Cantina Le Guaite di Noemi – Vino di famiglia in Valpolicella

Quando sono in giro per cantine o per
eventi enoici mi capita, sempre più spesso, di trovarmi a fare due
chiacchiere con le nuove generazioni del Vino che in alcuni casi
siano già subentrate ai genitori o in altri stiano dando man forte a
chi li ha preceduti.
Questo aspetto dell’agricoltura in
generale e della viticoltura nello specifico, è qualcosa di
direttamente correlato alla conduzione familiare delle aziende. Oggi
vi parlerò proprio di una di queste realtà che vede nel concetto di
famiglia il terreno ideale, nei genitori una vite sana e forte e
nella figlia nuova e continua linfa vitale.
Parlo dell’Azienda Agricola Le Guaite di Noemi, piccola
azienda a conduzione familiare, nata nel 1997 quando Stefano Pizzighella,
dopo anni di esperienza agricola decide di cambiare la struttura
aziendale puntando inizialmente sulla produzione propria di olio nel
frantoio di proprietà e in un secondo momento assieme a sua moglie
Giulietta Dal Bosco, alla produzione di vino.
le guaite vino valpolicella
L’obiettivo è, sin dal principio,
stato quello di produrre prodotti di alta qualità, lavorando
accuratamente nel minimo dettaglio sia in campagna, che poi in
frantoio o in cantina. Ovviamente, io condividerò con voi le mie
impressioni sulla cantina e i loro vini, ma lo farò da un punto di
vista diverso dal solito, in quanto ha parlarmi di questa azienda non
sono stati Stefano e Giulietta, bensì Noemi, la giovanissima figlia che ha da poco preso in mano le redini dell’azienda, tanto da esser
stata lei ad intercettarmi ed incuriosirmi al Vinitaly.
Come in molti casi accade, anche Noemi
è entrata in azienda senza una reale prospettiva, bensì iniziando ad
aiutare i propri genitori nel periodo estivo, per poi piano piano
prendere il posto di un esterno, cercando di ottimizzare in menage
economico familiare e dell’attività stessa. Amante della natura in
genere, per Noemi è stato semplice lasciarsi prendere da questo
lavoro ed entrare in pianta stabile nelle dinamiche dell’azienda e la
cosa che mi ha colpito di più è stata, sicuramente, la sua
predisposizione ai lavori in vigna, piuttosto che all’ambito
commerciale:
“fare i lavori in campagna sotto
il sole d’estate è molto bello, puoi pure prendere il sole mentre
lavori! Trovo molto rilassante lavorare nei campi e mi sto accorgendo
di quanto mi manchi, da un anno a questa parte, in quanto mi sono
dedicata principalmente alle vendite e stare al computer giorni e
giorni a volte diventa davvero stancante. Nel lavoro in campagna
lavori con il corpo, in armonia con il contesto naturale e
mentalmente riesci a rilassarti, pur mantenendo l’attenzione che
occorre, mentre in ufficio è il cervello che lavora non il corpo e a
volte può diventare stressante.
Partendo dal fatto che siamo situati in
una bellissima vallata, Val di Mezzane dove l’industrializzazione è
assente e l’agricoltura e gli allevamenti prevalgono su tutto.
Siamo molto attenti nel nostro piccolo
a tenere i campi come giardini… come trattamenti per le viti siamo
convenzionali purtroppo questa magnifica zona è molto soggetta ad
intemperie e grandine e fare biologico per noi è impensabile
attualmente, in quanto le nostre priorità sono uva e vigne sane e
con il biologico avremmo dei seri problemi. Ovviamente, però,
abbiamo eliminato il diserbo totalmente.
Il
vino per me… è l’insieme di tutto il lavoro, sacrifici,
passione, dedizione che i produttori ci mettono per far il loro
vino.”

Ci tenevo a riportare le sue parole perché, da giovane winelover, non posso che entusiasmarmi quando vedo ragazzi e ragazze ancor più giovani di me che con passione e dedizione vogliono coadiuvare i genitori prima e proseguire il loro lavoro poi, in un settore che cozza un po’ con le tendenze dei millennials, spesso troppo “fighetti” per mettersi un paio di stivali ed andare nei campi.
Quando chiedo a Noemi un aneddoto riguardo l’azienda lei me ne racconta uno che mi ricorda quante volte l’emozione di un assaggio mi abbia fatto perdere di vista per lunghissimi attimi la realtà e quanto sia bello “perdersi per poi ritrovarsi”:
“In occasione di una consegna in un’enoteca di verona facendo 4 chiacchiere con il proprietario i miei genitori vengono invitati a provare un bicchiere di Valpolicella di
Quintarelli (mai assaggiato fino a quel momento). Lo stupore fu tanto da restare incantati da
questo vino, come catapultati in un universo parallelo. Quel vino li aveva talmente colpiti da ritrovarsi, una volta partiti alla volta di casa, in un vicolo cieco senza uscita in una via a loro sconosciuta di Verona.
Dopo questo episodio quel Vino è diventato un target indicativo per noi e ci piacerebbe arrivare
a far provare quella stessa esperienza ai miei clienti.”
Magari oggi, aggiungo io, con il navigatore sarà più comodo e meno problematico restare col pensiero al Vino!

Dei loro Vini scrissi questo al mio rientro dal Vinitaly: 
“… la linea di Vini prodotti da Le Guaite
ha una coerenza disarmante e affascina per freschezza nei più
“giovani” come l’IGT rosso veronese 2010, che nonostante i
suoi quasi 6 anni guarda al futuro con gli occhi di un neonato, e per
armonica profondità nel Ripasso e nell’Amarone, vini che hanno
bisogno anch’essi di tanta bottiglia per giungere al loro apice, ma
che fanno già intuire di che stoffa siano fatti…”
Se l’Amarone ed il Ripasso sono, senza tema di smentita, due cavalli di razza con il valore aggiunto dell’attesa maggiore che Le Guaite reputano giusto impiegare prima dell’uscita di questi vini rispetto alla maggior parte degli altri produttori della Valpolicella, il Vino che mi ha colpito di più è il:
rosso veronese igt guaite

Rosso Veronese IGT 2010: Un Vino che fa solo acciaio, puro e semplice blend dei vitigni coltivati in azienda corvina 35%, rondinella 20%, corvinone
35%, altre uve 10% (cabernet, oseleta e coatina). Ormai avrete intuito come la penso riguardo al legno ed alla sua importanza nei Vini di grande struttura, imponenti, profondi e della tradizione, ma nella sua poca utilità là dove si voglia prediligere freschezza, mineralità e soprattutto l’espressione sincera del terroir. Ecco perché, a mio parere, per un’azienda ed ancor più per una realtà della Valpolicella, che vede nei rossi di corpo e struttura i loro classici, avere in linea un IGT diventi fondamentale per far comprendere, ad un purista come me ed a tutti coloro che amano ritrovare nel calice territorio ed “uva”, quanto sia vocato un terreno, quanto incida un’esposizione, che carattere abbiano le viti e quale sia la predisposizione di chi il Vino lo fa.

Questo rosso inoltre dimostra quanto il Vino non sempre necessiti di grandi affinamenti in legno per coadiuvarne la longevità, ma che piante e varietali come questi, se lasciati esprimere al meglio delle loro potenzialità, abbiano già intrinseca un’aspettativa di vita molto più alta di quanto crediamo. Tanto che questa 2010 sembri davvero un pony, libero da costrizioni, capace di grandi evoluzioni seppur non sia stato “domato”. Le note di menta e la salinità finale lo rendono così adatto a mettersi al servizio della cucina e non solo di quella locale. Un Vino che fa della semplicità la più complessa delle verità. Bravi davvero!


Oggi, i vini hanno una veste e nomi differenti e Noemi è impegnata a 360° nel portare avanti l’azienda di famiglia con grande caparbietà e rinnovata consapevolezza.



F.S.R.
#WineIsSharing

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