spina dorsale acida. Tannini ben definiti che non ostacolano la beva, bensì divengono uno strumento a tavola. Finale umami di buona persistenza. Consapevole.

Tabarrini – Montefalco Sagrantino Docg 2019 “Colle alle Macchie”: l’assaggio più convincente della batteria per visione prospettica e per coerenza con ciò che vorrei trovare, oggi, anche in un Sagrantino. Vale a dire freschezza, armonia, profondità e persistenza, schivando gli eccessi e mostrando con orgoglio l’anima meno rude e più elegante e vibrante del Sagrantino. Sorprendente!

Montefalco Sagrantino Docg “altre annate”

Le Cimate – Montefalco Sagrantino Docg 2016: figlio di un’annata ottima, anche per il Sagrantino, ma non scontato nella sua integrità di frutto e nell’eleganza raggiunta al naso. Sorso intenso, succoso e dalla matrice tannica raffinata. Ematico in chiusura.

Romanelli – Montefalco Sagrantino Docg “Terra Cupa” 2017: decisamente fresco e turgido nel frutto per essere una 2017! Sorso coerente, di materia e slancio profondo e saporito. Tannini ben armonizzati.

Bocale – Montefalco Sagrantino Docg 2018: vivido nel frutto, fiore e spezia vengono avvolti da un abbraccio balsamico che dona ulteriore freschezza al naso, preludio di un sorso ritmato e vivace, oserei dire disinvolto. Termine che uso per la prima volta per un Sagrantino.

Colle Ciocco – Montefalco Sagrantino Docg 2018: intenso, scuro ma non austero. Generoso il naso quanto la bocca, integra e di nerbo. Tannini definiti e finale saporito. Piacevolmente persistente.

Le Thadee – Montefalco Sagrantino Docg 2108: armonico, classico nell’esposizione varietale. Piglio deciso nell’incedere ma per nulla eccessivo nella materia e nelle concentrazione. Sanguigno in chiusura. Trama tannica ed equilibri coerenti con l’annata e con una dinamica di beva più contemporanea.

Tabarrini – Montefalco Sagrantino Docg 2018 “Colle Grimaldesco”: si presenta fiero e opportunamente maturo. Si concede con un’agilità inattesa, non lesinando materia ma potendo contare su una rigorosa spina acida e il consueto gioco fra tannino ed ematicità che, in chiusura, danno abbrivio all’inerzia di beva.


A conferma della storica naturale attitudine del Sagrantino alla produzione di passiti che spiccano per equilibrio e profondità, eccovi gli assaggi più convincenti di quest’anno:

Colle Mora – Montefalco Sagrantino Passito Docg 2017 “Il Curato”

La Fonte – Montefalco Sagrantino Passito Docg 2018

Romanelli – Montefalco Sagrantino Passito Docg 2018 “Cocré”

Montefalco Rosso Doc

montefalco rosso vino

Un’espressione di territorio oltre la purezza varietale che, a prescindere dai piccoli saldi di varietà internazionali, può e sa trasferire nel calice una riconoscibile afferenza territoriale, confermando l’importanza del Sangiovese come veicolo per una maggior versatilità dei vini della zona, senza scadere nella “facilità”. Vini intriganti, dinamici, spesso sfaccettati e molto saporiti. Non trattandosi di un mero vino di ricaduta ma di un vino a sé stante per disciplinare e base ampelografica, non disdegnerei una maggior attenzione nei confronti di questa tipologia dedicando durante manifestazioni come questa dei focus che possano dare ancor più dignità e centralità a vini che possono svincolarsi dal Sagrantino anche in termini di posizionamento e fare corsa a sé, puntando tutto sulla versatilità e la contemporaneità.

Di FIlippo – Montefalco Rosso Doc 2020: fragrante, spigliato, fresco. Equilibrato e agile il sorso. Tannini soft e buona chiusura ematica.

Goretti Fattoria Le Mura Saracene – Montefalco Rosso Doc 2020: suadente, armonico e intrigante al naso. Sorso di polpa e di buona tensione. Trama tannica fine. Chiude saporito.

Tenuta Bellafonte – Montefalco Rosso Doc 2020 “Pomontino”: fine e croccante il naso. Sorso teso, agile e dinamico. Tannini ben delineati e chiusura ematica.

Montefalco Rosso Doc Riserva

Antonelli – Montefalco Rosso Doc Riserva 2019: inteso nel frutto, intrigante nella speziatura con note boisé ben integrate. Sorso sfaccettato, materico ma non eccessivo. Buona tensione e chiusura umami di grande piacevolezza.

Lungarotti – Montefalco Rosso Doc Riserva 2019: fresco, fragrante nel connubio fra frutto e fiore, con spezia nera e dolce ben armonizzate in uno spettro olfattivo di buona complessità. Sorso che vede struttura e acidità in perfetto equilibrio. Tannini fitti e fini. Sanguigna la chiusura.

Moretti Omero – Montefalco Rosso Doc Riserva 2018 “Faccia Tosta”: croccante nel frutto, fresco nel fiore, accenni di sottobosco e menta complessano il naso. Sorso integro, di buona materia. Tannini soft e chiusura saporita.

Romanelli – Montefalco Rosso Doc Riserva 2018 “Molinetta”: tipico nell’integrazione delle due varietà principi del territorio quando si parla di Rosso. Varietà che si spalleggiano e si completano vicendevolmente dando corpo e nerbo al sorso, mantenendo un tratto tannico rigoroso ma per nulla ostacolante, chiudendo con persistente ematicità il sorso.

Montefalco Grechetto Doc

grechetto vino montefalco

Pochi, purtroppo i vini in degustazione, ma sempre interessanti le espressioni di Grechetto della zona, che ben si distinguono da quelle dei due areali umbri di elezione della varietà (ricordando che a Montefalco prevale il clone G5, ovvero quello di Todi).

Adanti – Montefalco Grechetto Doc 2022: coerente con il varietale, fresco nel frutto e nel fiore, buona minerali che fa da preludio al sorso longilineo e piacevolmente sapido.

Benedetti&Grigi – Montefalco Grechetto 2021: elegante nell’approccio olfattivo, intenso nel frutto e fine nel fiore, con note più dolci a fare il paio con accenni erbacei e iodati a rinfrescare la generosità del naso. Sorso di buona materia ma che non delude in quanto ad agilità. Lungamente sapido il finale.

Trebbiano Spoletino Doc

trebbiano spoletino vino bianco umbria

In pochi anni è diventato uno dei bianchi più interessanti del centro Italia e dell’Italia tutta, mostrandosi versatile e capace di dar vita a vini identitari, freschi, dinamici, salini e per nulla banali. C’è ancora poca linearità stilistica ma credo sia stato un bene, almeno sino ad ora, per permettere ai produttori di sperimentare e di trovare la strada o le strade interpretative più aderenti al raggiungimento della massima espressione di una varietà che può anelare alla completezza e all’eleganza, senza necessità di forzature. Fondamentale si dimostra l’apporto delle fecce fini e la volontà di far fare a quasi tutti i vini presentati il giusto periodo di affinamento in bottiglia. Non escluderei la macerazione utilizzata come strumento (sia essa prefermentativa a freddo o si tratti di una crio estrazione, per esaltare i profumi tipici della varietà su tutta la massa, che fermentativa senza eccessi ossidativi e con una ponderata estrazione dalle bucce anche solo per una piccola parte della massa totale da utilizzare q.b. per ridare consistenza, matericità e enfasi salina alla base da vinificazione classica in bianco). Il Trebbiano Spoletino si conferma una chiave di lettura territoriale utile a molte delle realtà dei territori in oggetto per mostrare la propria vocazione bianchista con consapevolezza e personalità.

Le Cimate – Trebbiano Spoletino Doc 2021: profumato, fresco, con frutto giallo, fiore bianco e fini richiami erbacei e minerali tipici della varietà. Sorso completo per struttura e slancio acido. Sapido e persistente il finale.

Le Thadee – Trebbiano Spoletino Doc 2021 “Fijoa”: nitido, coerente con la varietà e con l’annata, senza storture di sorta. Sorso ben bilanciato in cui materia e tensione si completano vicendevolmente. Salino il finale.

Ninni – Trebbiano Spoletino Doc 2021 “Poggio del Vescovo”: fine, armonico e nitido nell’esposizione del frutto e del fiore con accenni di erba tagliata e agrume. Sorso energico, dotato di buon centro bocca, deciso nell’affondo sapido, lungo e appagante.

Romanelli – Trebbiano Spoletino Doc 2021 “Le Tese”: un esempio di quanto la macerazione, se ben gestita, possa farsi volano per l’espressione varietale e non elemento omologante o castrante dell’identità stessa. Naso giocato sulla solarità del frutto e su note di fiori gialli e agrume di grande freschezza. Sorso materico, sfaccettato nella percezione tattile. Enfasi sapida in una chiusura che rifugge, fortunatamente, l’amaro, sempre un rischio con i vini secchi con macerazione.

Perticaia – Trebbiano Spoletino Doc 2020 “Del Posto”: espressione più votata all’esaltazione della mineralità solfurea di fondo di una varietà che gode di una gestione della riduzione controllata. Sorso teso, vibrante, che non lesina sostanza. Affondo dritto e salino.

Le Thadee – Trebbiano Spoletino Doc 2019 “+128+”: il più complesso del novero, con caratteristiche che mostrano un’anima caleidoscopica della varietà in termini di maturità di frutto a pasta gialla, freschezza floreale, erbe medicinali e lieve speziatura bianca. Sorso di buona consistenza ma agile nell’incedere, fiero e sicuro. Profondo e saporito il finale.

Concludo ringraziando tutto l’apparato organizzativo, i sommelier e il consorzio per aver realizzato, anche quest’anno, un’anteprima impeccabile nel planning e nella fruibilità, dando la possibilità ai media coinvolti di degustare in maniera opportuna e di vivere il territorio attraverso esperienze immersive dalla vigna al bicchiere, passando per le cantine che si sono proposte singolarmente e/o congiuntamente durante le, ormai, consuete cene di confronto.

F.S.R.

#WineIsSharing

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