Dal global warming ai raccolti cancellati dal gelo – Anche questo è fare Vino

In molti nei giorni scorsi hanno notato foto simili a quelle che pubblico qui di seguito, capaci di evocare sensazioni e suggestioni tanto romantiche, quanto in grado di testimoniare una situazione che ha del drammatico.
Si tratta dei fuochi accesi in Borgogna ed in altre regioni della Francia del Vino, tra le più vocate e famose al mondo, che a causa dell’ondata di freddo e gelo dei giorni scorsi ha visto i vigneron correre ai ripari con quella che è una tecnica antica, volta a scongiurare i danni che il gelo può causare alle viti.

lutte contre le gel

Nel seguente video potrete vedere come “la lutte contre le gel” non sia una pratica così rara, tanto che i vigneron hanno fatto ricorso a questi “caminetti” anche l’anno scorso, con un paio di settimane di anticipo rispetto a quest’anno.

La lotte contro il gelo – La lutte contre le gel

Anche in Italia non è stato un weekend semplice e se in Toscana ed in altre regioni più fortunate, la grandine ed il freddo hanno solo scosso i cuori dei viticoltori, ricordando quanto questo “mestiere” sia soggetto a volontà superiori, sembra essere l’Abruzzo il territorio più danneggiato dalla perturbazione di qualche giorno fa, con particolare particolare riferimento a Valle Peligna, Valle del Tirino, Valle Aterno ma anche Marsica e Alto Aterno. Sicuramente ai cugini d’Oltralpe è andata peggio, ma non ci resta che incrociare le dita confidando in un’annata che prosegua com’era iniziata. Sembra che anche in Molise, Campania ed Umbria siano stati riscontrati danni, purtroppo, ma staremo a vedere nei prossimi giorni.

Comunque… nonostante, negli scorsi anni, non si è fatto che parlare del global warming o riscaldamento globale, e dei potenziali cambiamenti che avrebbero colpito, in modo particolare, il nostro paese con ovvie ripercussioni sulla viticoltura, viviamo in una situazione climatica in cui il vero nemici non sembrano essere sole e caldo, bensì bombe d’acqua, grandine e gelo. Eventi catastrofici, sempre più frequenti ed inattesi, impossibili da contrastare in molti casi. Fermo restando che, anche le ondate di caldo e l’assenza delle proverbiali “mezze stagioni” non sia di certo un toccasana per la viticoltura nostrana, all’aumento delle temperature dovranno, probabilmente, corrispondere cambiamenti nella viticoltura stessa e nella distribuzione dei varietali, anche autoctoni, sullo stivale, ma di questo ne parleremo più avanti.
Senza entrare nel tecnico, vorrei porre ancora una volta l’attenzione dei “più” su quanto produrre Vino sia fuori da ogni logica di business, tolte le aziende che producono a livello industriale e che hanno la capacità di adottare contromisure persino nei casi di grandine. In molti, stappando una bottiglia pagata qualche euro, pensano persino di aver pagato troppo un prodotto che non è solo frutto di sacrificio e lavoro ed ancor meno di un mero investimento… fare Vino è un rischio che produce tanta felicità quanta ansia in ogni singola annata, anche la più felice, in quanto fino alla vendemmia può davvero accadere di tutto ed il lavoro, l’attenzione, la fatica, la positività elargiti per mesi possono esser cancellati in pochi istanti.
L’invidia per quello che per noi winelovers è il lavoro più bello del mondo è un facile sentimento, ma solo perché non si provano le sensazioni più dure da gestire e controllare, che un vignaiolo è costretto ad affrontare ogni anno e questo… questo dovremmo ricordarcelo ogni volta che stappiamo una bottiglia, specie se si tratti di un Vino prodotto di un’annata difficile e, magari, di un’azienda che non ha il potenziale per incassare bene il colpo di ingenti fette di raccolto perse. Per non parlare del fatto che l’Italia è ben diversa dalla Francia ed i produttori non hanno la capacità di gestire i costi cercando di limitare i danni, nell’annata scarsa in termini di quantità, puntando sulla rarità del Vino in questione.
Ci piace, ed a me per primo, renderci conto di quanto un Vino sia specchio dell’annata, ma quando l’annata permette a malapena di produrre qualcosa di simile ad un’uva sana e matura da vinificare sarebbe il caso di valutare quel prodotto come un miracolo, molto più grande del Vino prodotto in un’annata “a 5 stelle” o comunque senza grossi problemi.
Io non voglio tirarla a nessuno, ma spero davvero che quella del weekend scorso sia solo stato un monito della Natura a non dimenticare mai quanto sia difficile questo lavoro, dopo un’annata come la 2015 in cui, per fortuna, di paura ce n’è stata poca (se pur le grandinate non siano mancate), ma che tutto prosegua per il meglio e che ci dia modo di mostrare al mondo quanto bene stiamo facendo e quanto grande e colmo di passione sia il cuore dei vignaioli italiani.

F.S.R.
#WineIsSharing

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