Il Vino più buono del mondo per me è… suvvìa, ma secondo voi potrei mai definire un Vino come “il più buono”? Giammai!
Non vi nego, però, che come tutti anch’io sono attratto ed incuriosito dalle classifiche, dalle votazioni, dalle valutazioni perché sono subitanee, dirette, semplici da assimilare ed è proprio per questo che esisteranno sempre. D’altra parte se è vero che il gusto del Vino e l’apprezzamento che ognuno ha di questa sostanza così viva e mutevole, siano materie tra le più soggettive, chi potrebbe mai giudicare come “errata” una classifica? Chi potrebbe definire una palese menzogna un “parkeriano” voto troppo alto per un Vino che a nostro parere non meriti tanto?

In fondo anch’io prima del Vinitaly a volte consiglio dei Vini in base al mio gusto, non li metto in ordine di gradimento, non assegno loro voti, ma sto sempre suggerendo qualcosa di molto simile ad una “wine list” che include alcuni ed esclude altri.
Quando ordiniamo un Vino al ristorante e scegliamo quella bottiglia di quella cantina, stiamo già operando una valutazione razionale, no?
Forse sì e continuo a rispettare chiunque abbia il coraggio di esporre la propria idea ed il proprio gusto a tal punto da razionalizzare la valutazione di un assaggio tramutandolo in un numero, ma semplicemente, non fa per me.
Non fa per me perché assaggiando tanto l’unica cosa che ho capito è che lo stesso Vino riassaggiato più volte meriterebbe, qualora mi avessero dotato del neurone adibito alla razionalità. un voto diverso e non potrei mai sentirmi così sicuro del mio palato sino ad elevarlo a giudice enoico. Al contempo sarei ipocrita se non dicessi che appena escono premi e classifiche me li vada subito a guardare e che mi faccia anche piacere quando vi ritrovi produttori che stimi e vini che abbia apprezzato.
Io… beh, io semplicemente faccio altro… racconto storie di luoghi e persone, cerco di portarvi col pensiero attraverso le vigne e dentro le cantine, parlandovi delle personalità e delle scelte più o meno opinabili dei vignaioli che incontro nel mio perpetuo enotour nell’Italia del Vino. Beh, sì dai, sono un “para…o” in fondo, perché così evito di dover dare voti e di inimicarmi qualcuno. Eppure penso che raccontare la storia di una cantina, condividere le scelte fatte da un produttore con chi mi legge e, semplicemente, accennare alle sensazioni organolettiche miste alle emozioni che un Vino può aver suscitato in me, permetta ad ognuno di farsi un’idea propria e magari di incuriosirsi non solo nell’acquisto di una bottiglia, bensì nel raggiungere quei luoghi, bussare alla porta di quelle aziende e fare due chiacchiere con quei vignaioli.
Ma le guide hanno ragion d’essere, me lo dicono i produttori e se questo influisce sulle dinamiche di vendita e quindi di gratificazione anche economica di chi lavora (perché fare Vino è un lavoro, oltre che una meravigliosa passione, ricordiamolo!) sarebbe stupido cercare di negarlo e sarebbe altrettanto sciocco pensare che quel famoso 99% di italiani, che di Vino non sa e non vuole sapere più del prezzo e di un potenziale abbinamento con ciò che cucinerà la sera (ma già questo è uno step ulteriore) com’è giusto che sia, possa scegliere un Vino in base alle mie chiacchiere, allo storytelling enoico che ho scelto per il mio WineBlog. Io scrivo per chi ha già passione, per quella piccola nicchia di winelovers che vuole solo confutare un’impressione riguardo un assaggio già fatto o magari decidere quale sarà la prossima cantina da visitare. A volte scrivo per i produttori stessi, che non hanno modo di girare quanto me e scoprono realtà e vini diversi che quando possono cercano di conoscere e di assaggiare e quando capita, come in alcuni casi, di esser stato più o meno involontariamente il fautore di una nuova sinergia ed ancor più tra nuove amicizie fra vignaioli/e la soddisfazione non può che essere immensa.
Immaginate se domani me ne uscissi tranquillo tranquillo con una classifica, scegliendo un Vino tra quelli che amo, come il Vino più buono del creato e come minchia me ne tirerei fuori?!? Scrivo questo perché non è raro che mi arrivino messaggi sui social o mail, piene di passione, ma che terminino con “mi consiglieresti il Vino più buono per te?” o “ma qual è il Vino che ti è piaciuto di più in vita tua?” e, che ci crediate o no, io non so mai cosa rispondere e me la svigno con la solita frase “il mio Vino preferito è quello che ancora devo assaggiare”… finché funziona io me la gioco! Shhh! 😉
Magari un giorno assaggerò un Vino così memorabile e così sconvolgente da aver voglia di dichiarare il mio Amore folle per quell’assaggio qui e tramite i social, ma ad oggi ciò che so è che di emozioni enoiche meravigliose ne ho provate tante, al punto di commuovermi o di ritrovarmi con un incontrollabile sorrisetto da ebete godurioso sul viso; so che ho conosciuto vignaioli e produttori che hanno cambiato il mio modo di vedere le cose, a volte sul Vino altre sulla vita e sul lavoro; so che ho visto luoghi dei quali mi sia infatuato e dei quali mi ri-innamori ogni volta mi capiti di rimettervi piede. Ogni Vino fa storia a sé e farli competere in qualsivoglia tenzone implica una certa dose di agonismo ed edonismo enoici che non sono propri di chi fa il Vino con passione, amore e rispetto, per quanto poi non neghiamolo… la soddisfazione di un premio possa e debba esserci sia per mero orgoglio personale che per prospettive d’immagine.
Con questo wineblog sto cercando da un po’ di portare avanti quella che non è una contrapposizione a guide, classifiche o ad altri approcci comunicativi del Vino, bensì è un’alternativa, basata sullo storytelling e sull’aspetto prettamente emozionale di questo meraviglioso mondo che voglio continuare a guardare non solo sotto forma di etichette, prezzi, numeri ed aspetti commerciali, ma anche e soprattutto come fatto di persone, intriso di lavoro, basato su valori, inebriato dalla meraviglia.
Mi rincuora molto aver appreso che, anche, penne molto più qualificate e stimate di me e che io apprezzo fortemente, concordino con questo tipo di comunicazione enoica, tanto che troverete presto un libro, piuttosto che una guida, che racconti i vini e le cantine in maniera molto più umana e personale.
Scegliere questa strada non significa non saper prendere una posizione, perché è proprio nello scegliere di non pubblicare articolo che so bene avrebbero un potenziale in termini di visite madornalmente superiore, come quelli contenenti punteggi e classifiche, che risiede la mia posizione, ma il rispetto è fondamentale ed io credo che ognuno sia libero di fare e scrivere ciò che ritenga più opportuno chi per lavoro chi per passione, chi per business chi per gratificazione personale, perché ciò che conta è che chi legga e chi compri Vino possa scegliere a chi affidarsi o su che basi formare la propria opinione enoica.
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